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Bondie Dietaiuti

Post n°60 pubblicato il 26 Luglio 2013 da livieroamispera
 

Bondie Dietaiuti fu un poeta fiorentino, in corrispondenza con rustico de Filippi, vissuto nella prima metà del XIII Secolo. Il volume "Early Italian literature, Volume 1" di Ernesto Grillo, 1877 riporta due sue poesie, intitolate:

La Primavera ed il Poeta
Serviti amorosa

1 - La Primavera ed il Poeta

Quando l' aria rischiara e rinserena,
II mondo torna in grande dilettanza,
E r acqua surge chiara dalla vena,
E r erba vien fiorita per sembianza,
E gh augelletti riprendon lor lena,
E fanno dolci versi in loro usanza,
Ciascun amante gran gioi' ne mena
Per lo soave tempo che s' avanza.
Ed io languisco ed ho vita dogliosa:
Come altro amante non posso gioire,
Che la mia donna m' e tanto orgogliosa.
E non mi vale amar ne ben servire:
Pero r altrui allegrezza m' e noiosa,
E dogliomi ch' io veggio rinverdire. 


2- Serviti amorosa

Madonna, me e avvenuto simigliante
Con' de la spera a l' ascielletta vene,
Che sormonta, guardandola, 'n altura
E poi dichina lassa immantenante,
Per lo dolzore ch' a lo cor le vene,
E frange in terra, tanto s' inamora.
Cosi primeramente ch' eo guardai
Lo vostro chiar visaggio,
Che splende piii che raggio,
Distrettamente, donna, inamorai.

E cosi sormontai, donna, veggiendo
Che mi dono Amore l' ardimento
Di voi amar, sovrana di bieltate:
Ma sospirando lasso e piangiendo
Son dichinato, poi va in perdimento
Per me Merze e frango in Pietate.

Ma piu m' aggrada l' amoroso foco,
Ov' e 'l mio core ardente
Per voi, vista piagiente,
Che per un' altra aver sollazzo e gioco.

E pero v' addomando solamente.
Per Dio, ch' aggiate a grado il mio servire,
Poi ch' io gradisco l' amoroso affanno;
E se volete ch' io sia dipartente
Da voi amar, convenevi partire
Da voi li sguardi, che languir mi fanno,
E poi lo dolze riso, per ch' io incoro,
E la bielta ch' avete;
E se questo farete,
Forse mi partirò, se disamoro.

Madonna, ben ho inteso die lo smiro
Aucide 'l badalischio a la 'mprimera;
Di voi similemente m' e avvenuto
Per un vedere und' io piango e sospiro;
Che 'nmantemente m' allumo la spera,
Onde coralemente son feruto.

Oi me, chiaro miraglio ed amoroso,
Se per lo primo sguardo,
V' imaginai, ond' ardo,
Ne del mio cor non fui mai poderoso!
Pero, canzon, va dire ad ogne amante
Che lo veder mi par la prima cosa,
Per ch' om piu s' inamora per usanza;
Awegna che piaciere e l' afFermante,
E cio ch' om ferma e 'n esso si riposa,
Adesso crescie sanza dubitanza:
E saccio ben che non varria neiente
Veder, se non piaciesse
Ch' amor se n' apprendesse;
Ma, da che piacie, apprende tostamente.

 
 
 
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