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tra la filosofia e il fare politica

 
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come se tu potessi, sorella, risollevarti
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I morti superflui di Rumsfeld

Post n°83 pubblicato il 12 Giugno 2006 da arielasterisco

Onorevole Presidente del Consiglio, il manifesto tiene poco alle forme, ma quando il non rispetto delle forme diventa insulso qualcosa si è pure obbligati a dire. Veniamo ai fatti. Il nuovo governo italiano (ma anche il passato governo l'aveva detto) ha notificato la sua decisione di ritirare dall'Iraq il nostro contingente militare entro l'autunno, senza neppure una data precisa. Di fronte a questa comunicazione il capo del Pentagono, Donald Rumsfeld, invece di ringraziare per la presenza, per i soldi spesi e per i cittadini italiani in abito militare uccisi, ha dichiarato che «il ritiro dell'Italia dall'Iraq non avrà un impatto significato sullo sforzo della coalizione». Come a dire la vostra presenza militare è stata irrilevante e addirittura superflua; potete anche andarvene tanto non avete contato nulla. I morti, le cerimonie solenni per i funerali, il dolore dei familiari tutta paccottiglia, tutta retorica senza sostanza. Onorevole PresidenteRomanoProdi, non è la prima volta nella storia che l'Italia viene disprezzata dai suoi alleati più forti, ma una risposta, una messa a punto, almeno la precisazione che la nostra presenza pur non significativa ci è costataunpo' di perditeumanesarebbe necessaria. Il rispettabile ministro della difesa onorevole Parisi non può ridurre (e lui è anche sardo) l'insulto a un normale e banale dissidio familiare. Vale ricordare che il signor Rumsfeld non ha osato fare un discorso simile al presidente Zapatero quando in quattro e quattrotto decise il ritiro del contingente spagnolo? Signor Presidente faccia l'ipotesi che il signor Rumfsfeld avesse fatto un discorso simile alla Francia. Il presidente Chirac non credo che sarebbe rimasto a bocca chiusa e - vale aggiungere -, non a caso, la Francianon ha mandato militari «superflui» in Iraq. Signor Presidente le sinistre italiane possono anche essere folcloristiche (la sua smentita è poco convincente), ma di questo passo è la repubblica italiana che diventa folcloristica. Ci faccia un pensiero anche il presidente della Repubblica, al quale vale ricordare che in Iraq c'è stata una guerra tra stati e ora una guerra civile di difficile soluzione: quella italiana è stata ed è una presenza militare nel pieno di una guerra, ma come ci ha spiegato Rumsfeld del tutto irrilevante, inutile. Quindi che ci stiamo a fare? Visto che siamo giudicati inutili andiamocene subito.

Valentino Parlato

 
 
 

ROUSSEAU

Post n°81 pubblicato il 08 Giugno 2006 da arielasterisco
Foto di arielasterisco

Non si ha piú il coraggio di apparire quali si è, e in questo stato di costrizione incessante gli uomini, che formano il gregge chiamato società, faranno tutti, posti nelle medesime circostanze, le medesime cose, a meno che motivi piú forti non li orientino diversamente. Non si saprà quindi mai bene con chi si ha a che fare...

 
 
 

Hegel

Post n°80 pubblicato il 08 Giugno 2006 da arielasterisco
 
Foto di arielasterisco

Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono.

 
 
 

INEFFABILI

Post n°79 pubblicato il 06 Giugno 2006 da arielasterisco
 

I DS DI CAMPI BISENZIO esprimono solidarietà al Sindaco, alla Giunta e ai Consiglieri della Maggioranza sottoposti ad un vergognoso ed ingiustificato attacco durante i lavori del Consiglio Comunale aperto al contributo dei cittadini in materia di rifiuti. Alcune decine di facinorosi, istigati da dirigenti ben identificabili dei cosiddetti "Comitati contro l'Inceneritore" e da esponenti di rilievo di rifondazione comunista, hanno dato vita ad una indecorosa gazzarra con cori da stadio, lancio di monetine e di carta igienica nei confronti dei Consiglieri di Maggioranza, con il chiaro scopo di ostacolare il libero esercizio della democrazia che si esprime attraverso il confronto tra i rappresentanti delle forze politiche democraticamente eletti. Solo a notte inoltrata il Consiglio Comunale ha potuto votare la mozione che approva la proposta del Sindaco e della giunta relativa alla realizzazione dell'impianto di termovalorizzazione nella piana. NON CI FAREMO ZITTIRE !
Firmato: unione comunale democratici di sinistra.

 
 
 

Dipartimento Pace del Partito della Rifondazione Comunista

Post n°78 pubblicato il 06 Giugno 2006 da arielasterisco
 

Anche oggi piangiamo un'altra vittima italiana uccisa nel teatro di guerra iracheno. Mentre ci uniamo al dolore dei familiari del nostro militare, dobbiamo prendere sul serio l'impegno assunto con gli elettori di far rientrare subito le nostre truppe dall'Iraq. La strategia del "ritiro con lentezza" infatti la meno efficace e la più irresponsabile, perchè espone le nostre truppe a ritorsioni ed attacchi tesi anche a far cambiare idea al governo italiano. Accelerare il rientro del nostro contingente è il solo modo di garantire le condizioni di sicurezza in una realtà dove l'occupazione militare straniera sta facendo sprofondare, giorno dopo giorno, l'intero Iraq in una sanguinosa guerra civile.

