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Post N° 20

Post n°20 pubblicato il 12 Marzo 2007 da itzacoatl
 

Soggiorno a Tizaapan

 

L’arrivo di questa triste tribù sconcertò i capi vincitori; due dei quattro signori volevano aiutarli ed allora ne seguì un’animata discussione su come dovevano essere trattati gli intrusi. Alla fine per maggiore sicurezza i capi furono propensi ad una soluzione non troppo severa; si costrinse gli aztechi a stabilirsi a Tizaapan circa 10 km ad ovest di Culhuacan. Così erano abbastanza lontano per non disturbare, ma allo stesso tempo si potevano vigilare le loro attività. Gli aztechi furono cacciati a Tizaapan con la convinzione che in questa terra vulcanica disabitata, infestata dai serpenti e degli altri rettili pericolosi, nessuno potesse sopravvivere, ma gli aztechi non solo sopravvissero ma addirittura prosperarono. In queste situazioni così difficili gli aztechi facevano sfoggio del valore e della resistenza che li distingueva dai loro vicini.

Lontani dal piegarsi di fronte all’avversità di questo luogo inospitale, non solo divorarono i rettili ma si misero seriamente a coltivare la terra e a costruire i templi e le case. Il loro istinto nomade non li abbandonò completamente e questo contribuì che a facessero di necessità virtù. Infatti riuscirono a sopravvivere, come erano abituati, con un misto di agricoltura e di caccia, aggiungendo alla loro dieta basata sui prodotti dei campi cose più sostanziose come i serpenti. A Tizaapan dopo la triste esperienza del capo unico, si restaurò un governo collettivo, riconsegnando il comando ai quattro sacerdoti. Tenoch è menzionato come il più importante di questi e continuò ad esserlo fino a dopo la fondazione della nuova capitale. La capacità di resistenza degli aztechi impressionò molto i governanti di Culhuacan che pensarono che fossero protetti da divinità molto potenti e li perdonarono assimilandoli al loro popolo. Questi legami con altri popoli furono un fattore importante nella storia azteca. Trasformarono il loro status attraverso i legami con un popolo più antico e civilizzato, convertendosi in culhua-azteca.

Gli aztechi subito intervennero a favore dei loro nuovi capi in una guerra contro i vicini xochimilchi. Culhuacan , che stava per cadere nelle mani del nemico, ricorse agli aztechi e questi naturalmente presero le armi e si costruirono, come erano solito fare, frecce di canna bagnate e bastoni lunghi come lance. Così armati, unirono le forze con i culhuacani, che erano bene equipaggiati, e insieme andarono a combattere, una parte sulle canoe e una parte sulle rive della laguna. L’arrivo degli aztechi salvò la città e con le loro armi fabbricate in casa sbaragliarono il nemico, ma ebbero l’ordine di non fare prigionieri come al solevano fare. Gli aztechi euforici per la vittoria iniziarono a farsi minacciosi e molesti; i culhuacani, lontano dal rallegrarsi, iniziarono a temere la prodezza militare dei loro vassalli. Uno dei capi di Culhuacan disse che se gli aztechi non se ne fossero andati immediatamente avrebbero costituito un pericolo. Gli aztechi, istigati dal proprio dio Huitzilopochtli, chiesero ad uno dei signori di Culhuacan la figlia come loro sovrana e la sposa del loro dio. Il signore accettò la richiesta e la principessa fu prontamente portata a Tizaapan. Nonostante la sua bellezza fosse comparata a quella di un gioiello prezioso, gli aztechi rapidamente la uccisero, la spellarono e un sacerdote si ricoprì con la sua pelle. Il signore di Culhuacan, appena seppe questo, prese le armi con i suoi sudditi per vendicare l’uccisione della figlia; gli aztechi per sfuggire alla vendetta dovettero lasciare Tizaapan e fuggire altrove. È possibile questo racconto sia apocrifo, come tanti nella storia degli aztechi, comunque è verosimile che gli aztechi avessero abusato dell’ospitalità ed erano così sicuri di sé da sentirsi capaci di commettere atti di aperta provocazione verso i loro vecchi capi. Il racconto mostra un aspetto poco simpatico degli aztechi; tuttavia erano gli ultimi sopravvissuti di un’antica tradizione di devoti al dio Spellato e non gl’inventori del mito. Infatti, come molte divinità, questo era stata originariamente un dio della vegetazione, quindi il mettersi e il togliersi la pelle umana simbolizzava il passaggio delle stagioni.

