Creato da p.barale il 16/11/2007

ARCHEOASTRONOMIA

Studi e ricerche di archeoastronomia di Piero Barale

 

 

Belchen - Possibili target astronomici

Post n°81 pubblicato il 23 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

Secondo i ricercatori questo "calendario solare" è riconducibile alla cultura druidica dei Celti, dove l’identicità dei nomi di queste montagne era probabilmente legata al culto di "Belenus" o "Bel(a)kus", dio celtico del Sole (Fonte: Luigi Felolo).

 
 
 

Il sistema dei Belchen

Post n°80 pubblicato il 23 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

Da opportune verifiche archeoastronomiche condotte da due ricercatori tedeschi, Bohnert di Karlsruhe e Eichin di Lorrach è emerso che le cinque cime dei monti Belchen (secondo la dizione tedesca) o Ballon (secondo quella francese) sono da mettere in relazione con alcune osservazioni di "astronomia d’orizzonte".

Il punto dal quale sono possibili tali osservazioni si trova in territorio francese ed è costituito dal Ballon d’Alsace o Belchen Alsaziano (m 1247), "mira fondamentale" di un vasto complesso esteso per decine di chilometri e del tutto simile a quello di "Bric Lombatera" in Valle Po.

 
 
 

Newgrange - Possibili target astronomici

Post n°79 pubblicato il 23 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

Queste strutture presentano alcune componenti astronomiche non indifferenti; per esempio se si osserva dal centro del tumulo di Newgrange i centri di quelli circostanti si possono riscontrare i seguenti allineamenti (vedere schema nell'immagine).

 
 
 

Newgrange - Le strutture satelliti della valle del Boyne

Post n°78 pubblicato il 23 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

La struttura megalitica di Newgrange costituisce la parte centrale di un più ampio complesso megalitico dove altre strutture, che si trovano disposte a raggiera attorno al grande tumulo, sono collocate in un’area delimitata da un’ampia ansa del fiume Boyne.

 
 
 

Newgrange - Il fascio di luce

Post n°77 pubblicato il 23 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

Il 21 dicembre del 1969 M. O’Kelly, l’archeologo che eseguì gli scavi del tumulo megalitico, scoprì che all’alba del solstizio d’inverno i primi raggi di luce solare, penetrando dalla roof-box e percorrendo il corridoio, venivano filtrati o meglio "tagliati" in modo preciso dalle pareti sagomate dello stretto passaggio.

Questo fascio luminoso, che lentamente attraversa il corridoio, quando raggiunge la camera interna la illumina di colpo per una ventina di minuti circa, creando nel recesso di fondo un ricercato fenomeno astronomico, probabilmente il più importante di tutto il complesso. In questo modo il pennello di luce si infrange significativamente su una figura a triplice spirale del tutto insolita incisa sulla parete litica di fondo. Rimane significativo il fatto che la simbologia delle "spirali" sia verosimilmente riconducibile al Sole.

 
 
 

Le fondamenta astronomiche di Newgrange 4

Post n°76 pubblicato il 23 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

Un notevole allineamento, che si pone sulla linea del meridiano, è costituito dal menhir 2, la Kerbstone K4 (pietra incisa su due lati) e la pietra D21.

 
 
 

Le fondamenta astronomiche di Newgrange 3

Post n°75 pubblicato il 23 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

Un terzo ed interessante allineamento è costituito dal menhir 4 e dalle Kerbstones K13 (pietra incisa su due lati) e K67. Questo orientamento è volto verso il punto in cui sorge il Sole al solstizio d’estate.

 
 
 

Le fondamenta astronomiche di Newgrange 2

Post n°74 pubblicato il 23 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

Un altro allineamento importante è formato dai menhir 5 e 10, dalle Kerbstones K18 (pietra incisa su due lati) e K82. Questo rettifilo che passa idealmente attraverso la pietra D21, risulta orientato verso il punto in cui sorge il Sole al 6 maggio e all’8 agosto, date collegate alle pratiche agricole.