Alfio Nicotra

 
 
 

Marx

Post n°77 pubblicato il 05 Giugno 2006 da arielasterisco
 

"Quanto meno mangi, bevi, compri libri, vai a teatro, al ballo e all'osteria, quanto meno pensi, ami, fai teorie, canti, dipingi, verseggi, ecc., tanto più risparmi, tanto più grande diventa il tuo tesoro, il tuo capitale. Quanto meno tu sei , quanto meno realizzi la tua vita, tanto più hai; quanto più grande è la tua vita alienata, tanto più accumuli del tuo essere estraniato."

 
 
 

Prc contro l'Ue: bugiardi pro-Tav

Post n°76 pubblicato il 01 Giugno 2006 da arielasterisco
 

Sergio Chiamparino ha subito messo mano alla questione più scottante: la linea ad alta velocità Torino-Lyon. Si dice che al più presto sarà convocato il tavolo politico. Un sollecitamento al governo Prodi a prendere al più presto una decisione. Tenendo conto della contrarietà della popolazione della val Susa, appoggiata da partiti di governo, Prc, Verdi e Comunisti italiani.

Rifondazione ieri ha convocato una conferenza stampa per «smascherare» le tante bugie della relazione presentata dalla commissaria Ue ai trasporti Loyola De Palacio, come indipendente e quindi utile base per consentire alla Ue di decidere di trasferire i pochi fondi disponibili al progetto Torino-Lyon, fortemente voluto anche dalla presidente della regione Mercedes Bresso oltre che dal sindaco Chiamparino. Vittorio Agnoletto, eurodeputato del Prc, chiederà le dimissioni della De Palacio e che lo stesso partito presenterà un esposto in procura per chiedere che venga accertato il ruolo dell'Arpa nella redazione di quella relazione. Lo studio era stato affidato a una società danese che però,come hanno potuto constatare i consiglieri regionali di Rifondazione una volta ottenuti dall'Arpa tutti i documenti, ha allegato soltanto rapporti di Ltf, cioè della società che l'alta velocità dovrebbe realizzarla. «Poco indipendente - ironizza Agnoletto - visto che ovviamente cerca di portare acqua al suo mulino». A colpire i consiglieri regionali è stato soprattutto il ruolo dell'Arpa, che ha ammesso di aver effettuato sul sito di Mompantero centinaia di carotaggi ma di averne poi selezionati soltanto quattro per le sue analisi. «Quattro carote - dice Agnoletto - scelte dal tecnico dell'Arpa a vista,noninmodocasuale e quindi scientificamente poco attendibili come campione». Per Agnoletto la regione «deve indagare su come lavora l'Arpa». Alla conferenza stampa ha partecipato anche il tecnico dell'Arpa che ha selezionato le carote, che ha ammesso che forse il verbale di rilevamento era stato effettivamente redatto in manieraun po' affrettata. Alla regione invece il Prc chiede di verificare sull'operato dell'Arpa ma anche di rivedere la sua posizione apparentemente intransigente sulla Tav (si fa e basta) alla luce della nuova situazione.

 
 
 

Piero Calamandrei

Post n°74 pubblicato il 01 Giugno 2006 da arielasterisco

« Dietro ogni articolo di questa
Costituzione, o giovani, voi dovete
vedere giovani come voi, che
hanno dato la vita perché la
libertà e la giustizia potessero
essere scritte su questa Carta»

 
 
 

ELEZIONI REGIONALI IN SICILIA

Post n°73 pubblicato il 31 Maggio 2006 da arielasterisco
 

Con il 53% dei voti il Governatore uscente della Regione Salvatore Cuffaro ha sconfitto Rita Borsellino, che ha totalizzato il 42% dei voti, riconfermandosi alla guida della Sicilia.
Rita Borsellino è stata sconfitta. La maggior parte dei siciliani ha votato la mafia, un candidato che è sotto processo per favoreggiamento a Cosa Nostra e tutti lo sapevano. 
Cuffaro Ha intrattenuto rapporti diretti e indiretti con presunti boss mafiosi di alto rango come l’ingegnere Michele Aiello. E tutti lo sapevano. 
Cuffaro, in gran segreto, senza scorta, si è incontrato nel retrobottega di un negozio di abbigliamento sportivo di Bagheria con Aiello, considerato dagli inquirenti un prestanome di Bernardo Provenzano, e tutti lo sapevano. 
E' il delfino di quel Calogero Mannino più volte processato per mafia e la cui posizione non è ancora stata chiarita. E tutti lo sapevano 
Un candidato amico di un mafioso, oggi pentito, Francesco Campanella che sta raccontando nelle aule di tribunale le gesta non proprio onorevoli di Cuffaro prima e dopo la sua nomina alla presidenza della Regione.
Si rende necessaria a questo punto una domanda: Quale pressione esercita ancora Cosa Nostra sul territorio siciliano, ne è ancora padrona? E i superlatitanti come Salvatore Lo Piccolo e Matteo Messina Denaro continuano ad essere i re della Sicilia?
Fino a che punto possono considerarsi successi gli arresti di grandi boss, compreso quello di Provenzano, se poi nel momento cruciale, quando si ha l’occasione di voltare pagina, questo non avviene?
L’amara sconfitta ci deve però far riflettere: la strada è ancora molto, molto lunga. 
La lotta alla mafia deve ritornare ad essere una priorità nell’agenda di governo. 
Aiuti concreti alla giustizia, tanto in termini spicci: dalle carte per le fotocopie alla benzina per le macchine blindate, ad una legislazione severa che abolisca tutte le vergognose leggi ad personam approvate dal governo di centro destra che hanno favorito anche la mafia.

