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La maieutica del barista

Post n°121 pubblicato il 26 Novembre 2007 da arianna_leggera

"Le uniche cose concrete che possediamo sono la nostra essenza e il nostro carattere".

Questo mi ha detto oggi un barista porgendomi la tazzina di caffè più dolce e aromatica che abbia mai sorbito, condita con un sorriso che gli ha illuminato gli occhi fino a farli brillare. E tutto questo solo perchè avevo accompagnato la richiesta del caffè con un "per favore" e un successivo "grazie". "Signorina - mi ha detto - oggi lei è l'unica che ha usato la parola grazie. Qui sono tutti o stupidi o maleducati". Tre minuti di fronte a quel bancone mi hanno svelato l'esistenza di impensabili concretezze.

E' stata la cinematografica catarsi di una giornata vissuta al galoppo. Mi sono dimessa da un incarico inutile che mi dava solo problemi e nessuna soddisfazione, meno che mai economica. Un ruolo che mantenevo solo per quieto vivere. Il quieto vivere non mi interessa più.

L'ho mandata a dire a mezza redazione, oggi. Quando capisci che alzare metaforicamente la voce è l'unico modo per affermare le tue posizioni, non c'è null'altro da fare. Prendi un bel pennarello fluorescente e disegni il tuo profilo con un tratto spesso ed evidente. E dici: "Sono qui, occupo tutto lo spazio che mi serve. Non un cm di meno. Quando arrivi nelle mie stanze, indietreggia, fermati un istante e chiedi educatamente permesso".

E allora. Chi dà 100, riceverà 100. Fine dei saldi.
A Babbo Natale che - mio (e credo anche suo) malgrado - sta per arrivare, consegno una bella lista di iracondi insopportabilia.

Detesto la banalità, la maleducazione, l'egotismo, l'ignoranza della sintassi, il mancato uso del congiuntivo.

Detesto gli uomini con le sopracciglia depilate, le gattemorte, i "maschi" che parlano e si muovono unicamente dietro impulso wireless del proprio testosterone, con lo sguardo sornione di chi pensa "non potrà mai resistermi!".

Detesto le donne che "tanto gli uomini sono tutti stronzi e io sono mia" e che appena si imbattono in un ominide qualunque assumono le sembianze di un plaid (90% acrilico, ovviamente). E quelle che ancora - alla soglia del 3000 - portano le calze color carne (!).

Detesto quelli che hanno un consiglio pret a porter per qualsiasi occasione della vita (altrui). E che continuamente si lasciano sfuggire preziose occasioni per tacere.

Detesto i centri commerciali, i 3X2, le raccolte punti, i Blockbuster e i suoi commessi sempre incazzati.

Detesto i finti alternativi, quelli che "ci vorrebbe una bella dittatura", quelli che non "ho mai tempo di leggere", quelli che fanno i debiti pur di ricoprire la parete del salotto con un plasma da 100 pollici.

Detesto i logorroici, i mocassini con le nappine, quelli che non vanno a votare "perchè tanto è tutto un magna magna".

Detesto chi non ascolta, chi non sta stare in silenzio, i Suv, chi non mette la freccia, il pane nel cellophane, la birra calda, chi rinnega le proprie origini.

A colonna sonora di questo elenco - in onore del corso accelerato di "Lingua e cultura foggiana" che io e Uto stiamo per inaugurare - propongo il sonoro echeggiare di un corposo "Chi t'è mmurt e stramurt!".

Perchè nel mio Dna c'è anche questo. E annamo!

 
 
 
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