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« La ranocchiaFelicità »

A Tteta

Post n°402 pubblicato il 09 Dicembre 2013 da livieroamispera
 

A Tteta (1° sonetto)

Sentime, Teta, io ggià cciavevo dato
Che quarchiduno te l'avesse rotta;
Ma che in sto stato fussi aridotta
Nun l'avrebbe mai manco inzoggnato.

De tante donne che mme sò scopato
Si ho mmai a sto monno una mignotta
C'avessi in ner fracossio un'antra grotta
Come la tua, vorrebb'èsse impiccato.

Fregheve, sora teta, che ffinestra!
Che ssubbisso de pelle! che ppantano!
Accidenti che cchiavica maestra!

Eppoi, cazzo, si un povero gabbiano
Te chiede de sonatte in de l'orchestra,
Lo fai sta un anno cor fischietto in mano!

Giuseppe Gioacchino Belli
Morrovalle, 10 settembre 1831
Da "I sonetti Romaneschi".

 
 
 
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