 
 
 

…E LUCE NON FU 

Post n°72 pubblicato il 30 Maggio 2006 da arielasterisco
 

Nell' anno 2006 d.C. possiamo fare gelati alla fragola senza la fragola ma niente è possibile senza l' energia che mette in moto gli ingranaggi della Ginori,  illumina "I Gigli" e scatena guerre preventive. Talvolta la possiamo usare per trasformare vaghe idee di giustizia e di libertà in progetti politici concreti nella consapevolezza che il prezzo di una risorsa finita è determinato dalla sua scarsità in nome della legge naturale del mercato petrolifero le cui riserve, agonizzanti, hanno premuto il timer... tic-tac tic-tac tic-tac...

  Politiche di efficienza energetica, nel senso di riuscire a produrre la stessa quantità di energia con minori quantità di fonti energetiche, sono prioritarie, urgenti e possibili ad ogni livello istituzionale, anche comunale.

  Rifondazione ha proposto da sempre di attivare programmi di investimento strategici aventi come oggetto la sostituzione progressiva di tutte le reti semaforiche e la risistemazione di tutti gli impianti di illuminazione pubblica attraverso l' impiego di nuove tecnologie a risparmio energetico e quindi economico e finanziario. E da sempre la proposta è stata respinta. Peccato. Dicesi infatti "investimento illuminato" perché capace di accumulare ricchezza: garantirebbe al Comune un ritorno economico di migliaia di euro l' anno, pari ai soldi che la destra ha tagliato in questi anni. E se tutto ciò fosse moltiplicato per ottomila comuni italiani? L' Italia resterebbe una repubblica fondata sull' energia delle sette sorelle ma avrebbe mezza finanziaria in più ogni anno dalla quale attingere miliardi di euro da destinare ad altri settori, cioè saremmo tutti un po' più ricchi. I limiti di emissioni fissati dal trattato di Kyoto sarebbero rispettati. I nostri neolaureati smetterebbero di emigrare per colpa del petrolio Moratti e una raffica d' aria pulita animerebbe le bandiere della pace. Le nostre strade sarebbero illuminate dalla luce di nuove idee.

  Nell' anno 2006 d.C. possiamo fare gelati alla fragola senza la fragola ma i veri idealisti sono coloro che continuano a credere che un sistema energetico fondato sui fossili possa durare all' infinito...  ...tic-tac tic-tac tic-tac...  

Alessandro Corrieri Rifondazione Comunista - Sinistra Europea www.rifondazionesesto.org

 
 
 

L'oca al passo. Notizie dal buio che stiamo attraversando

Post n°71 pubblicato il 26 Maggio 2006 da arielasterisco

Antonio Tabucchi è uno scrittore arrabbiato, quasi esasperato. Le pagine che scrive sul concetto di impegno possono far pensare di trovarci di fronte a uno scrittore engagé, sul modello di Sartre. Del resto, l'argomento è di attualità: il degrado della situazione politica italiana e della sua dimensione etica. Siamo di fronte alla vera incazzatura. Un gioco dell'oca, per allineare i suoi pezzi di scrittura polemica e proporre ai suoi lettori percorsi differenziati, alla fine viene travolto e unificato in un solo tragitto, «allo stesso punto»: un desolante, inaccettabile quadro della degenerazione della nostra società politica, giornalistica, culturale, letteraria.

Non solo Silvio Berlusconi, i suoi comportamenti e i suoi discorsi da commediante all'italiana, con tanto di grottesco seguito di servitori e cortigiani; non solo contro quella sagoma ben arrotondata, e intrisa di furbizia e cinismo, di Giuliano Ferrara. Il vero bersaglio, quello che lo fa arrabbiare di più a misura del fatto che da lui si sarebbe aspettato un comportamento diverso, è l'ex presidente della repubblica Ciampi, amato da quasi tutti gli italiani, e al quale rimprovera di non avere avuto coraggio, nerbo, capacità di reagire, di opporsi al torbido clima dominante. È giustificata - ci si può domandare - la furia di Tabucchi? 
E' paragonata a quella di pochi altri :Bocca, Maltese e Travaglio, che pure hanno scelto un tipo di intervento pubblico sempre più decisamente battagliero e sdegnato, col risultato di essere accolti, nel resto della corporazione, con silenzi imbarazzati e sguardi di compatimento.

Di fronte al panorama offerto dalla società e dalla cultura italiana, non si possa avere se non piena comprensione per le posizioni di Tabucchi. E' in sintonia con una posizione storica, quella dell'intellettuale italiano che spiega il suo paese agli stranieri e al tempo stesso si sente invaso da un sentimento impastato di orgoglio e di vergogna; ai quali si aggiunge un po' di invidia quando guarda alla Spagna, che uscita da anni di arretratezza, da una guerra civile e da una feroce dittatura, è riuscita a rinnovare ampiamente l'aria.
Da scrittore raffinato, ama le trame complesse, le situazioni ambigue, le allusioni e gli enigmi, prende le difese della letteratura e del linguaggio letterario, ma questa volta sono strumenti fondamentali per l'analisi della realtà e per lo scavo nel «profondo delle cose».

