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Maria Selvaggia Borghini

Il sito Donne in Arcadia riporta diversi estratti biografici su Maria Selvaggia Borghini, nata il 7 febbraio 1654 a Pisa, ove pure morì il 22 febbraio 1731. La Borghini, nota in arcadia con il nome di Filotima Innia, fu Dama della granduchessa Vittoria di Toscana e 30 sue poesie sono contenute nel volume 4° di Rime degli Arcadi. Il volume "Saggio di poesie di Selvaggia Borghini, nobile pisana e testimonianze del di lei valore", curato da domenico Moreni, Firenze, 1827, presso il Magheri, contiene 116 suoi componimenti ed oltre 130 pagine della sua corrispondenza con altri noti personaggi dell'epoca, tra i quali Francesco Redi.

"Dotata di precoce intelligenza, dimostrò fin dall'infanzia eccezionale disposizione agli studi, cui i genitori la vollero avviare insieme con il fratello Cosimo sotto la guida di illustri professori dell'università di Pisa […]. Compiuti gli studi di filosofia, logica, matematica ed eloquenza, la Borghini si diede a studiare il greco e si interessò di teologia e storia sacra. La sua vita trascorse tranquilla, priva di avvenimenti degni di nota: rimase quasi sempre nella sua città […] intrecciò ampie relazioni poetiche ed epistolari con i letterati dell'epoca […] (il Redi, il Magalotti, il Menzini, il Filicaia, il Marchetti). Ascritta alle accademie dell'Arcadia […|, degli Innominati di Bra, col nome di Adattabile, degli Apatisti di Firenze, dei Ricovrati di Padova, degli Spensierati di Rossano, degli Stravaganti di Pisa, non risulta che abbia mai partecipato a riunioni accademiche. Solo di rado lasciava Pisa per recarsi alla corte a Firenze, dove godeva dell'affettuosa protezione della granduchessa Vittoria Della Rovere, moglie di Ferdinando II, che la nominò sua dama d'onore. Tutta chiusa nei suoi studi, tormentata da crisi e dubbi religiosi, non si volle mai sposare, ma prese con sé ed allevò la figlia del fratello Cosimo, Caterina, che fu poi donna coltissima e nota poetessa."
Il curatore menziona il fatto che ricevette elogi dai maggiori intellettuali dell'epoca, tra cui: Salvini, Filicaia, Redi, Magalotti, Dati, Averani, Menzini, Bellini, Magliabechi, Fagiuoli (pp. xx-xxi). Cita poi (nota 1 alle pp. xxi-xxii) una lettera di Redi a Filicaia, ma senza darne la data, nella quale si dice: "Siccome Iddio ha voluto, che il nostro Secolo abbia le glorie di un Pindaro nella persona di VS. Ill., così abbia parimente quelle di Saffo nella Sig. Selvaggia Borghini, fanciulla Pisana. Al che il Filicaia rispose: 'Ho letto con maraviglia i sonetti della Sig. Borghini, e confesso, ch'io non sapeva, che il sesso donnesco giungesse a tanto. Sogliono i componimenti delle donne esser per lo più esangui, e snervati; ma in questi si vede una felice robustezza, e una certa amenità, che non lascia d'esser robusta anche nell'espressioni più tenere. Per non parlar dei primi cinque sonetti [in lode della Ser. Principessa di Toscana, NdC] che diremo del resto? La chiusa di questo veramente non è da donna, e giugne tanto inaspettata, che fa stordire', ec.". A p. xxiv: "Di tanto grido di celebrità sparsasi per ogni dove la fama, le Accademie le più rinomate d'Italia ad onore grande sel recarono d'ascriverla. Così fece l'Arcadia di Roma, così l'Accademia degli Apatisti di Firenze, de' Ricovrati di Padova, degl' Innominati di Bra, degli Stravaganti di Pisa, così molte altre; ed è certo che i gran Salvini lagnavasi del troppo rigoroso celibato dell'Accademia della Crusca, che non avea mai voluto donne tra' suoi Accademici, perché per tal divieto ne rimanea ella fuori (Nota 1: Forse militò l'istessa ragione per Mons. Angiolo Fabbroni, che la escluse dalla sua insigne Raccolta, che ha per titolo Vitae Italorum doctrina excellentium, qui saeculis XVII. et XVIII. floruerunt?)." Il curatore dà poi notizia di molte maldicenze che per invidia le furono mosse contro, dicendo che le sue poesie non erano originali e accusandola di plagio e riporta un bel sonetto che la Borghini scrisse in sua difesa (p. xxiv): "Febo, se d'odorosi, e vaghi fiori" (qui trascritto) e cita ancora altri elogi, qui elencati singolarmente.

