Creato da bartelio il 18/11/2006
il diario infimo di bartelio

Area personale

 

Tag

 

immagine

 

Archivio messaggi

 
 << Novembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30  
 
 

immagine

 
immagine
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

immagine

 

 

« SaigonRoma. Sfregiata la "Font... »

Patente di guida

Post n°74 pubblicato il 19 Maggio 2007 da bartelio
 
Foto di bartelio







Alcuni giorni fa ho letto sul blog di midnait sciadov una notizia che mi ha turbato e cioè che midnait sciadov medesima avrebbe cominciato di lì a poco le guide per la patente dell'auto e in cuor mio ho ringraziato, non dio perché non sono credente, ma l'entità sconosciuta e misteriosa che ha fatto in modo che nascessi tanti tantissimi anni fa in una regione molto distante da quella in cui midnait risiede.

Poi mi è venuta in mente tutta una serie di cose legate alla patente di guida e a quando la presi io ventitrè anni fa o giù di lì. In quel periodo storico avevo diciotto anni, ero bellissimo, come possono testimoniare le foto d'epoca e le copertine delle riviste; ebbi una breve carriera come modello di fotoromanzo tanto che ancora oggi mi capita che alcune signore mature mi riconoscano per strada e mi chiedano "ma lei delle volte non era tavolari il divo dei fotoromanzi" e io sorrido educato, faccio come un sorriso malinconico che vuol dire tutto e nulla, perché sono un mago del non detto, e dico un "beh sì" molto come dire e intanto traccio un cerchio immaginario sull'asfalto con la punta della scarpa.

Bisogna dire che questi fotoromanzi ebbero una diffusione modesta, solo locale, quindi ammetto che nessuno di voi ne abbia mai sentito parlare, lo ammetto senza fatica. Andava così, più o meno, che io aprivo solo la bocca, non dicevo niente e poi dopo alcune settimane scoprivo che significavano le pose, perché il direttore della fotografia e lo sceneggiatore ci dicevano solo quel poco che bastava, tipo "ora guarda dalla finestra assumi un'espressione assorta grattati la testa" e poi scoprivo settimane dopo che mentre mi grattavo la testa dicevo "cara forse è meglio se ripensiamo tutto il nostro matrimonio", oppure guardavo dalla finestra e dicevo "guarda cara il sole tramonta e imporpora le nubi all'orizzonte e pare che tramonti per noi": parlavamo così ventitrè anni fa nei fotoromanzi di provincia.

Ma per tornare alla patente, ricordo bene la prima volta che mio padre mi lasciò prendere la macchina per portare gli amici a bere qualcosa, ricordo fu tanti anni fa nel 1984, estate del 1984; un caldo boia, zanzare a sciami, fiumi in secca cielo bianco poi sempre più torvo, mai una goccia d'acqua, magliette che si appiccicavano alla pelle: però nessuno che parlasse dell'imminente fine del mondo e questo era un bel vantaggio rispetto ai tempi nostri. Forse in quel periodo storico i giornalisti credevano che la fine del mondo fosse in fondo una cosa meritata, e noi con loro.

Avevo superato da poco il corso di scuola guida, lo teneva un mio parente cioè il marito di una cugina di mia mamma, una con la bocca cavallina. Questo marito di cugina era -bisogna dirlo- un vero bastardo, del tipo che io appena salito la prima volta gli chiesi "quante lezioni faremo" perché io ero spiantato e le lezioni costavano tipo ventiduemila lire, una cifra, e lui fece una risata del cazzo e disse "quante servono": bastardo. Poi ogni volta le lezioni duravano un'ora circa e lui ogni volta faceva fare un giro, parcheggiare in salita, le solite cose e poi faceva accostare alla scuola guida, scendeva e diceva "aspetta qui" e se ne stava dentro la scuola guida per dieci quindici minuti a sparare stronzate con la segretaria e intanto il tempo scorreva e io pensavo alle ventiduemila lire ma non osavo dire niente per via della parentela, della timidezza e di un sacco di altre cose che ancora adesso se ci penso mi viene il sangue verde.