 
 
 

Post N° 19

Post n°19 pubblicato il 11 Marzo 2007 da itzacoatl
 

Gli aztechi a Chapultepec

 

Chapultepec era stata una piazzaforte tolteca e fu qui che l’ultimo governante tolteca, un rifugiato infelice, si tolse la vita impiccandosi. Alcuni toltechi si fermarono in questo posto, ma erano pochi e senza un governante proprio. Nella storia del Messico Chapultepec non perse mai la sua importanza; nella roccia sul lato della collina della città, gli imperatori aztechi scolpirono i loro ritratti.

Gli aztechi, essendo una tribù insignificante, non sembravano essere nelle condizioni di intervenire sulla politica locale ed avendo pochi amici sembravano destinati ad un ruolo di vassalli e servi. Essendo arrivati recentemente, non possedevano terre e pertanto la loro situazione era molto modesta. Ancora oggi non si riesce a capire perché si permise agli aztechi di occupare un posto di grande importanza strategica, situato su un colle che dominava la valle. Tuttavia, nonostante la loro miseria, gli aztechi iniziarono molto presto ad essere molesti ed ad attaccare i loro vicini con incursioni fastidiose. Gli aztechi furono attaccati e cacciati da Chapultepec due volte: il primo attacco, circa nel 1315 d.C., si dice che sia stato provocato dall’arrivo di Copil, il figlio della sorella di Huitzilopochtli, che fu abbandonata a causa del divino fratello. Copil riuscì nelle sue macchinazioni e gli aztechi furono sconfitti e cacciati dalla loro nuova casa. Tuttavia lo stesso Copil fu assassinato, il suo cuore fu strappato e lanciato nel luogo della laguna dove gli aztechi in seguito fondarono Tenochtitlan. Gli aztechi riuscirono a ritornare a Chapultepec ma avevano fretta e la loro permanenza fu breve. Fu proprio in questo periodo che elessero come capo unico Huitzilihuitl per organizzare la propria difesa; un anno dopo, nel 1319, si scatenò una nuova guerra provocata da una potentissima coalizione. Tuttavia sembra che gli istigatori di questa coalizione fossero i tepanachi, perché mentre nella regione si manteneva una sorta di equilibrio e la presenza a Chapultepec degli aztechi era tollerata, la forza dei tepanachi si accrebbe tanto che iniziarono essi stessi ad ambire a questa posizione strategica così vicina alla loro capitale e subito trovarono alleati desiderosi di abbattere gli aztechi. Una terribile battaglia si svolse dietro la città di Chapultepec con il conseguente massacro degli aztechi che si rifugiarono nella laguna; il loro sfortunato capo fu sacrificato in Culhuacan come era solito fare con i prigionieri di guerra. Quindi il contingente principale dei rifugiati aztechi si ritrovò in una situazione penosa, mancandogli perfino i vestiti per coprirsi. Gli aztechi fecero ritorno a Culhuacan in condizioni pietose e la loro umiliazione fu tale che si sentirono obbligati a donare ai loro nuovi padroni il proprio tesoro: la bandiera e il mantello di Huitzilopochtli.

 
 
 

Post N° 18

Post n°18 pubblicato il 09 Marzo 2007 da itzacoatl
 

Le relazioni degli aztechi con le popolazioni della Valle del Messico

 

