Teilhard de Chardin
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Ricordo appassionato di Pierre
Ricordo del “Gentiluomo di Dio”
10 Aprile 1955. Nell’isolamento più totale moriva a New York Pierre Teilhard de Chardin, sacerdote, scienziato, filosofo, teologo, mistico, appartenente alla Compagnia di Gesù.
Figlio della Terra e figlio del Cielo aveva chiesto, un mese prima a quel Cristo che aveva cercato, amato e testimoniato per tutta la vita di morire il giorno della Resurrezione. Nessuno si sarebbe immaginato che quel giorno, il 10 aprile 1955 era il giorno di Pasqua della Resurrezione.
Il suo Cristo tanto amato lo aveva chiamato a se proprio il giorno voluto.
Ma se il Signore lo ha riempito di gloria così non ha fatto la sua Chiesa e la sua Compagnia che gli hanno fatto passare tribolazioni fisiche e psicologiche che lo hanno portato ad una angosciosa e terribile solitudine. Situazione che avrebbe abbattuto qualunque essere umano: ma lui aveva la Fede, quella che manca oggi a molta parte dei rappresentanti ecclesiastici e a tanti cristiani.
Solitudine che si manifestò anche al suo funerale, Pochissime persona presenti, durante la funzione religiosa, tono della Messa dimesso, nessuno cantò il “Libera me domine” e “” in paradisum deducan te angeli” e le poche preghiere vengono sussurrate in sottovoce, quasi a scusarsi e a chiedere perdono, ad uno dei massimi Uomini che hanno influenzato la cultura laica e religiosa del XX secolo per come era stato trattato..
Oggi si parla tanto di Teilhard ma in modo totalmente sbagliato.
Ci sono tanti scrittori, sacerdoti, intellettuali che parlano del gesuita citando solo alcuni passi del suo pensiero al solo scopo di avvalorare le loro tesi.
Ci sono poi le Associazioni Teielhardiane che in tutta europa continuano a parlare si, di Teilhard, ma tenendo un profilo basso come a voler obbedire pedissequamente al volere della Chiesa ufficiale: Teilhard deve rimanere nell’oblio.
C’è poi chi si dedica all’approfondimento delle idee teilhardiano aprendo nuove strade di riflessione, così come Teilhard voleva: sarò capito solo quando sarò superato.
Ed ecco allora che in tanti, in America Latina, negli USA, in Spagna e addirittura nelle ex repubbliche sovietiche, si avventurano lungo le strade che Teilhard, nelle sue molteplici opere ha indicato. Solo quelli che sanno vedere e comprendere hanno imboccato le strade nuove della ricerca per lo sviluppo dell’Uomo.
Così nascono gruppi di studio che riflettono sul concetto di educazione e del suo sviluppo nella società, sulla crescita della noosfera, sulla coscientizzazione, sulla mondializzazione del genere umano, sui progetti dell’ecologia terrestre e umana e tanto altro senza fermarsi a perdere tempo andando alla ricerca di confronti che lasciano il tempo che trovano: come l’interesse che l’Associazione Teilhard Italia mostra per la religione Baha’i.
Teilhard non ha nulla a che vedere con questi discorsi da intellettuali.; Lui è per andare in Alto e in Avanti.
Il giorno in cui si comprenderà la sua grandezza e si andrà a riesumare i resti forse sarà troppo tardi, non si troverà più niente per colpa di tanti sepolcri imbiancati.
E purtroppo sarà un’ulteriore prova della profezia di Teilhard che aspirava profondamente, come naturalista e credente a immergersi, fino a scomparirvi, in quella “santa terra” da cui era, come tante altre monadi viventi esclusivamente immerso, secondo un misterioso e mirabile disegno divino..
E la Chiesa e i cristiani continuano a non capire…
G.F.
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)