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Quanto si puo' essere obiettivi nel giudicare sè stessi? Dipende da quanto, in generale, si è onesti, oppure è un'operazione, dato l'oggetto dell'analisi, impossibile in sé? Non lo so, davvero, non lo so. Sì, insomma, ad essere sincero, a scrivere fiction, mi reputo bravino, però quello che noto sistematicamente è quanto poco i miei post inducano chi li legge al commento (e qualcuno che lo fa, presumo, ci deve essere, visto che i counter lievitano)... Sarà che in realtà non scrivo cose interessanti ma soltanto emerite, compiaciute ad auto-referenziali stronzate? Boh, non so nemmeno questo. Mettiamola così, certe volte, quando mi leggo (quando leggo scritti che io stesso ho prodotto, per capirci), mi trovo divertente. Se poi arrivo a considerarmi acuto, sagace e realmente originale, beh, non saprei... Di sicuro c'è che, certe volte, mi faccio ridere. Alle volte, addirittura, mi scappa di dirmi: "Ma questa da dove cavolo mi è uscita?" So che può parere bizzarro, specie a chi non scrive, però, credeteci o no, alle volte mi capita di rileggere dei miei stessi scritti e meravigliarmi alla grande, così come se ad elaborarli non fossi stato io, ma qualcuno di profondamente diverso da me. E' difficile essere giudici di sé stessi, però un pregio credo di averlo: se mi faccio pena, riesco a dirmelo. E adesso veniamo al perché di questo post. "Storia di Asmodeo" è un libro che ho scritto anni fa (dieci, per la precisione), e che pochi mesi fa, preso dal ghiribizzo indottomi da una mia "fan" (si fa per dire), è stato revisionato da cima a fondo. E il risultato, liberi di crederci o meno, non è poi così malaccio. Questa è la risposta datami da quella stessa fan che mi ha indotto a rivederlo: "Woooo...!! Comunque sì, ho letto il tuo romanzo... Che dire... M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-O-O-O-O-O-O!!! L'ho finito di leggere l'altro giorno, è veramente bello, questa versione è anche molto più, come dire, elaborata, della precedente e l'ho trovata veramente fantastica...a parte che adoro il tuo stile di scrittura e lo sai, ma sul serio, è un ottimo scritto". Bene, perché sei qui a raccontarcela, vi direte voi? La questione è che sono pigro, quindi di stamparne copie e copie per mandare in giro il cosiddetto "manoscritto" non ho proprio avuto voglia. E poi, fatto non da poco, sono vigliacco (sì, insomma, non su tutto e per tutto, certo lo sono quando si tratta di ricevere un giudizio). Ora come ora non mi va di ricevere un rifiuto formale da una casa editrice (specie uno di quelli pre-stampati), preso come sono dai complimenti e dalle incitazioni che ho ricevuto. Ecco che, quindi, ho pensato a Lulu. Come potete trovare questo libro? O andate su www.lulu.com, e, nel "cerca" digitate "Storia di Asmodeo" (credo sia meglio cercarlo senza virgolette), oppure, più brevemente, cliccate su questo link http://www.lulu.com/content/1016230 Noterete che c'è la possibilità di scegliere tra 2 prezzi: uno, 5 euro, è quello relativo alla versione dowloadabile, l'altro, 14,46 euro è quello relativo alla versione cartacea, che vi verrà spedita per posta (credo che cliccando sul secondo link il prezzo relativo al download non si veda!). Ed ora, facciamo un po' di marketing. Anzitutto, come potrete vedere, c'è anche un'anteprima leggibile (Ah! Le prime pagine non sono vuote per errore! E' pensato per la stampa, quindi le pagine bianche sono da me state lasciate appositamente vuote). Se siete pigri, e non volete nemmeno leggervi l'anteprima: se vi piace la fantascienza, se vi piace il "pulp", se vi piace l'horror, se vi piacciono i libri a tema drogastico, bene, questo libro fa per voi! Altrimenti, vistine i contenuti, un po', ehm, come dire, "hard" (non porno, intendiamoci), vi consiglio di evitare assolutamente di comprarlo. Non scherzo, penso ne verreste offesi... ;-) Ciao, Davide. p.s.: Ah, incidentalmente, capisco come possa essere nato il mito dei "demoni" (quelli della creazione, intendo): quando mi sono trovato a rileggere i capitoli a tema piu' strettamente fantascientifico, mi sono talmente meravigliato di quanto fossero strani ed elaborati da spaventarmi! |
