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"I Giardini di Edena"

Post n°35 pubblicato il 03 Aprile 2007 da retiarius72
 

I fumetti sono sempre stati una mia passione.

Come in "Il Ricordante" ricordavo

http://asmodeo.blog.lastampa.it/correnti_alternative/2006/02/il_ricordante.html#comments

 ben prima di cominciare a leggere seppi che sarebbero divenuti parte importante della mia vita…

Quello che invece non prevedevo e non potevo immaginare è quanto forte sarebbe stata, con dati fumetti, la potenza dell'esperienza di lettura ad essi relativa, malgrado (o, forse, proprio, in ragione di, non l’ho ancora capito), il raggiungimento, da parte mia, dell’età adulta.

La cosa buffa è che tutte le volte che mi capita mi meraviglio…

Mi dico, più o meno, "Possibile mai che un fumetto mi possa coinvolgere così?"

A quanto pare, è possibile, e uno dei fumetti in particolare che ho letto in quest'ultima settimana (uno dei pochi vantaggi dell'andare a lavorare fuori Torino in autobus è proprio quello di avere una media di 2 ore al giorno da dedicare alla lettura), è stato per me così coinvolgente che ho deciso di dedicarvi il presente post.

Un’importante premessa: parte o tutta la trama del fumetto che sto andando a recensire sarà oggetto di spoiler (la trama ne sarà cioè raccontata e messa a nudo, in tutto o in parte).

Il fumetto in questione, cosa che ancora non ho menzionato, è "I Giardini di Edena" di Moebius, al secolo Jean Giraud.

In realtà, ma l'ho scoperto solo dopo avere letto l'introduzione di Moebius stesso, "I Giardini di Edena" è parte di più ampio ciclo, costituito - credo - da 5 storie concatenate, e questa in particolare dovrebbe essere la terza.

Atan e Stel sono due astronauti, precipitati su uno strano pianeta completamente liscio, da loro chiamato "Palla da Biliardo". Da quel che si desume da "I Giardini di Edena", su "Palla da Biliardo" c'è un'unica struttura, "La Piramide", che è divenuta ricettacolo di viaggiatori delle stelle di razze diverse (a quanto pare, quindi, ma lo si capirà dopo, su "Palla da Biliardo" non si precipita per caso).

“Palla da Biliardo” è anche una astronave gigantesca, e Atan ne diviene il pilota.

Qui - più o meno - comincia "I Giardini Di Edena", con Atan e Stel che dormono in un ambiente asettico e molto evoluto.

I due si svegliano, e sono affamati, ma cibo non ce n'è.

Si aggirano per la struttura, fino a che una parete scorrevole non si apre e rivela due poltrone una accanto all'altra.

Atan e Stel ci si seggono, e, Stel decide di premere il bottone che sta accanto alla sua seduta - confortato in questo dal fatto che dalla Piramide promanano energie positive e, fino a quel punto, niente di cattivo gliene è venuto mai, a nessuno dei due.

Voilà, in un attimo e i nostri protagonisti si ritrovano a galleggiare in una bolla, sopra un ambiente "paradisiaco", in mezzo a sconfinati prati di erbetta (tosata) e alberi di melo.

Atterrano, e il loro veicolo scompare, lasciando solo le due poltrone su cui si erano seduti.

Come già prima, dentro la Piramide, la sensazione che qualcuno si aspetti qualcosa da loro - in termini di azioni da intraprendere - è molto forte.

In effetti, il bello dei fumetti di Giraud è che hanno, come si dice, più livelli di lettura, ed è incredibile quello che, con poche pagine, Moebius riesce a comunicare.

Anzitutto, i due astronauti sembrano (nel senso che non lo sono affatto, ma questo diverrà palese poco a poco) due “uomini sintetici”: paiono asessuati, sono privi di pelosità, hanno l'organismo pieno di apparati artificiali e, a quanto sembra, si nutrono solo degli elementi preparati da un "sintetizzatore molecolare".

Dietro le apparenze si cela però molto altro.

Per dirla in altro modo, il “sottotesto” è fitto di messaggi nascosti.

Anzitutto, il rapporto col cibo di Moebius.

In quel periodo Giraud stava seguendo la pratica degli Uomini Istinto, che si nutrono degli alimenti che la Natura produce, e allo stato in cui si trovano (senza cottura, mescolamenti o trattamenti di nessun genere).

Ecco spiegato perché, malgrado la fame e malgrado siano circondati da mele cadute, i due protagonisti decidano, in prima istanza di non nutrirsene, poi si trovino obbligati a farlo (Atan, parlando delle mele, dice: "Nutrirmi di qualcosa di vivo? Mai!"), e, infine, ne traggano grande godimento.