 
 
 

Le fondamenta astronomiche di Newgrange 1

Post n°73 pubblicato il 23 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

L’allineamento principale di questa struttura è costituito da una linea "ideale" formata dal menhir 1, la Kerbstone 1 o masso di entrata, la pietra D21 e la Kerbstone 52.

Prima che venisse eretto il tumulo (2500 a.C. circa) le fenditure verticali che sono incise al centro delle due Kerbstones istoriate, si trovavano perfettamente allineate sul sorgere del Sole nel giorno del solstizio invernale.

 
 
 

Newgrange - Le pietre di Dengus

Post n°72 pubblicato il 23 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

Il Cairn presenta all’incirca una forma di tronco di cono a base irregolare (m 85,3 sull’asse Nord/Ovest-Sud/Est) che termina nella parte superiore con una piattaforma di 32 metri di diametro. Questa imponente struttura alta ben 12 metri, ha richiesto circa 200.000 tonnellate di terra per la sua costruzione. La fascia di rivestimento del tumulo è stata realizzata con pietre piatte di media grandezza e spicca alla luce del Sole per il suo colore chiaro dovuto alla quarzite.

A Sud-Ovest del tumulo si apre un ingresso che introduce in uno stretto corridoio che porta alla camera interna a pianta cruciforme di uso forse sepolcrale. Questo passaggio, lungo m 18,95, di chiaro tracciato sinusoidale è delimitato da 43 montanti in pietra, 22 sul lato Ovest e 21 su quello Est. La camera interna (m 6,55 x 5,25) si presenta con tre recessi o celle sussidiarie, due laterali e uno situato al fondo del corridoio che con quest’ultimo si pone a circa 25 metri all’interno del Cairn, mentre la volta in lastre di pietra a filari aggettanti dalla camera è alta 6 metri. Nonostante il recesso di fondo sia il più significativo, quello rivolto verso Est ospita un grande bacile in pietra e sulla parete verticale vi sono incisi cerchi e spirali.

Nel 1963 venne scoperta un’apertura posta sopra l’entrata principale, la roof-box, questa fessura, larga un metro e alta cm 90, si presenta inquadrata da lastre di pietra e consente alla luce diurna di penetrare all’interno dei profondi recessi del Cairn.

Alla base del tumulo si sviluppa un circolo di megaliti infissi nel terreno, si tratta di 97 grandi pietre poste orizzontalmente, le kerbstones. Questi megaliti, di forma piatta ed estremamente regolare, presentano in alcuni casi splendide incisioni, composte da profonde fasce disposte a "U", spirali, quadrangoli e coppelle.

Nel suo complesso il grande tumulo risulta inserito all’interno di un Cromlech di forma irregolare il cui diametro medio corrisponde a m 103,6. I menhir che costituiscono questa struttura non sono di grandi proporzioni, il più alto raggiunge a malapena i due metri e mezzo.

Attualmente si ritiene che all’origine il numero delle pietre fitte fosse compreso tra le 35 e le 38; ora ne rimangono erette solo 12. I menhir disposti sul lato meridionale del tumulo sono collocati ad una distanza maggiore che raggiunge un massimo di 17 metri, mentre quelli situati sui versanti Est ed Ovest raggiungono all’incirca i sette metri.

Questa elaborata struttura preistorica, forse una grandiosa tomba collettiva dove venivano tumulati i personaggi dell’aristocrazia locale, sorta nel IV millennio a.C., tra il 3200 a.C. (J. Patrick) e il 3000 a.C. (T. P.Ray), costituisce uno dei complessi megalitici più interessanti e più antichi d’Europa.

 
 
 

Newgrange - Le osservazioni astronomiche nella valle del Boyne

Post n°71 pubblicato il 23 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

Nell’antica letteratura irlandese nella Boyne Valley esisteva un grande tumulo dove dimorava il dio Dengus, una delle principali divinità del pantheon pre-celtico. Si tratta del sito di Newgrange (contea del Mearth), scoperto nel 1699 ma indagato archeologicamente a partire dagli anni ’60, scavi che si conclusero con una complessa e accurata opera di restauro integrale. Questa singolare struttura consta di un grande tumulo centrale o Cairn circondato da un doppio circolo di megaliti infissi nel terreno.

