Creato da arzakk il 08/10/2008
Racconti erotici di un viaggiatore poco curioso - la lettura, per i contenuti scabrosi ed espliciti è riservata esclusivamente ad un pubblico adulto.

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« Roberta, bocca di miele ...Roberta, bocca di miele ... »

Roberta, bocca di miele - quarta parte

Post n°5 pubblicato il 31 Ottobre 2008 da arzakk
 
Foto di arzakk

“Ora tocca a me godere” esclama Roberta socchiudendo gli occhi e guardandomi con un sorriso. Simile ad un’implorazione ma più vicina ad un comando, la sua voce un po’ roca, calma, entrava in me facendomi sobbalzare internamente. Il mio corpo voleva recuperare le forze che mi avevano abbandonato nel post-orgasmo che ho sempre vissuto come una dolce morte. Avrei voluto scivolare nel sonno abbracciato a lei, anche se sapevo che mi sarei dimostrato egoista, ma non avrei potuto. Il mio orgoglio di maschio doveva aver la meglio su me stesso. Spalanco gli occhi e sorrido. Le osservo i seni gonfi come se dovesse allattare. I capezzoli svettavano come solo i capezzoli possono fare, belli e così attraenti da smuoverti l’istinto di Edipo ed aprire la bocca e succhiare succhiare, inutilmente, snaturando la natura stessa e la funzione della donna.

Ma lei sa come convincermi. Io sono seduto sul divano, in silenziosa percezione delle mie membra rilassate, e lei sale con i piedi proprio sopra il cuscino e si porge, inchinandosi e poggiando le mani ai lati della mia testa, porge i seni alla mia bocca, oscillando e come con schiaffi mi risveglia  da quel torpore estatico in cui mi aveva gettato il sesso svuotato della pulsione iniziale.

Risale ancora, così che la mia bocca, dalla sua pancia piatta, ridiscenda senza sforzo sopra quell’area tanto desiderabile quanto degna di attenzioni e di delicatezza. Ma con violenza mi viene premuta sul viso, strofinata come un asciugamano di spugna a detergere il sudore di un pugile stanco. Fremo sotto questa forza che potrebbe scarnificarmi, ma per evitare questo rischio, lubrifico con la mia bocca aperta a respirare ogni profumo ed assaggiare qualsiasi parte venga a tiro della punta della mia lingua. Sento che i sapori hanno ridestato il sangue che ora circola di nuovo con prepotenza nel mio basso ventre, rialzando muscoli e carne e gonfiando vene. “No, non così, lasciami fare ti prego” le esclamo scansandola ed alzandomi in piedi. Mi faccio subito di lato e la spingo sul divano per farla cadere, e vedere i suoi seni sobbalzare e rilassarsi per il tonfo morbido sui cuscini che presto assorbiranno copiosamente i suoi liquidi. Si sdraia con uno sguardo malizioso come se fosse la Maya desnuda, con un braccio in alto a tenersi sul bordo superiore, e con l’altra mano a stringersi il pube, ed allargando piano le gambe fino a tirar su un ginocchio, copre la visione che immagino spalancata e rosa. Quasi artigliando trascina la mano verso l’alto lasciando che le dita scorrano lungo e dentro le piccole labbra semi aperte, ed ora, una volta le dita abbiano lasciato il solco, aperte e lucide oltre che invitanti ed ingorde. La visione dei lembi morbidi e delicati mi sconvolge lasciandomi la bocca in preda ad una voglia pazza. Mi inginocchio come di fronte ad un capezzale ed allargando le braccia per toccarle testa e piedi contemporaneamente, la scorro tutta in un massaggio forte che esplora zona fredde  e calde ed asciutte ed umide, sollevando profumi e sospiri per ogni centimetro di pelle sfiorata. Come obbedendo ad un richiamo ancestrale mi inchino e le bacio gli occhi e trasporto in un’ispezione la mia bocca attraverso una linea immaginaria che mi fa visitare ancora le labbra ed il mento ed il collo che solleva, ed i seni come cuscini ad acqua, e la pancia scomoda. E giocare con la lingua all’interno dell’ombelico che racchiude un piccolo gioiello riflettente la luce, e più ancora mi trasporto mollemente ed aiutato dalle mani, apro la meta del mio viaggio e spalanco neanche dovessi completamente infilarci la testa intera. Solo la bocca si immette brucando e sciacquando come in un cocomero caldo e succoso, dolce ed acerbo, e come se dovessi mangiarne o berne del tutto il contenuto, lecco con simmetrica precisione ogni millimetro quadrato di frutto.