Torniamo alla storia: Atan è tanto affamato che, ad un certo punto sviene, e poi si mette a delirare. Stel decide che deve procuragli dell'acqua, e, per farlo, si avvicina ad un albero, sperando, che, dall’alto della sua cima, possa vedere l’acqua. Guarda l’albero, però non sa come arrampicarcisi. Un gigantesco leone bianco-azzurro gli da', per così dire, lo spunto, e, in un attimo, ci si ritrova arrampicato sopra. Mentre Stel è sull'albero il gigantesco leone si avvicina ad Atan, lo annusa, e, indifferente, se ne va. Da in cima all'albero Stel vede l'acqua (o, meglio, vede il leonide che ne va in cerca), e, così, si avvia verso di essa.

Mentre Stel s’avvia verso l'acqua si imbatte in frutti caduti dall'aspetto repellente, li assaggia e capisce che c'è una correlazione (cosa che gli animali in natura hanno capito molto prima di noi) tra aspetto di un frutto e suo sapore. Dopo avere trovato l'acqua, torna indietro da Atan, lo fa bere e decide di andare verso i meli.

Ritrova i meli, ne assaggia i frutti, e scopre, deliziato, che questi più sono rossi, più sono dolci.

Ne carica un bel po’ nella sua maglia e torna da Atan.

Atan si convince a mangiare le mele, e poi, come ogni ex-bambino ingordo sa se troppe mele se magneno, ha un indigestione (“Visto?”, dirà più o meno a Stel, “Te ne sei fidato, e ci hanno fatto venire mal di pancia!”).

In realtà, dicevo, la tematica del rapporto col cibo allo stato di natura è presente in tutta la storia e Giraud, con molta convinzione (opinione poi, la sua, condivisibile o meno), cerca di farci capire quanto fosse coinvolto dalla filosofia degli Uomini Istinto.

In secondo luogo, il rapporto col proprio corpo e il ruolo dei sessi.

A quanto pare, la società in cui Atan e Stel vivono ha abolito il sesso, perfino in ambito riproduttivo (Stel, contemplandosi mentre divora un pesce crudo, pensa a cosa gli farebbero i suoi fratelli di incubatrice), e, per sopprimere gli istinti, educa fin dall’infanzia i sui membri ad assumere l’”Ormonode”, una sostanza che inibisce la crescita dei peli e l’istinto sessuale.

La vita su Edena risveglia però (o accentua), in Atan e Stel, le rispettive nature di uomo e di donna e, cosa non da poco, i relativi atteggiamenti da uomo e da donna.

Stel è quello propenso al rischio e alla sperimentazione, Atan è quello più informato, ma, al contempo, più lamentoso.

La scena di Atan e Stel che, nudi, dopo un bagno prendono il sole e si contemplano i capelli e le ascelle, e il risveglio dei sensi di Stel, che cerca di “fare l’amore” con Atan (dunque i nostri astronauti sanno cosa sia il sesso, anche se non lo praticano più), è, davvero, mirabile…

Stel che contempla i “gonfiori” di Atan, con quel che ne consegue, è una scena, al contempo, buffa, panica, delicata ed angosciosa.

Buffa, e panica perché Stel, che, con un’erezione in corso e a braccia aperte ride e insegue Atan, fa pensare al Dio Pan.

Delicata perché, comunque, il gesto di Stel è un gesto innocente, puro e incondizionato.

Angosciosa perché Atan è spaventata da Stel (“Sei disgustoso!”, gli ha detto prima, mentre ne contemplava l’erezione), e, malgrado sia anche lei scombussolata (risulterà chiaro dopo), pur di fermarlo gli dà una sassata in testa (giuro, in quel momento è come se la sassata me la fossi presa io, in testa!).

Fatto svenire Stel, Atan, consapevole che quanto è accaduto di certo ricapiterà, decide di fuggire, abbandonandolo.

Malgrado tutto però, il messaggio che Giraud riesce a far passare è il seguente: l’uomo e la donna sono come i pezzi di un puzzle, e, nonostante possano esserci spinte a sradicare il sesso e la corporeità (vissuti come “animaleschi”, o, comunque, problematici), la Natura e lo Spirito Maschili e Femminili (con la relativa necessità dell’uomo di tornare alla donna, e viceversa, e i relativi atteggiamenti congeniti) prenderanno il sopravvento. In effetti, pare evidente che Atan, più che essere spaventata da Stel, è spaventata da sé stessa e da quanto potrebbe provare giacendo con lui.