 
 
 

L'estensione della costellazione di Orione secondo la tradizione popolare

Post n°70 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

Siccome Orione costituisce la costellazione più luminosa della volta celeste poiché comprende due stelle di prima grandezza (Alfa e Beta Orionis), l’osservazione di un simile sistema stellare non si limitava alla sua caratteristica "cintura", ma si doveva estendere a tutto il quadrante di cielo dove si può rintracciare tale costellazione.

La "Spada di Orione", composta dalla brillante stella Iota Orionis e dalla Grande Nebulosa M42, nube stellare visibile a occhio nudo, era conosciuta come il "Portopan" ossia il tascapane. Questo oggetto celeste dava l’impressione a chi lo osservava di essere appeso alla cintura della costellazione.

Sotto il profilo della cultura popolare pare che l’estensione della costellazione di Orione non si limitava a quella che noi ora conosciamo come tale, ma comprendeva Sirio, stella della costellazione del Canis Major (Cane Maggiore o Grande Cane) e il luminoso ammasso galattico delle Pleiadi nel Taurus (Toro).

Secondo la parlata di Elva, Sirio era la "Tupiniero" (Vivandiera), ossia quella donna che portava l’acqua e il pasto caldo ai falciatori. Le Pleiadi erano ben conosciute e venivano chiamate, a seconda della parlata, "La Pusinà", "La Puliziniara", e "La Puslinera" (la chioccia con i pulcini), caratteristica formazione di stelle che nel mese di gennaio appare a Sud-Ovest in una forma simile ad una nidiata di pulcini avvolti in un alone di color giallo.

 
 
 

La conoscenza della costellazione di Orione e le sue funzioni

Post n°69 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
 

Nonostante l’antica nomenclatura di tradizione "occitano-provenzale" del firmamento sia apparsa molto limitata ed in parte sia andata persa a causa di usi e costumi scomparsi e di attività oramai cessate di cui solo i valligiani più anziani ricordano ancora qualcosa, i pastori più vecchi utilizzano ancora alcuni asterismi riferiti ai profili montuosi, un sistema che come si può evincere, potrebbe avere radici molto antiche.

Dalle ricerche effettuate in alcune valli del cuneese (Po, Varaita, Maira, Grana, Stura, Colla e Josina) emerge in modo inequivocabile che la costellazione di Orione, ma soprattutto le stelle che ne compongono la "Cintura", hanno costituito per le comunità di queste valli, dopo i luminari (Sole e Luna), il riferimento astronomico più importante.

Non c’è dubbio che la costellazione di Orione sia l’asterismo più spettacolare e suggestivo del cielo equatoriale. La sua caratteristica forma costituita da tre stelle allineate diagonalmente al centro di una singolare figura a "quadrilatero" ha da sempre colpito la fantasia popolare.

Nella tradizione popolare delle valli del Basso Piemonte, si fa soprattutto riferimento alla "Cintura di Orione", asterismo conosciuto in quasi tutte le località come "Li Seytùr" (I Falciatori) con le relative varianti fonetiche nella locale parlata occitana. Solo in pochi luoghi l’asterismo è riconosciuto come "I Tre Re", toponimo già riscontrato in Val d’Aosta e nell’area montana del comasco.

Nella stagione invernale, periodo in cui la costellazione di Orione è maggiormente visibile per la sua declinazione che culmina nel cielo al 15 gennaio alle ore 22, scandiva il tempo delle "veglie" serali.

La Cintura di Orione era anche collegata al tempo atmosferico e ai viaggi. La sua posizione era osservata quando ci si doveva mettere in cammino, soprattutto a piedi e durante la notte, per attività di lavoro o per partecipare a mercati o a fiere in località lontane.

Nonostante siffatte nozioni legate a questa costellazione siano già alquanto interessanti, il fatto più significativo è quello collegato ai ritmi della tradizione agricola. Le connessioni con l’agricoltura appaiono chiare in diverse località delle valli appena indicate, dove gli astri della Cintura di Orione erano considerati le "Stelle della falciatura".

