Creato da bertholdt il 22/11/2006
dialoghi tra bertoldo, bertoldino e cacasenno e gli altri

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SCUOLA

Post n°52 pubblicato il 17 Gennaio 2007 da bertholdt
 
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E così, all'alba, col moccio che gli colava dal naso e subito ghiacciava, Bertoldino uscì di casa per andare a scuola. Aveva strappato una penna alla gallina, aveva affilato la punta, e aveva anche un pezzetto di carta scritto da una parte sola. Non aveva inchiostro, però la maestra l'estate prima aveva raccolto delle more, le aveva schiacciate e poi filtrate con la tela, e ne era uscito un buon inchiostro.

La maestra disse ai suoi pochi alunni: Adesso dobbiamo imparare a scrivere. Scrivete. E tutti intinsero la loro penna di gallina nel succo di more, pronti a scrivere. La maestra disse: Scrivete "viva il Re". E tutti scarabocchiarono qualcosa che somigliava a "viva il Re". Anche Bertoldino. E la maestra rimase contenta.

Per casa, diede come compito quello di scrivere dieci volte la lettera A, come Alboino.

 
 
 

GRAVIDANZA DI MARCOLFA

Post n°51 pubblicato il 12 Gennaio 2007 da bertholdt
 
Foto di bertholdt

Marcolfa aveva saltato un paio di cicli, e allora decise di andare dal ginecologo. E' vero che la ginecologia non era molto progredita, ma il ginecologo le fece un'ecografia, e vide un cosino che stava crescendo nella pancia di Marcolfa. E tutto contento le diede la bella notizia.

Col suo certificato, Marcolfa andò al Consultorio famigliare e si apprestò ad aspettare i famosi sette giorni, perchè voleva abortire. Chissà come l'avrebbe presa Bertoldo.

 
 
 

RIFLESSIONI DI BERTOLDO

Post n°50 pubblicato il 08 Gennaio 2007 da bertholdt
 
Foto di bertholdt

Povero Bertoldo. Nelle sue notti insonni [sarebbe meglio dire "tardi pomeriggi insonni"] rifletteva intensamente su un fatto, che i suoi manoscritti non interessavano a nessuno, proprio come quelli di Messer Niccolò, il segretario fiorentino, che cominciarono ad esser noti solo dopo la sua morte. E comunque furono sempre interpretati a rovescio, come scritti da un cattivo maestro, il quale invece si limitava a descrivere la realtà che lo circondava. Una bella differenza, non è vero?

Certo, pensava Bertoldo sfogliando i manoscritti degli altri, il 45% sono interessati a quella cosina là e un altro 45% a quel cosino lì, e il 10% a un'altra cosa. Ma Bertoldo sbagliava, perchè una certa percentuale non era interessata a niente. Che fare, si domandò Bertoldo. Un'altra guerra? Stupidaggini, si rispose. Meglio fare un'altra pace. Chiedere consiglio al Papa? Ma il Papa dava solo e sempre consigli che non interessavano nessuno. Allora Bertoldo andò dal Re e gli espose il suo punto di vista. Alboino gli diede ragione. Alboino si alzò dal trono, levò alta la spada e gridò: "Italiani! l'ora del destino è suonata! la dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori del Tibet e del Madagascar!" Maestà! gli disse Bertoldo, sono paesi troppo lontani per poterci fare la guerra, dobbiamo scegliere altri sistemi. Alboino rinfoderò la spada, si risedette sul trono, guardò Bertoldo, e disse: Hai ragione, sono troppo lontani. E si accese uno spinello, in barba ai divieti di fumo seminati nella sala del trono. E Bertoldo approfittò del fumo passivo.

 
 
 

BEFANA

Post n°49 pubblicato il 06 Gennaio 2007 da bertholdt
 
Foto di bertholdt

Per la Befana, il Re Alboino aveva organizzato una grande festa al castello, e aveva invitato tutti i sudditi che volessero intervenire, portando tutti i bambini che volevano, purchè si fossero lavati anche dietro le orecchie. E fu così che Marcolfa acchiappò il recalcitrante Bertoldino, e con la striglia del somaro gli tolse tutta la zella, e, già che c'era, gli lavò anche la testa. Il colore di Bertoldino cambiò, e, quando indossò i vestiti della festa che erano appartenuti a Bertoldo quendo era bambino, sembrava quasi un principino. Anche Bertoldo e Marcolfa, e tutti gli abitanti dei luoghi indossarono il vestito della festa, e si recarono al castello. Alboino aveva fatto venire un'orchestra che suonava ritmi latino- americani e tutti cominciarono a ballare, e poi a ingozzarsi di pasticcini, babà, panini col salame, eccetera. Erano tutti contenti. Verso la fine della festa (cioè alle cinque del pomeriggio, causa divieto dell'uso di candele), Il Re si rivolse al suo Popolo e lo ringraziò di essere intervenuto così numeroso, e poi aggiunse:"Vi ricordo che nella finanziaria di quest'anno ho dovuto aumentare le tasse per le spese voluttuarie". Quasi nessuno capì, perchè erano sbronzi, ma qualcuno pensò: E dove li troverà i soldi? Vallo a sapere! Ahimè, Bertoldo lo sapeva.

 
 
 

NOTTI BIANCHE

Post n°48 pubblicato il 05 Gennaio 2007 da bertholdt
 
Foto di bertholdt

Se vai a letto alle cinque, non puoi aspettarti di dormire fino all'alba. Che fai allora? Ti metti al computer o guardi la TV. Ma siccome la TV non era stata ancora inventata, e comunque avrebbe disturbato il resto della famiglia, Bertoldo si mise al computer finchè gli tornò il sonno. E potè dormire fino all'alba.

 
 
 
 
 

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