Da buon a-religioso quale sono, io non prego. In ogni caso volevo commemorare la triste evenienza dell'11 settembre, sia per rispetto di chi mori', sia sperando che gli artefici di quelle stragi cambino e si rendano conto che, malgrado le istanze che essi stessi rappresentano non siano in tutto sbagliate o deprecabili (gente, il mondo di oggi qualcosa che non va ce l'ha: l'80% delle ricchezze mondiali è posseduto, prodotto e assorbito dal 20% della popolazione), esistono modi più degni del terrorismo cieco e massacratore per fare valere le proprie ragioni. Per fare ciò, a mio parere, non c'è niente di meglio che "Imagine" di John Lennon. Imagine there's no Heaven Peace, Davide. Per chi non conoscesse l'inglese, eccone la traduzione: Immagina Immagina non ci sia il Paradiso E’ facile se ci provi E nessun Inferno sotto di noi Sopra di noi, soltanto il cielo Immagina che tutti Vivano per l’oggi (Vivano alla giornata) Immagina non ci siano nazioni Non è difficile farlo Nessuno da uccidere e nessuno per cui morire E nessuna religione Immagina che l’umanità Viva la vita in pace Puoi dire che io sono un sognatore Ma non sono il solo Spero che un giorno ti unirai a noi E il mondo sarà unito (E il mondo sarà come una cosa soltanto) Immagina non ci sia il possesso Io penso che tu possa Nessun bisogno di avidità, niente più fame E la fratellanza degli uomini Immagina che tutti Condividano il mondo intero Puoi dire che io sono un sognatore Ma non sono il solo Spero che un giorno ti unirai a noi E il mondo sarà unito (E il mondo sarà come una cosa soltanto) (Per chi, invece, l'inglese lo conosce meglio di me: perdonate le eventuali maccheronicità) |
- § 11 Per qualche istante rimase nella posizione che aveva dovuto assumere per buttare giù il muro – gambe divaricate e braccia allungate davanti a sé, con i palmi rivolti verso la torma di pazzoidi che stava per assalirli – poi, due eventi contemporaneamente lo spinsero ad accovacciarsi con una velocità tale che parve che qualcuno gli avesse mozzato i tendini: da un lato, le urla dell’avanguardia degli psicotici che li stava fronteggiando, che parevano le grida dei dannati dell’Inferno, e, dall’altro, il rumore dell’arma automatica di Ago, che pareva una sequela di colpi di tosse. Aveva visto quattro di loro cadere e il resto del gruppo incazzarsi più che mai. Hack-hack-hack-hack!, aveva continuato a fare l’arma di Ago.Davvero, parevano proprio colpi di tosse; quelli di un robot tubercolotico, magari, ma pur sempre tali. Si voltò, vide in faccia Ago mentre cambiava bersaglio, sparava, cambiava bersaglio, sparava ancora e capì che sarebbero potuti diventare grandi amici: fantastico, sembrava l’invitato di un cocktail party, che, con indifferenza, passava dagli hors d’oeuvre ai canapè, e, da questi, alle tartine di patè de fois gras. Lui pensava di essere un cazzuto dalle palle fredde, ma, a quanto pareva, Ago gli dava sei miliardi di punti. -"SPARA! CAZZO, DANIELE, SPARA!", gli aveva urlato questi, rimuovendolo dall’incantesimo in cui pareva essere precipitato. Sfilò la Beretta a fuoco variabile che teneva in una fondina sotto l’ascella sinistra, si guardò attorno, valutò che ancora