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« 8 sonetti di Tullia D'AragonaZinfonia (8-14) »

Corona di 9 sonetti

Post n°584 pubblicato il 11 Gennaio 2014 da livieroamispera
 

I seguenti sonetti sono tratti da Saggio di Poesie di Selvaggia Borghini, pag. 41 e seguenti.

In morte della Ser. Granduchessa Vittoria di Toscana
Corona di nove Sonetti per la morte della Granduchessa Vittoria di Toscana, indirizzata alla Gran Principessa.

Sonetto

Qual chi per Selva, allor che tace il giorno,
Vedesi aver la dritta via smarrita,
Né, perché ei faccia al buon cammin ritorno,
Ha chi lo guidi, o chi gli porga aita;

Onde sospeso, il passo, e'l guardo intorno
Volge, ma invano a ricercar l'uscita,
E per entro l'incognito soggiorno,
Ogni luce del Sole è già sparita;

Sicch'ei s'arresta, e'l mattutino raggio,
Che del suo vivo lume il dì colora,
Chiama, che a lui sicuro apra il viaggio;

E intanto ascolta e gli augelletti, e l'ora
Destarsi, quale al cominciar di Maggio,
E vede in Ciel la sospirata aurora.

Saggio di Poesie di Selvaggia Borghini, pag. 41
Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 110.
Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 153;
Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d' ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 258;
Blasi, Jolanda de, ed., Antologia delle scrittrici italiane dalle origini al 1800 (Firenze: Nemi, 1930), p. 366.
Borghini, Maria Selvaggia (1654(56?)-1731) Miscellaneous Poems [1716] (Chicago: Italian Women Writers Project, ca. 1716), Ed. Hillman, Cynthia
Su questi sonetti cfr. quanto si legge nelle 'Lettere di Francesco Redi', a c. di Domenico Moreni, Firenze, Nella Stamperia Magheri, 1825, tomo III, p. 26-27 (lettera a Borghini, da Firenze, 4 gennaio 1688 ab. Inc.):
«veramente Sig. Maria Selvaggia ottimo e giudizioso, e pieno di riverente gratitudine è stato il pensiero di dedicare alla granduchessa Vittoria questi suoi Sonetti, i quali son belli, bellissimi, ed a tal segno bellissimi, che da me in ogni luogo più opportuno viene altamente esclamato, che il Petrarca medesimo non gli avrebbe saputi far così belli, anzi che per avventura sono in uno stile più sostenuto, e più robusto di quello del mentovato Petrarca».


In morte della medesima.

Sonetto

Tale al partir di quel gran lume altero,
Ch'a me d'inclita gloria il calle aprio,
Dentro dubbio, nascoso, ermo sentiero
Ecco che vado a traviarmi anch'io.

Né veder so, come al cammin primiero
D'onor vero io più volga il passo mio,
Poiché l'armi, cui invan riparo io spero,
Già volge incontro a me nemico obblio;

Per cui rimango, e dentro alta, e profonda
Ombra mortal chi per me l'aere aggiorni
Chieggio, ma non vegg'io chi a me risponda;

Giacchè agli usati suoi dolci soggiorni
Più non fia, che si desti aura seconda,
A nunziar, che per me il dì ritorni.

Saggio di Poesie di Selvaggia Borghini, pag. 42
Rime degli arcadi, Vol. 4, pag. 110
Borghini, Maria Selvaggia (1654(56?)-1731) Miscellaneous Poems [1716] (Chicago: Italian Women Writers Project, ca. 1716), Ed. Hillman, Cynthia
Su questi sonetti cfr. quanto si legge nelle 'Lettere di Francesco Redi', a c. di Domenico Moreni, Firenze, Nella Stamperia Magheri, 1825, tomo III, p. 26-27 (lettera a Borghini, da Firenze, 4 gennaio 1688 ab. Inc.):
«veramente Sig. Maria Selvaggia ottimo e giudizioso, e pieno di riverente gratitudine è stato il pensiero di dedicare alla granduchessa Vittoria questi suoi Sonetti, i quali son belli, bellissimi, ed a tal segno bellissimi, che da me in ogni luogo più opportuno viene altamente esclamato, che il Petrarca medesimo non gli avrebbe saputi far così belli, anzi che per avventura sono in uno stile più sostenuto, e più robusto di quello del mentovato Petrarca».


