Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianze« Teilhard de Chardin e Eu... | LEGGERE TEILHARD » |
Teilhard: ricordo di un Anniversario
1955-2011 TEILHARD DE CHARDIN VIVE!
Nel piccolo cimitero gesuita di Poughkeepsie, a pochi chilometri da New York il silenzio è sceso da molto tempo su tutte le tombe.
Solo su quella di Pierre Teilhard de Chardin, gesuita, l’ombra della morte si è rifiutata di posarsi per sempre sopra la lapide di colui che Etienne Borne, sul quotidiano Le Monde, lo esaltava definendolo il genio del sapere positivo e che dell’esperienza profetica aveva fatto una indivisibile grandezza.
Teilhard, nella sua vita è stato un grande della scienza, della teologia; è immensa era la sua appartenenza alla Chiesa. A modo suo è stato un grande profeta e un grande mistico; Ma questa sua grandezza in tutti i campi non gli ha proibito l’umiltà verso la Chiesa, verso i suoi fratelli credenti e non credenti. Egli andava ripetendo che la sua sola ambizione era quella di essere gettato nelle fondamenta di ciò che può crescere.
Teilhard si era considerato come un umile risonatore, riflettente una vera vibrazione, una certa nota umana e religiosa che è ovunque nell’aria attualmente e nella quale le genti si sono riconosciute e ritrovate.
Dal momento in cui la nuda pietra, che ha coperto la tomba del gesuita in quel povero cimitero d’America è diventata una pietra di contraddizione; Per molti credenti e non credenti da quella tomba si sprigiona un messaggio universale, che come ha scritto il poeta Leopold Sèdar Senghor, è in grado di “costruire la Terra”.
Altri pensano che da quella tomba proviene un massaggio capace di scalzare le fondamenta di un edificio pazientemente costruito in duemila anni di cristianesimo.
In un modo o nell’altro Teilhard è presente ancora oggi nella cultura moderna, nel dibattito sulla direzione dell’evoluzione, nella ricerca di una via per il futuro dell’umanità.
In Estremo Oriente Teilhard è riconosciuto e venerato come un maestro che ha insegnato la scienza della natura e l’arte di sondare il suolo alla ricerca del più piccolo indizio sulla evoluzione dell’uomo.
In Occidente l’attenzione è più rivolta alla sua opera religiosa e mistica.. Malgrado ancora oggi sia vilipeso,, contestato, processato dalla autorità ecclesuastica, Teilhard ha ricevuto e continua a ricevere l’omaggio dei migliori spiriti di questo secolo per la sua rigorosa intelligenza e per l’audace spiritualità.
Ancora oggi lo spirito di Teilhard riaffiora non più come provocazione ma ispiratore nei campi più disparati: nella letteratura, nel cinema, nella musica sinfonica e leggera ( ricordo la canzone di Dalidà dedicata al padre gesuita e una grande band rock che ha preso il nome di Noosfera)
Bibliografie, saggi , studi, tesi di laurea continuano ad apparire nella rete internet: segno che Teilhard è ancora oggi un valido pensatore in grado di indirizzare la coscienza di ognuno di noi,
Qualche tempo prima di morire Teilhard scriveva: “Signore, poiché con ogni mia facoltà e in tutte le occasioni della mia vita non ho mai cessato ci cercarTi e situarTi nel cuore della Materia universale, è nell’incanto di una universale trasparenza e di una universale incandescenza che mi piacerebbe chiudere gli occhi”.
Il 10 aprile del 1955, il giorno di Pasqua, su New York, città cosmopolita più famosa del mondo, splendeva un sole incredibilmente bello e luminoso.
Giovanni Fois
Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)