Teilhard de Chardin
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Per non dimenticare il grande Gesuita
Il 10 aprile 1955, giorno di Pasqua, moriva a New York Pierre Teilhard de Chardin s.j.
A Lui, scienziato di fama mondiale e profondo religioso e amante della sua Chiesa, che aveva fatto tremare i polsi di tanti uomini di scienza e di cultura con la sintesi del suo pensiero che abbracciava tutti i campi della riflessione umana, dalla profondità della Materia, alla complessità del divenire dell'Uomo fino alle altezze vertiginose dell'unione con il Cristo Alfa e Omega veniva celebrata una triste cerimonia, un funerale di terza classe e pochissime persone assistono alle sue esequie nel piccolissimo cimitero di Paoghkeepsie, nella valle dell'Hudson.
Per rendere ai lettori la povertà del posto dico che questo piccolissimo cimitero non sta dietro una Chiesa, ma dietro una casa sede di una scuola di cucina.
E' posto nella nuda terra, che lui ha tanto amato nelle sue ricerche paleontologiche con una lapide da " povero cristo" che all'inizio fu anche sbagliata. Scrissero Theilhard invece che Teilhard. Malgrado il tentativo della Chiesa di tenerlo lontano in tutti i modi sono tanti quelli che lo vanno a trovare per mettere un piccolo mazzo di fiori. Una piccolissima fotografia posata in terra fa riconoscere la tomba di questo grande, che non avrà mai il piacere di tornare alla sua terra natale.
Tutto questo è povero e di certo Padre Teilhard de Chardin non meritava questo oblio da parte della "sua " Chiesa e del "suo" ordine sacerdotale i quali hanno portato agli onori dell'altare altri gesuiti meno rappresentativi del mistico Teilhard.
Chi fosse curioso potrà andare su Google Earth e cercare la località. Vi farà un certo effetto vedere il piccolo luogo dove è sepolto uno dei più grandi pensatori del XX secolo.
Recarvisi spiritualmete è il miglior modo di entrare in contatto con lui e di celebrarlo, magari nel silenzio di una notte cosmica piena di stelle.
Molto è stato detto e molto si dirà di Lui: ma ciò non era esattamente nelle sue attese. La Sua speranza era:
che altri VEDANO e il veduto diventi stato di MAGGIORE COSCIENZA
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)