LOMBARDI 1832-1833 tomo V, libro III, par. IV, pp. 12-13: "Oggetto di singolar maraviglia riuscì ai professori di lingua latina Maria Selvaggia Borghini, figlia di Pier-Antonio Borghini gentiluomo Pisano e di Catterina Cosci fiorentina, che die' in luce questa fanciulla in dì 7 febbrajo dell'anno 1654. Giovanni Farinati Uberti, governatore del collegio Ricci in Pisa, la istruì, mentre era giovanetta, nella lingua latina e nell'eloquenza, per modo che in età di circa anni undici scriveva elegantemente in latino. Il famoso dottor Alessandro Marchetti la diresse nelle matematiche, ed altri professori conoscer le fecero le altre parti della filosofia. A tutte queste cognizioni aggiunse la giovane Borghini quella della lingua greca, talché i letterati più distinti, e fra questi il Redi, il Salvini ed il Magalotti, seco lei corrispondevano, e d'una scelta e dotta conversazione dei più distinti pisani raccoglievasi in sua casa. Poetava la Borghini, e negli anni 1688 e 1689 pubblicò varii sonetti in lode della granduchessa Vittoria di Toscana, sonetti che il Redi chiama nobilissimi e superbissimi. Parca ella fu però nello stampare le sue poesie (1: "Nella raccolta dei componimenti poetici delle più illustri rimatrici di ogni secolo, fatta dalla signora contessa Luisa Gozzi Bergalli, se ne leggono diverse della Borghini"), che sono copiose, come dalle lettere del Redi si rileva; ma tuttavia godette sempre fama non comune; ed allorché venne a morte nel 1731 alli 22 di febbrajo, le si celebrarono solenni funerali, ed il paroco [sic] Rainieri Coscia recitò l'elogio di questa donna, che alla dottrina e alle qualità dello spirito unir seppe il corredo delle più belle cristiane virtù. In altro genere di studii poi ella utilmente occupossi, e riputata assai fu la sua traduzione delle Opere cattolico-morali di Tertulliano, stampata nel 1756 in Roma per opera di monsig. Bottari, che diligentemente esaminò il manoscritto, vi fece una dotta prefazione, e lo illustrò con diverse note (2: "Mazzuchelli, Scrittori ec., t. II, part. III, pag. 1736)."

MAZZUCCHELLI II III 17339-9, in GIORDANO 1994, p. 66: "Nobilissima Dama Pisana, e Poetessa di molto grido […] di Pierantonio Borghini, Gentiluomo di Pisa, e di Caterina Cosci Fiorentina".
MORENI 1827: Il volume apre con una breve illustrazione della vita della poetessa, in cui si dice che fu abilissima studiosa di latino e ottima conoscitrice di matematica, legge, teologia, greco, filosofia, ecc. Si dice anche che fu estremamente religiosa e che non volle mai sposarsi per conservare la sua indipendenza e consacrarsi alle lettere.

NATALI 1936, p. 149: "dettava a dodici anni epistole latine; seppe di greco, di logica e matematica, nelle quali scienze ebbe maestro il Marchetti. Il Redi, che la uguagliava a Vittoria Colonna, e che ebbe per lei una senil passione, il Salvini, il Magalotti eran suoi corrispondenti, Scrisse molte rime, delle quali poche furono pubblicate (fra le altre una bella canzone in onore del Marchetti traduttor di Lucrezio); ci resta di lei la traduzione, testo di lingua, delle 'Opere ortodosse' di Tertulliano, pubblicata nel 1756 a Roma con note del Bottari."

NATALI 1936, p. 177 indica ancora: G. Simoncelli, "Elogio storico di M. S. B.", Pisa 1731; G. D. Anguillesi, "Discorso accademico sulla vita e le opere di M. S. B.", Pisa 1828 (non reperiti).

 
 
 
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