Creato da: emanuelemonduzzi il 02/04/2008
beachlife e altro

Area personale

 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Cerca argomento

Visualizza i "TAGS" per scegliere uno degli argomenti trattati nel blog.
 

Tag

 

Ultime visite al Blog

emanuelemonduzziAriannaRattinisgonfiotherside73crcalabriarenzopdgl0fontagiannidott.danieliombelinanicobosc2008giandotfragilissimpibol74federicavercellipallavoloadamas
 

Ultimi commenti

 

 

 

Beach Volley Gate: lo scandalo FIPAV/FIVB (8a puntata)

Post n°26 pubblicato il 13 Novembre 2008 da emanuelemonduzzi
 
Foto di emanuelemonduzzi

(PER VEDERE LE PUNTATE PRECEDENTI RICERCA I "TAGS" BEACH VOLLEY GATE)

POLITICA E BEACH VOLLEY

L'imperterrito tentativo delle federazioni di boicottare gli eventi PROSERIES procedeva su tutti i fronti ma c'erano alcune mosse ai massimi livelli politici ancora da venire.

Come già detto, e lo ripeteremo fino alla noia, il progetto PROSERIES era semplicemente quello di fare eventi di beach volley in cui tutte le parti coinvolte fossero contente del lavoro svolto, senza poi trascurare anche quelle attività collaterali (p.es training camp per bambini gratuiti) che rendono una manifestazione veramente completa.

Le federazioni non potevano tollerare in alcun modo questo tipo di concorrenza che ovviamente non potevano far passare per tale bensì per qualcosa di illegale o "contro le leggi" dello sport insomma qualcosa che ne minasse il potere (e ci risiamo con potere).

Forse pochi si sono fermati a riflettere sul valore di PROSERIES e sull'importanza della parola concorrenza. Lo hanno fatto i beachers? Cosa succederà quando Rcs non organizzerà più il Campionato Italiano (cosa oramai certa)? Cosa succederà se i montepremi verranno unilateralmente abbassati? Cosa succederà quando le condizioni per partecipare ad un torneo saranno sempre più capestro (tasse di iscrizione sempre più care, mai vitto ed alloggio pagati...)? La sola esistenza di un altro soggetto diciamo sul mercato dava almeno la speranza per un beacher di poter dire "beh se continua così vado a giocare nelle PROSERIES", cosa che è stata detta al sottoscritto al telefono da parecchi beachers contattati a riguardo.

Lo hanno fatto i local promoters sempre vessati dalle angherie federali? Molti degli  organizzatori contattati furono restii dal voler collaborare solo per paura di ritorsioni federali perchè già coinvolti con altre attività col volley indoor non perchè le cosiddette "hosting conditions", e lo stesso concept dell'evento PROSERIES, non fossero competitive. Facile proporre eventi dicendo: vuoi la tv? allora paghi la produzione; vuoi le ballerine? allora le paghi a parte etc. PROSERIES ha sempre cercato, a volte riuscendoci a volte no, di migliorare sempre più i servizi offerti agli organizzatori.

Ma torniamo alla cosiddetta politica. PROSERIES era da tempo affiliata a Libertas uno dei tanti enti di promozione sportiva sotto l'egida del CONI. Libertas ovviamente era stata informata sin da subito di tutte le attività svolte da PROSERIES (era stata stipulata anche una partnership ufficiale per il beach volley) e di tutte le querelle con la FIPAV ed FIVB.

Ma la pressione esercitata da FIVB sulla FIPAV da questi sul CONI da questi su Libertas da questi su PROSERIES crebbe a vista d'occhio. La prima pressione fu fatta per l'utilizzo del logo CONI da parte di PROSERIES. PROSERIES aveva infatti adempiuto a tutte le procedure necessarie per la registrazione nell'albo nazionale delle Asd ed era stata pertanto codificata in tal senso. PROSERIES aveva poi pubblicato il logo del CONI sul proprio sito a dimostrazione del fatto che l'associazione aveva compiuto un percorso di qualità strutturale. Il fatto era comunque marginale e fatto in assoluta buona fede pensando di non fare nulla di così clamoroso. Provate giusto per curiosità a digitare su Google 'logo' e 'Coni' e vedrete come migliaia (ripeto migliaia) di associazioni pubblichino serenamento il logo del Coni. Ma in questo caso occhi nefasti scrutavano ogni giorno il sito PROSERIES, non tanto per reperire informazioni, bensì per trovare ogni possibile pretesto per attaccare PROSERIES e farla passare per i criminali che addirittura osavano usare il proibitissimo logo del Coni. Così arrivò la prima raccomandata a firma Pagnozzi, personaggio che fino a quel momento avevo visto solo in televisione, che aveva il tempo di occuparsi di un'associazione piccola come PROSERIES. Ma quello era solo il primo passo di boicottaggio politico.