Comprensibile che la stampa italiana non abbia quasi parlato di questo libro, o che ne abbia parlato sottovoce. Le notizie dal buio, infatti, è difficile che vengano percepite da chi quel buio lo sta attraversando.

 
 
 

Richard Ginori

Post n°69 pubblicato il 22 Maggio 2006 da arielasterisco

La Richard Ginori di Sesto Fiorentino è una delle più antiche industrie
italiane. Fondata nel 1735 dal marchese Carlo Ginori è da allora conosciuta
in tutto il mondo grazie all'altissima qualità del suo prodotto. Le sue
porcellane hanno arricchito le tavole e arredato le residenze dei regnanti
di tutta Europa e i suoi capolavori sono esposti nei più importanti musei,
dal British Museum di Londra al Metropolitan Museum di New York e
arricchiscono le collezioni delle più famose esposizioni in Italia.

Hanno lavorato e collaborato con Richard Ginori alcuni dei più valenti
artisti fiorentini, quali gli scultori Gaspero Bruschi, Giovan Battista
Piamontini, Ferdinando Soldani Benzi, Vincenzo Foggini e i pittori Giuseppe
Romei e Filippo Morghen che hanno contribuito a formare sin dal '/00
maestranze di altissimo valore professionale e avviato una grande tradizione
artistica che passando per l'ultimo suo grande direttore artistico, Giò
Ponti, si è tramandata sino ad oggi.

Forte del prestigio del suo marchio e della qualità del suo prodotto la
Richard Ginori ha attraversato più di tre secoli della nostra storia,
esportando nel mondo ingegno e  creatività  e diventando, al pari di altre
grandi industrie italiane, esempio del made in Italy.

Nel secolo scorso, le lotte delle sue maestranze sono state punto di
riferimento, e contribuito a costruire la libertà e la democrazia nel nostro
paese.

Oggi la sopravvivenza della Richard Ginori è a rischio.

Logiche speculative sembrano prevalere rispetto ad un serio progetto
industriale che sia in grado di rilanciare l'azienda e, attraverso la
valorizzazione della sua specificità manifatturiera e della sua vocazione
artistica, quindi della qualità, garantire la continuità di questa impresa.

La chiusura di questa azienda significherebbe privare Firenze, la Toscana e
l'Italia di un pezzo importante della loro storia, espropriare tutti noi di
una parte della nostra identità. La scomparsa di questo storico stabilimento
o, il vederlo ridotto ad una semplice entità commerciale, in cui lavorazioni
ad alto contenuto professionale ed artistico rimarrebbero solo come
testimonianza di produzioni che furono, magari ad uso e consumo dei turisti,
significherebbe impoverire il nostro territorio, di una esperienza unica  ed
irripetibile.

Per questo lanciamo un appello, alle istituzioni e a tutti coloro che
pensano che  Firenze e la Toscana non debbano essere territorio globalizzato
e omologato, affinché la meravigliosa storia della Richard Ginori possa
proseguire, e continuare quindi ad esportare nel mondo la specificità della
nostra regione.

 
 
 

IL MANGIATORE

Post n°68 pubblicato il 18 Maggio 2006 da arielasterisco
Foto di arielasterisco

Dai tempi della DC, al governo Berlusconi fino a Prodi 2006 Mastella è sempre riuscito a trovare qualcosa da chiappare. Onore a tante ammirevole capacità di trasformismo egoista utilitarista. C'è da imparare (?)

 
 
 

VUOI VEDERE CHE CASCA IL GOVERNO?

Post n°67 pubblicato il 17 Maggio 2006 da arielasterisco
 

25 ministri, 8 senza portafoglio: Vannino Chiti, Luigi Nicolais, Linda Lanzillotta, Emma Bonino, Giulio Santagata, Barbara Pollastrini, Giovanna Melandri e Rosy Bindi. (Agr)

Affari esteri Massimo D'Alema (vicepresidente). Beni culturali: Francesco Rutelli (vicepresidente). Interno: Giuliano Amato. Giustizia Clemente Mastella; Difesa Arturo Parisi. Economia e finanze Tommaso Padoa Schioppa. Sviluppo economico: Pierluigi Bersani. Infrastrutture: Antonio Di Pietro. Trasporti: Alessandro Bianchi. Politiche agricole: Paolo De Castro. Lavoro: Cesare Damiano. Comunicazioni: Paolo Gentiloni. Salute: Livia Turco. Istruzione: Giuseppe Fioroni. Universita': Fabio Mussi. Solidarieta' sociale: Paolo Ferrero. Ambiente: Alfonso Pecorario Scanio.
 
 
 

Rossana Rossanda

Post n°64 pubblicato il 16 Maggio 2006 da arielasterisco
 

Non ho votato Rifondazione perché Fausto Bertinotti diventasse presidente della Camera. E' un suo diritto, l'elettore delega, ma può sperare. E io non lo speravo nei panni di speaker della discussione parlamentare, ché altro non potrà fare: anche le sortite pubbliche dovranno essere contenute. Lo speravo come sollecitatore continuo del governo e nel governo di una scelta, per quanto mediata, esplicitamente di sinistra.

