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« CECINA BY NIGHTMessaggio #108 »

TURIGLIATTO

Post n°107 pubblicato il 29 Luglio 2006 da arielasterisco
 

Prendo la parola in questa assemblea con preoccupazione, anzi con angoscia. Il provvedimento in discussione parla eufemisticamente di missioni internazionali, ma come tutti sappiamo stiamo parlando di guerra, quella guerra che proprio in queste ore ancora una volta in Medio Oriente, distrugge le vite di centinaia di donne, bambini, uomini, senza che la conferenza di ieri a Roma, sia stata capace di imporre il cessate il fuoco, o anche solo abbia voluto chiederlo.

Il governo ha posto la fiducia sul provvedimento. Ho apprezzato l'equilibrio politico con cui il ministro Chiti ha affrontato il problema della discussione con i cosidetti dissenzienti nel rispetto delle reciproche posizioni e divergenze.

1) Voterò a favore della fiducia per una sola ragione, per un senso di lealtà  e di vincolo verso quell'elettorato che ha battuto le destre e ha permesso la nascita di questo governo, verso tutti quei lavoratori che in queste settimane mi hanno detto di apprezzare la nostra battaglia, ma nello stesso tempo mi hanno chiesto di non far cadere il governo, di permetter loro di verificarne ancora la sua azione nei prossimi mesi. Questa decisione non fa venire meno, però, il mio dissenso di fondo, irriducibile e immodificabile nei confronti di un provvedimento che  ( pur tenendo conto della domanda di massa del ritiro dall'Iraq), contempla contemporaneamente la continuazione della missione di guerra in Afghanistan.
2) Che sia di guerra lo dicono tutti gli analisti militari e la stessa Nato che non a caso chiede ai paesi membri di raddoppiare gli sforzi, in uomini e mezzi, e che ha già cambiato, nel febbraio di quest'anno, le regole di ingaggio per prepararsi all'offensiva dei talebani. Una missione di guerra, quindi, che si inscrive nel progetto strategico della nuova Nato, quella nata con il patto di Washington del 1999 e che prevede per l'Alleanza atlantica un ruolo innaturale e illegittimo di "gendarme mondiale".
3) E' proprio questa natura del conflitto e della vicenda di cui stiamo discutendo che mi ha indotto a ritenere del tutto insufficiente il compromesso realizzato nella maggioranza di governo che non é stato in grado di inserire alcun elemento di controtendenza in un progetto di intervento militare all'estero che rimane permeato dalla filosofia multilateralista e dalla concezione della "guerra umanitaria", la stessa che aveva caratterizzato il conflitto del Kosovo. Non solo il governo non intende realizzare alcuna exit strategy ma addirittura rafforza il dispositivo militare complessivo che ci vede impegnati in Afghanistan e nella missione Enduring Freedom collegata a quel conflitto.
4) Questo dissenso di fondo è del resto in sintonia con quanto affermato, e praticato, dalle forze della sinistra radicale e pacifista negli ultimi cinque anni, da quando, cioè, il voto sulla missione in Afghanistan vede impegnato questo parlamento. Un comportamento perfettamente coerente con le istanze del movimento pacifista che dall'ottobre del 2001 ha iniziato a battersi contro la guerra degli Usa in Afghanistan e poi contro l'invio di soldati italiani in quel teatro di guerra. Una coerenza  che rivendichiamo appieno e che non può certo essere costretta dentro il gioco delle tattiche parlamentari o delle geometrie di governo. Anche perché nessun programma di governo ha mai deciso di affrontare una questione sulla quale nessuno può vantare un vincolo di mandato.

In queste settimane non mi sono sentito un anacronista,un ribelle, un dissenziente, al contrario, mai come in questi giorni, mi sono sentito in sintonia con quel 62% che vuole il ritiro delle truppe dall'Afghanistan e che arriva ad essere il 73% dell'elettorato dell'Unione. Riflettete ancora: come non comprendere che la presenza di eserciti stranieri non può non essere percepita dalla popolazioni locali come una presenza di ingrerenza, di dominio e di manipolazione; come non comprendere che i nostri soldati sono considerati come gli altri militari  presenti, come occupanti, come partecipi di una guerra che ha un tragico bilancio di vittine civili (il 97%).

NO,  rappresentanti del governo, no, parlamentari, non è giusto, è profondamento sbagliato continuare su questa strada; non si possono tenere i nostri soldati in Afghanistan ad uccidere e a farsi uccidere.


5) La decisione del governo di porre la fiducia su questo provvedimento ci costringe a sacrificare il nostro dissenso di fondo per non mettere a repentaglio la vita del governo. E' una scelta dolorosa, che comprime le nostre coscienze e le nostre convinzioni politiche. Riteniamo di essere stati sottoposti a un ricatto che non accettaremo più in seguito. E' bene che il governo ne prenda nota perché sulla guerra non ci potrà  essere un nuovo voto di fiducia. Se l'esecutivo riterrà di continuare a impegnarsi in una missione di guerra lo farà con i voti di chi sostiene questa scelta, il nostro voto negativo. Così come sarà negativo per altre operazioni militari, come quella in Libano ventilata in ambito Nato. Se davvero l'Italia vuole dare un contributo alla pace in Medioriente si batta fino in fondo contro la politica di Israele, che sta bombardando indiscriminatamente, con il sostanziale consenso dei paesi occidentali, un paese inerme provocando devastazioni incredibili tra le popolazioni civili; si batta per la costruzione di un reale stato palestinese e, in questo quadro, per una missione di interposizione Onu non solo tra Israele e Libano ma anche sulla striscia di Gaza e sui confini del 1967 tra Israele e Cisgiordania! Dica chiaramente al governo israeliano che se Israele ha diritto alla stabilità, questa è possibile se riconosce i diritti di tutti gli altri popoli del Medio Oriente, a partire da quelli dei palestinesi, oggi schiacciati e negati.


6) Il movimento pacifista è il nostro reale interlocutore in questa vicenda; questo movimento cerca oggi di rimettere in moto i propri meccanismi, le proprie idealità  e la propria ambizione di pace. Crediamo di aver contribuito attivamente, con l'esplicitazione del nostro dissenso, a riaprire a tutto campo, una discussione che sembrava già  chiusa. Diverse iniziative sono state realizzate nel paese, anche con il nostro contributo, altre ci saranno in seguito. Noi prenderemo parte a tutte queste per arrivare al prossimo voto sulle missioni militari con il più ampio schieramento contrario alla proroga di operazioni militari inaccettabili. Lo faremo nella chiarezza e nella limpidezza delle posizioni, lo faremo senza sottostare ad altri ricatti e intimidazioni. Lo faremo in nome della pace e della coerenza politica che caratterizza il nostro impegno, con la consapevolezza di essere parziali ripsetto al movimento, ma necessari.

 
 
 
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