"Provo solo a parlarti" le disse, cercando di coprire il rumore del vento. "E cerco parole come catene, per tenerti ferma, qui, un attimo, accanto a me, il tempo di una felicità perfetta. Non volare via".
Lei taceva, ascoltando quel che soffiava dalle parole di lui. Immaginava la propria vita d'aria e la fatica di risuonare, con il suo senso del ritmo stonato. Pensava a tutti i mondi che stavano oltre loro, quelli fatti solo di luce e quelli pesanti di terra. Pensò che lui sapeva navigare e gettare ancore. Si chiese cosa sapesse fare lei.
Vide l'aria color malva della sera e fece il conto delle lune e delle maree che sarebbero dovute crescere per quel solo attimo di vento e d'acqua, l'attimo di felicità perfetta. Poi solitari ritorni. Lei non avrebbe condiviso i suoi fondali, quelli stessi che frugava dall'alto, ogni giorno, con desiderio. Ci sarebbe stata bonaccia e ci sarebbe stata tempesta e stridìo di ancore e vele spiegate. Ci sarebbero stati echi, canti di sirene sull'acqua, portati dal vento. Poi sarebbe scesa silenziosa notte.
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