l urlo silenzioso

saper leggere i pensieri degli altri e ritrovarsi a meditare sulla contezza del dire, mi riporta indietro nel tempo, quando gli autori erano per me, dei perfetti sconosciuti e la sorpresa delle parole mi rimaneva incanto nello scoprire che gli stessi battiti e gli stessi sospiri di cui leggevo, li ascoltavo nelle mie vicende quotidiane. Ed è così che mi sono rifugiato nella poesia, in quel luogo nascosto da tutti e da tutto..Noir

...in modo egregio, peraltro!! :) Non nasconderti troppo, lascia che anche gli altri si ritrovino riscaldati da riflessioni che hanno arricchito te!

MacBeth.....ricordi liceali....William ha sempre avuto una grande attrattiva...difficile, non per chiunque bel blog..Alessandro

Encomiabile. Non scherzo per niente, su di un tema del genere non scherzerei mai, men che meno potrei riderne. Encomiabile lo scritto di Shakespeare, encomiabile che tu lo usi per un post, che forse, e mi ci metto io per primo, non verrà compreso se non in parte... Oppure per nulla. Ma poco importa di questo, poco importa del fatto che io usi il mio stesso commento in modo egoistico, cioè per affermare che soffro anch ' io, e anche tanto. Ma, TANTO, a chi potrebbe importare del fatto che io soffra? Si soffre in tanti, in tantissimi : ma quel che voglio dire, dopo tanti giri di parole e tante virgole, sta nel fatto che, almeno per quanto mi riguarda, non è mica tanto facile dare voce, dar parola, a questo dolore, a tutti i tipi, le modalità e tonalità di dolore. Perché dico ciò ? Ma è semplice : paura dell ' incomprensione, addirittura della derisione del proprio dolore, da parte del " cosiddetto " nostro prossimo. Un dolore ai nostri stessi occhi definibile come " enorme, smisurato, qualcosa che ci fa mancare il respiro all' interno della sua angosciante e costante presenza " , ma agli occhi altrui risulta magari come " poca cosa ", se non anche fin troppo enfatizzato, ingrandito. È per motivi simili a questo, sempre che io sia riuscito ad esprimermi in maniera tale da potermi far capire, è per motivi simili dicevo, che a volte... oppure tante volte... preferisco il silenzio... tenermi tutto dentro. Eccessiva sensibilità la mia, oppure semplice codardia? Forse entrambe. Ma per me, per tante persone... non è facile, assolutamente non è facile, esprimere, esplicare, dar voce e PAROLA, come brillantemente dice Shakespeare... al nostro DOLORE. E questo è semplicemente, in modo agghiacciante... una perdita enorme. Sia per chi non parla, sia per chi non ascolta... perché non sa ascoltare. Ciao a te. Bello leggerti, anche riguardo altri tuoi post qui presenti. Roberto.

Ciao Roberto Probabilmente il succo del tuo discorso è nella percezione del dolore.Si parla di soglia del dolore in medicina, ma esiste anche quella dell'anima. E da li' nasce la paura della espressione dello stesso. A volte si passa per ipocondriaci del cuore. Ecco da dove nasce il titolo del blog: urlo silenzioso che si sfoga nella musica ....personale interpretazione :))