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"Mi spezzo, ma non mi impiego"

Post n°48 pubblicato il 21 Settembre 2007 da retiarius72
 
Foto di retiarius72

Oggi, su City ( quotidiano gratuito, che ormai, per quanto mi riguarda, ha felicemente sostituito i "veri" tabloid ), c'era un'intervista a Andrea Bajani, giovane scrittore nato a Roma, ma torinese d'adozione.

Essendo io torinese di nascita, a priori, per una persona che si fa adottare da Torino, non posso che provare simpatia... Ma questo è un altro discorso.

Bajani è l'autore dei libri "Cordiali Saluti" e "Mi spezzo ma non mi impiego".

Dicevo, l'intervista su City: bene, il ragazzo, credeteci, è brillante e lucido come pochi, e dice cose intelligenti e niente affatto scontate ( lo chiamo "ragazzo" a ragion veduta: lui ha 32 anni, e io sono un vecchio di 35! ;-) ), come, ad esempio, che il precariato lavorativo è una sorta di epidemia, che trasmette i proprii nefasti effetti dal proprio ambito - quello del mondo del lavoro - ai più disparati ambiti esistenziali...

Così come brillante e lucido è Bajani nell'intervista, brillante e atrocemente lucido è "Mi spezzo, ma non mi impiego", libro simbolo di una generazione che si è trovata, suo malgrado, a fare del lavoro precario il proprio modus lavorandi (mio neologismo, abbiate pietà!).

Non è il mio caso - nel senso che io sono assunto a tempo indeterminato da 6 anni - però io stesso ho sperimentato sulla mia pelle per anni (6 o 7, ora non ricordo) l'ebbrezza dei contratti interinali, quindi posso benissimo capire lo stato di chi, lavorando a termine o a progetto, si trovi, di riflesso, ad avere una vita con scomparti "a termine" o "a progetto"...

Ricordo che, come esempio di aberrazione massima nell'ambito degli impieghi a termine, quando lavoravo in Tim, per scherzare, io e alcuni colleghi prendevamo ad esempio la Microsoft, in cui, si diceva, vi lavoravano interinali che rimanevano tali per decenni, nemmeno fossero incastrati in chissà quale mostruoso incantesimo (a tuttora devo ammettere che non so quanto questo "gossip" avesse di vero e quanto invece fosse leggendario). E si parlava della Micorsoft vera, sì, quella di William Henry Gates, il mostro che fattura in un anno quanto un paio di stati dell'area indo-asiatica produce come PIL nello stesso periodo, e che quindi, a quanto sembrerebbe, di tutto dovrebbe avere bisogno tranne che dello strumento di estorsione, minaccia e ricatto che è il contratto interinale.

Quanto ha ragione, Bajani!

Triste generazione, la nostra, dove i cosiddetti "riti di passaggio" - il lasciare la casa dei genitori, lo sposarsi, l'avere dei figli - sono sempre più rimandati al futuro per mancanza di stabilità e certezze...

Credo, senza esagerare, che questa "mutazione", questo avere determinato le cause di un protrarsi esistenziale dell'adolescenza fino ai 40 anni, sia una delle più grandi colpe del capitalismo contemporaneo.

Spero però che questa generazione - che è poi la mia - così oscenamente sfruttata, così vilipesa, così inkiappettata, trovi in sé stessa i germi del cambiamento, senno' finirà che l'emancipazione comincerà ad essere raggiungibile alla soglia dei 50 anni.

E, visto che "Mi spezzo ma non mi impiego" (più di "Cordiali Saluti", che è divenuto a posteriori un libro simbolo del precariato), può essere considerato una sorta di "manuale di istruzioni" per raggiungere questa benedetta libertà dal lavoro, non posso che consigliarvelo caldamente.

Ciao,

Davide.

p.s.: Sapete come hanno inkiappettato un'intera generazione, e come ancora se la stanno inkiappettando? Ponendo gli stipendi medii appena al di sopra del livello di sussistenza e con le vendite rateali al consumo. In questo modo, le vittime di questo sistema non solo hanno di che mangiare, ma hanno a disposizione tutta una gamma di giocattoli (i telefoni cellulari, gli I-pod, i computer e quant'altro) con il quale ottenebrarsi il cervello... Ci avete mai riflettutto? Vi pare normale che una persona a stipendio fisso che lavori come operaio od impiegato per comprarsi una casa, qualora non abbia mezzi pre-esistenti, si debba indebitare per 20,30 o, addirittura, orrore, 40 anni?

Concludo - in teoria avrei già concluso, visto che questo è un post scriptum, ma la logorrea mi frega sempre - citando Sir Francis Bacon: "Knowledge is power (or: Scentia potentia est), but only if you know to acquire it".

