ARCHEOASTRONOMIA
Studi e ricerche di archeoastronomia di Piero Barale
BENVENUTI NEL CIELO DELLA PREISTORIA
L’uomo "erectus" fu il primo ad osservare la volta celeste?
L’uomo "sapiens" si era già reso conto dell’importanza del Sole e della Luna, dei luminari del giorno e della notte?
La complessa macchina del cielo era un' "entità" impalpabile ma reale, una sorta di "Lanterna Magica" che attirava l’attenzione di tutti i popoli fin dai tempi più remoti.
Nonostante la "Scienza Astronomica" non fosse ancora nata, l’osservazione della volta celeste che presso alcune culture raggiunse dei livelli sorprendenti, veniva riprodotta al "suolo" in determinate situazioni tramite particolari strutture megalitiche oppure attraverso semplici - ma non meno significative - immagini istoriate sulla pietra.
L’interesse che le società pre-protostoriche coltivavano per l’astronomia "sferica" viene oggi testimoniato dalla moderna "Archeoastronomia", disciplina che studia le conoscenze astronomiche di questi popoli altrimenti detti "primitivi".
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Valdieri - I recinti del Sole
Post n°64 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
Il sito indagato dal 1993 al ’95 è posto sul ciglio di un’ampia ed antica superficie terrazzata e presenta le caratteristiche di una piccola necropoli ad incinerazione. In questo sepolcreto caratterizzato da alcuni recinti funerari, è tuttora rintracciabile il nucleo originario della struttura principale, già in parte danneggiato e parzialmente distrutto in tempi passati. In quest’area probabilmente già a destinazione funeraria, venne realizzato un vano a pianta rettangolare allungata delimitato da una struttura muraria di circa 90 cm di spessore. Queste murature perimetrali realizzate con materiale di provenienza locale, risultano strutturate a secco tramite l’impostazione di considerevoli elementi litoidi di origine fluviale. All’interno di questo recinto è stata individuata una sola sepoltura a pozzetto, che venne localizzata sul versante più settentrionale del vano esattamente a ridosso del muretto orientato Sud/Est-Nord/Ovest. Questa disposizione è indubbiamente riferibile alla prima utilizzazione della struttura funeraria. L’area di frequentazione attorno a questa struttura funeraria, restituendo un numero così limitato di sepolture, ha dato l’impressione che nella maggior parte dei casi fosse tenuta sgombra e pulita. Solo un impianto di fondazione di un cippo o signacolo, disposto a pochi metri dal recinto e giacente ancora parzialmente nel suo antico sito, poteva avere un’eventuale funzione di segnalazione di una particolare "area sacra", e quindi di una zona degna di rispetto. L’ambiente sistemato all’interno del nucleo originario venne in un secondo tempo ridotto in due vani minori. La divisione del recinto principale, realizzata tramite un tratto di muro trasversale, pare rappresenti l’inizio di una nuova organizzazione dell’intero complesso. Questa muratura è posta a circa quattro metri dal lato orientale del recinto e sembra si possa accomunare ad altre strutture presenti in situ, che in alcuni casi si distinguono per la diversa tessitura costruttiva con la quale sono stati impostati i nuovi corpi di fabbrica. La nuova fase di questo complesso funerario venne caratterizzata dall’associazione di una serie di vani minori al nucleo più antico. Si tratta di quattro recinti di forma quadrangolare misuranti in media m 3,30 x 2. Questi ambienti, nella maggior parte dei casi posti a ridosso del vano principale, erano sigillati da una leggera copertura di pietrisco minuto costituito da ghiaie fluviali raccolte nel sito medesimo. In ogni vano dei piccoli recinti vi era una sola sepoltura a cremazione strutturata: in certi casi a semplice pozzetto, oppure con cinerario ricoperto da una losa in arenaria o a cassetta litica. |
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