INDICI
Indice delle 907 poesie pubblicate sino al 25 gennaio 2014.
Visto che lo fanno tutti, mo' lo faccio pure io: Questo blog è un'opera d'arte ... Ora, chi passa e legge dirà: ma questo è scemo? Può darsi, nulla può escludersi e tutto è opinabile. Però se abbiamo leggi così fesse, alle quali molti si attengono, che rendono opportuno scrivere "Questo blog non costituisce una testata giornalistica", perché io dovrei tanto sottilizzare? Ma perché, c'è bisogno di scriverlo? Uno non se ne accorge da solo, leggendo, che quella non è una testata giornalistica? Vabbè, il mio dovere l'ho fatto: "Questo blog non è una testata giornalistica, ma un'opera d'arte che io creo come e quando cavolo mi pare e piace. Tiè, pija, pesa, 'ncarta e pport'a ccasa".
Dimenticavo: chiunque dicesse che ho violato diritti d'autore, direbbe una gran frescaccia. Quasi tutte le mie citazioni (perché, in sostanza, a questo si riduce il blog) provengono da libri scritti tra il 1200 ed il 1899 e, pertanto, ritengo che ben difficilmente l'eventuale titolare di un improbabile diritto d'autore abbia sufficiente voce per risentirsi. Se attingo ad una fonte sul web, è mia costante cura citarla. Comunque sono a disposizione per rimuovere ogni sempre possibile, per quanto involontario, mio abuso.
Avviso ai viandanti. Se non ricambierò eventuali visite o non risponderò a commenti -il che è altamente probabile- non è per maleducazione, ma per mancanza di tempo. Ogni visita ed ogni commento sono sempre graditi ed apprezzati, soprattutto se avranno la compiacenza di evitare argomenti di attualità o di carattere politico: per il resto, tutto è lecito, tranne l'insulto, a chiunque diretto (se poi fosse diretto a me, mi inc...diavolerei di brutto) ed il turpiloquio, consentito solo a me. Mi sono autoribattezzato Arcano, ma avrei anche potuto scegliere Philogèlos, Amante del sorriso: sto qui per sorridere, non per litigare o polemizzare, come accade quasi ogni momento del giorno.
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Romanzo sconosciuto
Post n°674 pubblicato il 27 Gennaio 2014 da livieroamispera
Romanzo sconosciuto 'Na mattina, zi Rosa, nun vedenno su' fia Nannarella a magnà assieme all'antri la pulenta, prima d'annà ar lavoro, annò corenno su la cammera sua, la cammera più bella der casale. Trovò chiusa la porta, e cominciò a chiamà: Nannì, che fai? Nun t'arzi? Che te senti poco bene? Risponne a mamma tua! Nannì! Nannì! Risponni, e che nun ciai core, pe' famme patì tante pene?!... E la povera donna nun sentenno rumore, co' le mano cercava de sfascià la seratura strillanno: Nanna è morta! Madonna mia, Madonna!... Er fijo suo più granne, piagnenno, oprì la porta, con un sarto la madre entrò pe' prima: Nannarella nun c'era! Solo, in cima a un cuscino trovarono un bijetto in do' ce stava scritto: «mamma, io parto per sempre, forse, perché tu m'avrai già maledetta! Addio... ho amato ed amo ancora, pazzamente, come mai credo aver tanto amato i miei fratelli!... Stanotte t'ho baciata sui capelli per non svegliarti... e ho pianto... Addio, baciami Toto, Giggetto e mia sorella». Sotto c'era firmato: «Nannarella». Zi' Rosa sbottò un pianto s'arovesciò su quer lettuccio voto sangozzanno tra sé: «Nanna diletta no, nun è vero, nun t'ò maledetta! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ne lo stanzone a piantereno, accanto ar cammino, che manna sprazzi de luce sull'ammattonato, c'è 'na vecchietta tutta freddolosa... Nun pare, eppuro è proprio lei: Zi' Rosa. Zi' Rosa, ch'er gran pianto che in un anno ha sverzato la fa sembrà più veccia de dieci anni. Sente bussà a la porta sganghenata, e' rosario je trema tra la mano, sa d'esse sola, la famija è annata quer giorno a lavorà tanto lontano co' 'na voce che pare d'ammalata sospira tra le labbra piano, piano: «Se fusse Nannarella, Maria Santa!» E a 'sto pensiero trema tutta quanta... S'opre la porta... E Nannarella! È lei la fija che credeva già perduta! È vestita de bianco e sur visetto stanco su quela bocca impallidita e muta ce so' l'impronte d'un dolore granne... Zi' Rosa vede tutto, soffocata dar pianto opre le braccia... Ha perdonato! Ha già scordato tutta l'infamia della fija... Nannarella tremanno ce se butta e suggella er perdono su la bocca!... Stanno lì strette, strette, abbracciate... Mentre er foco tranquillo dorcemente illumina la rocca, pe' filà, de Zi' Rosa, e la mantija bianca de Nannarella... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sergio Corazzini Da Poesie sparse |
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