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Storia di un povero cristo

Post n°218 pubblicato il 02 Luglio 2014 da maxbianco1
 

Secondo le Taledoth ebraiche nel 90 a.E.v. una grande sventura colpì Israele, quando dalla tribù di Giuda un uomo malfamato di nome Giuseppe Pandera, che viveva a Betlemme, in Giudea, con un sotterfugio, ingravidò Miriam, promessa a Giovanni della stirpe di Davide. Miriam partorì un figlio maschio e lo chiamò Gesù, come suo fratello. Un giorno, quando Gesù era un adolescente, tra i Dottori sorse la discussione se il suo comportamento irriverente (si presentava di fronte ai Dottori a capo scoperto) non dimostrasse che era un figlio illegittimo di niddah[1]. Venne scoperto, tramite Shimeon ben Shetah, che era il figlio illegittimo di Giuseppe Pandera. Miriam lo ammise e Yoshua dovette fuggire in Alta Galilea[2]. Anni dopo ritroveremo nelle Toledoth questo Gesù dichiararsi messia sotto il regno di Alessandra.

Durante la celebrazione della Festa dei Tabernacoli dell’ 88 a.E.v. il popolo, istigato dai Farisei, insorse contro Alessandro Janneo e prese a bersagliarlo con cedri rinfacciandogli l’origine servile. Il re riuscì a reprimere le contestazioni facendo uccidere 6000 cittadini. Ma una nuova rivolta farisaica scoppiò dopo una grave sconfitta subita da Janneo mentre combatteva gli Arabi e parte dei cittadini influenti chiese aiuto contro di lui a Demetrio Akairos, sovrano ellenista di Damasco[3].

Janneo, sconfitto da Demetrio riuscì a fuggire sui monti, ma successivamente riuscì a vincere la guerra civile dopo il ritiro del re di Damasco. Catturati i ribelli ne fece crocifiggere ottocento trucidando sotto i loro occhi mogli e figli mentre banchettava con le sue concubine in un luogo da cui poteva godersi lo spettacolo[4]. Tra gli Ebrei, sdegnati di tanta ferocia, viene ricordato come Alessandro il Boja.

In punto di morte (76 a.E.v.) tuttavia consigliò alla moglie Alessandra di riconciliarsi con i Farisei per conservare il trono alla propria famiglia. Divenuta regina ella rimise in vigore le norme farisaiche, che il suocero Yrcano aveva abolito, ed affidò parte del potere ai Farisei, che fecero ritornare gli esuli, liberarono i carcerati e cominciarono ad uccidere numerosi esponenti che avevano appoggiato le repressioni di Alessandro[5]. Per pacificare gli animi Alessandra affidò agli oppositori dei Farisei la custodia di alcune fortezze. 

Alessandra Salome (76-67 a.E.v.) riuscì a riconciliarsi con i Farisei, a limitare le loro rappresaglie e a dare al regno un breve periodo di pace all’esterno, ma dovette subire la rivolta del figlio Aristobulo II, nemico dei Farisei, che occupò numerose fortezze mentre lei ne imprigionava la famiglia nella fortezza Antonia.

Secondo le Toledoth nel frattempo Yoshua benPanthera, esule in Alta Galilea dai tempi di Ianneo, raccoglieva una sua banda e si proclamava Messia:

 

Io sono il Messia; e a proposito di me Isaia profetizzò e disse, Guardate, una vergine concepirà, e partorirà un figlio e lo chiamerà Emmanuele”. Insistendo, citava altri testi messianici, dicendo: “Davide, mio antenato, profetizzò su di me: Il Signore mi disse, tu sei mio figlio, oggi ti ho generato.

 A Gerusalemme il Sinedrio decise la cattura di Yoshua ben Panthera e mandò dei messaggeri, Annanui e Achazia, che, fingendo di essere suoi discepoli portarono un invito dei capi di Gerusalemme perché li visitasse. Yoshua ben Panthera acconsentì a condizione che i membri del Sinedrio lo ricevessero come Signore. Comprò un asino sul quale entrò cavalcando in Gerusalemme, perché si adempisse la profezia di Zaccaria e si diresse al tempio con i suoi seguaci.

Uno di essi informò i Dottori che Gesù si trovava nel Tempio, che i discepoli avevano fatto voto per i Dieci Comandamenti di non rivelare la sua identità, ma che egli lo avrebbe indicato inchinandosi davanti a lui. Così avvenne e Yoshua fu catturato.