Il riferimento allo sfalcio e alla fienagione, ricordato dai fenoour (braccianti) di Bellino (Alta Valle Varaita) che indicano la Cintura di Orione come le "Tres Stéles acoubies" (le tre stelle accoppiate), è confermato dalla denominazione di alcune stelle brillanti e vicine che compongono l’intera costellazione. Ricordate confusamente in alcuni punti della Valle Maira, a Elva sono conosciute secondo la parlata locale come le "Rastliris" ovvero le stelle delle rastrellatrici.

 
 
 

La costellazione di Orione nella tradizione popolare alpina (Alpi Sud-Occidentali)

Post n°68 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

L’attenzione per alcuni corpi celesti, soprattutto per particolari stelle e costellazioni, è molto antica e non si può certamente ritenere che l’ampiezza convenzionale delle costellazioni oggi conosciute, corrispondano a quelle del passato.

Tra i particolari salienti della mitologia greca deve essere ricordato il fatto che Orione veniva riconosciuto come "Il Cacciatore" o "L’Abitante delle montagne", e verso l‘ultima metà del V secolo a.C. venne definitivamente identificato nella costellazione omonima.

 
 
 

La "meridiana naturale" della Valle Tanaro (Pornassino - Viozene - CN)

Post n°67 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

I profili montani con funzioni di "meridiane naturali" sono discretamente frequenti nell’arco alpino. La più conosciuta di tutte è quella di Sesto in Val Pusteria dove ben cinque cime indicano rispettivamente le ore 9:00, le 10:00, le11:00, le 12:00, e le 13:00 quando il Sole è sulla loro verticale.

Una ben dettagliata ed estesa meridiana naturale è stata recentemente segnalata da Giorgio Casanova e da Gianni Berogno. Questo orologio naturale, posto in fronte alla Val Tanarello, valletta che osservata dalla frazione di Pornassino corrisponde al mezzogiorno, si trova naturalmente collocato in alta Valle Tanaro tra Ponte di Nava e Viozene.

Il periodo che veniva utilizzato questo orologio naturale andava da aprile a settembre, e i punti di riferimento naturali per la divisione oraria del giorno erano ben nove:

ORA
SOLARE

9:00

11:00

12:00

13:00

14:00

15:30

16:00

18:00
18:30

19:00

PUNTO
DI
RIFER.

Prati di Cosio

Bric Giancu

Canalone del Tanarello

Rocce Spaccate

Cantalupo

Praetto

Cimone
Di Cantalupo

Punta di
Pian
Cavallo

Colle
Langan

 
 
 

Valdieri - Una struttura astronomicamente orientata

Post n°66 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

Le dimore dei morti, in special modo quelle dei guerrieri e dei capi importanti della comunità, erano infatti da identificare in strutture litiche considerevoli, solide, incorruttibili, tali da garantire l’immortalità dell’anima. Siccome la "ritualistica" era una parte fondamentale della vita nella preistoria, non è da escludere che il complesso monumentale di Valdieri fosse anch’esso destinato a celebrazioni religiose connesse con i culti ctonici, che a loro volta potevano essere correlati con certi fenomeni celesti coinvolgenti in special modo il Sole.

Le comunità proto-Liguri che si insediarono in questa valle, in seguito riconosciute nei Ligures Comati o Capillati, osservavano sicuramente il cielo. E’ assai probabile che queste genti calcolassero i periodi di maggiore durata della luce solare e quelli di minore apporto di essa, e altre situazioni favorevoli come i pleniluni, molto importanti nell’antichità per la luminosità della Luna.

Simili osservazioni pare si possano individuare nel fatto che uno dei lati del recinto principale è rivolto verso il quadrante Sud-Est dell’orizzonte. Un quadrante molto interessante, poiché è quello sul quale sorgono i luminari che hanno declinazione negativa.

L’eccezionalità di questo complesso risiede tuttavia nel fatto che si tratterebbe di una struttura astronomicamente orientata. Infatti, all’alba del solstizio d’inverno, il 21 dicembre, il muretto più settentrionale del recinto principale è diretto sulla levata del Sole alla sua declinazione (-23° 27’). Il muro posto su questa direttrice è rivolto nella direzione di un rilievo lontano chiamato Rocca Vanciarampi dietro al quale, alle ore 10.11, sorge il Sole tangente all’orizzonte della dorsale Ovest.

