Creato da livieroamispera il 03/04/2013

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« Un Manoscritto del 1400Un sonetto di Vittoria Colonna »

Pier delle Vigne

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"Sulla fine del secolo XII nacque In Capua un fanciullo cui fu posto il nome di Piero, e che poi dalla professione del padre, che vogliono fosse vignaiolo, si chiamò Pier delle Vigne. Come fu cresciuto in eia, vago essendo di farsi dotto, ad onta della sua misera fortuna, si recò all' università di Bologna gik fiorente per ottimi studj, ed ivi con elemosine campava la vita. Mostrò vivido e nobile ingegno negli sludii delle leggi, dell'eloquenza, della poesia. Di che avuto contezza Federigo II, che dei rari uomini si dilettava, lo accolse amorevolmente alla sua corte, lo fece suo segretario, poi notalo e protonolaio, e finalmente giudice della gran Curia, ove ebbe fama di peritissimo nel diritto civile. Federigo avea in lui tal fiducia, che più volte lo incaricò di ambasciate e di altri nobili uiliciì, ed in ogni cosa a suo talento si comportava. Per suo consiglio riformò le leggi del regno, e rianimò gli studi delle scienze e delle lettere. Ma non andò guari che i lieti onori tornarono in tristi lutti: l'invidia infiammò contro di Piero gli animi dei cortigiani, i quali, adoperando ogni astuzia per metterlo in disgrazia dell' Imperatore, lo accusarono di aver disvelato i segreti di Federigo alla corte romana, e di aver congiurato per fino alla morte di lui. Piero fu perciò messo in orrido carcere, ove non potendo reggere al pensiero di esser giudicato fellone, mentre avea portalo fede al glorioso ufizio, dette della testa nel muro e si tolse la vita nell'anno 1249. Tutti conoscono questa storia pietosa raccontata da Dante nel canto XIII dell' Inferno in un tratto di maravigliosa poesia.
Le Lettere che Piero scrisse in latino a nome di Federigo sono un bel monumento della storia italiana del secolo XIII. Oltre a ciò egli si dilettò di poesia, e, secondo lo stile di quei primi tempi, di poesia amorosa. I suoi versi italiani sono diretti a una tal Florimonda da lui amata, e che fu, secondo alcuni, la cagione d'ogni sua sventura. Il sonetto qui appresso in cui certamente è poca poesia, lo riportiamo perché fu il primo che si scrivesse in lingua italiana.

Della potenza d' Amore.

Però ch' Amore non si può vedere,
E non si tratta corporalemente,
Manti vi son di si folle sapere
Che credono ch'Amore sia neiente.

Ma poi ch' Amore si face sentire
Dentro del cor signoreggiar la gente,
Molto maggiore pregio de' avere
Che se 'l vedesse visibilemente.

Per la virtute della calamita
Como lo ferro attrae non si vede,
Ma si lo tira signorevolmente.

E questa cosa a credere m' invita
Che Amore sia, e dammi grande fede
Che tuttor sia creduto fra la gente.

NOTE:
Manti significa molti: manto e tamanto sono voci vive nel dialetto romano. Nel Meo Patacca poema (giocoso nel linguaggio romanesco al canto I si. a si legge,
Che sotto Vienna el Turco traditore
Con quel tamanto esercito si mese.
- sentere sta per sentire, como per come - signorevolmente significa potentemente, a guisa di signore; perché a' tempi di Piero la voce signore esprimeva più che al presente.
"Questo componimento è mediocre come le altre poesie di Piero rispetto al merito poetico, ma la sua forma vuole essere osservata. Quattordici versi sono divisi in due quadernari e due terzine, e formano un vero sonetto, costruito, tranne alcuna lieve differenza, come quelli del Petrarca. La sola differenza che vi ha per rispetto alla forma, tra esse due terzine e le terzine de' sonetti più regolari, si è che in esse è conservata la rima "ente" de'quadernarj. La voce gente è ripetuta alla fine di due versi, il che è contro la regola, la quale vieta che una medesima parola venga ripetuta nel medesimo significato." Ginguenè.

FONTE: "Storia del sonetto italiano; corredata di cenni biografici e di note storiche, critiche e filologiche", Prato Dalla Tipografia Guasti, 1839, pagg. 3-5.

Non conosco la fonte del sonetto sopra riportato. Progetto Duecento riporta due sole poesie di Pier delle Vigne, ma non il sonetto del post:
Amore, in cui disio ed ò speranza
Amando con fin core e co speranza

Il nome di Pier delle Vigne è noto anche con diverse varianti: Piero della Vigna, Piero de la Vigna, tanto al singolare, quanto al plurale; a volte si trova anche Pietro, come nome. I versi della terzina 70-72 del XIII Canto dell' Inferno recitano:
L'animo mio, per disdegnoso gusto,
credendo col morir fuggir disdegno,
ingiusto fece me contra me giusto.

 
 
 
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