I Dottori lo legarono e lo condussero davanti alla regina Alessandra, con l’accusa di essere uno stregone e sedurre il popolo. Yoshua fu imprigionato e portato nella sinagoga di Tiberiade dove lo legarono ad un pilastro e per placare la sua sete gli diedero da bere aceto. Sul capo gli posero una corona di spine. Fu messo a morte all’ora sesta della vigilia della Pasqua e del Sabbath e posto poi in un sepolcro.

Il Talmud babilonese tramanda:

 [al venerdì] alla sera della Parasceve si appese Ješu ha-nôserî[6]]. Un araldo per quaranta giorni uscì davanti a lui: “Egli esce per essere lapidato, perché ha praticato la magia e ha sobillato e deviato Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa, venga e l’arrechi per lui”. Ma non trovarono per lui alcuna discolpa, e lo appesero [al venerdì] alla sera della Parasceve (…) Disse Ulla: “Credi tu che egli sia stato uno per il quale si sarebbe potuto attendere una discolpa? Egli fu invece un istigatore all’idolatria, e il Misericordioso ha detto “Tu non devi avere misericordia e coprire la sua colpa![7].

 

Il primo giorno della settimana i suoi seguaci andarono dalla regina con la notizia che Gesù era il Messia, che non era nel sepolcro ed era asceso al cielo, come aveva profetizzato. Ma si scoprì che un giardiniere lo aveva tolto dalla tomba, lo aveva portato nel suo giardino e sepolto nella sabbia. I Dottori presero il corpo, lo legarono alla coda di un cavallo, lo trascinarono per la città e lo portarono alla regina, con le parole: “Ecco Gesù, che si dice che sia asceso al cielo”. Comprendendo che Gesù era un falso profeta, che seduceva e fuorviava il popolo, ella derise i suoi seguaci e lodò i Dottori. I suoi seguaci dicevano: “Avete ucciso il Messia del Signore”. Gli Israeliti rispondevano: “Avete creduto in un falso profeta” e ci furono lotte e discordie per trent’anni.

Le Toledoth ebraiche affermano che i Dottori della Legge, desiderando separare da Israele quelli che continuavano a proclamare Gesù ben Panthera come Messia, si rivolsero ad un uomo molto dotto, Simeone Cefa, perché li aiutasse. Simeone si recò ad Antiochia, principale città dei Nazareni e dichiarò loro:

 

Sono discepolo di Gesù. Egli mi ha mandato per mostrarvi la via. Vi darò un segno come fece Gesù”. Simeone guarì un lebbroso ed un paralitico e venne accettato come un vero discepolo. Disse loro che Gesù era in cielo, seduto alla destra del padre, in adempimento del Salmo 11:1. Aggiunse che Gesù desiderava che si separassero dai Giudei e non seguissero più i loro costumi, come aveva detto Isaia: “La mia anima aborrisce i vostri mesi e le vostre festività”.

Ora avrebbero dovuto osservare il primo giorno della settimana anziché il settimo, la resurrezione invece della Pasqua, l’Ascensione al cielo invece della festa delle settimane, il ritrovamento della Croce invece del Nuovo Anno, la festa della Circoncisione invece del giorno dell’Espiazione, l’Anno nuovo invece di Chanukah; avrebbero dovuto mostrarsi indifferenti rispetto alla circoncisione ed alle prescrizioni alimentari. Inoltre avrebbero dovuto seguire l’insegnamento di porgere la guancia destra se colpiti sulla sinistra e di accettare mitemente la sofferenza. Tutti questi insegnamenti che Simeone Cefa, Paolo, come era noto ai Nazareni, impose erano volti a separare i Nazareni dal popolo di Israele e mettere fine alle discordie.



[1] Impurità sessuale, incesto, adulterio, prostituzione

[2] In una versione ella confessa che non solo Gesù è il frutto di una unione illecita, ma che in quei giorni ella era impura per le mestruazioni (i rapporti sessuali anche con il coniuge non sono leciti durante le mestruazioni, o, nella legge rabbinica, per qualche tempo dopo).

[3] Antichità Giudaiche 13:13.5

[4] Antichità Giudaiche 13:14.1-2

[5] Antichità Giudaiche 13:16

[6] Gesù  il nazareno

[7] Sanhedrin B, 43b. 4[7].

 
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