Ognimodo questo stronzo faceva anche l'autista di pullman a tempo perso e tradiva la cugina, sempre a tempo perso, tanto che poi alla fine si sono separati. Questa è una cosa che merita una digressione piccina perché dà un po' il senso della merda che gira da queste parti. Questi due erano appunto un istruttore di scuola guida e autista di pullman in nero e una parrucchiera che non faceva le ricevute fiscali o le faceva false e avevano un pacco di soldi alto così, tanto che si erano fatti una mega villa accanto alla casa dei genitori di lei. Una sera invitarono me e Paola, la mia fidanzata, a fargli visita e ricordo questa casa enorme su più piani, non esagero: minimo tre piani, e appena entrati io guardo Paola e dico a bassa voce "mah" e lei mi strizza l'occhio e poi ci fanno vedere il soggiorno, uno stanzone enorme pieno di cuscini, ricordo cuscini ovunque, una cosa tipo anfiteatro greco, tipo che c'erano scalini e cuscini, un grande televisore, tutti i cuscini e io dico "bel soggiorno possiamo andare ora", ma la cugina dice "ma ahem questa è solo la taverna".

Infatti nel primo piano c'era un altro soggiorno vero con molti più cuscini e scalini, perché l'architetto aveva questa fissa degli scalini e la cugina ci spiegava tutta misteriosa che era per dare un'idea dei diversi volumi, diceva che era una cosa molto materica, e io facevo sì sì con la testa e guardavo paola con degli occhi. Poi c'erano bagni ovunque, loro erano solo due, non avevano figli e però a ogni piano c'erano minimo due bagni. Al secondo piano per chiudere in bellezza c'erano due bagni affiancati, tipo donne e uomini. Una cosa mai vista, io ero abituato a casa dei miei che quando dovevamo andare in bagno c'era la fila e poi quando tiravi lo sciacquone l'acqua scendeva e si sentiva un rumore prima tipo cascata poi uno schianto e poi come se grattassero il legno con una pialla rasposissima e per finire sentivi come il lamento di un cormorano ferito, che uno si chiedeva che diamine succedesse nella vaschetta di scarico, e poi sullo smalto del water c'erano tutti dei segni gialli che oramai mia madre si era stancata e non ci faceva più caso.

Fuori dalla villa c'era questo giardino che sembrava un'oasi naturalistica. Ricordo soprattutto il fatto dell'ulivo. Passandoci vicino io lo guardo e il bastardo lo indica e dice "eh bella pianta è costato un occhio della testa" e aggiunge una cosa come svariati milioni. Io non so che ulivo fosse e forse non era nemmeno un ulivo e non so se gli ulivi costino tutti quei soldi, però in quel momento pensai che doveva venire minimo dal giardino del getzemani.

Questi due non avevano figli perché lei era sterile e io credo che questa cosa sia un po' indicativa, tutti quei soldi, quelle stanze, i bagni, i cuscini eccetera, e nessuno che potesse spenderli, nessun erede, tutto questo accumulo di capitale inutile; pensate un po' quel che volete, ma io lo vedo come una metafora di qualcosa che però non vi dico, tirate voi le vostre conclusioni.

Ma l'inferno è molto più vicino di quel che si creda e difatti lei scopre che lui lo tradisce, cioè in poche parole si fa succhiare l'uccello da un'altra. Apriti cielo, finisce tutto in vacca, mia zia scandalizzata, lui se ne va e finisce la storia.

Comunque quello che volevo dirvi è che io vado a fare il mio primo giro in auto per la prima volta a Monza con gli amici e parcheggiamo in una stradina buia. Mio padre era ossessionato dal fatto che potessero rubarci la golf grigia. Era una golf tutta grigia opaca che avevamo comprata usata da mio zio che vedeva le volkswagen e era stata usata molto, anche per fare una rapina, tanto che la polizia aveva inseguito i ladri e sparato e nel rivestimento interno si vedeva ancora il foro del proiettile. Io usavo questa storia per adescare le ragazze, le facevo salire e cominciavo a dire minchiate e quando queste avevano gli occhi tipo mucche alla riscossa, tiravo fuori 'sta storia del foro di proiettile e poi subito dopo loro mi mettevano le mani e ci arrotolavamo le lingue, sbottonavo camicette, vestiti a fiori eccetera, era molto fico tutto ciò.

