Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianze« Messaggio #73 | Messaggio #75 » |
PER INCISO
Normalmente, quando si parla o si scrive di Teilhard c'è sempre qualche "teologo", qualche cattolico e anche qualche sacerdote che salta su e dice: mai parlare e leggere di Teilhard: c'è il Monitum! ( a proposito del Monitum vi invito a leggere lo studio del Prof. Fabio Mantovani sulla necessità di superare il Monitum ( e l'ostracismo della Chiesa n.d.r.) pubblicato sul sito www.biosferanoosfera.it)
D'altra parte ci sono anche Cardinali, Vescovi e tanti teologi e scienziati cattolici,che parlano sottovoce di Teilhard, per non farsi scoprire pro-Teilhard e a volte "rubacchiano quà e là" fette di pensiero spacciandole per farina del loro sacco per non dire, finalmente che Teilhard aveva ragione. Effettivamente, come dice il Cuenot, suo biografo ufficiale, in lui l'homo sapiens ha fatto un balzo da gigante. (andatevi a rileggere le dichiarazione di Toynbee pubblicate in questo blog)
A questo proposito vedere sempre sul sito www.biosferanoosfera.it, la recensione di un volume del Cardinale di Vienna che parla di Teilhard. Il libro è anche stato tradotto in italaiano, ma nessuno si è sentito in dovere di riportare lo scritto su Teilhard. Quello che ci sorprende è che le agenzie cattoliche , sempre pronta a dare spazio al Cardinale di Vienna nell'ambito del dibattito evoluzione, creazione e disegno intelligente non si siano sentita in dovere di pubblicare la posizione del Cardinale su Teilhard de Chardin.
Ma la sorpresa più grande è quella che l'attuale papa, quando era cardinale, citava spesso Teilhard nei suoi discorsi e nei suoi scritti. Ma ora che è Papa, non parla più di Teilhard. E' forse disdicevole? Oppure riammettere Teilhard siginfica, per la Chiesa Cattolica, riscrivere molti dogmi ormai vecchi quanto matusalemme e lontani dal popolo di Dio mille anni luce?
E' ora finelmente di dare a Teilhard quel posto che gli spetta di diritto tra i figli prediletti della Chiesa.
Ma quello che ci consola è che qualcuno, all'interno del Vaticano se ne sbatte del Monitum e in pubblicazioni ufficiali parla di Teilhard nei termini giusti senza polemiche e riconoscendogli il tentativo riuscito di indicare la via dell'unione dell'umanità nella Chiesa e indicando la strada maestra, in accordo con i Padri della Chiesa e con San Paolo e San Giovanni, per ricongiungere l'umanità al suo creatore Cristo Gesù.
TUTTO CIO' CHE SALE CONVERGE.
Il testo pubblicato nel messaggio precedente è come avete visto in uno dei DIZIONARI, oltre quello teologico, editi dalla Editrice Vaticana, dove la presenza dell'opera e del pensiero di Teilhard è presente è valorizzata degnamente riscattando appena una piccola parte della sofferenza che Padre Teilhard ha dovuto subire e vivere per colpa della Sua Chiesa.
Giovanni
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)