In morte della medesima.

Sonetto

Mentra la gloriosa, ed immortale
Donna d'Etruria il sacro suo splendore
Mi tolse, e sciolta dal suo laccio frale,
Fè per sempre ritorno al suo Fattore.

Quindi come terren, cui gielo assale,
Perde talora il suo natio vigore;
Così, lungi da lei, d'orror mortale
Sparsa in me langue ogni virtù migliore;

Onde d'invido obblio preda sicura
Già d'esser parmi, e di vigor discinta
Egra giacere in notte orrida, e scura,

Quasi pianta dal vento a terra spinta,
In cupa valle alla stagion più dura
Sterile, inferma, e di pallor dipinta.

Saggio di Poesie di Selvaggia Borghini, pag. 43
Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 111.
Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 155.
Borghini, Maria Selvaggia (1654(56?)-1731) Miscellaneous Poems [1716] (Chicago: Italian Women Writers Project, ca. 1716), Ed. Hillman, Cynthia
Su questi sonetti cfr. quanto si legge nelle 'Lettere di Francesco Redi', a c. di Domenico Moreni, Firenze, Nella Stamperia Magheri, 1825, tomo III, p. 26-27 (lettera a Borghini, da Firenze, 4 gennaio 1688 ab. Inc.):
«veramente Sig. Maria Selvaggia ottimo e giudizioso, e pieno di riverente gratitudine è stato il pensiero di dedicare alla granduchessa Vittoria questi suoi Sonetti, i quali son belli, bellissimi, ed a tal segno bellissimi, che da me in ogni luogo più opportuno viene altamente esclamato, che il Petrarca medesimo non gli avrebbe saputi far così belli, anzi che per avventura sono in uno stile più sostenuto, e più robusto di quello del mentovato Petrarca».


In morte della medesima.

Sonetto

Anzi privo di lei quanto riferra
Negl'immensi suoi giri il Cielo, e'l Mare
Qual Regno parmi, che già vinto in guerra,
Non ha più chi 'l sostenga, o chi 'l ripare:

Ch'alto duolo mortal frange, ed atterra
Quanto fra noi di peregrino appare;
E l'aere egro, egra l'onda, egra la terra
Geme, e sparge Virtù lagrime amare,

E scinta il seno, e le superbe spoglie
Lacera, e sparso il crine, il passo gira,
Qual chi profondo orrore in se raccoglie:

E mentre doglia intorno, e sdegno spira:
Chi, par che dica, al pianto mio mi toglie?
E dubbia guarda, e in se freme, e sospira.

Saggio di Poesie di Selvaggia Borghini, pag. 44
Rime degli arcadi, Vol. 4, pag. 111
Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 156.
Borghini, Maria Selvaggia (1654(56?)-1731) Miscellaneous Poems [1716] (Chicago: Italian Women Writers Project, ca. 1716), Ed. Hillman, Cynthia
Su questi sonetti cfr. quanto si legge nelle 'Lettere di Francesco Redi', a c. di Domenico Moreni, Firenze, Nella Stamperia Magheri, 1825, tomo III, p. 26-27 (lettera a Borghini, da Firenze, 4 gennaio 1688 ab. Inc.):
«veramente Sig. Maria Selvaggia ottimo e giudizioso, e pieno di riverente gratitudine è stato il pensiero di dedicare alla granduchessa Vittoria questi suoi Sonetti, i quali son belli, bellissimi, ed a tal segno bellissimi, che da me in ogni luogo più opportuno viene altamente esclamato, che il Petrarca medesimo non gli avrebbe saputi far così belli, anzi che per avventura sono in uno stile più sostenuto, e più robusto di quello del mentovato Petrarca».


In morte della medesima.