Bertinotti dice di ispirarsi a Pietro Ingrao. Ma Ingrao fu spedito alla presidenza della Camera perché dava fastidio a Botteghe Oscure, promoveatur ut amoveatur. La Cdl è in perfetta malafede quando si agita perché il più radicale dei leader di sinistra si contenta di discutere e governare l'agenda dei lavori a Montecitorio. Ed è ancora più strano che tanti di Rc si sentano da questa nomina sdoganati. Ma da che? E da chi?
Non mi impressiona tanto il metodo. Se tutto il problema si riduceva agli equilibri nell'Unione - a me questo a te quello - cinque persone dovevano riunirsi, parlarsi, sbrigarsela tra loro e riaffacciarsi uniti, senza lettere di Fassino, silenzi di Prodi, ritiri di D'Alema, incursioni di Cossiga e Andreotti. Mi impressiona che dal 10 aprile siamo costretti soltanto a questo spettacolo. Se la Cdl ci sguazza, è che gliene è stato offerto il destro. Se ha da essere un mercato, tenetelo fra voi, viene da dire. Anche se colpisce che per la presidenza della Repubblica nessuno del ceto politico sembra pensare a una personalità che non faccia parte del giro più prossimo: non a un Gustavo Zagrebelski, non a una Tullia Zevi, non a uno Stefano Rodotà, non a una Tina Anselmi - i primi che mi vengono in mente fra coloro che esistono non soltanto per virtù di qualche segreteria.
Il tutto sarebbe fastidioso ma meno grave se non nascondesse un generale scansarsi dal guardare in faccia lo strappo avvenuto fra centrosinistra e paese, che le primarie avevano occultato. Sembra che nessuno se ne accorga e ne tenga conto. Neanche nell'imminenza delle amministrative e del referendum sulla Costituzione che, se dovesse fallire, sarebbe la peggiore sconfitta, e per decenni: se lo si tiene basso, chi indurrà l'elettore, già malmostoso, a infilarsi per la terza volta in meno di tre mesi in una cabina elettorale?
Se è vero, come credo, che a mettere assieme le molte anime del centrosinistra è stata l'urgenza di finirla con un degrado della democrazia come in Italia dopo il fascismo non s'era mai visto, questa dovrebbe essere la preoccupazione principale. Il degrado non è una parentesi, dilaga, allaga, fa marcire. Prodi e Scalfari si danno più pensiero dei conti pubblici: ma neanche questi sono una questione contabile. E' una questione pesantemente politica, l'elettorato poco ne sa e molto teme dai diktat del Fmi e di Almunia. Chi è meno abbiente teme come la peste le «riforme strutturali» cui il nuovo governo è pressato ancora prima di formarsi, salvo la scelta prodiana di Padoa Schioppa. Sa solo che finora esse hanno significato tagli alle pensioni, riduzione della spesa pubblica per scuola e sanità, stretta del potere d'acquisto. Potrebbe non esser così? Forse. Ma lo si spieghi e in chiaro. Non si dimentichi che dopo i famosi sacrifici per entrare nell'euro doveva venire una fase più confortevole che non arrivò mai, mentre i poveri sono diventati più poveri, i ricchi più ricchi, i precari più precari.
E passiamo sulle molte altre divisioni trasversali sulle quali il centrosinistra si ostina a tacere: dalla laicità alle questioni che ormai la tecnologia propone sul corpo, delle donne e non solo, sulle quali ha da finire la bufala della «libertà di coscienza», premurosamente avanzata dopo un inchino di passaggio alle virtù della buona religione. Certo nulla sarà facile. Per questo ci si aspettava un impegno prioritario, senza tracheggiamenti, della coalizione passata per miracolo o almeno dalla sua sinistra. Sembra sfuggire a tutti in quale confusione di idee, interessi, incertezze e paure il paese è aggrovigliato. E questo fa più paura delle convulsioni del Cavaliere.

 
 
 