Alla prossima puntata. Stay tuned.

(Nota del redattore: mi scuso per i tempi lunghi fra una puntata ed un'altra ma anche in questi giorni gli eventi sono in divenire e non è facile focalizzare ogni singolo sopruso subito nel passato più o meno recente anche se, statene certi, NON ne dimentico nessuno!)

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

FACEBOOK

Post n°25 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da emanuelemonduzzi
 

Emanuele Monduzzi ha attivato il proprio profilo su FACEBOOK:

Emanuele Monduzzi has opened his profile on FACEBOOK:

http://www.facebook.com/profile.php?id=585774513&ref=name

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

"MilesEater" alla SPARTATHLON

Post n°24 pubblicato il 01 Ottobre 2008 da emanuelemonduzzi
 
Foto di emanuelemonduzzi

Purtroppo l'amico Piero Paganelli (alias "The MilesEater"), nonché mio mentore podistico, si è ritirato per problemi muscolari poco oltre la metà della terribile SPARTATHLON (http://www.spartathlon.gr) ultramaratona di 256 km (duecentocinquantasei) da Atene a Sparta.

Peccato Piero! Sarà per la prossima edizione.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Beach Volley Gate: lo scandalo FIPAV/FIVB (7a puntata)

Post n°23 pubblicato il 26 Settembre 2008 da emanuelemonduzzi
 
Foto di emanuelemonduzzi

(PER VEDERE LE PUNTATE PRECEDENTI RICERCA I "TAGS" BEACH VOLLEY GATE)

LA GRANDE GUERRA

Come ricordato nell'ultima puntata la sola idea di far nascere qualcosa di indipendente nello sport aveva già fatto scatenare la FIPAV e la FIVB pronti a boicottare con ogni mezzo, leale o sleale, i cosiddetti reietti che avevano anche solo pensato di schierarsi contro il sistema. Ribadisco ulteriormente che il progetto PROSERIES era quello di essere PRO beach volley e non CONTRO tizio o caio...ma ovviamente è più facile far passare quest ultimo concetto per il proprio tornaconto di POTERE.

POTERE ma che cosa è il potere? La definizione più immediata è quella di definire il potere come l'influenzare la volontà altrui ma in questo caso siamo ad un livello superiore: riuscire a fare passare per giusto ciò che è ingiusto, far passare il male per il bene, far credere che il carnefice sia la vittima e viceversa. Non solo bisogna riuscire ad imporre la propria volontà e le proprie verità, ma bisogna riuscirci senza che nessuno obietti o protesti in tal senso.

La Grande Guerra ebbe così inizio. Devo ammettere che fece un certo effetto ricevere la prima email da parte del FIVB Beach Volley Department. I toni erano sempre un arguto misto fra l'intimidatorio, il legalese e la diffamazione: il mix perfetto. La prima fase era sempre quella di attaccare il nemico mettendolo sulla difensiva, poi i sottointesi in legalese facevano capire che gli avvocati a libro paga stavano già studiando tutte le carte a loro disposizione per studiare ogni possibile azione, infine c'era la parte diffamatoria che chiariva sin da subito, soprattutto agli occhi dei terzi in genere, chi erano i cattivoni del caso.

L'attacco più diretto fu ovviamente nei confronti degli atleti, da sempre la parte più debole e volubile, non solo nel beach volley ma probabilmente dell'intero mondo dello sport. Si menzionavano vere e proprie scomuniche di anni con pene di ogni tipo per coloro che avessero osato solo collaborare con ProSeries ivi inclusi anche eventuali bambini che avessero agito da raccattapalle durante i tornei.

La prima cosa che saltava all'occhio fu l'entità delle pene minacciate: si parlava addirittura di 5 anni di squalifica; se un giocatore di una qualsiasi categoria pallavolistica avesse tirato giù dal seggiolone e preso a pugni e calci un arbitro mai avrebbe rischiato una tale punizione; tantomeno chi avesse commesso irregolarità sportivo-disciplinari, per esempio mi vengono in mente le storie dei vari atleti transfughi cubani, sarebbe incappato in tale gogna.

