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DI FRONTE ALL'OPERA MISTICA DI TEILHARD

Post n°153 pubblicato il 25 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

UNA LETTURA DELL’ “AMBIENTE DIVINO”di Pierre Teilhard de Chardin

“Non discutiamo, Vi prego.  Ma mettetevi qui, accanto a me,  e guardate.  Da questo punto privilegiato che non è  la cima ardua riservata a pochi, ma la solida piattaforma edificata da due millenni di esperienza< cristiana, vedrete presto e molto semplicemente congiungersi i due astri le cui attrazioni opposte disorganizzavano  la vostra fede.  Senza mescolarsi, senza confondersi con l’Universo, Dio, il vero Dio cristiano, lo invaderà sotto i vostri occhi.  Nell’Universo,  nel nostro Universo di oggi che vi spaventava con la sua grandezza malvagia o la sua bellezza pagana, Dio  penetrerà come un raggio in un cristallo; e, mediante gli strati immensi del Cristo, Egli diventerà, per voi, universalmente tangibile e attivo, vicinissimo e lontanissima insieme”. (pag.23-24)

Ne l’Ambiente Divino è racchiusa la sintesi di un’intera visione dell’esistenza e della realtà.  E’ molto convincente laddove indica e “descrive” la pienezza di Dio nelle cose, nella materia, nell’uomo, nel creato, nella realtà tutta; e consola facendo  sentire che ogni minimo alito di vita è un qualcosa di misterioso, ma concreto, che, partito da Dio, a lui necessariamente tornerà, qualunque sia la “complessità” dell’evoluzione subita.

“Rimarremo stupefatti costatando l’estensione e l’intimità delle nostre relazioni con l’Universo

Le radici del nostro essere ?  Anzitutto esse affondano nel passato più insondabile. Quale mistero quello delle prime cellule che il soffio della nostra anima è  venuto un giorno a superanimare!  Quale indecifrabile sintesi di influenze successive in cui siamo sempre più incorporati.  Attraverso la Materia, si ripercuote parzialmente in ciascuno di noi  l’intera storia del Mondo.  La nostra anima, per quanto autonoma sia, è l’erede di un’ esistenza

prodigiosamente elaborata, ancora prima, da tutte le energie terrestri: essa incontra e raggiunge la Vita ad un determinato livello:  Ora, non appena si trova impegnata nell’Universo in quel punto particolare, essa si sente, a sua volta, assediata e invasa dal flusso delle influenze cosmiche da ordinare e da assimilarsi.  Guardiamoci attorno:  le onde arrivano da ogni direzione e dal fondo stesso dell’orizzonte.  Per tutti i varchi, il mondo sensibile ci sommerge con le sue ricchezze: alimenti per il corpo  e cibo per gli occhi,  armonia dei suoni e pienezza del cuore,  fenomeni sconosciuti e verità nuove, tutti questi tesori, .tutti questi eccitamenti, tutti questi richiami, venuti da tutte le zone del Mondo, attraversano continuamente la nostra coscienza.   Cosa vengono a fare in noi?   Cosa opereranno in noi, anche se da cattivi lavoratori,  li accoglieremo passivamente oppure indistintamente?  Si mescoleranno alla vita più intima della nostra anima, per svilupparla o per avvelenarla.  Osserviamoci un minuto, e ne rimarremo  persuasi, fino all’entusiasmo o fino all’angoscia.  Se il cibo più umile, più materiale, è già capace d’influire profondamente sulle nostre facoltà spirituali, che  diremo delle energie infinitamente più  penetranti che ci sono convogliate dall’armonia dei colori, delle note, delle parole, delle idee?  Non vi è in noi un corpo che si nutre indipendentemente dall’anima.  Tutto ciò che il corpo ha assunto e cominciato a trasformare, l’anima lo deve sublimare, a sua volta.  Essa lo fa, certo,  a modo suo e secondo la propria dignità.  Ma non può sfuggire a questo contatto  universale né a quella fatica di tutti i momenti.    Così gradualmente, si perfeziona in  essa , per la sua felicità e a proprio rischio, la capacità specifica di comprendere e di amare che sostituirà la sua più immateriale individualità.  Non sappiamo con precisione in quale proporzione, né sotto quale forma, le nostre facoltà naturali parteciperanno all’atto finale della visione beatifica.  Ma non possiamo affatto dubitare che ci formiamo quaggiù, con l’aiuto di Dio, gli occhi e il cuore che, nella trasfigurazione finale, diventeranno gli strumenti di una potenza di adorazione e di una capacità di beatificazione particolari a ciascuno di noi”. (pag, 43-45)

Anche il male, il dolore, i “limiti”, la morte non sono che< aspetti “necessari”

D’una stessa realtà che attende di trasfigurarsi, di compiersi, di realizzarsi pienamente dopo un lungo cammino, di “essere redente”  di consumarsi in Dio stesso.

