ARCHEOASTRONOMIA
Studi e ricerche di archeoastronomia di Piero Barale
BENVENUTI NEL CIELO DELLA PREISTORIA
L’uomo "erectus" fu il primo ad osservare la volta celeste?
L’uomo "sapiens" si era già reso conto dell’importanza del Sole e della Luna, dei luminari del giorno e della notte?
La complessa macchina del cielo era un' "entità" impalpabile ma reale, una sorta di "Lanterna Magica" che attirava l’attenzione di tutti i popoli fin dai tempi più remoti.
Nonostante la "Scienza Astronomica" non fosse ancora nata, l’osservazione della volta celeste che presso alcune culture raggiunse dei livelli sorprendenti, veniva riprodotta al "suolo" in determinate situazioni tramite particolari strutture megalitiche oppure attraverso semplici - ma non meno significative - immagini istoriate sulla pietra.
L’interesse che le società pre-protostoriche coltivavano per l’astronomia "sferica" viene oggi testimoniato dalla moderna "Archeoastronomia", disciplina che studia le conoscenze astronomiche di questi popoli altrimenti detti "primitivi".
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Post n°65 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
L’impianto monumentale di questa antica necropoli si può collocare su una preesistente area a destinazione funeraria risalente alla fine della media età del Bronzo. Questa datazione si fonda sul ritrovamento di un manufatto assimilabile per le sue caratteristiche agli spilloni lombardi di Guado di Gugnano. Il vano rettangolare allungato che costituisce il nucleo originario dei recinti, in base al ritrovamento di alcuni frammenti decorati di vasi probabilmente biconici e della relativa tomba ad esso pertinente, risalirebbe all’età del Bronzo finale. La forma e le dimensioni di un’urna cineraria rintracciata in prossimità di tale struttura, hanno suggerito un verosimile confronto con alcuni vasi di Bismantova (X sec. a.C.), località posta fra le valli del Secchia e dell’Enza (Castelnuovo né Monti - Reggio Emilia). Nell’età del Ferro l’organizzazione strutturale del complesso si contraddistinse con la creazione di nuclei minori, costituiti da una serie di piccoli recinti. Lo scavo archeologico mise in luce quattro di questi ambienti che ospitavano nel loro interno altrettante tombe di cremati risalenti alla media età del Ferro (prima metà del VI secolo a.C.). Una di queste sepolture trova sicuri riscontri nell’ambito della cultura di Golasecca, in particolar modo nei repertori funerari rintracciati in alcune tombe della necropoli di Cà Morta a Como e di Ameno presso Orta. |
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