Quando Stel si sveglia, tuttavia, è terrorizzato e sconcertato da quanto ha fatto, e, così, lascia un messaggio su un albero ad Atan, che ormai se ne è andato/a, dichiarando la propria intenzione di re-incontrarlo/a al mare, promettendogli(le) che quanto ha fatto non succederà mai più.

In terzo luogo, il rapporto con la divinità, l’inconscio e il sogno.

“Palla da Biliardo”, come “Edena”, sono creazioni di una (o più) divinità benevole, che accudiscono l’uomo (e la donna), trattandolo(i) con amorevole delicatezza.

In sogno, dopo la separazione da Atan, Stel incontra una sorta di Spirito Guida, Burg (credo che il fatto che il guru di Giraud di quel periodo, mentore dell’Umanità Istinto, si chiami realmente Burger, sia tutt’altro che un caso), che lo porta a casa sua e lo mette in guardia dai pericoli che possono trovarsi nel cuore del sogno.

Dentro la casa di Burg (fuori, una struttura piramidale ci ricorda da dove Burg arriva), infine, oltre a incontrare di nuovo il leone azzurro, Stel incontra…

Atan, nella sua vera essenza e, infatti, la chiama…

Atana.

Finalmente Stel vede per quel che è Atan.

L’aspetto di Atana è ben diverso dall’Atan della realtà: non sembra più una femmina adolescente vagamente androgina, è una donna, vestita come una donna, con veste e capelli lunghissimi.

Stel la contempla, e le dice che è bellissima; la ragazza, per parte sua invece, a quanto pare, è dispiaciutissima di essere fuggita.

Giraud, anche se ha fatto dei fumetti abbastanza inutili ed ha scritto diverse cazzate, nel complesso, è un genio, credetemi.

Un esempio?

Da poco Stel è entrato nella casa di Burg, sta abbracciando Atana, e lei gli dice che è felice…

Stel, meravigliato, risponde: “Felice? Ah, già, certo, sei una donna!”

Subito dopo si baciano, e Atana dice a Stel che lo ama.

I due giacciono insieme, e, in conformità a quanto Burg gli aveva predetto – “Attento a quel che giace nel cuore del sogno” – una mostruosità orrenda irrompe dal pavimento, inizia a possedere Atana, trafigge con un appendice che termina in un aculeo Stel e lo scaraventa fuori dalla casa di Burg (che però non è più una casa, ma è divenuta, nel frattempo, un cubo che galleggia tra le stelle).

Anche questo è un momento spettacolare.

La dimensione onirica è rappresentata da Moebius con una maestria eccezionale.

Burg che si trasforma da una sorta di ovoide senza volto a uomo, il mostro-drago che aggredisce Stel, Atana che urla a Stel “Proteggimi, ti supplico!”, sono tutti momenti davvero emozionanti.

Stel precipita fuori dall’abitazione di Burg, e si ritrova sul prato in cui si era addormentato, con, ancora confitto, all’altezza del cuore, l’aculeo del mostro.

Qui Burg dà gli indizi a Stel per fargli comprendere che il mostro che ha fatto irruzione nel sogno non è che la componente oscura del suo inconscio: Stel lo capisce, “si sveglia nel cuore del sogno” (metaforicamente, acquisendo cioè la consapevolezza che si ha nei sogni lucidi) e sconfigge la bestia.

Giraud sembra volerci far capire che la dimensione onirica è solo un aspetto diverso della realtà (in effetti, Atan e Stel, nelle loro peregrinazioni, giorni prima di separarsi si erano imbattuti in una creatura che popolava i sogni si Atana, una fata), che ci sono istinti irreprimibili e comportamenti che sono di appannaggio congenito di un sesso piuttosto che di un altro (Stel ci mette poco a decidere di combattere per proteggere la sua amata), e che i mostri dell’inconscio si possono sconfiggere quando se ne sia compresa la loro natura.

Un particolare interessante: quando Stel si sveglia, due cose gli rimarranno impresse indelebilmente: il ricordo dei baci di Atana (“I suoi baci, per il Grande Universo! I suoi baci!”, penserà Stel ricordando il sogno) ed una cicatrice a forma di stella (altro tema ricorrente nel fumetto) all’altezza del cuore, dove il mostro-drago l’aveva trapassato.

Con la speranza e la consapevolezza di ritrovare Atana al mare, si avvia verso di esso.

Il fumetto finisce, e, malgrado le ultime vignette ritraggano uno Stel che solo viaggia verso il mare in mezzo a splendidi, paradisiaci ma estremamente solitari scenari, sappiamo che la re-incontrerà, perché ora sono perdutamente innamorati l’uno dell’altra, e più che così non potrà finire.

Fin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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