Nel punto più alto del Polo Nord, al 70° parallelo a nord dell’Equatore, sorge la fabbrica di Babbo Natale, dove lavorano centinaia di elfi e folletti.
Questi lavorano per fabbricare miliardi e miliardi di giocattoli per accontentare tutti i bambini del mondo.
Questo è quello che leggevo sempre sui libri ogni volta che arrivava il Natale.
Non credevo all’esistenza di questa fabbrica né tanto meno a quella di Babbo Natale, degli elfi e dei folletti, fino a quando io, le mie amiche e un nostro caro esploratore abbiamo deciso di andare sul Polo Nord, per esplorarlo.
Siamo partiti con il dirigibile “AITAK” e, quando siamo arrivati sulla banchisa, tutto era ricoperto di ghiaccio, pulito e duro.
Qua e là sorgevano igloo, che da fuori sembravano piccoli, ma all’interno erano grandissimi. Sembrava di essere in un deserto freddo.
L’immenso silenzio era interrotto dal verso delle foche e dei trichechi.
Mi sarebbe piaciuto tantissimo restare ad ammirare il paesaggio, ma ecco che la nostra guida era arrivata e dovevamo seguirla.
Ci inoltrammo verso il piccolo villaggio abitato da Samoiedi tutto bianco e gelato, per riposare.
Quella notte, però, io e le mie amiche Atrebor e Tamsita non riuscivamo a dormire e così indossammo le nostre pesanti mantelle e ci inoltrammo nel buio.
Ci mettemmo tutte e tre sulla slitta trainata da lupi e, dopo alcune ore di viaggio, arrivammo in un posto tutto illuminato.
La fortissima luce non riusciva, però, a sciogliere i due ghiacciai che avevano al centro una grandissima casa.
Questa aveva un giardino dove erano parcheggiate tante buffe slitte e dove c’erano tante renne, alcune delle quali con un buffo naso rosso che lampeggiava.
Il cancello era formato da due statue di eschimesi, con in testa il classico cappello rosso e bianco di Natale, e sul naso un campanello.
Dato che avevamo smarrito la strada, suonammo quei campanelli, che subito si misero a cantare “Jingle Bells” e, quando la canzone terminò, il cancello si aprì e noi entrammo.
In quella grande casa vedemmo gli elfi e i folletti intenti a costruire dei giocattoli e poi arrivò un signore dall’aspetto molto simpatico.
Questi ci spiegò che su quella casa nevicava tantissimo, perché c’era bisogno proprio della neve per costruire i giocattoli che, una volta fatti ghiacciare, venivano dipinti con splendidi colori.
Ci riempì di caramelle e proprio quel gesto ci fece capire che lui era proprio Babbo Natale: ognuno di noi aveva avuto proprio la caramella del suo gusto preferito.
Da allora, per me Anedita e le mie amiche Atrebor e Tamsita, il Natale è sempre più bello, perché sappiamo che quelle leggende sono vere.
Ogni anno ci arriva una bellissima cartolina firmata: Babbo Natale, elfi e folletti.
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