 
 
 

Piovono pietre (vomiche)

Post n°47 pubblicato il 19 Settembre 2007 da retiarius72
 
Foto di retiarius72

L’agenzia di governo peruviana per la diffusione delle notizie ha segnalato che, nella giornata del 17 settembre, sette ufficiali di polizia sono stati male dopo avere raccolto i campioni dal luogo di schianto di quello che si pensa essere un meteorite.

 

È stato segnalato che un oggetto luminoso è caduto dal cielo e si è schiantato nella città di Carancas, che si trova nella regione di Puno.

Il direttore regionale della Sanità, Jorge López Tejada, ha dichiarato che gli ufficiali di polizia hanno provato una forte nausea e senso di stordimento e che alcuni di loro hanno vomitato. In più, Tejada ha dichiarato che c'era un odore forte nella zona, che stava causando il panico fra i cittadini.

Gli ufficiali, che erano stati inviati sul posto per prelevare campioni del presunto meteorite, sono stati portati all’ospedale di Desaguadero e, successivamente, a quello di Puno.

Sempre Tejada ha dichiarato: “Agli ufficiali di polizia condotti a Desaguero è stato somministrato dell’ossigeno e sono stati reidratati. Una volta che le loro condizioni si sono stabilizzate sono stati tradotti all’altro ospedale”.

Il medesimo ufficiale di polizia aveva prima dichiarato che nella zona c’era un forte e sgradevole odore, che stava causando il panico tra i cittadini.

Nella zona vivono circa 500 famiglie, che in base alle informazioni comunicate da Tejada, hanno riportato i medesimi sintomi degli ufficiali di polizia (nausee, emicranie e vomito) e, inoltre, sono sensibilmente preoccupate. Ha chiesto che le autorità locali dichiarassero off limits la zona di impatto, in modo da limitare l’accesso alla gente del luogo.

...

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Storia di Asmodeo

Post n°46 pubblicato il 17 Settembre 2007 da retiarius72
 
Tag: Promo

Quanto si puo' essere obiettivi nel giudicare sè stessi?

Dipende da quanto, in generale, si è onesti, oppure è un'operazione, dato l'oggetto dell'analisi, impossibile in sé?

Non lo so, davvero, non lo so.

Sì, insomma, ad essere sincero, a scrivere fiction, mi reputo bravino, però quello che noto sistematicamente è quanto poco i miei post inducano chi li legge al commento  (e qualcuno che lo fa, presumo, ci deve essere, visto che i counter lievitano)...

Sarà che in realtà non scrivo cose interessanti ma soltanto emerite, compiaciute ad auto-referenziali stronzate?

Boh, non so nemmeno questo.

Mettiamola così, certe volte, quando mi leggo (quando leggo scritti che io stesso ho prodotto, per capirci), mi trovo divertente.

Se poi arrivo a considerarmi acuto, sagace e realmente originale, beh, non saprei...

Di sicuro c'è che, certe volte, mi faccio ridere.

Alle volte, addirittura, mi scappa di dirmi: "Ma questa da dove cavolo mi è uscita?"

So che può parere bizzarro, specie a chi non scrive, però, credeteci o no, alle volte mi capita di rileggere dei miei stessi scritti e meravigliarmi alla grande, così come se ad elaborarli non fossi stato io, ma qualcuno di profondamente diverso da me.

E' difficile essere giudici di sé stessi, però un pregio credo di averlo: se mi faccio pena, riesco a dirmelo.

E adesso veniamo al perché di questo post.

"Storia di Asmodeo" è un libro che ho scritto anni fa (dieci, per la precisione), e che pochi mesi fa, preso dal ghiribizzo indottomi da una mia "fan" (si fa per dire), è stato revisionato da cima a fondo.

E il risultato, liberi di crederci o meno, non è poi così malaccio.

Questa è la risposta datami da quella stessa fan che mi ha indotto a rivederlo: "Woooo...!! Comunque sì, ho letto il tuo romanzo... Che dire... M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-O-O-O-O-O-O!!! L'ho finito di leggere l'altro giorno, è veramente bello, questa versione è anche molto più, come dire, elaborata, della precedente e l'ho trovata veramente fantastica...a parte che adoro il tuo stile di scrittura e lo sai, ma sul serio, è un ottimo scritto".

Bene, perché sei qui a raccontarcela, vi direte voi?

La questione è che sono pigro, quindi di stamparne copie e copie per mandare in giro il cosiddetto "manoscritto" non ho proprio avuto voglia.

E poi, fatto non da poco, sono vigliacco (sì, insomma, non su tutto e per tutto, certo lo sono quando si tratta di ricevere un giudizio).

Ora come ora non mi va di ricevere un rifiuto formale da una casa editrice (specie uno di quelli pre-stampati), preso come sono dai complimenti e dalle incitazioni che ho ricevuto.

