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Un blog creato da bettyshort il 11/12/2005

Betty Elena Betsabea

"...perchè per me l'unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi artificiali color giallo che esplodono come ragni traverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno Ooohhh!..."On The Road di Jack Kerouac

 
 

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Ragazze in vendita4(continua)Shukran

E' tutto vero,postato e scritto da Alexis,autore e testimone,fermatevi ,leggete e riflettete...grazie.

Piccolo riassunto: Alex si trova in Palestina,in un campo profughi,è un grande fotografo :di guerra,di pace..di amore.

Alonso mi sorride grato, poi strizza gli occhi come un ragazzino buffo,  " Ti va di divertirti un paio di giorni a spese di una milanese ricchissima e stronza?" mi chiede con aria complice e giocosa. " Di che si tratta?" chiedo io curioso " C'è questa tizia che lavora nel mondo del turismo, roba di classe, mio caro. Sta cercando un fotografo che le faccia un servzio a Petra per il suo catalogo patinato per turisti miliardari e caproni. Sai, Alex, cose del tipo lei che cammina vestita di bianco in mezzo alle rovine dei Nabatei, veli e sospiri, gli amici di lei che scendono dai cavalli arabi in mezzo al deserto, il thè coi beduini al tramonto, 'ste cagate, insomma, sai di cosa parlo no?" mi dice ridendo. " Il direttore dell'hotel le ha detto che aveva  come ospite un fotografo affermato " dice lui battendomi la mano grande sulla testa e scompisciandosi dalle risate " Alonso, ho giurato su me stesso che poi e poi mai avrei acconsentito ancora a queste marchette!" Poi mi viene in mente Hazem e la sua famiglia. " Hai detto che è molto ricca, vero?" gli chiedo pensoso. " Come una vacca. Una milanese ricca, probabilmente leghista o fascista, una vera stronza. Insomma, è il tuo pane, Alex. Potresti divertirti un sacco  e far su un bel po' di soldi." mi dice lui " Sì, esatto, così potrei dare una mano ad Hazem." Lui mi guarda divertito " Lo vedi che sotto c'è sempre una buona causa? Non dovrai fare altro che quattro scatti. Sarà facilissimo" La sera stessa incontro A.M nel bar dell'hotel. E' la sintesi di tutto ciò che detesto al mondo concentrato in una sola persona. Erano anni che non incontravo una bestia del genere. " Ha capito che cosa voglio?" mi chiede con l'arroganza ottusa e cieca, tipica della sua classe ." Di solito non faccio questo genere di lavori." specifico io " le mie foto hanno un altro contenuto e un altro significato, ma nel suo caso farò un'eccezione" Lei mi guarda compiaciuta " Le dico subito che il servizio le costerà 4000 euro ( il costo di una piccola casa per Hazem, calcolo a mente ) più le spese, s'intende. Appena sarò in Italia le farò la fattura." dico con un tono che non ammette repliche " Non possiamo fare così...come dire, cash?" chiede lei democristiana e  bastarda " Vuol dire in nero? Mi dispiace signora, non lavoro mai a quel modo io. Se vuole me dovrà pagarsi l'IVA, mi dispiace." Accetta a malincuore. Deve essere abituata a comandare e ad essere esaudita perchè il mio rifiuto le provoca un nervosismo incontenibile. Ora incomicio a divertirirmi davvero. Si parte per Petra la mattina successiva, con un corteo di jeep, vestiti, bagagli e una corte di sudditi che neanche la regina di Saba. Il lavoro è facile e banale, addirittura ridicolo. Per se stessi hanno prenotato al Mariott, sulle moltagne del Wadi Musa, camere con vista. Io dormo in città, in una pensione a buon prezzo, sopra ad un bagno turco che frequento fino a tarda notte insieme ai ragazzi arabi tuttofare che lei si è portata appresso. Ridiamo un sacco e parliamo di tutto. Parliamo soprattutto del deserto, delle notti senza luna, delle stelle, dei venti e delle tempeste. E parliamo della guerra. Sempre parliamo della guerra. Ognuno di questi ragazzi ha avuto almeno un morto di guerra in famiglia. Mi stupisce la lucidità con cui questi uomini parlano della morte e del dolore. Mi colpisce la loro speranza che non finisce, che non si arrende. Prima di lasciare i ragazzi e gli autisti A.M. mette le mani nelle tasche della sua tunica bianca in stile beduino, un vestito così bello quando è indossato dalle donne dai capelli neri e dall'incarnato bruno, ma che portato da lei, milanese biondina e insulsa ( per la bellezza  autentica non bastano i soldi, mia cara A.M., non bastano i soldi ! ) scipita e finta, perde di colpo ogni possibile fascino e diventa nient'altro che una caricatura banale di quello che in realtà avrebbe potuto essere, il costume di una scena idiota e inutile che ho già visto mille volte e che mi riporta sempre, sempre ad un unico punto di partenza. A.M. mette le sue mani affusolate e sottili ( mani da nulla facente, questo è ovvio ) nella tasca della sua tunica, dunque, tira fuori una manciata di dollari di piccolo taglio e li distribuisce come una dea che dispensa benigna fiori e idromele nell'assemblea dei pochi eletti, assolutamente  padrona di se stessa e del circolo e del mondo, ai ragazzi che la guardano inebetiti. Ahmed mi abbraccia stretto e singhiozza fra le mie braccia. " Ci vediamo domani, Ahmed, passo a prenderti, non avere paura!" lo rassicuro io. " Cos'ha da frignare quel ragazzino?" chiede A.M. infastidita " Nulla " dico io " si sente un po' solo. Sa com'è, la sua famiglia è stata sterminata dalle bombe. Sono cose che lasciano il segno queste." Lei si avvicina ad Ahmed, sospira e nel suo inglese con accento lombardo gli dice " Good luck for your life." Lui continua a stringere le mie braccia tirando su con il naso. " Ma che cosa vuole questo ragazzo? Perchè fa così? Vuole che gli offriamo una tazza di the? Cosa posso fare per lui?" dice lei spazientita. " Gli stacchi un assegno, che magari con quello lo facciamo stare un po' meglio:" le dico io sorridendo odioso. " Porca!" si sente  dire in arabo dalla bocca di Ahmed. I ragazzi si mettono a ridere. " Porca!" ripetono tutti all'unisono.  Lei pensa che la stiano in qualche modo ringraziando. "Non c'è di che." dice agitando la mano " Shukran!" dice con gesti da diva ai piccoli straccioni, come per ringraziare un pubblico in estasi " Shukran, grazie." ripete l'unica parola in arabo che conosce e che spesso omette con intenzione. Poi mi allunga una busta. " Questo è quanto abbiamo pattuito" mi dice la bottegara dei Navigli " Mi faccia avere gli originali entro la settimana, le sue foto ora sono di proprietà della mia azienda." Poi se ne va  verso il suo appartamento ,algida e altera, come se il mondo le appartenesse, sicura e inammovibile nelle sue misere certezze assolute. Poco dopo telefono ad Hazem. " Scegliti una delle case che hai visto, Haz. Domani arrivo coi soldi. Procedi per il visto. Abbiamo tutto." Dall'altro capo del telefono si sente un pianto silenzioso e muto. " Grazie Alex, grazie."

In sottofondo,la musica ,tratta dal film -Il Te nel deserto

 
 
 
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