Sonetto

E seco il bel desìo, che all' alto il volo
Fa che spieghi talor spirto gentile,
Langue, come languir si vede al suolo,
Priva de' rai del giorno, erbetta umile;

Onde l' uom fral, che dianzi altero, e solo,
E pronto, giva al chiaro dì simile,
D' ombra nemica sparso, indarno al Polo
Muove sull' ali neghittoso, e vile;

E pregio, e fama, e pompa, e gloria, e quanto
Era a" gran voli suoi conforto, e lume,
Lui solo invita, e lui sol chiama al pianto;

Così fuor del primier dolce costume,
Ei presso al suo perir si mira, e intanto
Stanco sovra il terren spoglia le piume.

Saggio di Poesie di Selvaggia Borghini, pag. 45
Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 112.
Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 157.
Borghini, Maria Selvaggia (1654(56?)-1731) Miscellaneous Poems [1716] (Chicago: Italian Women Writers Project, ca. 1716), Ed. Hillman, Cynthia


In morte della medesima.

Sonetto

Che non v' è più Vittoria, ed egli privo
Di sostegno, di vita, e di mercede,
E dubbioso, e smarrito, e in se mal vivo
Chi chiami, ove si volga, ahi più non vede.

Che qual augello in piaggia, in selva, in rivo
Scampo trovare al suo morir non crede,
Tal egli e peregrino, e fuggitivo
Ha qui sol chi l' insidj, e chi'l deprede.

Poiché pietà magnanima, che in seno
Vivea della gran Donna, a terra giace,
E lui non cura, o lui non vede almeno.

Ma il cielo, in cui ella riposa in pace
Di dolce adorna, e lucido sereno,
Egra, stanca, confusa e mira, e tace.

Saggio di Poesie di Selvaggia Borghini, pag. 46
Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 112
Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 158.
Borghini, Maria Selvaggia (1654(56?)-1731) Miscellaneous Poems [1716] (Chicago: Italian Women Writers Project, ca. 1716), Ed. Hillman, Cynthia


In morte della medesima.

Sonetto

Nè più l'usato in lei celeste, e santo
Vigor discende, ond' era lieta, e bella,
Come in ciel lieta, e bella, all'alba accanto,
Talora appar la mattutina Stella.

Che allor che giù visse Vittoria, e intanto
Cinta de' rai di lei qui visse anch' ella,
A dura iniquità l' orgoglio infranto
Vide innocenza, e a se gloria novella:

Mentre zelo immortal, senno, e valore,
Fiamma vivace di pietoso affetto,
Oltre r uso terren pregio, e splendore,

Cuor grande, e forte, Angelico intelletto,
Pronto consiglio, alto desìo d' onore
Ebber santo in Vittoria ampio ricetto.

Saggio di Poesie di Selvaggia Borghini, pag. 47
Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 113
Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 159.
Borghini, Maria Selvaggia (1654(56?)-1731) Miscellaneous Poems [1716] (Chicago: Italian Women Writers Project, ca. 1716), Ed. Hillman, Cynthia


In morte della medesima.

Sonetto

Onde per lei la terra in forme nuove,
E d' empietade, e di viltà nemica,
Di magnanime sparsa inclite prove,
Vede risorta in se la gloria antica.

Come avvien, che s' adorne, e si rinnuove
Umil selva palustre, o piaggia aprica,
A cui d' intorno il Sol tepido muove,
E feconda vi spira auretta amica.

Ma qual, se pioggia impetuosa scende,
Di frondi spoglia i freschi rami, e i fiori,
E sull'erbose vie cresce e si stende;

Tal, poiché morte acerba i suoi furori
Qui rivolti, Vittoria a noi contende,
Perduto ha il mondo i pregi suoi migliori.

Saggio di Poesie di Selvaggia Borghini, pag. 48
Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 113
Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 160.
Borghini, Maria Selvaggia (1654(56?)-1731) Miscellaneous Poems [1716] (Chicago: Italian Women Writers Project, ca. 1716), Ed. Hillman, Cynthia


In morte della medesima.

Sonetto

E le bell'Arti, e le bell'Opre, e i santi
Studj smarito anno il vigor primiero,
Onde al cammin d'onor, che in terra avanti
Chiaro, e piano s'apria, chiuso è il sentiero.

Or chi dà quì conforto? e d'altrettanti
Lumi qual giorno appar sicuro, e vero?
E chi per l'erto calle i voli erranti
Sostiene, e guida altrui pronto, e leggiero?

