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Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 23 Dicembre 2007 da lindadanila

Tanti anni fa, in un piccolo paesino di montagna, viveva un famiglia composta da mamma, papà e due fratelli gemelli: una bimba e un bambino di circa otto anni.
La famiglia non era molto ricca, il papà preparava e commerciava gustosi formaggi fatti con il latte delle sue capre e delle sue mucche, mentre la mamma ricamava bellissime tovaglie che rivendeva al mercato, assieme a maglioni di lana, sciarpe e berretti di cui era una tessitrice instancabile.
Andrea e Marta, i due bambini di casa, andavano a scuola in un paesello vicino e passavano le loro giornate a studiare, giocare nei boschi e ad aiutare i genitori nelle loro faccende, come badare agli animali, tenere pulita la casa e coltivare l’orto.
A Natale, Andrea e Marta erano abituati a preparare con le lori mani dei piccoli regali per amici e parenti: una bambola di gesso, un animale intagliato nel legno, un piccolo quadretto dipinto o una pallina artigianale per l’albero. Erano pensieri molto semplici, ma anche molto apprezzati perché fatti da loro col cuore e con le proprie mani.
Anche i due bimbi non erano abituati ad avere grosse pretese: la mattina di Natale erano soliti trovare come doni noci, mandarini, qualche pastello per disegnare, dolcetti al cioccolato, a volte un pupazzetto per la Marta, una macchinina di legno oppure un soldatino per Andrea e magari anche due libri, uno per ciascuno, che i ragazzi si mettevano a leggere avidamente per tutta la mattina.
La famiglia poi si riuniva tutta attorno ad un tavolo, insieme anche ai nonni, allo zio Franco e la zia Maria, i 4 cuginetti e una simpatica coppia di anziani vicini di casa ed iniziava così un genuino pranzo all’insegna di cibi semplici ma buonissimi, accompagnati da canti di Natale e dalle meravigliose favole che ognuno raccontava a turno.
Alla vigilia di un Natale che non si sarebbero mai più scordati, Marta ed Andrea erano andati a letto presto, aspettando la nascita di Gesù Bambino e l’immancabile passaggio di Babbo Natale nei loro cieli montani, che non si scordava mai riempire le vecchie calze che la mamma appendeva al camino.
Quella notte scese moltissima neve, aveva iniziato a nevicare già dal mattino presto e faceva molto freddo: ad un certo punto però, tutto il paese venne svegliato dall’incalzante suono delle campane che sembrano impazzite, doveva essere successo qualcosa di grosso!
Tutti gli abitanti uscirono di corsa e si precipitarono a gran velocità, ancora mezzi addormentati, verso la chiesa e si trovarono alle prese con una brutta notizia: una valanga, ad est del paese, aveva sommerso alcune case e un piccolo albergo, si doveva intervenire subito e aiutare le persone che erano rimaste intrappolate nella morsa di gelo.
Tutta la notte ci fu un grande agitazione ma, grazie all’impegno di tutti, chi era rimasto sotto la neve venne portato in salvo e al caldo.
Il mattino seguente, quando Marta ed Andrea, che non si erano accorti di nulla, si svegliarono, corsero a vedere cosa c’era per loro sotto il camino ma non trovarono nulla, nemmeno le calze vuote.
I genitori, che erano stati fuori tutta la notte a scavare nel freddo, raccontarono ai bimbi che probabilmente, non avendo avuto tempo di attaccare le calzette, Babbo Natale aveva creduto che in quella casa non ci fossero bambini e se n’era andato.
I due gemelli rimasero molto male nell’apprendere che non avrebbero avuto nemmeno un piccolo regalo, ma appena seppero cosa era successo quella notte smisero di pensare ai dolcetti e alle matite colorate e si vestirono per il pranzo, prima però si imbacuccarono a dovere e si misero ad aiutare il babbo a spalare un po’ di neve davanti a casa.
Proprio mentre i gemelli si davano da fare con le pale, Costanza, la vicina di casa corse dai ragazzi e gli urlò:
“Bambini, bambini, ho una grande notizia per voi! Chiamate i vostri genitori e venite subito con me in paese, c’è una meravigliosa sorpresa per tutti!”.
Andrea e Marta arrivarono così in paese con i genitori e i vicini di casa e poco dopo incontrarono anche gli zii, i nonni e i cugini e, insieme praticamente a tutto il paese, vennero fatti accomodare in Municipio.
Qui, il sindaco aveva fatto allestire moltissimi tavoli in ogni stanza disponibile, mettendone alcuni addirittura nel giardino e nelle strade. Molte donne e uomini preparavano intanto manicaretti succulenti e sotto un grande abete pieno di luci vi era un’enorme distesa di pacchetti di  ogni forma e colore. C’erano cibo, regali e posto sedere per tutti.
La famiglia dei gemelli, si accomodò ad un tavolo e appresero dalla fornaia la ragione di tanta generosità: una delle persone che la sera prima era rimasta intrappolata sotto la valanga, era un ricchissimo industriale che dormiva con la moglie e i figli nel piccolo e caratteristico albergo fuori mano. Poiché il paese aveva tratto in salvo lui e la sua famiglia, gli era sembrato giusto ricambiare con un pranzo di Natale tutti assieme e con un mucchio di doni, soprattutto dedicati ai più piccoli.
Così in quel meraviglioso clima di festa, tutti uniti e pieni gioia, i gemelli, i loro genitori e tutti gli abitanti del paese poterono festeggiare un Natale davvero indimenticabile e speciale non solo per il pranzo e i doni, ma per la straordinarietà di un evento che nasconde poi il vero significato di questa festa: stare tutti assieme ed in pace, ricordando la nascita di Cristo.

 
 
 
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