La seconda cosa era la pianificazione a 360° dell'attacco che doveva coinvolgere anche tutti gli sponsor, comuni ospitanti, media partner etc. in pratica le federazioni nazionali avrebbero dovuto contattare tutti coloro che avevano a che fare con ProSeries per fare terra bruciata intorno ed ovviamente tagliarne le risorse. Qui però mi saltò all'occhio già una prima sottigliezza: la FIVB delegava, eufemismo per dire che imponeva, alla federazione nazionale di fare il cosiddetto 'lavoro sporco'. Non è n particolare di poco conto: in pratica la FIVB annunciava proclami terroristici ma poi ben si guardava dallo sporcarsi le mani. L'effetto però, soprattutto agli inizi e per fortuna di ProSeries, fu quello di una valanga-al-contrario nel senso che quando arrivava a valle l'effetto devestante di tali azioni si era già ridotto di parecchio.

Infine venivano menzionate assurdità allo stato puro come le squalifiche 'a priori':  anche i cosiddetti atleti non-tesserati, che quindi nulla avevano a che fare attualmente con le federazioni, erano passibili di squalifica retrodatata; in pratica era come voler minacciare di licenziare qualcuno da una ditta per la quale non lavora.

Che contromosse applicare? Ognuno diceva la sua, chi si perdeva nei dettagli dicendo che le squalifiche dovevano valere solo per il beach volley e non per la pallavolo, chi pensava di risolvere la cosa politicamente, chi studiava azioni legali etc. ma la mia visione era ben chiara sin dall'inizio: andare avanti lavorando sodo e continuare ad organizzare belle manifestazioni, questa era la migliore strategia, inutile voler sfidare il nemico nel terreno a lui congeniale, politica ed azioni legali, di cui si cibava quotidianamente.

E così fu ma non fu affatto semplice, soprattutto perchè il nemico doveva ancora muovere l'artiglieria pesante.

Alla prossima puntata.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Emanuele Monduzzi: esordio podistico alla Marcialonga Running

Post n°22 pubblicato il 08 Settembre 2008 da emanuelemonduzzi
 
Foto di emanuelemonduzzi

Domenica 7 Settembre è stata la data del mio esordio nel mondo del podismo, esordio leggermente postumo all’età di 38 anni e dopo essermi dedicato anima e corpo negli ultimi dieci anni a tuttaltro sport come il beach volley.

Per iniziare questa nuova avventura ho scelto la Marcialonga Running (www.marcialonga.it), gara che si disputa in luoghi a me noti per motivi turistici (Val di Fiemme) e che si sviluppa in una distanza ragionevole (25 km) anche se mai fatta dal sottoscritto. Le procedure per l’iscrizione vengono completate facilmente già settimane prima e noto già una certa efficienza nella macchina organizzativa: sarò il numero 291.

Il paragone col mondo del beach volley è presto fatto: nel beach volley la burocrazia lavora per depennare più possibile gli atleti, nel podismo bastano invece poche cose e ben chiare per tutti.

 

Così siamo a Domenica 7 Settembre: i compagni di avventura per questa giornata sono l’amico Chicco, che ci seguirà in bicicletta con qualche vettovoglia, e Piero Paganelli il mio mentore, anche lui iscritto alla gara, colui che mi ha aperto gli occhi su questa parte di mondo dello sport.

Una premessa su Piero Paganelli (http://www.ultrafatica.altervista.org/) è doverosa: Piero non è un podista qualsiasi ma fa parte di quella cerchia di fuori categoria, eufemismo, che fanno gare letteralmente inumane tipo la Nove Colli Running, giusta per citarne una, anche se il suo vero obiettivo stagionale si chiama Spartathlon, un nome che evoca rispetto e timore in tutti gli ultramaratoneti. Piero mi accompagnerà giusto per sgranchirsi le gambe e farmi da lepre.

 

Il primo impatto alla partenza a Moena è piuttosto forte. Atleti già sudatissimi che si riscaldano da tempo su e giù per i tornanti, gruppi sportivi che arrivano in massa, macchina organizzativa in perfetto moto…ma la cosa che più mi colpisce è la “flora e fauna” che colora il mondo del podismo. Gente di tutti i tipi: alti, bassi, belli, brutti, grassi, magri, dritti, storti…senza parlare poi dell’abbigliamento, coloratissimo e superaccessoriato. Lontanissimo il mondo del beach volley dove gli atleti sono praticamente tutti omogenei ed anche coloro che giocano a fare gli alternativi alla fine sono più omologati di tutti gli altri.

