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Post n°135 pubblicato il 02 Febbraio 2020 da jonwoo1998
Foto di jonwoo1998

Ho intravisto qualche giorno fa, su FB, uno scambio di post dove, a fronte di una posizione politica (mi pare si parlasse di non condividere la questione del voto disgiunto) rispettabile come dovrebbero esserle tutte, si parte subito con l’accusa di settarismo e si rincara la dose aggiungendo a questa accusa la fondamentale “lezione di vita” che invece c’era nel PCI…..

Questo post ha riacceso alcuni neuroni ormai spenti da almeno 30 anni e mi ha riportato alla personale idionsicrasia che avevo per il “più grande partito comunista d’occidente” durante gli anni ‘80. Idiosincrasia molto probabilmente non del tutto corretta, ma come diceva qualcuno “per niente sbagliata”.

Infatti l’accusa di settarismo emana da chi proprio quel partito ha contribuito a chiudere, nella convinzione che bisognasse andare verso la storia e dove andava la storia se non dove andavamo noi? (ovvero loro?).

Ovviamente la storia non va da nessuna parte se non accompagnata da qualcuno, e, certamente non andava (visti i rapporti di forza da sempre esistenti) dove pensava che andasse chi invece si sentiva incaricato di rappresentarne le magnifiche sorti e progressive.

Ma, come il generale Buttiglione che non si fermava di fronte all’evidenza, si persiste a richiamare “la migliore eredità” di quel partito, ovvero più o meno “ubbidire senza discutere” verso chi dà la linea.

L’aspetto ancora più paradossale è che non essendoci più nessuno che dà la linea, ci si incarica (appunto in quanto “eredi del pci che però abbiamo chiuso perché non era più il tempo del pci e che non fosse più il tempo lo decidiamo noi in quanto siamo noi che andiamo con la storia”) di assumerne direttamente lo “spirito corretto” (che corrisponde più o meno alle personali idiosincrasie del momento, ovvero non meno settarie di colui che si accusa di settarismo),

Questo “andare verso la storia” senza che nessuno si preoccupi minimamente di dirigersi verso un approdo, per quanto generico, ha fatto sì che in 25 anni, abbiamo assistito a perenni naufragi, dei quali, per via di questo meccanismo di tipo circolare e autogiustificativo, non si è cercato di capire la (abbastanza facile, del resto) serie di motivazioni (un “complotto alla luce del sole”) ma si è accusata, con costante e permanente sicumera, proprio quella fetta di elettorato, o di militanti, o di semplici cittadini impegnati in politica, che non hanno accettato un determinato percorso.

Per cui si accusa la fine del PCI quelli che erano contrari alla fine del PCI, poiché non accettandola non si sono aggregati alla retta via del “percorso giusto della storia” che prevedeva, secondo questa lettura, la fine del PCI!

Un vero paradosso spazio/temporale che, a volte, assomiglia alle leggi della stupidità umana di Carlo Cipolla.

Anche se, in questo caso, oltre agli stupidi vi sono stati ( e vi sono) anche i dichiaramente disonesti.

 

 

 

 
 
 
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