davanti avevano in piedi almeno una decina di invasati - troppi, cazzo, che la missione fosse destinata a fallire prima ancora di cominciare? – e mise il selettore nella posizione intermedia. Come sempre, invece, il rumore che fece la sua machine gun quando faceva fuoco dopo aver collocato il selettore su "Raffiche Brevi" fu quello di un vestito che si strappava con violenza. Brraaapp-Brrraapp-Brraaapp-Brrraapp!, aveva fatto.Uno degli Enfant – un ragazzo che avrà avuto vent’anni - aveva passato incredibilmente il fuoco di sbarramento (ancora non ricordava come fosse stato possibile) e, con una Katana, quasi gli aveva affettato un braccio. Mentre il samurai si voltava con una velocità impossibile, puntando alla sua testa ("Questo bastardo mi vuole decapitare", pensò con orrore Daniele), si risolse a sparargli in faccia. Fece fuoco, e mentre vedeva il cranio del ragazzo esplodere, fu spostato di peso da Ago, che, a quanto pareva, evidentemente spazientitosi, aveva deciso di cambiare arma. -"Giù ragazzo, o ti arrostisco!", gli aveva detto con la sua voce baritonale, sempre però con una calma assolutamente invidiabile. Quello che seguì era troppo orrendo da ricordare, perfino per lui. Una cosa rammentava, con particolare nitore: il lanciafiamme messo loro a disposizione dalla Matsumoto gli era sembrato più una fiamma ossidrica direzionabile a lunga gittata che non uno Zippo portatile. Una ragazza si era salvata dalla carneficina, ma sarebbe stato meglio se fosse morta subito. -"Cazzo, che massacro", gli pareva di avere detto ad Ago mentre, costernato, si guardava attorno. -"O noi, o loro, ragazzo. Ricordati: siamo dei professionisti. Nessuna rabbia, nessun rancore. O noi o loro. L’importante è togliersi di qua, ora, e concentrarsi sul nostro obiettivo", gli aveva risposto Ago (su questo non aveva dubbi). Aveva guardato la ragazza a terra e gli si era stretto lo stomaco. Aveva dei bei lineamenti, doveva avere non più di diciotto o diciannove anni, e, ci scommetteva, era stato il destino a fotterla. Il braccio sinistro pareva un tronco di legno semi-carbonizzato e il torso e le gambe erano ricoperte da ustioni di terzo grado. Non sarebbe durata più di qualche ora, eppure non urlava. Li aveva guardati con un odio indicibile - il quale aveva fatto pensare a Daniele ad un ragazzino che aveva visto in un manicomio criminale, un ragazzino che gli era sembrato un indemoniato e che lo aveva guardato come si guarda una farfalla cui si vorrebbero staccare le ali con impeto sadico - eppure aveva sofferto in silenzio. Nemmeno una parola. Li avesse insultati, magari si sarebbe sentito appena meglio e, invece, niente. Fosse nata in un’altra città, magari soltanto in un altro quartiere, ne era sicuro, e non sarebbe diventata il mostro deviato che in quel momento aveva giaciuto ai suoi piedi. -"Decidi in fretta, ragazzo, dobbiamo andare", gli aveva detto unicamente Ago. Aveva capito quali fossero i suoi pensieri, e li aveva rispettati. Anche quell’atteggiamento non aveva fatto che aumentare la stima nei suoi confronti. Si conoscevano da pochissimo, ma, se lo sentiva, sarebbero potuti diventare ottimi partner. Aveva messo il selettore su "colpo singolo", aveva puntato alla di lei testa, aveva fatto fuoco ed era tornato a concentrarsi sull’obiettivo primario della missione. Cazzo, a quanto Matshita aveva detto loro, dovevano salvare la città di Torino. Era meglio quindi se si fossero dati una mossa. ... segue |
Inviato da: asmodave
il 01/10/2009 alle 00:35
Inviato da: Anonimo
il 23/03/2008 alle 15:40
Inviato da: Anonimo
il 25/12/2007 alle 21:50
Inviato da: Anonimo
il 14/10/2007 alle 14:20
Inviato da: mohamed21
il 14/10/2007 alle 13:42