Il social forum visto dagli spazzini

Post n°62 pubblicato il 10 Maggio 2006 da arielasterisco
 

Verso mezzanotte, mentre i partecipanti al Social Forum ateniese cantano classici come Bella ciao e El pueblo unido tracannando birra, un gruppo di «operatori ecologici» asiatici inizia a gettare in enormi sacchi neri la massa di rifiuti sparsi su centinaia di tavoli, sedie, stand, per terra nel grande spazio centrale, sotto gli striscioni antimperialisti «schiacciare Usa ed Europa».
Involucri vuoti sono sparsi nelle stanze dei seminari, nei corridoi, nell'hangar trasformato in ostello e perfino nei suoi bagni chimici. Lattine vuote rotolano al vento sul cemento delle piazze, risuonando come campanacci di pecorelle.
Ritratto di un tavolino post-consumer la sera: lattine di alluminio, vassoietti di alluminio o carta oleata per alimenti, bottiglie di plastica dell'acqua, bicchieri pure di plastica, bottiglie di vetro, bicchieri di carta del caffè del commercio equo, tetrapak, giornale antimperialista preso e non letto, programma del Forum, forchette e cucchiaini di plastica, pesanti lattine per il latte (!), avanzi di cibo (spiedini, insalata, pane bianco e integrale, stucchevole balaclava greca), mozziconi di sigarette (fumano tutti come dannati anche di notte, nel dormitorio). Manca la Coca Cola. Unica icona del male.
La mattina verso le 7 i camion della nettezza passano a caricare bidoni su bidoni. I bengalesi hanno lavorato duro ieri notte e la grande hall da October Fest di poche ore prima non si riconosce. I partecipanti avrebbero dato un segno di alternativa eco-sociale se avessero fatto a meno degli inservienti. Gandhi suggeriva, come misura di giustizia sociale minima: «Ognuno sia lo spazzino di se stesso».
Cinque i comportamenti individuali possibili. Primo e ottimale: bere e mangiare in modo da minimizzare i rifiuti. Chissà perché però la borraccia da riempire al rubinetto, la gavetta per le bevande alla spina, e magari anche piatto e posate portati da casa non entrano nella dotazione dell'alternativo-militante come il capello rasta e il sacco a pelo. Eppure sono egualitari (molto più economici dell'acqua in bottiglia), sostenibili (immaginiamo 6 miliardi di fruitori di imballaggi usa e getta), belli, e rendono indipendenti. Secondo comportamento possibile: riusare la prima bottiglia di plastica e il primo bicchiere di carta, evitare i cibi che richiedono imballaggi. Terzo: far rifiuti a gogò, ma almeno metterli nei contenitori, separando per genere. Quarto: metterli nei bidoni senza badare a separare. Quinto: affidarli al vento e ai bengalesi. Quasi tutti i partecipanti al Forum di Atene hanno scelto il quinto, pochi il quarto (i bidoni per il differenziato e gli altri contengono esattamente gli stessi rifiuti).
Dimmi come ti comporti al Social Forum e ti dirò chi sei? Ebbene, il socialforumino tipo ha bisogno di diversi spazzini, e di molto spazio per la propria impronta ecologica; i rifiuti sono un ottimo indicatore, di materiale sprecato a monte e di modelli alimentari deviati. Né calcoliamo lo spreco idrico (i bambini sanno che mentre ci si strofina i denti il rubinetto sta chiuso, ma qui son tutti adulti).
L'indifferenza ecologico-sociale dell'Esf 06 è anche degli organizzatori, con i loro tentativi a metà. Hanno messo i rubinetti con cartello «ricarica la tua bottiglia» in greco e inglese; ma non si poteva impedire l'accesso ai venditori di acqua implasticata e lattine d'ogni genere (non esiste la birra alla spina?). Le istruzioni scritte sul programma invitavano a depositare i rifiuti nei bidoni giusti; ma tutto il riciclabile insieme, senza separare almeno la carta dagli imballaggi? E perché tutta la carta è non riciclata? Dicono di aver privilegiato per i pasti il biologico, i piccoli produttori, e il vegetariano. Ma una pannocchia costa 2 euro, di veg c'è poco e di imballato molto.
Eppure, mai disperare. Ecco un ragazzo biondo con una gavetta di metallo alla cintura. Janos Mezo è ungherese.
È con un gruppo di amici, si chiamano «Un altro mondo è possibile» («a cominciare da ciascuno», dice Janos).
Sono davvero dispiaciuti e scriveranno agli organizzatori.

 
 
 

"A Umberto" (Bossi)

Post n°61 pubblicato il 02 Maggio 2006 da arielasterisco
 

“ Umberto, rimembri ancora
quel tempo della tua vita padana,
quando la Lega splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieto e pensoso, il limitare
di padre Po salivi?
Sonava il prato
di Pontida, e le mucche d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che a gesti osceni intento
eri, assai contento
di quella vaga secessione che in mente avevi.
Era il tempo di Mani Pulite: e tu solevi
così menare il berluskaiser, il cinghialone e
belzebù Andreotti.
Che la piazza e il popolo
talor lasciando e le sudate canotte,
ove il tempo tuo primo
spendea la miglior parte,
d’in su i veroni dell’arcore ostello
porgea gli orecchi al suon del gran piazzista.
Mirava i suoi padani,
Bosio, Miglio e Calderoli,
e quinci il mar da lungi, e quindi i tremonti.
Lingua mortal non dice
la serpe che covava in seno.
Che pensieri soavi,
celodurismi, cori, o Umberto mio!
Quale allor ti apparia
la Credieuronord ed il Fiorani!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O Umberto, o Umberto,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?
Tu pria che l’erbe inaridisse il soldo,
dal potere combattuto e vinto,
tradivi, o tenerello. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle grigie chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco il Maroni ai dì festivi
ragionava d’amore e d’ampolle del Monviso.
Anche perìa fra poco
la speranza dolce: agli anni nostri
anche negaro i fati
la democrazia. Ahi come,
come passato sei,
caro compagno dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, i borghezio, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la mediaset delle umane genti?
All’apparir di Silvio
tu, misero, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi da Lugano.”