Ma questo pezzo doveva parlare d'altro, accidenti, della prima volta della patente di guida e di mio padre ossessionato dal furto dell'auto. Papà aveva inventato questo antifurto rudimentale, un pezzo di ferro tutto sagomato che si doveva infilare tra i pedali del freno e della frizione e bloccare con un lucchetto. Io scesi dall'auto e infilai con grande fatica l'antifurto; sudai sette camicie, poi rialzandomi urtai col braccio il sedile di guida e la chiave dell'antifurto mi cadde in un posto non precisato all'interno dell'auto. Dio santo, passammo quasi tutta la serata a cercarla, io e gli altri in quella dannatissima stradina buia.

Poi pochi giorni dopo con Paola andammo al ristorante cinese. Paola aveva questa ossessione dei ristoranti cinesi che a me invece non hanno mai detto molto. Sta di fatto che una volta seduti arriva la cameriera cinese, io leggo il menu e non ci capisco granché, indico a caso un paio di cose mentre Paola è ancora tutta intenta a leggere e poi lei mi fa "chiedi che significa pollo con gli anacardi", cioè lo chiede a me come se io sapessi il cinese e io guardo la cameriera in piedi accanto a me con la matita sul blocchetto delle ordinazioni, sorride e dice sì con gli occhi e continua a sorridere e io le chiedo "scusi che è il pollo con gli anacardi cioè precisamente cos'è l'anacardo" e lei sorride fa sì con gli occhi e scrive sul blocchetto "sì pollo con anacaldi", al che Paola mi fulmina e dice "dille di no", io dico "no pollo con anacardi no" facendo anche dei gesti e lei sorride e dice "sì due polli con anacaldi poi saké o the cinese sì" scrive qualcosa e poi se ne va. Paola è nera mi guarda e dice "sei un cretino metti che adesso gli anacardi siano una verdura come gli spinaci te la mangi tu" e poi mi pianta un muso che non vi dico e non mi parla più.

E poi la serata ebbe un epilogo ancora più infelice perché a un certo punto Paola ruppe il mutismo e disse "ho dimenticato la borsetta in macchina vammela a prendere". Io non discussi perché già l'anacardo eccetera, andai alla macchina infilai la chiave nella serratura e zio bono la chiave si spezzò. Eravamo a Monza, era sera già un po' tardi e io avevo diciotto anni, Paola pure, c'era tra noi l'anacardo, il cielo era coperto, minacciava pioggia, era una sera di quelle come dire: persi la testa.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

Ultime visite al Blog

g19645venere_privata.xCostante116Cherryslsyd_curtissilcatttiriduzzi.giovanni89universalmoddona.mascherpavam1211963shot66gabriela.lairaso_terraLaDonnaCameldefranceschippaolo
 

Ultimi commenti

W Bartelio! Auguri! E un altro anno è passato su questo...
Inviato da: LaDonnaCamel
il 07/11/2013 alle 15:00
 
Chiedo scusa. (é ancora bello anzi bellissimo! E ancora...
Inviato da: LaDonnaCamel
il 15/03/2013 alle 17:40
 
E quindi A U G U R I !!! Chi l'avrebbe detto? questo...
Inviato da: LaDonnaCamel
il 07/11/2012 alle 09:36
 
Si sopravvive. :-)
Inviato da: syd_curtis
il 07/11/2012 alle 01:49
 
Che si fa? Come va?
Inviato da: molinaro
il 29/10/2012 alle 17:26
 
 

My spiritual guidance

 

Los fieros furnacios



The end is near

 
immagine
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 

Proprio dentro il mio cuoricino

 


 

Sul comodino

 

immagine

 

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963