Tu di gran Regi Figlia, e di gran Regi
Tu Suora inclita, e Sposa, in cui riluce
Dono immortal di non caduchi pregi;

Tu quì fia, che ti volga, e tu la luce
Chiara discopra, onde t'adorni, e fregi,
Ed a noi sia vero sostegno, e duce.

Saggio di Poesie di Selvaggia Borghini, pag. 49
Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 114
Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 161
Borghini, Maria Selvaggia (1654(56?)-1731) Miscellaneous Poems [1716] (Chicago: Italian Women Writers Project, ca. 1716), Ed. Hillman, Cynthia
Su questi sonetti cfr. quanto si legge nelle 'Lettere di Francesco Redi', a c. di Domenico Moreni, Firenze, Nella Stamperia Magheri, 1825, tomo III, p. 26-27 (lettera a Borghini, da Firenze, 4 gennaio 1688 ab. Inc.):
«veramente Sig. Maria Selvaggia ottimo e giudizioso, e pieno di riverente gratitudine è stato il pensiero di dedicare alla granduchessa Vittoria questi suoi Sonetti, i quali son belli, bellissimi, ed a tal segno bellissimi, che da me in ogni luogo più opportuno viene altamente esclamato, che il Petrarca medesimo non gli avrebbe saputi far così belli, anzi che per avventura sono in uno stile più sostenuto, e più robusto di quello del mentovato Petrarca».


In morte della medesima

Sonetto

Qual chi talor da tempestoso, e grave
Cammin si volge a ricercar del Porto,
E già sente d' intorno aura soave,
Porgere al suo desio speme, e conforto;

Ma in un balen nuova tempesta ha scorto,
Dar sì rea guerra all' affidata Nave,
Ch' egli è al lido vicin dall' onde assorto,
Ed al periglio suo scampo non ave;

Tal, poichè dopo e travagliosi, e tanti
Varj sparsi sudori anch' io credei
Posa trovare a te, gran Donna, avanti,

Ahi dove gita, ahi dove ascosa or sei?
Chi il dolce raggio de' tuoi lumi santi
Ha in un punto involato agli occhi miei?

Saggio di Poesie di Selvaggia Borghini, pag. 50
Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 114
Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 162.
Borghini, Maria Selvaggia (1654(56?)-1731) Miscellaneous Poems [1716] (Chicago: Italian Women Writers Project, ca. 1716), Ed. Hillman, Cynthia


In morte della medesima
Altri due Sonetti mss. presso di me

Sonetto

Mentre a gran passi in ver le Sfere ergea
La gian Donna d' Etruria inclito volo,
Dietro ai vestigj santi io mi vedea
Lasciar la terra, e sollevarmi al Polo.

Ed all'alte scintille, ond'ella ardea
Qual viva lampa ad illustrare il suolo,
Di bella gloria accinta, anch'io credea
Un di fiammar di lume altero, e solo.

Ma poiché giunta al cielo il suo bel raggio
Colà racchiuse, e a gli occhi miei sparìo,
Priva d' ogni splendor lascio il viaggio,

Qual Peregrin, che di sentiero escìo
Al fin del giorno in luogo ermo, e selvaggio,
Ov' egli incauto d' inoltrarsi ardìo.

Saggio di Poesie di Selvaggia Borghini, pag. 51


in morte della medesima

Sonetto

Piange vedova Etruria, e chiama intanto
Il gran nome di lei che, al Cielo è gita,
Di lei, che lume in mezzo erta romita
Via di gloria le aprìo sicuro e tanto;

E Vittoria dal Ciel risponde, e il pianto
Frena, le dice, ecco l' usata aita,
Ecco il sentiero, ond' io son qui salita,
Sereno ancora, e luminoso tanto.

Essa allora erge il guardo, e d' ogn' intorno
Dell' alte orme di lei splender lo vede
Più che non splende il sole a mezzo giorno.

Onde qual uom fia, che spedito il piede
Ivi non volga all' immortal soggiorno
Pien di speranza, e d' animosa fede?

Saggio di Poesie di Selvaggia Borghini, pag. 52

 
 
 
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