 
 
 

Vent'anni passati inutilmente

Post n°60 pubblicato il 28 Aprile 2006 da arielasterisco

Quest'anno Viktor Yushenko si è dato parecchio da fare intorno alla questione di Cernobyl, con raffiche di interventi, presenze e discorsi: un modo per rivitalizzare, un prestigio parecchio compromesso nell'ultimo anno, nonché per far passare almeno provvisoriamente in secondo piano il fatto che proprio lui e il suo partito stanno da un mese esatto (dalle elezioni politiche del 26 marzo) traccheggiando in modo scandaloso senza decidersi a dare al paese un governo, alleandosi con l'uno o con l'altro dei due schieramenti alternativi emersi vincitori dal voto popolare.
Ma non è solo opportunismo quello che sta dietro l'accresciuta attività del presidente e del suo governo sull'argomento. C'è anche, abbastanza evidente, la messa in luce di un nuovo atteggiamento generale su Cernobyl e il nucleare, ben inserito in un trend visibilissimo un po' in tutta Europa.

Mentre una delegazione di Legambiente manifestava davanti al palazzo del governo a Kiev chiedendo la chiusura definitiva della centrale (i cui reattori, pur disattivati, non sono stati ancora decommissionati e spenti), Yushenko volava in elicottero alla centrale stessa per dichiarare che l'energia nucleare nel mondo «è la più sicura» e promettere nuovi progetti; e il viceministro per le emergenze e per la protezione della popolazione dalle conseguenze di Cernobyl (si chiama proprio così il ministero) Volodymyr Kholosha annunciava in Parlamento che per la zona di Cernobyl «è ora di passare alla fase della ricostruzione e dello sviluppo». 

Si sa benissimo che Yushenko, per dire, è favorevole all'idea di realizzare proprio nel sito della centrale distrutta un grande deposito per lo stoccaggio delle scorie radioattive (peraltro già da parecchio tempo centinaia di tonnellate all'anno di scorie in forma liquida - acqua di lavaggio delle polveri contenute nel sarcofago - vengono in qualche modo stoccate sul posto); il governo da parte sua sta coltivando con entusiasmo l'idea di portare la «quota nucleare» della produzione complessiva di energia del paese con la costruzione di 11 nuovi reattori (due sono effettivamente già in costruzione, per altri nove c'è il progetto) nelle centrali già esistenti di Zhitomyr e di Yuzhnyi.

Così si spenderebbe molto di meno di quel che costerebbe andare avanti nei prossimi decenni con la dipendenza da gas e petrolio importati.

Yushenko ha ribadito ancora una volta l'idea che l'economia delle regioni ucraine contaminate nel 1986 e da allora rimaste praticamente ferme (si parla delle aree non evacuate, naturalmente) deve essere rivitalizzata anche attraverso un nuovo sviluppo agricolo.
Parlare di rilancio economico delle aree contaminate senza che avanzi con serietà un progetto per la loro decontaminazione, o quantomeno per la mappatura completa della radioattività sul territorio, appare abbastanza folle: eppure si sa che in alcune località ucraine, a tutt'oggi normalmente abitate e in attività, il livello di radiazioni è pari se non superiore a quello della desertificata Pripyat

La giusta urgenza di «fare qualcosa» in positivo, dopo vent'anni in cui ci si è occupati quasi esclusivamente (e senza riuscirci gran che) di tappare falle e curare ferite, confina ambiguamente con una spinta alla rimozione dei problemi, per «andare avanti» ignorandone la sostanza.

 
 
 