E dilato con le dita di una mano, e mentre mi soffermo per leccare avidamente ma delicatamente intorno allo stesso punto che sento farsi sempre più sensibile ed in rilievo, con il dito medio della mano destra trascorro momenti preziosi a giocare con le sue piegoline sempre più bagnate accennando ad infilarlo e sfilarlo ed ogni volta con meno fatica. Ed entro piano piano tra un “si…” ed un “ancora…” non incurante dei “piano…” e “più forte…” ma anzi pronto a modificare i ritmi e le pressioni di lingua e dita, insisto di più al fine di iniziare la vera esplorazione interna per darle quel piacere che mi ha chiesto pochi minuti prima. Prima di tutto il medio, poi sempre con una delicatezza che mi spaventa al solo pensiero, anche l’anulare entra completamente ed inizia a premere le sue pareti superiori, sperando di raggiungere senza esitare quei punti misteriosi per noi uomini che abbiamo imparato troppo tardi quanto alle donne piacciano. E curvo le dita in un massaggio che ho paura possa diventare violento, ma da come Roberta si agiti e muova ed emetta gemiti, capisco che le sta piacendo. Tiene gli occhi chiusi ed una mano sulla mia testa, ed alza ritmica il bacino e spalanca le gambe e le ristringe, ed a volte mi sento bloccato tra le sue cosce ma tutto ciò mi incita ad insistere e forzare ogni minima difesa, nel caso ci fosse.

“Non so cosa mi stai facendo, ma continua… continua ancora ti prego… si così… è bellissimo”. In questi momenti ti senti una persona in paradiso.

Cosa c’è di meglio che far godere una donna? A volte ci penso e mi vengono in mente i visi delle donne che ho avute, gli sguardi persi nel vuoto, gli occhi chiusi o socchiusi con il bianco che traspare e la pupilla nascosta, o la bocca aperta e la lingua, ed il loro stringere e rilassarsi e le mani che ti graffiano la schiena. A me fa impazzire tutto ciò come se fosse il concentrato di una vita intera, come se stessi spremendo un frutto per bere le vitamine e farmi forte per amarle di più e più a lungo.

Non sta fingendo. Il mio viso è completamente fradicio dei suoi umori, che lecco e bevo senza ritegno, senza vergogna, come se fosse l’ultima cosa che farò in vita mia. “Non ti fermare… così… così…” e smetto di esplorare continuando a compiere le stesse operazioni, ormai come se fossi un automa, cercando di mantenere il ritmo del suo respiro, del suo ansimare, dei suoi piccoli versi inarticolati, dei suoi muscoli che si contraggono. Come unica variazione stringo in una piccola morsa delicata ora un seno ora l’altro, prima un capezzolo e poi il secondo e con due dita ci gioco all’unisono. Lei ora mi stringe il sesso con una mano e quasi mi fa male mentre lo tira, stranamente senza un ritmo predefinito, ma caoticamente mi scopre la punta che ormai è di nuovo viscida così che scivoli nel suo palmo senza farmi male, ma come uno sprone a continuare. Lei è il fantino, io il suo cavallo e la sto trascinando via verso il suo piacere.

E vi giunge, con uno scatto liberatorio. E sento intorno alla mano lo stringere ed il sussultare quelle quattro o cinque volte, ad ogni mio tocco, ed ogni volta la mia testa sembra saltare e rimbalzare via, e la mia lingua ora lentamente spazza via ogni goccia, ed ogni suo odore scompare nel mio naso e nella mia bocca, e so che lo conserverò per molto tempo. Poi si ferma.

I prossimi minuti rimarremo a baciarci con calma: le restituirò i liquidi come lei fece in precedenza. Mischieremo le lingue e gli odori ed i sapori come se fossimo una fucina alchemica, e ci prepareremo al prossimo amplesso ed osserverò ancora la sua bocca di miele sussurrare il mio nome tra i “si”.

Fine della quarta parte - continua

 
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