“La Materia, anzitutto , non è  solo  il peso che trascina, il fango in cui affondiamo, il cespuglio spinoso che sbarra il sentiero.  Considerata in sé, anteriormente alla nostra  posizione e alla nostra scelta, è semplicemente la china sulla quale ci si eleva o si scende; è l’ambiente che sorregge o che cede; e il vento che precipita a terra o che solleva.  Per  natura, e in  conseguenza del peccato originale, la Materia rappresenta, è vero,  una continua aspirazione verso il decadimento.  Ma  anche per natura, e in virtù dell’Incarnazione, essa racchiude, a favore del  “Più-essere” una complicità (pungiglione o attrazione)  che equilibra o può anche superare la “formes peccati” .  La  verità completa circa la nostra posizione è questa: quaggiù, per via del nostro inserimento nell’Universo, siamo posti , nei suoi strati o sulla sua china, ciascuno in un punto particolare, determinato a un tempo dall’istante presente del Mondo, dal luogo umano della nascita e dalla vocazione individuale.  E, partendo da quel punto, diversamente situato ed elevato,  il compito assegnato alla nostra vita è la salita verso la luce -  salita compiuta attraversando per raggiungere Dio, una determinata serie di creature che non sono precisamente ostacoli, ma altrettanti punti di appoggio da superare, intermediari da utilizzare, cibo da assimilare, linfa da epurare, elementi da  associarci e  da trascinare con noi” (pag.119)

In qualche pagina prima Teilhard sembra quasi superare, con le sue intuizioni e la sua fede, gli enigmi perenni che agitano l’uomo.

Il dolore, la solitudine, il male, l’angoscia che logorano il nostro cuore, perché immagini di morte, diventano le ombre che la Provvidenza, la Comunione con Cristo, la Resurrezione rischiarano piano piano ai nostri occhi fino ad immergerle (e sarà allora la Parusia) nell’amore infinito di Dio e nella perfetta unità in Lui

“Si, più nell’intimo della mia  carne, il male è radicato e inguaribile, e più io debbo pensare che ospito Te stesso, come un principio amorevole, attivo,  di purificazione e di distacco:  più l’avvenire mi si apre dinanzi come una vertiginosa voragine, o un oscuro passaggio, e più avventurandomi in esso sulla tua parola, possa  avere fiducia  di perdermi o d’inabissarmi in Te, di essere  assimilato dal tuo Corpo,o Gesù”. (pag. 91)

Non a caso Teilhard stesso ricorda  lo stupendo episodio biblico del sogno di Giacobbe.  La realtà naturale, la terra, la paternità, la prospettiva d’un futuro grande  per sé e per il suo popolo, fanno esclamare al Patriarca pieno di stupore e riconoscenza: “Veramente in questo luogo c’è Jahvè ed io non lo sapevo”.

E’ un po’ la storia di ogni uomo:  Nel bel mezzo dei nostri “affari” Dio ci chiama a collaborare liberamente alla costruzione del “Suo Regno” ed attende da noi una risposta di fede.

“ E Giacobbe, uscito da Bersabea, andava a Haman:  E arrivato a caso in un certo luogo, vi pernottò, essendo tramontato il sole.  E prese una pietra di quel luogo e la mise sotto la testa, e si coricò in quello stesso luogo.  E fece un sogno.  Ed ecco, una scala era poggiata sulla terra e la sua cima arrivava fino al cielo:  Ed ecco, gli angeli di Elohim vi salivano e scendevano:  Ed ecco Javhè stava sopra di essa e diceva: Io sono Javhè, il Dio di Abramo tuo padre, e il Dio di Isacco:  La terra sulla quale tu ora dormi, la darò a te e alla tua discendenza:  E la tua discendenza sarà numerosa come la polvere della terra e ti  estenderai ad oriente e ad occidente da settentrione e a mezzogiorno.  E si benediranno in te e sulla tua discendenza tutte le nazioni della terra:  Ed ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque andrai e ti ricondurrò in questa terra, poiché non ti abbandonerò fino a quando non avrò compiuto quanto è stato detto”.  E Giacobbe destatosi dal sonno, disse: “Veramente in questo luogo c’è Javhè, ed io non lo sapevo” (Genesi 28, 10-16)

Ho riportato per intero questo passo della Sacra Scrittura, a conclusione di queste brevi impressioni, perché mi sembra racchiudere quello stesso spirito di ricerca e di scoperta di Dio nella realtà del quale Teilhard s’è fatto “interprete per noi uomini dell’era moderna, talvolta oppressi dalla  scienza, dalla tecnica, dal materialismo.

 

MAURIZIO PERFETTI

(le citazioni sono tratte dall’edizione italiana de “L’Ambiente Divino”, edito da Il Saggiatore, Milano, 1968)

(N..d..r. L’articolo è stato scritto nel settembre del 1968 quando questo giovane universitario faceva parte del Gruppo di Studio Teilhard de Chardin di Ostia-Roma..  Gruppo creato nell’ambito del Centro di Doccumentazione Teilhard de Chardin di Ostia-Roma. G.F.)

 

 

 

 

 

 

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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