Teilhard de Chardin
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Post N° 104
Pierre Teilhard de Chardin s.j.
Un sommario della mia prospettiva
fenomenologica
“ Esiste, e si propaga contro corrente attraverso l’’Entropia , una deriva cosmica della materia verso strati di asservimento sempre più complicati (in direzione – o all’interno – di un “terzo infinito”, l’”infinito di Complessità”, tanto reale quanto l’Infinito e l’Immenso) E la coscienza si presenta sperimentalmente come l’effetto, o proprietà specifica, di questa Complessità spinta a valori estremi”.
Se si applica alla storia del Mondo questa legge di ricorrenza (detta di “complessità-coscienza”), si vede delinearsi una serie ascendente di punti critici e di sviluppi singolari. Eccoli.
1) Punto critico di vitalizzazione
In qualche parte, a livello delle Proteine, si produce in seno al Previdente (almeno a nostra esperienza) un’emersione iniziale della Coscienza. Grazie al meccanismo concomitante di “riproduzione”, l’aumento di Complessità si accelera sulla Terra per “via filetica” (genesi della specie o speciazione).
A partire da questo stadio (e nel caso dei viventi superiori) diventa possibile “misurare” l’avanzata della Complessificazione organica attraverso il progresso della celebrazione. In virtù di questo artifico, si stacca, in seno alla biosfera, un asse privilegiato di Complessità-Coscienza: quello dei Primati.
2) Punto critico di riflessione (o di Ominizzazione)
In seguito a qualche mutamento cerebrale “ominizzante”, che si produce negli Antropodi verso la fine del terziario, fa irruzione nel mondo, e apre un campo del tutto nuovo in Evoluzione, la Riflessione psichica, che non solo è “sapere ma sapere di sapere”. Nell’uomo, sotto le apparenze di una semplice “famiglia” zoologica nuova, in realtà, una “seconda specie di vita” comincia, con un nuovo ciclo di possibili adattamenti e uno speciale involucro planetario (la noosfera).
3) Sviluppo della Co-riflessione ( o comparsa di un ultraumano)
Applicato al grande fenomeno della Socializzazione umana, il criterio di Complessità-Coscienza offre talune indicazioni decisive. Da una parte, nella società umana, un irresistibile adattamento tecnico-culturale, di dimensioni noosferiche, chiaramente in progresso. D’altra parte, per effetto della Co-riflessione, lo spirito umano non cessa di elevarsi collettivamente (grazie ai legami tessuti dalla tecnica) alla percezione di dimensioni nuove: per esempio, organicità evolutiva e struttura corpuscolare dell’Universo. La coppia organizzazione –interiorizzazione” riappare qui con evidenza. Ciò significa che, sotto i nostri occhi il processo fondamentale di cosmogenesi continua come prima ( oppure ricomincia di bel nuovo (Con la sola differenza, che a partire dall’uomo, con assoluta evidenza, la complessificazione cosmica prende la forma non più soltanto di un adattamento fortuitamente trovato,, per effetto di grandi numeria ultimo nelle sue porzioni più vive, di un auto-assestamento pianificato).
Considerata nella sua totalità zoologica, l’Umanità offre lo spettacolo unico di un “phylum” che si sintetizza organico-psichicamente su se stesso. Veramente una corpuscolizzazione e una “contrazione” (o centrage) su se stessa della Noosfera “as a whole”.
4) Probabilità di un punto critico di Ultra-riflessione in avanti
Estrapolata nel futuro la la convergenza tecnico-socio-mentale dell’umanità su se stessa, impone la previsione di un parossismo di Co-riflessione, a una qualche distanza finita, davanti a noi, nel tempo: parossismo che non può definirsi meglio ( e neppure in altro modo) che come punto critico di Ultra-riflessione. Non sapremmo naturalmente immaginare nel descrivere un tale fenomeno (che implica apparentemente un’evasione al di fuori dello Spazio e del Tempo). Tuttavia certe condizioni energetiche precise, alle quali l’avvenimento previsto deve soddisfare (attivazione crescente nell’uomo, al suo approssimarsi, del “usto di evolvere” e della “volontà di vita”), ci costringono a pensare che esso coincida con un definitivo accesso all’irreversibile (poiché la prospettiva di una Morte totale arresterebbe di colpo, per scoraggiamento, il regresso dell’Ominizzazione).
A questo termine superiore della Co-riflessione umana (cioè, in realtà, dell’ominizzazione) ho dato il nome di “punto Omega”: centro cosmico personalizzante di unificazione e di unione.
5)Verosimiglianza di una reazione (o riflessione) di Omega sull’Umano in via diCo-riflessione ( Rivelazione e fenomeno cristiano)
Più si riflette alla necessità di un Omega per sostenere ed animare la continuazione dell’Evoluzione ominizzata, più ci si accorge di due cose:
la prima è che Omega puramente congetturato (puramente “calcolato”) sarebbe troppo debole per mantenere nel cuore dell’Uomo una passione sufficiente a farlo ominizzare fino in fondo;
la seconda è che, se Omega esiste ralmente, è difficile concepire che il suo supremo “Ego” non si faccia direttamente sentire come tale, in qualche maniera, a tutti gli “Ego” incoativi (cioè a tutti gli elementi riflessi dell’Universo.
Da questo punto di vista, la vecchia e tradizionale idea di “Rivelazione” riappare, e torna a introdursi (e questa volta attraverso la biologia e l’energetica evolutiva) come cosmogenesi.E, sempre da questo punto di vista, la Corrente Mistica Cristiana prende un significato e un’attualità straordinari.
Perché se è vero che, per assoluta necessità, il processo di complessità-coscienza esige in maniera assoluta, per compiersi, il calore di qualche fede intensa, è ugualmente vero (la cosa saltas agli occi, perché ci si dia la pena di guardarsi intorno) che non si vede nessuna fede attualmente capace di assumere pienamente (amorizzandola) una Cosmogenesi di convergenza, eccetto quella di un Cristo “pleromizzante” e “parusiaco”, “in quo omnia constant” (S.Paolo, Col., I. 17)
Teilhard de Chardin, Pierre s.j.
New York 14 gennaio 1954
Pubblicato sulla Rivista “Les Etudes philosophiques nel numero di ottobre-dicembre 1955
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)