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I vizi capitali sono sette.
Affrescati nella memoria con il racconto dei gironi danteschi e ricordati dai contemporanei grazie al cinema, i vizi capitali sono introdotti da Tommaso d'Aquino, nel XIII secolo, all'interno del catechismo della Chiesa Cattolica.
Molto spesso è difficile capirne il significato della parola che li riassume.
Vediamoli insieme.
Lussuria, Gola, Ira, Invidia, Superbia, Accidia, Avarizia!
SUPERBIA
È il peccato più grave: chi ne è affetto si crede superiore a tutto e a tutti, è arrogante, orgoglioso, prepotente e presuntuoso, pensa di essere un dio sceso in terra a cui ogni cosa è dovuta e concessa. Tommaso d’Aquino definiva la superbia un «amore smodato per la propria eccellenza»: vera o presunta è tutto da verificare!
AVARIZIA
Secondo peccato capitale, l’avarizia è l’attaccamento smodato al denaro e ai beni materiali. Si tratta di un vizio strettamente legato all’avidità, ovvero alla tendenza ad accaparrarsi ricchezze senza freni e più del dovuto. L’avaro custodisce gelosamente i propri beni, incurante dei bisogni del prossimo. L’avarizia è tra i peccati capitali in quanto un legame troppo stretto con i beni materiali implica l’allontanamento da sentimenti spirituali ed è causa della povertà altrui.
LUSSURIA
È stato definito, assieme all’accidia, il peccato del nostro tempo e tutto ce lo testimonia. Dai giornali alla televisione, dai salotti della politica ai luoghi più impensati, la lussuria è un vizio onnipresente. Si tratta della bramosia eccessiva nei confronti del sesso, dei rapporti carnali, una ricerca smodata del contatto fisico che finisce per diventare spersonalizzato e per non abbracciare l’interezza dell’altra persona.
GOLA
È un peccato molto comune, quello della gola: consiste nell’incapacità di moderazione nell’assunzione di cibo. Perché è incluso tra i peccati capitali? Il peccato originale di Eva può dare una parziale spiegazione, ma la risposta alla domanda è da ricercarsi nella tendenza di alcune – tante – persone a non ascoltare davvero i bisogni del proprio corpo. Peccatori di gola sono sia coloro che assumono smodate quantità di cibo, finendo nell’obesità, sia coloro che invece volontariamente non ne assumono abbastanza e finiscono per ammalarsi di anoressia e bulimia.
INVIDIA
Possiamo definire l’invidia come una tendenza di autodifesa di chi si sente inferiore rispetto ad un altro: questo meccanismo passa per la distruzione dell’immagine altrui al fine di salvaguardare il proprio orgoglio e la propria dignità. Anziché cercare di valorizzare positivamente le proprie qualità, l’invidioso prova risentimento per qualcosa che non gli appartiene. A differenza degli altri peccati, l’invidia non procura piacere: è anzi un continuo logoramento dell’anima.
IRA
La rabbia che acceca, che domina, che offusca le capacità razionali, che fa urlare contro chiunque, specialmente contro chi ha acceso la miccia. La collera che sconvolge, travolge, investe chi la prova. Sesto peccato capitale, l’ira è legata ad un eccesso di passione: è una violenta reazione a qualcosa a cui si è contrari e che non si accetta. L’iracondo si lascia spesso andare a questi moti estremi, le sue parole e i suoi gesti non hanno limiti.
ACCIDIA
Settimo e ultimo peccato capitale, l’accidia caratterizza il nostro tempo insieme alla lussuria. È il peccato della pigrizia, dell’indifferenza nei confronti di se stesso e degli altri, dell’indolenza, dell’apatia, della tendenza alla depressione.
Qual è il Peccato Capitale che vi contraddistingue?
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