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Sonetto di Giovanni Guidiccioni

Post n°46 pubblicato il 13 Luglio 2013 da livieroamispera
 

Il seguente sonetto di Giovanni Guidiccioni è tratto dal "Parnaso Italiano, Tomo 31, Lirici Misti del Secolo XVI", Venezia 1787 presso Zatta e Figli, pag. 3

Sonetto

Viva fiamna di Marte, onor de'tuoi,
Ch'Urbino un tempo, e più l'Italia ornaro;
Mira che giogo vil, che duolo amaro
Preme or l' altrice de' famosi eroi. 

Abita morte ne' begli occhj suoi,
Che fur del mondo il sol più ardente e chiaro:
Duolsene il Tebro, e grida: o duce raro,
Movi le schiere onde tant'osi e puoi. 

E qui ne vien dove lo stuol de gli empi
Fura le sacre e gloriose spoglie,
E tinge il ferro d'innocente sangue. 

Le tue vittorie, e le mie giuste voglie,
E i difetti del fato ond'ella langue,
Tu, che sol dei, con le lor morti adempi.

 
 
 
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