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Roberto M.

Post n°7 pubblicato il 18 Novembre 2007 da aram9
 
Tag: Ricordi

….da piccola la maggior parte del tempo libero lo trascorrevo in strada con i miei amici e le amiche...erano tempi diversi da quelli di oggi, si poteva giocare sotto casa senza tanti problemi e i bambini venivano controllati da tutti gli abitanti della zona, come nei paesi, dove tutti si conoscevano.

Eravamo divisi in 2 gruppi di età diverse, in quello della mia ricordo benissimo, Gina, Franchino, Antonio, Stefania, Paoletto, Catia, Stefano e tanti altri.

Con due di loro ho sempre avuto una forte complicità…ed era reciproca…si chiamavano Roberto e Massimiliano.

Roberto era alto, moro, aveva la pelle color ambra, portava occhiali da vista quadrati…ma sotto, io vedevo i suoi occhi neri e le ciglia lunghissime da cerbiatto, in più era di una simpatia unica, ogni volta che ci mettevamo seduti sugli scalini dell’uscita secondaria della questura, mi raccontava le sue storie divertenti…la sua fantasia non aveva limiti…s’inventava situazioni assurde pur di farmi sorridere.

Ripensarci oggi…”quante stronzate mi ha raccontato”…ma erano pensieri di bambini, inverosimili, grotteschi, carichi di bugie, ed innocenti.

Massimiliano invece più mingherlino, capelli neri come la pece, occhi verdi e intensi, nasino all’insù…molto carino e con dei lineamenti delicati.

Io però avevo il debole per Roberto, vedevo a lungo…sapevo e sentivo che sarebbe diventato un bellissimo ragazzo. Ci siamo fidanzati come succede da bambini…ufficialmente…ma ne io ne lui eravamo consapevoli di questo. Dicevo ai miei genitori che ero fidanzata con Roberto, ma lui non lo sapeva.

Roberto diceva ai suoi che era fidanzato con me, ma io lo ignoravo completamente. Quando siamo diventati leggermente più grandi…ce lo siamo detto…”io e te siamo fidanzati”….praticamente siamo stati insieme, un tira e molla lascia e ripiglia fino ai 14 anni…poi le scuole diverse, le nuove amicizie come è giusto che sia, ci hanno allontanato.

Come ci batteva il cuore quando ci incontravamo e, come era difficile a quell’ età guardarci negli occhi per qualche minuto in più.

Oggi mi pento di non averlo fatto, ma lo dico col senno del poi…e non sarei stata una bambina e un’adolescente se l’avessi fatto…ma dico che avrei dovuto farlo perché è morto a 18 anni.

Un virus mi è stato detto, non ho mai saputo bene della sua morte e non ho mai voluto indagare più di tanto…non c’era più…era inutile sapere come e perchè…non c’era più, punto e basta.

Ero fuori Roma in vacanza a casa di un’amica…non fui informata del suo ricovero in ospedale e della sua morte se non al mio rientro...la notizia mi sconvolse…è l’unica cosa che rimprovero ai miei genitori, avrebbero dovuto almeno avvisarmi, era un mio carissimo amico e sarei corsa…ma il ricovero e la morte furono praticamente immediati, e non lo fecero con l’intenzione di farmi del male.

Non riuscivo a credere che era morto, non ci eravamo neanche salutati quando ero partita per la vacanza…mi sono ritrovata spesso a guardare dal mio balcone il suo…con la speranza di vederlo, e scoprire che non era vero.

Il balcone…dove uscivamo, ci salutavamo con la mano e ci strillavamo…”dopo…alle quattro…tutti giù che se gioca”

Giocavamo a fare la famiglia, ci piaceva interpretare la vita degli adulti.

Massimiliano e Roberto erano i promotori, e se ne uscivano sempre dicendo…“Mara fa la parte della mamma” io ero contenta di questo ruolo, mi sentivo la primadonna…poi veniva il bello…il marito chi lo fa?... “Io faccio il marito!” diceva immediatamente Massimiliano…Roberto acuto, faceva finta di riflettere e rispondeva “Aooo se tu fai il marito, io faccio l’amante però?”…mi guardavano e aspettavano che io decidessi….era sempre così.

“Si” rispondevo io molto agitata “Roberto fa l’amante!” lo trovavo più intrigante e a lui piaceva molto l’idea…a tutto il resto della banda toccavano sempre le parti secondarie, del fruttivendolo, del lattaio, del postino, ma eravamo sempre una famiglia con una marea di figli.

Il povero Massimiliano usciva di scena immediatamente…e la commedia veniva praticamente  interpretata da me e da Roberto.

Tutti contenti di aver trovato il proprio ruolo in quella che doveva essere poi una lunga interpretazione, preparavamo i cartoni e si creavano gli ambienti di una casa.

La cucina, il bagno, le camere, abbondavamo con gli spazi…si creavano ambienti che all’epoca vedevamo soltanto in televisione e che non esistevano nelle case che abitavamo. Però la scenografia era importante e non tralasciavamo nessun dettaglio.

S’iniziava a giocare dopo due ore di averlo deciso…la mamma si alzava, preparava la colazione ai figli che uscivano per andare a scuola, poi si dedicava alla colazione per il marito che di corsa doveva andare al lavoro, ma mica poteva uscire così…nooo…doveva strillare…”va bene cara io vado a lavorare, ci rivediamo questa sera!”…appena lui usciva…chi bussava alla porta?...ma chi?...Roberto! …Ma era impaziente di salutarmi e darmi il suo bacio, non gli dava nemmeno il tempo di uscire a Massimiliano…si scontravano sulla porta di casa.

Roberto mi salutava con i baci quando entrava, quando usciva, ogni scusa era buona per riempirmi di baci.

Eravamo bellissimi in questi ruoli, e certi casini…uscivamo dalle finestre, ci affacciavamo dalle porte…discussioni a non finire per ore…”la porta per entrare non è questa, sei entrato dalla finestra”…non si capiva mai dove entrare o uscire, ed in mezzo a tutto questo macello di andirivieni di gente…ogni tanto…pensavamo ai figli…ma che stanno a fa? Ma che stanno a fa tutti questi figli?

Che cosa facessero all’epoca non l’abbiamo mai saputo.

Ma adesso che siamo adulti…possiamo sicuramente dire, come si usa a Roma…”reggevano er moccolo”.

Amo ricordare questi momenti, li rileggo e rido a crepapelle, ma amo ricordare il mio amico…è un pensiero per Lui…ogni volta che torna alla mia mente è un piacere, e mi auguro che il mio pensiero riesca a portarlo in vita, per poco, pochissimo tempo…un omaggio al carissimo Roberto. ;-)

 
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