Il Vento Del Tempo

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Ieri mi sono vergognato di essere italiano

Post n°122 pubblicato il 15 Dicembre 2010 da Lare_il_silenzio
 
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Ero al lavoro con la TV accesa sul canale italiano, non mi ero accorto di nulla! All'improvviso un gruppo di miei colleghi italiani si avvicina alla TV preoccupati. Incuriosito mi avvicino anche io e quello che vedo mi fa rabbrividire! Scene di guerriglia urbana che ricordano quelle di violenza degli anni '70.

Eppure un attimo priva avevo visto dei cortei pacifici che manifestavano contro la fiducia al governo in modo civile. I cortei, partiti da diversi punti della città, formati da studenti, precari, esponenti dei centri sociali e del coordinamento "Uniti contro la crisi", di cui fanno parte gli operai della Fiom, gli aquilani e i cittadini di Terzigno anti-discarica, avevano animato le strade del centro, sorvegliato speciale fin dalle prime luci dell’alba. Piccoli eccessi come il lancio di petardi, finiti all’interno dei Mercati Traianei e nei Fori, l’accensione di fumogeni e cori contro il Governo. Queste cose ci stanno anche. Sono comunque persone animate da una necessità comprensibile o meno questo non sta a noi giudicare.

Mentre continuo a guardare la TV mi viene un mente una frase di Gandhi
"la violenza è malefica e non può essere giustificata".

Le avvisaglie che la protesta poteva essere più dura ci sono state prima davanti al Senato e poi nei pressi della Camera. Dal corteo a più riprese si sono staccati gruppetti di ragazzi.  Li guardo... volto travisato da sciarpe nere e cappuccio nero della felpa, tutti ragazzi giovanissimi, poca politica in testa ma molte azioni di violenza urbana nel curriculum: risse in strada e da stadio. Lanciano bottiglie e petardi contro i blindati. Alcuni sacchetti di letame e poi fumogeni e bombe carta in via degli Astalli, una strada proprio dietro palazzo Grazioli. Davanti al Senato ancora petardi, bombe carta, vernice colorata e fumogeni. Il tentato assalto ad alcuni blindati con pale e mattoni, presi da un camioncino, provoca la prima carica della polizia. Da qui in poi è la cronaca di un giorno di violenza inaudita. I nuovi black bloc si staccano dal corteo e in poche centinaia seminano terrore e devastazione. Ovunque passano sfondano le vetrate di banche, danneggiano auto, sradicano segnali stradali e li usano come ariete contro le vetrine. Questi personaggi non hanno nulla a che fare con i cortei che manifestavano prima.

I violenti percorrono il lungotevere incendiando cassonetti e raccogliendo armi improvvisate. Poi arrivano a piazza del Popolo, diretti a Montecitorio, e a via del Corso si scatena la battaglia urbana con l’assalto a tre blindati della Guardia di Finanza a colpi di bottiglie, bastoni, pietre. Mazze vengono usate per malmenare i finanzieri che sono a bordo. Una scena in particolare mi stringe il cuore, vedo uno dei militari, è inginocchiato a terra, quasi sopraffatto da alcuni giovani, con la pistola d’ordinanza impugnata nella mano destra, sembra difenderla dai manifestanti che volgliono sottrargliela. Poi fortunatamente arriva un suo collega che riesce a portarlo in salvo e tenedolo quasi abbracciato lo porta via.

Il fumo dei lacrimogeni e dei petardi invade via del Corso e le vie dello shopping ormai deserte con i negozianti asserragliati dentro e turisti e romani che fuggono. I teppisti addirittura erigono una barricata con cassonetti, fioriere, sedie tavolini dei bar di lusso di Piazza del Popolo. Poi le danno fuoco e creano una barriera di fiamme tra loro e i blindati che avanzano e spazzano via tutto.
I black bloc si ritirano a piazzale Flaminio e un gruppetto "viola" verso il Pincio e dalla celebre terrazza lanciano sassi contro tutto e tutti. Piazza del Popolo viene sigillata dai blindati, il Tridente, cioè le tre strade che si irradiano dalla piazza, cuore del centro storico, è isolato: l’atmosfera è surreale, quasi da coprifuoco. Il piccolo corteo di violenti si muove infine verso il Lungotevere e Prati seminando ancora devastazione.

Restimo tutti in silenzio, guardando la TV sgomenti. increduli. Dov'è finita la lotta ai principi fondamentali della non violenza? Maesti di questa filosofia ne abbiamo a bizzeffe, basta citare Ghandi, Marting Luther King, Nelson Mandela e, tanto per non andare troppo indietro nella storia, Aung san Suu Kyi. Se questa gente voleva ottenere l'appoggio dei cittadini romani alla causa contro un governo, giudicato, inacettabile, in questo modo hanno solo ottenuto disgusto.

Vi lascio con una celebre frase di Gandhi, forse troverete fonte di riflessione:
"Non scorgo né eroismo né sacrificio nel distruggere vite o proprietà, per offesa o per difesa".

 
 
 
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Data di creazione: 22/01/2006
 

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