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CRAXI PER SEMPRE

Post n°134 pubblicato il 11 Gennaio 2020 da jonwoo1998

 

Venti anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, migliaia di titoli erano stati pubblicati su quel periodo la cui storicizzazione iniziò in pratica fin da subito.

Nel 1965 si consideravano quelli avvenimenti ormai sufficientemente lontani per un approccio scientifico serio e ponderato

A venti anni dalla morte di Craxi (per non parlare di periodi precedenti come il '68 o il '77, della lotta armata e del terrorismo) invece siamo ancora qui a parlarne come se quel tempo non fosse mai passato.

Si proiettano sull'Italia degli anni '80 e '90 le idiosincrasie attuali, impedendo così una conoscenza realmente approfondita che un ventennio avrebbe dovuto perlomeno sedimentare.

A livello accademico, ovviamente, tale passo è stato fatto da tempo. Studiosi e ricercatori hanno prodotto una messe di studi abbastanza approfondita e interessante.

Ma è sul piano mediatico che tale operazione sembra non partire mai e, anzi, ad ogni di giro di boa si riaccende costantemente quella miscela micidiale fatta di “agiografia/rancore e scarsa conoscenza” che è cosa assai diversa anche dalla storiografia militante di qualche decennio fa. Anche se, bisogna dire, pure da questo lato la militanza ha spesso oscurato la serietà della ricerca.

Senza mettere in croce nessuno e senza analisi altrettanto superficiali, credo che “l'eterno presente” nel quale viviamo grazie a tecnologie sempre più in grado di metterci in relazione immediata e non mediata con il passato, abbia avuto la sua parte.

Del resto questa mescolanza permanente fra ieri e oggi porta anche ad imboccare strade che non portano da nessuna parte se non ad aumentare una grande confusione.

A mò di elenco della spesa voglio riportare alcuni punti e spunti di riflessione:

 

  • La gestione craxiana del partito socialista e poi del governo non ebbe mai un diretto consenso stratosferico, la famosa “onda lunga”, addirittura il il sorpasso sul PCI, non arrivarono mai e il PSI non divenne il primo partito della sinistra. Piuttosto, esso si inserì in un contesto pronto a ricevere determinati messaggi:

  • Craxi è personaggio politico interamente appartenente alla prima repubblica, non parla per slogan, non ha un look “giovane”, cura l'immagine ma propone quella di uno statista, ai congressi parla come si parlava nel '900;

  • tuttavia è anche l'”innovatore” che sull’onda del Reaganismo e del Tatcherismo, porta anche in Italia concetti legati al superamento del conflitto di classe, secondo una visione della storia del socialismo che porta ad accantonare Marx per riscoprire altri pensatori socialisti. Era già successo e proprio nel PSI da parte di Benito Mussolini (il Mussolini socialista, ovviamente);

  • Il piglio moderno e innovatore di Craxi piacque in realtà a tutto l’establishment e lo scontro con “Repubblica”, dopo una prima fase di innamoramento “anche fisico” come ebbe a dire lo stesso Giorgio Bocca, non si impuntò sui fondamentali ma sulle questioni “morali” e sulla corruzione. E, come spesso accade nel quotidiano “del barbuto”, per motivi di scontro personale e legato alla difesa di propri interessi (vedi il caso Mondadori, in cui Scalfari rispolverò anche il Meckie Messer di Brecht!);

  • I fondamentali della visione craxiana, erano, quelli sì,  condivisi da buona parte delle classi dirigenti e dominanti: l’eliminazione della scala mobile, la riduzione del PCI, lo scontro con i sindacati, il “pragmatismo”, insomma la riduzione del peso del conflitto sociale ma in un contesto di sdoganamento della ricchezza e del “divertimento” in realtà piacquero anche a molti dei postumi esaltatori (ma dalla memoria corta ) di Berlinguer. Quel PCI divenne stretto a questi militanti che, nel frattempo, nelle sezioni sostituivano Marx con Marilyn Monroe. Essi in realtà invidiavano quel percorso che avrebbero voluto seguire anch’essi. E che infatti seguiranno pochi anni dopo con la messa al bando della propria storia;

  • Tuttavia, quando venne a compimento il percorso, avviato dalla fine degli anni ‘70 ma accelerato dalla caduta del muro e dalla “messa in soffitta” di tutto ciò che odorava di “comunismo”, con la reazione violentissima delle classi dominanti, bisogna ammettere che la reazione di Craxi, ovviamente pro domo sua, fu degna di considerazione: rifiutò la demagogia della preferenza unica (vero viatico per le successive e antidemocratiche riforme) e del partito di “Repubblica” con un gesto assai poco “furbo” invitando gli italiani ad andare al mare, i quali, ovviamente reagirono esattamente all’opposto;

  • Così come la reazione “di forza” contro l’arroganza USA fu gesto unico nel contesto della storia del nostro paese:

  • La corruzione diffusa nel PSI è stata e rimane la vera questione divisiva. Dopo 20 anni però bisognerebbe iniziare a comprendere che non era quello il nodo problematico del PSI craxiano, ma quel nodo stava proprio nella politica post-conflittuale e liberista. Possiamo senz’altro dire che da quel punto di vista il pensiero craxiano ha vinto su tutta la linea. Ecco perché si preferisce ripiegare sulle vicende giudiziarie , oppure (come correttamente, dal suo punto di vista fa Renzi che ha interpretato il PD nell’unico senso con cui si poteva interpretare quel partito) sposarne a pieno il pensiero politico considerandolo un pioniere moderno;

  • rimane il fatto che Craxi sta ancora al di là della barricata, non è uno dei nostri giorni e la corruzione era un fatto legato alla conquista dell’egemonia non solo sul PCI ma anche sulla DC, usandone le stesse armi;

  • le indagini di Mani Pulite non furono un complotto, ma certo furono il portato di una diversa situazione nazionale e internazionale (poco prima di morire Moro aveva detto che la DC non si sarebbe fatta processare sulle piazze) dove la magistratura si trovò ad assolvere un ruolo molto pericoloso. Tuttavia quel sistema non era un percorso a senso unico. Corrotti erano i partiti soprattutto perché ai capitalisti italiani andava benissimo così e l’esaltazione pro-mani pulite scemò alquanto quando dai vertici odiati si cominciò a scendere un po’ più in basso. Non a caso appena qualche anno dopo Berlusconi raccolse la maggioranza vincendo le elezioni (eppure le sue televisioni avevano dato manforte alla magistratura “arresta corrotti”- finché i corrotti erano gli altri);

  • La chiamata di correo di Craxi in parlamento fotografava una situazione reale, non che tutti i partiti fossero uguali, ma che i finanziamenti agli stessi fossero per tutti “irregolari” era cosa assai conosciuta. La questione è che da lì si parti nell'attacco diretto allo stesso concetto di partito.

  • Per chiudere, Craxi era un latitante e non certo un esule, ma il danno maggiore lo fece non con i reati ma con la sua azione politica di forsennato anticomunismo, dell’attacco alle classi lavoratrici e all’adesione al nuovo corso della politica economica che si stava ormai affermando a livello globale.

 

 

 
 
 
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