Personale

Pagina Quinta

La pagina è vuota. Soltanto poche parole che scorrono lungo un foglio strappato: "Vorrei poter fuggire lontano" .

Poi degli schizzi di penna. Di quelli che si tracciano, magari, mentre qualcuno ti sta parlando. Forse una pausa. Forse la fine. O forse solo l'inizio. O soltanto voglia di non narrare vicende che incominciano a prendere forma.

"Pagina quinta" . Appena l'inizio. O soltanto la fine. Oltre queste parole, il nulla.

Soltanto questa camera d'albergo. Soltanto una coincidenza. Soltanto fogli. Di quelli in cui inserisci la le tue iniziali sottotitolate da segni interpuntati.

Guardo. Ormai è notte. Ho fame. Peccato. Avrei voluto continuare a leggere queste vicende. Decido di uscire, fare quattro passi in questa città, così intensa di notte. Scendo, chiudo i pensieri, e mi gusto le vie della città. A piedi. A sentire gli odori che intercetto. Là, un fritto di una rosticceria. Che buono! Ho tanta fame. Però mi hanno consigliato un ristorante su una delle vie più belle.

Mi fermo. E' rosso. Aspetto. Scatta il verde. Mi avvio a passi lenti. Davanti ai miei occhi il teatro. La magia del teatro. E le morse della fame. Passo avanti. Mi accolgono. Il ristorante ha il suo ingresso proprio lì. Mi aspetto una cena fantastica. "Prego signore", una ragazza sorridente mi porge il menù. Io, le candele, il telefonino, la fame e la voglia di quella storia. Sapevo che una sarebbe stata "saziata" in quel luogo.

Dell'altra, ancora, non sapevo nulla.