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Post N° 439

Post n°439 pubblicato il 22 Ottobre 2005 da copiasocialblog

tatatataaaa!! ed ecco a voi....

...la Direttiva Bolkestein!

prima di tutto, diciamo che Bolkestein era commissario ai tempi della Presidenza Prodi. qualcosa, vorrà pur dire.

punto di vista corrente (sinistra ed estrema sinistra):

"La proposta considera allo stesso modo tutti i servizi, sia che si tratti o meno di servizi di interesse generale. In particolare, non tiene conto delle esigenze specifiche in termini di sicurezza, sanità, garanzia di accessibilità e di finanziamento, preservazione della diversità o della sottrazione alle regole della concorrenza, che sono indispensabili in determinati settori."
" Considera altresì le cure mediche, la cultura o l'insegnamento come servizi economici in concorrenza, allo stesso modo della riparazione di un'automobile."
"questa volontà di semplificazione amministrativa rimetterà in discussione le norme essenziali per il buon funzionamento della sanità: esigenze legate al numero minimo di dipendenti, alle tariffe obbligatorie, ai limiti fissati in funzione della popolazione o della distanza geografica minima. Questa sarà la fine del nostro sistema attuale di copertura delle cure sanitarie."
"Tale principio favorisce il prestatore del servizio, che non dovrà far altro che stabilirli all'interno dello Stato dell'Unione europea più lassista a livello sociale e fare di tale paese la propria base per agire all'interno di tutti gli altri Stati membri sfuggendo alle regolamentazioni più rigide."
In questo modo, lo Stato membro di distacco si vede proibire tutta una serie di misure dirette, rendendo impossibile il controllo delle condizioni di lavoro dei lavoratori distaccati. A titolo esemplificativo, uno Stato membro non potrà più imporre al lavoratore distaccato di tenere dei documenti sociali sul proprio territorio."

ecc...
che, spiegata così, in effetti mette un po' in allarme.
(brani tratti dal sito www.stopbolkestein.org)

ma...
c'è qualcuno che la pensa diversamente:

"la crescente opposizione alla cosiddetta "direttiva  bolkestein" sui servizi, anche da parte degli stessi politici che l’avevano finora appoggiata, non può non apparire come una delle numerose manifestazioni di un sempre più allarmante "masochismo europeo". In effetti, scopo della direttiva era proprio di dare un colpo d’acceleratore alla realizzazione del mercato unico nel campo dei servizi, seppur in modo progressivo e con un gran numero di deroghe finalizzate a non urtare le sensibilità dei paesi più refrattari alle riforme in questo campo (come la Francia). Gli effetti della direttiva si farebbero sentire sia sull’occupazione che sulla crescita europea, in piena sintonia con i tanto strombazzati obiettivi di Lisbona. Ma i governanti sembrano avere perso l’audacia e la lungimiranza sia dei padri fondatori che dei loro emuli che, in anni più recenti, hanno contribuito allo sviluppo dell’Unione. Preferiscono continuare a enunciare obiettivi e a seguire le paure, spesso infondate, di una parte dell’elettorato piuttosto che varare le riforme necessarie per fare uscire l’Europa dalla stagnazione"
"La direttiva in questione non mette in pericolo nè i sistemi di welfare di cui lei parla (e che peraltro differiscono in modo sostanziale da paese a paese) nè i servizi pubblici o le tutele dei cittadini "all'europea" (che poi differiscono anch'essi notevolmente da paese a paese). Infatti la direttiva menziona espressamente una serie di campi in cui il principio del paese d'origine non vale e in cui prevale invece la legislazione del paese ospite. Questi campi includono il diritto del lavoro (compresi quelli risultanti dai contratti collettivi), i requisiti relativi alle qualifiche professionali, le modalità di erogazione e finanziamento dei servizi pubblici (inclusi i servizi sanitari pubblici e l'educazione pubblica), le normative di carattere ambientale, sanitario e urbanistico, la tutela dei consumatori, etc. Per di più, la direttiva stabilisce che il principio del paese d'origine non si applica ai cosiddetti lavoratori "in distacco" (cioè quelli che lavorano per un'impresa di servizi in un paese diverso da quello d'origine per brevi periodi), che rimangono coperti da un'apposita e preesistente direttiva (96/71/EC). Per intenderci, un'impresa di costruzioni polacca non può lavorare in Italia applicando ai suoi lavoratori il diritto del lavoro e/o il contratto collettivo di settore polacco. Infine, la direttiva esclude esplicitamente una serie di settori non-manufatturieri che sono coperti da altre direttive: i servizi finanziari, i trasporti, l'energia e l'acqua, i servizi di comunicazione e loro reti."

brani tratti dal sito www.lavoce.info
per i maliziosi, specifico che "La voce" non è un covo di pericolosi liberisti affamatori del Popolo, ma un think-thank economico di sinistra riformista e sindacale.

se volete leggere tutta la direttiva (che non sarebbe male), potete farlo qui.

buone riflessioni.

gian.

PS sui liberi professionisti (avvocati, architetti, ingegneri, consulenti e via e via e via...): è ovvio che se un professionista di un altro Paese potesse esercitare in Italia a tariffe inferiori, romperebbe un po' i coglioni...o no? ma qui si apre anche il discorso degli Ordini Professionali e la cosa si fa complicata...

:)

 
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