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Un blog creato da bettyshort il 11/12/2005

Betty Elena Betsabea

"...perchè per me l'unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi artificiali color giallo che esplodono come ragni traverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno Ooohhh!..."On The Road di Jack Kerouac

 
 

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Pasolini

Post n°69 pubblicato il 23 Luglio 2006 da bettyshort

Adesione / opposizione al Pci

I rapporti di Pasolini con il Partito comunista italiano sono sempre stati "incerti", ostili in alcuni momenti 
"Io mi sono sempre opposto al PCI con dedizione, aspettandomi una risposta alle mie obiezioni. Così da procedere dialetticamente!
Questa risposta non è mai venuta: una polemica fraterna è stata scambiata per una polemica blasfema".
In un'intervista a Enzo Biagi, che gli chiedeva quali fossero le obiezioni da rivolgere ai comunisti, Pasolini rispose: 
"Le ho sempre fatte: un eccesso di burocrazia, e l'avere permesso, all'interno del partito, atteggiamenti che sono borghesi: un certo perbenismo, un certo moralismo. Però continuo a votare per loro".
oppure di incondizionato appoggio, soprattutto nei momenti in cui le sue dichiarazioni si incrociavano con imminenti elezioni. In uno dei suoi ultimi "messaggi" in questo senso Pasolini dice: 
"Il mio atteggiamento è di adesione al Pci, perché voto comunista da quando ero ragazzo, dal tempo dei partigiani, sono stato dalla loro parte, benché non iscritto, sono un indipendente di sinistra e la mia posizione adesso è una posizione abbastanza personale, devo dire, perché non sono decisamente nel Partito comunista, benché lo appoggi nei momenti, insomma, di lotta, di emergenza sia sempre con loro. Non sono nemmeno con gli estremisti, benché invece con alcuni estremisti vada molto d'accordo, ma non potrei dirmi un estremista, non sono un extraparlamentare, per me il parlamento, insomma, è sacrosanto […]" 
Il 1° novembre 1975, alle quattro del pomeriggio, a casa sua, Pasolini rilasciò a Furio Colombo quella che sarebbe stata la sua ultima intervista, in cui, rispondendo alle domande del giornalista, riassumeva le sue argomentazioni su una serie di temi che l'avevano coinvolto e appassionato per tutta la vita. 
"Prima tragedia: una educazione comune, obbligatoria e sbagliata che ci spinge tutti dentro l'arena dell'avere a tutti i costi […] L'educazione ricevuta è stata: avere, possedere, distruggere." 
"Ho nostalgia della gente povera e vera che si batteva per abbattere il padrone senza diventare quel padrone. Poiché erano esclusi da tutto, nessuno li aveva colonizzati." 
"Il potere è un sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori. Ma attento. Uno stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai poveri. Ecco perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso modo. Se ho tra le mani un consiglio di amministrazione o una manovra in Borsa uso quella. Altrimenti una spranga." 
"Non ci sono più esseri umani, ci sono strane macchine che sbattono l'una contro l'altra. E noi, gli intellettuali, prendiamo l'orario ferroviario dell'anno scorso, o di dieci anni prima e poi diciamo: ma strano, ma questi due treni non passano lì, e come mai sono andati a fracassarsi in quel modo? O il macchinista è impazzito o è un criminale isolato o c'è un complotto. Soprattutto il complotto ci fa delirare. Ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità." 

 
 
 
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