Ecco che, quindi, ho pensato a Lulu.

Come potete trovare questo libro?

O andate su www.lulu.com, e, nel "cerca" digitate "Storia di Asmodeo" (credo sia meglio cercarlo senza virgolette), oppure, più brevemente, cliccate su questo link

http://www.lulu.com/content/1016230

Noterete che c'è la possibilità di scegliere tra 2 prezzi: uno, 5 euro, è quello relativo alla versione dowloadabile, l'altro, 14,46 euro è quello relativo alla versione cartacea, che vi verrà spedita per posta (credo che cliccando sul secondo link il prezzo relativo al download non si veda!).

Ed ora, facciamo un po' di marketing.

Anzitutto, come potrete vedere, c'è anche un'anteprima leggibile (Ah! Le prime pagine non sono vuote per errore! E' pensato per la stampa, quindi le pagine bianche sono da me state lasciate appositamente vuote).

Se siete pigri, e non volete nemmeno leggervi l'anteprima: se vi piace la fantascienza, se vi piace il "pulp", se vi piace l'horror, se vi piacciono i libri a tema drogastico, bene, questo libro fa per voi!

Altrimenti, vistine i contenuti, un po', ehm, come dire, "hard" (non porno, intendiamoci), vi consiglio di evitare assolutamente di comprarlo.

Non scherzo, penso ne verreste offesi...

;-)

Ciao,

Davide.

p.s.: Ah, incidentalmente, capisco come possa essere nato il mito dei "demoni" (quelli della creazione, intendo): quando mi sono trovato a rileggere i capitoli a tema piu' strettamente fantascientifico, mi sono talmente meravigliato di quanto fossero strani ed elaborati da spaventarmi!

 
 
 

Ricordando l'11 Settembre 2001

Post n°44 pubblicato il 11 Settembre 2007 da retiarius72
 

Da buon a-religioso quale sono, io non prego.

In ogni caso volevo commemorare la triste evenienza dell'11 settembre, sia per rispetto di chi mori', sia sperando che gli artefici di quelle stragi cambino e si rendano conto che, malgrado le istanze che essi stessi rappresentano non siano in tutto sbagliate o deprecabili (gente, il mondo di oggi qualcosa che non va ce l'ha: l'80% delle ricchezze mondiali è posseduto, prodotto e assorbito dal 20% della popolazione), esistono modi più degni del terrorismo cieco e massacratore per fare valere le proprie ragioni.

Per fare ciò, a mio parere, non c'è niente di meglio che "Imagine" di John Lennon.

Imagine there's no Heaven
It's easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people
Living for today

Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace

You may say that I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will be as one

Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man
Imagine all the people
Sharing all the world

You may say that I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will live as one

Peace,

Davide.

Per chi non conoscesse l'inglese, eccone la traduzione:

Immagina

Immagina non ci sia il Paradiso

E’ facile se ci provi

E nessun Inferno sotto di noi

Sopra di noi, soltanto il cielo

Immagina che tutti

Vivano per l’oggi

(Vivano alla giornata)

Immagina non ci siano nazioni

Non è difficile farlo

Nessuno da uccidere e nessuno per cui morire

E nessuna religione

Immagina che l’umanità

Viva la vita in pace

Puoi dire che io sono un sognatore

Ma non sono il solo

Spero che un giorno ti unirai a noi

E il mondo sarà unito

(E il mondo sarà come una cosa soltanto)

Immagina non ci sia il possesso

Io penso che tu possa

Nessun bisogno di avidità, niente più fame

E la fratellanza degli uomini

Immagina che tutti

Condividano il mondo intero

Puoi dire che io sono un sognatore

Ma non sono il solo

Spero che un giorno ti unirai a noi

E il mondo sarà unito

(E il mondo sarà come una cosa soltanto)

(Per chi, invece, l'inglese lo conosce meglio di me: perdonate le eventuali maccheronicità)

 
 
 

Spora!_Par. 11

Post n°43 pubblicato il 10 Settembre 2007 da retiarius72
 

 

- § 11

Per qualche istante rimase nella posizione che aveva dovuto assumere per buttare giù il muro – gambe divaricate e braccia allungate davanti a sé, con i palmi rivolti verso la torma di pazzoidi che stava per assalirli – poi, due eventi contemporaneamente lo spinsero ad accovacciarsi con una velocità tale che parve che qualcuno gli avesse mozzato i tendini: da un lato, le urla dell’avanguardia degli psicotici che li stava fronteggiando, che parevano le grida dei dannati dell’Inferno, e, dall’altro, il rumore dell’arma automatica di Ago, che pareva una sequela di colpi di tosse.

Aveva visto quattro di loro cadere e il resto del gruppo incazzarsi più che mai.

Hack-hack-hack-hack!, aveva continuato a fare l’arma di Ago.