Il solstizio invernale è infatti sempre stato, fin dalla remota antichità, un momento dell’anno particolarmente importante, poiché il luminare, giunto alla sua minima altezza sull’orizzonte, sembrava indicare la "rinascita" del nuovo ciclo annuale, ridando vita a tutta la terra. Quindi è assai probabile che la progettazione del monumento sia stata particolarmente studiata per ottenere una precisa disposizione in onore dei defunti.

Questo particolare "orientamento" divenne una scelta preferenziale presso queste antiche popolazioni, poiché si è potuto constatare che i nuclei minori di forma quadrangolare conservarono rozzamente questa direzione privilegiata.

L’impianto monumentale ritrovato nella necropoli di Valdieri costituirebbe un favorevole punto di osservazione dal quale cogliere il moto del Sole in uno dei suoi momenti più significativi. La soluzione più congegnale che sicuramente venne scelta per sviluppare queste osservazioni fu a sua volta imposta dalla geomorfologia del territorio. Siccome questa località è posta in una vallata racchiusa da cime di una certa altezza, si pensa che in questo sito venisse utilizzato come "terminatore" il profilo dei monti ossia lo sky-line, sistema che potrebbe spiegare l’assenza in quest’area alpina di grandi strutture megalitiche paragonabili a quelle del Nord-Europa. L’orientamento dei resti dei recinti rinvenuti - in particolare di quelli più antichi riferibili alla struttura monocellulare centrale - sono rivolti verso un profilo particolare: si tratta del punto di raccordo del costone settentrionale della Comba dell’Infernetto con la dorsale occidentale della Rocca Vanciarampi.

 
 
 

Valdieri - Le sepulture: elementi cronologici e culturali

Post n°65 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
 

L’impianto monumentale di questa antica necropoli si può collocare su una preesistente area a destinazione funeraria risalente alla fine della media età del Bronzo. Questa datazione si fonda sul ritrovamento di un manufatto assimilabile per le sue caratteristiche agli spilloni lombardi di Guado di Gugnano.

Il vano rettangolare allungato che costituisce il nucleo originario dei recinti, in base al ritrovamento di alcuni frammenti decorati di vasi probabilmente biconici e della relativa tomba ad esso pertinente, risalirebbe all’età del Bronzo finale. La forma e le dimensioni di un’urna cineraria rintracciata in prossimità di tale struttura, hanno suggerito un verosimile confronto con alcuni vasi di Bismantova (X sec. a.C.), località posta fra le valli del Secchia e dell’Enza (Castelnuovo né Monti - Reggio Emilia).

Nell’età del Ferro l’organizzazione strutturale del complesso si contraddistinse con la creazione di nuclei minori, costituiti da una serie di piccoli recinti. Lo scavo archeologico mise in luce quattro di questi ambienti che ospitavano nel loro interno altrettante tombe di cremati risalenti alla media età del Ferro (prima metà del VI secolo a.C.). Una di queste sepolture trova sicuri riscontri nell’ambito della cultura di Golasecca, in particolar modo nei repertori funerari rintracciati in alcune tombe della necropoli di Cà Morta a Como e di Ameno presso Orta.

 
 
 

Valdieri - I recinti del Sole

Post n°64 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

Il sito indagato dal 1993 al ’95 è posto sul ciglio di un’ampia ed antica superficie terrazzata e presenta le caratteristiche di una piccola necropoli ad incinerazione. In questo sepolcreto caratterizzato da alcuni recinti funerari, è tuttora rintracciabile il nucleo originario della struttura principale, già in parte danneggiato e parzialmente distrutto in tempi passati.