SABINA GUZZANTI

Post n°58 pubblicato il 27 Aprile 2006 da arielasterisco

Fratelli, sorelle, amici, compagni, anime perse in questa Italia infìda e inelegante, Vi sentite anche voi come mi sento io? Confusione più che tristezza e la fatica di dover sembrare contenti senza riuscirci? Proviamo con una battuta? Ci hanno messo tanto a contare i voti dall'estero perché hanno dovuto tradurre le croci. Ah, ah, ah. È l'effetto capodanno? Aspetti, aspetti, meno tre, due uno zero! e invece tutto continua tale e quale? È perché abbiamo fatto un passo avanti sì ma di un millimetro? Un millimetro in avanti nello spazio forse! ma compagni, amici concittadini, abbiamo fatto un passo indietro di 14 anni nel tempo. E ce ne siamo accorti veramente solo ieri guardando la tv. E come ci insegna Ritorno al futuro II, quando si torna indietro nel tempo si finisce in una dimensione parallela, in un passato simile a quello che ci pareva d'aver vissuto ma con un non so che di molto inquietante. Siamo tornati alla partitocrazia più cruda, a un parlamento interamente auto-nominato solo che al posto dei vecchi familiari intrallazzoni e filibustieri ci sono degli sconosciuti privi di ogni dote. La loro inconsistenza è morale, dialettica, strategica, culturale ma anche fisica. Non sono del tutto incarnati se ci fate caso.
Sono a metà, hanno delle trasparenze (in senso concreto non metaforico) delle sottigliezze (idem), un non-esserci che non ce li fa considerare come nostri simili. Quando osservo Gasparri o Gentiloni o Schifani ma vale per tutti non voglio far torto a nessuno, la mia testa dice: no, no, no, scatta una piccola forma di panico che mi impedisce di decodificare il telesegnale. E se fosse perché non riconosco quegli organismi come viventi? Questa è la mia ipotesi. Non lo vedete che anche l'arresto di Provenzano è fuori tempo? Perché proprio ora? Queste cose si fanno appena il nuovo governo si è instaurato o per fare digerire una tassa o una legge sgradita, non un giorno dopo le elezioni prima ancora di sapere chi ha vinto. È un tipico errore spazio-temporale non ci sono altre spiegazioni. Siamo in una realtà parallela questo è quanto. Altro indizio forte. Hanno dovuto coniare un nuovo termine in Inglese per via di Bush: truthiless, verità data, incontestabile e in aperto contrasto con la realtà dei fatti. Una verità che si oppone alla realtà a brutto muso, con la massima fermezza. Come un ubriaco, per citare Prodi che cita Bernard Show, che urla a un lampione di togliersi di mezzo. Ogni cinque minuti di tv ci sono mille esempi di truthiless e non so quale citare. I ds sono al minimo storico ma nessuno dei suoi leader apre un dibattito: hanno vinto. Perché crescono tutti gli altri partiti della coalizione tranne ds e margherita, cioè i radicali e non i moderati? La domanda è mal posta, va riscritta, è faziosa, impedisce il dialogo. La truthiless vuole che gli italiani siano moderati anche se votano Berlusconi che non si modera nemmeno quando non c'è. Anche quando è assente è esagerato, è nel cielo sull'areo sulle nostre teste o si fa un lifting. B. pur di stare in prima pagina tutti i giorni ha violato tutte le regole scritte e non scritte, ha insultato e preso a parolacce ogni strato della società civile e incivile (la confindustria evidentemente) e risulta vittima di un bombardamento mediatico. Ma è inutile continuare a fare esempi che tutti conosciamo. Il punto è che il nemico numero uno di queste entità è la realtà, è lei che considerano eversiva, antiquata, è lei che frena il progresso secondo queste figure semiesistenti che ci governano. Proprio perché non essendo loro reali, essendo il frutto di uno scherzo del tempo, si sentono minacciati dalla realtà. Ma noi che il film l'abbiamo visto sappiamo come ci dobbiamo comportare. Siamo partiti per una nuova avventura e la nostra missione è difficile naturalmente, ma non impossibile: correggere il passato nei suoi snodi cruciali e tornare a vivere sereni nell'epoca a cui apparteniamo. Sono tre, quattro le cose fondamentali da rimettere a posto: l'informazione e la tv devono essere indipendenti dal controllo dei partiti, questo gesto da solo mette in moto quasi tutti i processi rigenerativi (c'è già una proposta di legge popolare si tratta di continuare a raccogliere le firme, per info www.perunaltratv. it), ovviamente bisogna abolire questa legge elettorale prima che si rivoti e soprattutto dobbiamo tornare a quel fatidico momento in cui qualcuno ha dato spago ai fascisti. È stato quello il cedimento che secondo gli storici ha fatto crollare tutto il resto, ma qui mancano coordinate precise. Sappiamo che fino a un certo punto quando c'era un fascista in tv, anche se il suo partito non si chiamava apertamente fascista, nessuno ci parlava ed erano considerati come i monarchici: folkore e ragnatele. Poi a un certo punto questa barriera è caduta, bisogna ricostruire esattamente quando e per mano di chi. Gli italiani sono come ex-alcolizzati che non devono toccare nemmeno un dito d'alcool hanno detto gli storici, qualsiasi negligenza porta a una ricaduta, senza ombra di dubbio. Quindi dobbiamo tornare lì e respingere il fascismo con la più assoluta fermezza, in ogni sua manifestazione sia concreta che volatile (cioè anche se si tratta solo di puzza). La costituzione si sta cancellando e ogni tanto mi sembra di non sentirmi il naso. Ma me lo tocco ed è ancora lì. Finché c'è tatto c'è speranza. Finché c'è la Francia c'è buon gusto e quindi tatto. Se si dovesse rompere qualche vetrina la ripagheremo, non sarà quello il punto; varrà bene il prezzo di rimanere in carne ed ossa.

 
 
 

Albino Albico

Post n°57 pubblicato il 26 Aprile 2006 da arielasterisco

Di anni 24 – operaio fonditore – . Prima dell’8 settembre 1943 svolge propaganda e diffonde stampa antifascista – dopo tale data è uno degli organizzatori del GAP, 113a Brigata Garibaldi, di Baggio (Milano), del quale diventa comandante -. Arrestato il 28 agosto 1944 da militi della "Muti", nella casa di un compagno, in seguito a delazione di un collaborazionista infiltratosi nel gruppo partigiano – tradotto nella sede della "Muti" in Via Rovello a Milano – torturato – sommariamente processato -. Fucilato lo stesso 28 agosto 1944, contro il muro di Via Tibaldi 26 a Milano, con Giovanni Aliffi, Bruno Clapiz e Maurizio Del Sale.

Carissimi, mamma, papà, fratello sorella e compagni tutti,

mi trovo senz’altro a breve distanza dall’esecuzione. Mi sento però calmo e muoio sereno e con l’animo tranquillo. Contento di morire per la nostra causa: il comunismo e per la nostra cara e bella Italia.                                 

Il sole risplenderà su noi "domani" perché TUTTI riconosceranno che nulla di male abbiamo fatto noi.                                                                          

Voi siate forti come lo sono io e non disperate.                                        

Voglio che voi siate fieri ed orgogliosi del vostro Albuni che sempre vi ha voluto bene.

 
 
 
 
 

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