.verità nuda e cruda.

Post n°6 pubblicato il 05 Marzo 2006 da baghera113

Intere giornate di mal di pancia e la cacca che non arrivava mai all'uscita...a nulla servivano i rimedi della nonna fatti di minestrone e clisteri di acqua calda.
Quel giorno era il turno dei fermenti lattici alla fragola.
E il mucchietto d'ossa trotterellava senza sosta attorno alla grande casa.
E la fialetta miracolosa in mano era il microfono di una nenia infantile che aveva come coro i passeri e le cicale della campagna.
Lui acerbo e bellissimo sorrise, la prese per una manina e la portò all'ombra.
Nella baracca sgangherata l'aria le regalava un brivido di sollievo sulla pelle nuda.
La fece accomodare sulla vecchia sedia ricoperta di ragnatele e poi, Lui si chinò di fronte a me.
-"Dove senti male?"- disse chinandosi e accostò l'orecchio al mio pancino...ma inaspettatamente le sue grandi mani mi cinsero i fianchi con fermezza costringendomi a mettermi in piedi di fronte a lui. 
Girò il volto e spinse il naso tra le mie cosce e con un unico violento respiro si riempì i polmoni dell'odore acre di pipì che proveniva dalle mie mutandine. 
Il cuore iniziò a battermi in petto con la violenza della grandine che improvvisamente devasta un campo di germogli, la mia innocenza.
Con un paio di dita le mie mutandine si ammainarono sui piedini scalzi e impolverati e mi ficcò lì  il suo respiro violento.
La sua bocca.
La sua lingua.
Gli occhi miei sgranati e fissi nel nulla.
Gli occhi suoi sgranati e iniettati di sangue di bestia.

Sentivo addosso il disgusto del sudore della sua fronte.
Sentivo addosso il bagnato della sua saliva calda.
Sentivo addosso un fuoco.
Sentivo addosso la morte.

La mia voce non esisteva più, rimasta sepolta in un angolo della mia gola.
La mia pelle fremeva di freddo ma ero fradicia di sudore, di goccie salate che mi rigavano il viso, ma No, No non erano lacrime. No. No.
Dentro di me era come esplosa una bomba.
La mia infanzia non esisteva più, era svanita su quella sedia, uccisa con l'arma del piacere, avvolta in un sudario chiamato orgasmo.
-"Come stai? Ti è passata la Bua?"- Ma io non rispondevo e stringevo così forte la boccettina marrone dei fermenti lattici alla fragola, che la cima delle dita era completamente esangue.
Io non rispondevo ma oltre l'atto, non riesco neanche più a ricordare o a mettere bene a fuoco cosa sia accaduto dopo...
-"Sarà il nostro segreto va bene?"- "Quando mi vedi qui da solo e vuoi giocare con me vieni pure, ma deve essere il nostro segreto. Hai capito?" - "Guarda qui: possiamo chiudere questa porta col lucchetto e nessuno può vedere dentro"- 
E finalmente il mio sguardò si alzò dal nulla e mi accorsi che attraverso il tetto di vetroresina verde, tutto aveva cambiato colore.
dall'alto cadevano i petali bianchi del ciliegio ed erano le lacrime del cielo che venivano a coprire come una bara la purezza infantile che non esisteva più.
Mi rimise le mie mutandine.
Le sentivo appiccicate al mio piccolo sesso bagnato.
Uscii dalla baracca.
Continuai a girare per ore attorno alla  grande casa gialla e scrostata con la mia fialetta stretta tra le manine, ma non cantavo più...
Da quel pomeriggio d'estate cantarono solo le cicale.
La bambina spensierata era morta sotto l'ombra  e il sangue del ciliegio.

 
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Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 04 Marzo 2006 da baghera113

...ieri ho passato talmente tanto tempo al computer    che mi sono dimenticata del cibo.... fosse questa la cura??? forse non la pensano esattamente così le 7 lavatrici di panni da stirare che stanno per distruggere l'asse da stiro........  ...meno male che oggi sono di buon umore!!!!!!!!! ....ho fatto proprio la scelta giusta ad aprire questo blog...sisisisisi. Ne sono sempre più convinta. Baghy.

 
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-fine giugno-

Post n°4 pubblicato il 03 Marzo 2006 da baghera113

Canottierina a costine e mutandine bianche.
Così, seminuda e scalza trotterellavo canticchiando attorno a casa...la bisnonna Carlotta diceva sempre che il calore della terra guarisce le ossa ed il corpo...e così avevo preso ad imitarla e avevo gettato i sandali da qualche parte...giravo,giravo,giravo e ancora scalza giravo attorno alla grande casa mezza grigia e mezza gialla.
"Vuoi un albicocca piccoletta?"...Come erano buoni quei frutti appena colti dalla pianta, ce ne era un cesto pieno...Una, due, tre...quindici metri e una manciata di albicocche mi separavano ancora dalla tragedia.            Lo seguii come un cagnolino che aspetta che cada qualcosa dal piatto di portata.
Immobile dietro di Lui, mentre toglieva il lucchetto dalla porta della baracca di eternit, sotto i miei piedini nudi sentivo pungere i noccioli delle ultime ciliegie cadute dai rami sovrastanti...puzzavano di marcio...ma io ero troppo piccina per capire che il fetore arrivava da Lui e non dai frutti...