Gli aztechi delle molte tribù nomadi furono gli ultimi ad arrivare e probabilmente furono male accolti. Con la loro reputazione di crudeltà, erano considerati la gente meno civilizzata della valle del Messico, sebbene parlassero nahuatl e praticassero l’agricoltura. Finalmente, alla fine del secolo XIII gli aztechi si stabilirono a Chapultepec. Non erano ancora nella terra promessa, ma gli anni passati in questo luogo furono importanti nella storia azteca. Al loro arrivo gli aztechi erano principalmente governati dai loro sacerdoti, i quattro portatori del dio, che avevano ordinato la partenza. Essi governavano la tribù attraverso i sogni e le visioni mandati da Huitzilopochtli. Parallelamente a questi sacerdoti, i clan avevano i propri capi individuali, ma il numero dei clan era aumentato dagli originari sette per arrivare a quindici o venti; i loro capi erano spesso chiamati capitani, indicando che avevano un certo ruolo militare. Ogni clan aveva un suo proprio dio protettore e possedeva anche una certa individualità religiosa. A volte è stata usata la frase democrazia militare per descrivere il governo degli aztechi in questo periodo, ma in realtà era più una teocrazia che una democrazia.

Durante la prima parte della permanenza a Chapultepec, i capi religiosi esercitavano un potere effettivo, però più tardi, a causa di pressioni esterne, il governo passò nelle mani di un unico capo chiamato Huitzilihuitl. A Chapultepec, essendo oppressi dai vicini ambiziosi, gli aztechi non riuscirono a formare un governo  collegiale. Questo governo con un capo unico esulava dalle tradizioni locali e molti popoli vicini continuavano ad avere due, quattro o più governanti. Gli aztechi, scegliendo un capo unico, si erano orientati verso un sistema più comune tra i nomadi e gli altri popoli che non erano di origine nahuatl. Per quanto riguardava gli aztechi fu un grande passo in avanti. Il regnare di vari signori aveva svantaggi evidenti, particolarmente per un popolo che nutriva ambizioni di conquistare gli altri. Il nuovo ruolo di capo unico si contrapponeva soprattutto al potere dei sacerdoti; ma portava anche ad un nuovo ruolo per Huitzilopochtli, l’uomo  poi venerato come un dio: di fatto l’emergere di un unico capo va di pari passo con il rafforzamento di Huitzilopochtli come divinità principale.

 
 
 

Pantheon azteco

Post n°17 pubblicato il 08 Marzo 2007 da itzacoatl
 

Pantheon principale e religione dei primi aztechi[1]

 

Tutto questo fece sì che ci fossero nel mondo messicano un grande numero di dei e dee: una o più divinità controllava ogni aspetto della vita umana. Due delle divinità più antiche e importanti erano il dio della pioggia (Tlaloc) che divideva con Huitzilopochtli il tempio principale di Tenochtitlan, e il serpente piumato (Quetzalcoatl). Questo dio esercitava una varietà di funzioni importanti, poiché aveva concesso all’uomo la scienza dell’agricoltura e della scrittura ed era anche il dio della stella della mattina e di quella dell’imbrunire e dio del vento. Quasi della stessa importanza erano certe divinità come Coatlicue, una specie di divinità della terra, madre di Huitzilopochtli e la dea dell’amore (Tlazolteotl). A lei gli uomini si dovevano confessare alla fine della vita; infine era anche la dea del sudiciume, perché la confessione di cose cattive era rappresentata come l’atto di spargere sporcizia. L’amore naturalmente si associava con la luna e la dea dell’amore era anche connessa, attraverso il coniglio, con le molte divinità del pulque, la bevanda sacra; queste divinità erano spesso conosciute come i quattrocento conigli, perché un coniglio che aveva morso un’agave, dal cui succo si ricava il pulque, era ritenuto lo scopritore della preziosa bevanda. L’identificazione tra il coniglio e la luna derivava dalle ombre sulla superficie della luna, nella quale gli aztechi vedevano la figura di questo animale.

Come in molte religioni, esisteva una coppia divina formata da due dei creatori, conosciuti come “Due Signore” (Ometecuhtli) e “Due Signora” (Omecihuatl) che risiedevano nel solitario stadio del tredicesimo cielo chiamato “Due Luoghi” (Omeyocan[UD1] )[2], ma come succedeva spesso la coppia divina fu messa in secondo piano da divinità che avevano più richiamo. La sua esistenza serviva per sottolineare l’antica passione messicana per la dualità, infatti si trovavano tra gli aztechi due sacerdoti principali, due capi mercanti e molte città avevano due monarchi. Il numero due non era l’unico divino. Il quattro aveva molto significato: infatti si trovava costantemente nelle missioni affidate a quattro ambasciatori e nelle cerimonie celebrate da quattro sacerdoti. Anche il numero cinque era carico di significato: c’erano quattro punti cardinali, ma cinque direzioni se s’includeva il centro.

