Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianze« Messaggio #25 | Per non dimenticare Teilhard » |
Riflettiamo
In un depliant rintracciato all'interno della Rivista IL FUTURO DELL'UOMO abbiamo trovato alcuni spunti di riflessione che volentieri vi ripropongo.
Alcune domande
- Il cosmo è davvero un processo di creaziione continua ?
- La vita è in balia di un cieco caso o sefguue una direzione evolutiva irreversibile ?
- Quale posto occupa la mia breve esistenza nell'immensità dei tempi dell'evoluzione cosmica ?
- Con quali prospettive dovremmo affrontare i problemi planetari di oggi ?
Se ci poniamo domande di questo tipo e non abbiamo timore di oltrepassare i ristretti orizzonti abituali, che sembrano offrire delle sicurezze tangibili, Teilhard de Chardin ha moltissime cose da dirci.
Fra le sue opere più significative il Fenomeno Umano descrive la nascita graduale delle varie forme di vita, di cui l'Uomo è una speciale espressione. Malgrado la nuova cosmologia releghi l'Uomo in un posto del tutto marginale, Teilhard de Chardin ne riafferma invece la centralità rispetto all'asse evolutivo generale. La sua visione si estende dal remoto passato e si prolunga sino al lontano futuro.
Profondamente animato dalla Fede in Cristo, Teilhard ha evidenziato in vari suoi scritti il carattere universale o cosmico della religione cristiana. Ne L'Ambiente Divino, in particolare, egli percepisce la presenza di Dio in ogni azione umana e negli eventi positivi o negativi che accompagnamo ciascuna vita.
L'interesse per il pensiero di Teilhard de Chardin talvolta è limitato ad alcuni aspetti della sua grande sintesi, per esempio alla rilevanza scientifica, filosofica e teologica delle sue oopere. Se l'interesse è invece globale, la coscienza e l'acquisizione delle sue prospettive creano una notevole espansione del proprio livello di consapevolezza. Il rinnovamento può essere cos' profondo da non poter più essere uomini "se non su un altro piano".
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)