Lungi da me disprezzare questo guazzabuglio umano, anzi: la prima cosa che ho imparato nel podismo è che colui che può sembrare il vecchietto pensionato mezzo storto, in gara ti può seminare senza alcuno sforzo e lasciarti kilometri e kilometri indietro.

Io stesso non rinuncio al mio abbigliamento da beacher con short fiorato e canotta da torneo di beach volley, d’altraparte sono sempre un beacher nell’animo.

La gara sta per avere inizio, non sono teso ma solo un po’ preoccupato, riuscirò a farcela?

Si comincia: i blasonati partono ad una velocità alla quale io farei i 100 metri, mentre io e Piero ci posizioniamo sin dalla griglia nelle retrovie per non intralciare quelli che vogliono partire a razzo per fare il tempo così come si dice in gergo.

I primi 6 kilometri mi servono per rompere il fiato, poi cerco di trovare il mio passo fino al 13-14° kilometro senza farmi condizionare da quelli che mi sono vicino; qui Piero è bravo a darmi qualche dritta. Finalmente la gara procede per il meglio e riesco a godermi il paesaggio, che conosco già, ma dal fondovalle lo spettacolo è sicuramente più suggestivo.

18° km: le gambe cominciano ad essere dure e fiocanno i primi crampetti: a questo punto bisogna ricorrere ai metodi della vecchia scuola così mandiamo il fido Chicco a recuperare grissini e birra. Ora va meglio.

Al 21° kilometro, prima della terribile salita finale, decido di “liberare” l’amico Piero, mio fido scudiero fino a quel momento; Piero parte come una furia inerpicandosi sui tornanti come se fosse in discesa con dietro Chicco che fatica a stargli dietro in bicicletta. Ora sono solo, tocca a me.

Il fiato è esaurito, lo stomaco è chiuso a tappo, le gambe non girano più: mi rimangono solo cuore e orgoglio. Che fare? Arrivare mestamente al traguardo magari camminando ma senza rischi oppure gettare il cuore oltre l’ostacolo? Tiro il fiato per qualche centinaia di metri poi decido di ripartire e di farlo in salita dove sono sicuro che nessun altro a questo punto lo farà. Lo spirito competitivo, fino a quel momento da me ignorato, mi dà quegli stimoli per risalire quelle posizioni che fino a qualche kilometro prima mi sembravano insormontabili.

Ultimo kilometro: mamma mia che emozione vedere quel cartello che oramai pensavo si fossero scordati di posizionare. Faccio l’ultimo sorpasso su una signora norvegese, all’apparenza anzianotta ma con un fisico da spaccalegna.

Ultimi 200 metri: qui la storia diventa molto personale. I miei amici mi aspettano vicino al traguardo, mio figlio di 5 anni mi corre incontro gridando ‘forza papà’ e si mette vicino a me correndo gli ultimi metri a mio fianco assieme a Piero che nel frattempo mi era tornato a prendere. Sarà stata l’emozione di vedere la reazione di mio figlio al mio arrivo, sarà stata la fatica accumulata ma faccio tutto il rettilineo finale in lacrime. Sento il bip del chip che rileva il mio passaggio e lo speaker che annuncia il mio arrivo ufficiale. E’ finita. Ce l’ho fatta.

Sono 1011° con un tempo pachidermico di 3h15’33’’. Dopo di me ne arriveranno altri 18 in tutto.

 

 

Finalmente relax anche se sommessamente ho già un tarlo che mi lavora dentro: mi sono già iscritto alla Maratona di Ravenna, la mia città, e riesco solo a pensare ma ‘chi me lo ha fatto fare’, frase che ho letto più volte nel blog di molti runners.

 

Non so cosa mi riserverà il futuro ma sono contento di questa prima avventura nel mondo del podismo.

 

Questo racconto potrebbe finire qui se non fosse per un particolare epilogo qualche ora dopo la fine della gara. Piero mi chiede ‘Come si chiama quella montagna lì davanti?’ ed io ‘Quello è il Cermis alto circa 2.200 metri’. Piero mi guarda e si va a mettere le scarpe e mi dice ‘Ok, vado e torno’.

Ma questa è un’altra storia.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963