Il calendario sacro[3] di 260 giorni formava una parte importante della religione messicana, secondo la collocazione in questo calendario ogni giorno prendeva il nome di qualcuno dei venti segni preceduti da una cifra che andava dall’uno al tredici. Ad ogni bambino si dava, come parte del proprio nome, il numero e il segno del giorno della nascita; a secondo se il giorno risultava buono o cattivo il destino del nascituro era giudicato propizio o nefasto o indifferente. In questo sistema i giorni nefasti erano molti di più di quelli buoni, tuttavia a volte si poteva sfuggire al destino sfortunato semplicemente posponendo il bagno e il battesimo, essendo d’accordo con il sacerdote, fino a che si poteva dare al bambino il nome di un giorno migliore.



[1] J.C.Perez Guerrero, La religion azteca, (Madrid, 2000), cap.III

[2] Il dualismo è un aspetto fondamentale del pensiero degli aztechi, perché, secondo questo pensiero, tutto l’universo era strutturato in base a una serie di elementi sia opposti sia complementari, per esempio: femminile/maschile; caldo/freddo; giorno/notte; ecc. Vedi: M.Graulich, Mitos y rituales del Mexico antiguo, (Madrid, 1990), parte I

[3] L.Boturini Benaducci, Historia general de la America, (Mexico, 1990), pp. 265-319


 [UD1]

 
 
 

Arrivo Valle del Messico

Post n°16 pubblicato il 08 Marzo 2007 da itzacoatl
 

Arrivo degli aztechi nella Valle del Messico[1]

 

Quando gli aztechi entrarono in scena nella valle, già non era più dominata dai sopravvissuti dei toltechi o dai nomadi invasori, il cui potere era durato poco tempo. Gli aztechi invece trovarono due gruppi d’invasori di grande importanza: uno era quello acolhua che si stabilì nella regione di Texcoco ad est sulle rive della laguna. Il centro principale della tribù era originariamente Coatlichan. Il secondo gruppo che precedette gli aztechi nell’area furono i tepanachi: la loro città principale era Azcapotzalco. Questa città non fu fondata dai tepanachi, ma essi comunque potevano vantarsi di avere una storia che risaliva a mille anni prima. Comunque l’importanza dei tepanachi non può essere trascurata; infatti dominavano gli aztechi durante i primi anni di permanenza presso la meta finale e fu sotto la loro tutela che questi ultimi si trasformarono da una tribù sbandata in popolo egemone di un grande impero.

Gli aztechi iniziavano a costruire le fondamenta dell’impero più grazie agli insegnamenti dei tepanachi che grazie agli insegnamenti dei toltechi. Nella Valle del Messico e nelle regioni circostanti non esisteva nessun signore superiore che governava, anche perché gli acolhua e i tepanachi iniziavano a sorgere come superpotenze della regione, situate nella laguna una di fronte all’altra. A rendere la situazione più complessa, erano i tanti piccoli principi che spesso sembravano regnare simultaneamente nella stessa città. Gli spagnoli li chiamavano re ma questo concetto europeo non era applicabile alla monarchia messicana. Frequentemente la carica di governatore era in parte di natura elettiva o poteva essere assegnata a sorte. Così la parola ‘governare andrebbe intesa al plurale in quanto vi era più di un signore per ogni popolo. Nonostante questa confusione apparente, queste comunità godevano di una cultura comune, tutti si erano formati sulla scia del caduto regno dei toltechi. Pertanto condividevano la stessa eredità culturale. Parte di questa era formata dalle credenze religiose: mentre ogni popolazione tendeva ad avere una propria divinità, il pantheon generale era comune a tutti, inclusi gli aztechi.



[1] su questo argomento vedere: S.Gruzinsky, El destino truncado del imperio azteca, (Madrid, 1991), pp.32-43

 
 
 
 
 

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