Davvero, parevano proprio colpi di tosse; quelli di un robot tubercolotico, magari, ma pur sempre tali.

Si voltò, vide in faccia Ago mentre cambiava bersaglio, sparava, cambiava bersaglio, sparava ancora e capì che sarebbero potuti diventare grandi amici: fantastico, sembrava l’invitato di un cocktail party, che, con indifferenza, passava dagli hors d’oeuvre ai canapè, e, da questi, alle tartine di patè de fois gras. Lui pensava di essere un cazzuto dalle palle fredde, ma, a quanto pareva, Ago gli dava sei miliardi di punti.

-"SPARA! CAZZO, DANIELE, SPARA!", gli aveva urlato questi, rimuovendolo dall’incantesimo in cui pareva essere precipitato.

Sfilò la Beretta a fuoco variabile che teneva in una fondina sotto l’ascella sinistra, si guardò attorno, valutò che ancora davanti avevano in piedi almeno una decina di invasati - troppi, cazzo, che la missione fosse destinata a fallire prima ancora di cominciare? – e mise il selettore nella posizione intermedia.

Come sempre, invece, il rumore che fece la sua machine gun quando faceva fuoco dopo aver collocato il selettore su "Raffiche Brevi" fu quello di un vestito che si strappava con violenza.

Brraaapp-Brrraapp-Brraaapp-Brrraapp!, aveva fatto.

Uno degli Enfant – un ragazzo che avrà avuto vent’anni - aveva passato incredibilmente il fuoco di sbarramento (ancora non ricordava come fosse stato possibile) e, con una Katana, quasi gli aveva affettato un braccio.

Mentre il samurai si voltava con una velocità impossibile, puntando alla sua testa ("Questo bastardo mi vuole decapitare", pensò con orrore Daniele), si risolse a sparargli in faccia.

Fece fuoco, e mentre vedeva il cranio del ragazzo esplodere, fu spostato di peso da Ago, che, a quanto pareva, evidentemente spazientitosi, aveva deciso di cambiare arma.

-"Giù ragazzo, o ti arrostisco!", gli aveva detto con la sua voce baritonale, sempre però con una calma assolutamente invidiabile.

Quello che seguì era troppo orrendo da ricordare, perfino per lui.

Una cosa rammentava, con particolare nitore: il lanciafiamme messo loro a disposizione dalla Matsumoto gli era sembrato più una fiamma ossidrica direzionabile a lunga gittata che non uno Zippo portatile.

Una ragazza si era salvata dalla carneficina, ma sarebbe stato meglio se fosse morta subito.

-"Cazzo, che massacro", gli pareva di avere detto ad Ago mentre, costernato, si guardava attorno.

-"O noi, o loro, ragazzo. Ricordati: siamo dei professionisti. Nessuna rabbia, nessun rancore. O noi o loro. L’importante è togliersi di qua, ora, e concentrarsi sul nostro obiettivo", gli aveva risposto Ago (su questo non aveva dubbi).

Aveva guardato la ragazza a terra e gli si era stretto lo stomaco.

Aveva dei bei lineamenti, doveva avere non più di diciotto o diciannove anni, e, ci scommetteva, era stato il destino a fotterla. Il braccio sinistro pareva un tronco di legno semi-carbonizzato e il torso e le gambe erano ricoperte da ustioni di terzo grado. Non sarebbe durata più di qualche ora, eppure non urlava. Li aveva guardati con un odio indicibile - il quale aveva fatto pensare a Daniele ad un ragazzino che aveva visto in un manicomio criminale, un ragazzino che gli era sembrato un indemoniato e che lo aveva guardato come si guarda una farfalla cui si vorrebbero staccare le ali con impeto sadico - eppure aveva sofferto in silenzio. Nemmeno una parola. Li avesse insultati, magari si sarebbe sentito appena meglio e, invece, niente. Fosse nata in un’altra città, magari soltanto in un altro quartiere, ne era sicuro, e non sarebbe diventata il mostro deviato che in quel momento aveva giaciuto ai suoi piedi.

-"Decidi in fretta, ragazzo, dobbiamo andare", gli aveva detto unicamente Ago.

Aveva capito quali fossero i suoi pensieri, e li aveva rispettati.

Anche quell’atteggiamento non aveva fatto che aumentare la stima nei suoi confronti.

Si conoscevano da pochissimo, ma, se lo sentiva, sarebbero potuti diventare ottimi partner.

Aveva messo il selettore su "colpo singolo", aveva puntato alla di lei testa, aveva fatto fuoco ed era tornato a concentrarsi sull’obiettivo primario della missione.

Cazzo, a quanto Matshita aveva detto loro, dovevano salvare la città di Torino.

Era meglio quindi se si fossero dati una mossa.

... segue

 
 
 
 
 

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