Si mise a segare un tubo di ferro stretto nella morsa del banco da lavoro. Io lo fissavo divertita e imbambolata. Per me era tutto nuovo. Lui era giovane e bello come mio padre che non vedevo mai. Mi accoccolai sull'unica sedia sgangherata lì di fianco, così da poter osservare meglio.
"Cosa bevi da quella boccetta?" - "La medicina per la bua, ho la tosse" - "Hai la tosse? Ma io ti posso guarire! Sono un dottore!! Vuoi giocare al dottore con me?"
Cosa mai sarebbe potuto succedermi? Mi aveva regalato i frutti, e io detestavo le fialette marroni!
"SI" cinguettò la mia vocina.

Quel SI fu l'inizio della mia fine.
Dell'incubo di cui ancora oggi porto addosso i segni nel corpo e nell'anima.

 
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.Giugno 1982.

Post n°3 pubblicato il 01 Marzo 2006 da baghera113

Era d' estate quando ci trasferimmo.

Ricordo ancora il pulmino blu che venne a raccattare le nostre poche cose, le facce dei nuovi vicini di casa nascoste dietro le imposte semichiuse a chiedersi quale assurda novità avrebbe riservato la giornata.
Mi scaricarono insieme a qualche altro pacco sul grigio piazzale antistante la vecchia casa, e forse fu per il caldo che andai a cercare sollievo sotto l' unico albero presente, che impavidamente continuava a crescere senza terra, scavando nel cemento lunghi solchi con le radici.
I raggi del sole infiltrandosi tra le foglie imbiondivano ancora di più i miei capelli ramati.  Alzai la testolina, e correndo con la fantasia che solo a 4 anni si può avere, stringendo forte gli occhietti e arricciando il nasino cercai di capire in quale parte del cielo arrivassero i rami di quell'ippocastano. 
Quella pianta sarebbe poi diventata il mio più caro amico per molti anni a venire.

Ero sempre stata una bimba piuttosto malaticcia e infatti nonostante la stagione mi presi una brutta bronchite.
La cura di tutto fu un bel cocktail di antibiotici, vitamine e fermenti vari...io odiavo il sapore di frutta marcia che ti laciavano in bocca quelle fialette, e così, giravo ore ed ore attorno a quella grande casa, costantemente accompagnata dal mio flaconcino marrone dove ogni tanto mettevo la punta della lingua per berne qualche goccia... ma non finiva mai.
Forse fu proprio durante uno di quegli interminabili pomeriggi di calura, dove ad eccezione delle cicale, tutto tace ed è silenzio, forse durante una di quelle mie passeggiattine spensierate, durante uno di quei silenzi rotti dalle melodie di qualche canzoncina intonata per tenermi compagnia da sola che Lui mi vide.

Lui mi vide, e in quel momento decise di rubarmi l'anima.

 
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28 febbraio ...martedì grasso...la mia festa...

Post n°2 pubblicato il 28 Febbraio 2006 da baghera113
Foto di baghera113

 grazie a tutti per l'accoglienza che mi avete fatto. Sono davvero rimasta colpita. Ho tanta paura. Ho bisogno più che mai di tutto il vostro sostegno morale per uscire da questo baratro infernale.

A volte vorrei essere senza le mani. Sono bravissima a fare un sacco di cose con le mani, ma quando scatta la crisi è come se loro avessero un proprio cervello che gli ordina di contiuare a riempirmi la bocca di cibo. Il peggio viene dopo...quando quel senso di frenetico e irrazionale senso di appagamento svanisce e devi fare i conti con te stessa, devi trovare il coraggio di guardarti nello specchio e a malincuore dire ancora "HO PERSO". E poi uscita dal bagno, fare i conti con il resto del mondo: mettersi in fretta la solita maschera per far vedere a tutti che va comunque e sempre tutto bene. 
Non voglio più vivere in questo modo schifoso. Devo imparare a volermi bene, ad accettare il mio passato, devo farmi entrare in questa testa che tanto indietro non si può tornare. Devo farlo. Vorrei poter dire che VOGLIO farlo, ma ho paura. Paura dell'ennesima promessa fatta a me stessa e non mantenuta. Se potete statemi tutti vicino. Mi sento così sola che quando ho visto quei 6 commenti alla mia piccola "prefazione" sono scoppiata a piangere come una bambina. Se vi va, se potete, se lo volete statemi vicino.    Baghy









 
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