Teilhard de Chardin
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Teilhard de Chardin e Eugenio Montale
AD UN GESUITA MODERNO
Nel marzo 2009 pubblicavo un post sulla poesia di Eugenio Montale dedicata Teilhard de Chardin.
La poesia mi era saltata agli occhi perchè molti siti cattolici tradizionalisti la usavano contro Teilhard. Il testo di Montale si prestava benissimo come strumento di scherno del famoso gesuita.
Pubblicando il testo completo della poesia (mentre invece i siti cattolici integralisti ne pubblicavano solo i passi più derisori verso Teilhard) lo corredavo di una critica a Montale. Dicevo che il poeta italiano, non avendo letto le opere di Teilhard pubblicate fino alla stesura della poesia non ne aveva capito inè il senso nè la profondità del pensiero del pensatore francese.
E poi, cosa più omportante, il pensiero ristretto di Montale non aveva nulla da spartire con il pensiero universale del gesuita teso come era a dare un senso cosmico all'avventura umana.
Ora, a distanza di un'anno, il Prof. Fabio Mantovani, unico ed insigne studioso italiano di Teilhard de Chardin (ricordiamo che è suo il DIZIONARIO DELLE OPERE DI TEILHARD DE CHARDIN, edito dai Gabrielli Editori nel 2009) non riuscendo a capire perchè, un premio Nobel come Montale avesse dovuto scrivere una poesia del genere, ha tentato una nuova lettura del testo montaliano.
Ne è uscito uno studio che ribalta completamente il senso antitelihardiano che i molti siti cattolici integralisti hanno voluto dare alla lettura della poesia; Mantovaninè da una lettura profonda e ponderata della lode di Montale.
Per chi fosse interessato alla lettura di questo ottimo studio può collegarsi al sito www.biosferanoosfera.it e leggere il resoconto di questa erudita riflessione: Eugenio Montale: Ad un Gesuita Moderno.
Buona lettura
Giovanni Fois Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell'Uomo- Roma
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E il risultato
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)