In quest’area probabilmente già a destinazione funeraria, venne realizzato un vano a pianta rettangolare allungata delimitato da una struttura muraria di circa 90 cm di spessore. Queste murature perimetrali realizzate con materiale di provenienza locale, risultano strutturate a secco tramite l’impostazione di considerevoli elementi litoidi di origine fluviale. All’interno di questo recinto è stata individuata una sola sepoltura a pozzetto, che venne localizzata sul versante più settentrionale del vano esattamente a ridosso del muretto orientato Sud/Est-Nord/Ovest. Questa disposizione è indubbiamente riferibile alla prima utilizzazione della struttura funeraria.

L’area di frequentazione attorno a questa struttura funeraria, restituendo un numero così limitato di sepolture, ha dato l’impressione che nella maggior parte dei casi fosse tenuta sgombra e pulita. Solo un impianto di fondazione di un cippo o signacolo, disposto a pochi metri dal recinto e giacente ancora parzialmente nel suo antico sito, poteva avere un’eventuale funzione di segnalazione di una particolare "area sacra", e quindi di una zona degna di rispetto.

L’ambiente sistemato all’interno del nucleo originario venne in un secondo tempo ridotto in due vani minori. La divisione del recinto principale, realizzata tramite un tratto di muro trasversale, pare rappresenti l’inizio di una nuova organizzazione dell’intero complesso. Questa muratura è posta a circa quattro metri dal lato orientale del recinto e sembra si possa accomunare ad altre strutture presenti in situ, che in alcuni casi si distinguono per la diversa tessitura costruttiva con la quale sono stati impostati i nuovi corpi di fabbrica.

La nuova fase di questo complesso funerario venne caratterizzata dall’associazione di una serie di vani minori al nucleo più antico. Si tratta di quattro recinti di forma quadrangolare misuranti in media m 3,30 x 2. Questi ambienti, nella maggior parte dei casi posti a ridosso del vano principale, erano sigillati da una leggera copertura di pietrisco minuto costituito da ghiaie fluviali raccolte nel sito medesimo. In ogni vano dei piccoli recinti vi era una sola sepoltura a cremazione strutturata: in certi casi a semplice pozzetto, oppure con cinerario ricoperto da una losa in arenaria o a cassetta litica.

 
 
 

Valdieri (CN) - Riferimenti archeoastronomici da un antico sepolcreto di rango

Post n°63 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
 

(Valle Gesso)

Come per le aree occidentali ed atlantiche e quelle del Mediterraneo centro-occidentale, la valle Gesso ospitava, a partire dal secondo millennio a.C., un cospicuo complesso monumentale costruito in pietra che sembra si ergesse ad attestare il profondo senso religioso della vita e della morte.

Questa originaria concezione religiosa, nata dalle più antiche civiltà megalitiche europee, venne qui sicuramente adattata alla cultura locale. I gruppi umani a vocazione agro-pastorale che frequentavano la valle erano sicuramente dotati di un profondo sentimento religioso, una fede che li aveva indotti ad erigere questo monumento in pietra per i loro defunti.

Tra le evidenze di archeologia protostorica emerse nelle valli delle Alpi Sud-occidentali, il gruppo di sepolture rinvenuto a Valdieri riveste una particolare importanza non solo per le singolari caratteristiche dell’impianto, ma anche e soprattutto perché costituisce l’unico esempio di sepoltura monumentale che non ha trovato, almeno fino ad oggi, un adeguato confronto in contesti coevi.

 
 
 

Bric Lombatera - Probabili allineamenti astronomici

Post n°62 pubblicato il 22 Novembre 2007 da p.barale
 
Foto di p.barale

Nell'immagine a fianco sono stati impostati i probabili allineamenti di carattere astronomico di Bric Lombatera.


SITO

ALBA
SOLE

TRAM
SOLE

ALBA
LUNA

TRAM
LUNA

ALBA
ASTRI

111°e 15° M. MEG    
2  

MIN.
DEC. --

  
3  

MAX
DEC. --

  
4  MAX
DEC. --
  
5 

SOLIST.
INVER

   
6   MIN.
DEC. --
 
7 EQUIN.   
8   

MIN.
DEC. +

 

9

   MIN.
DEC. +
 
10

SOLIST.
ESTIVO

    
11SOLIST.
ESTIVO
    
12Beltane    
13

2° e 8°
M. MEG

    
14    

Alfa
Orionis

 
 
 

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