Messaggi di Giugno 2008

Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 17 Giugno 2008 da bioantroponoosfera
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PERCHE' UN BLOG SU TEILHARD DE CHARDIN ?

Andando in giro per il Web mi sono accorto che sono molte le persone che citano spesso Teilhard de Chardin dando qualche volta delle interpretazioni non troppo corrispondenti alla realtà del pensiero teilhardiano.

Ciò può succedere sia perchè non credo siano molti ad aver letto le opere di Teilhard (molte delle quali sono oggi fuori commercio e di difficile ricerca) e sia perchè il pensiero stesso di Teilhard è difficile utilizzando lui un proprio linguaggio a volte poetico, a volte visionario, a volte mistico, ma sempre attento alla realtà del mondo che ci circonda.

Molti fanno l'errore di vedere nel pensiero di Teilhard una dottrina che a prima vista tende a sostituire un certo cattolicesimo tradizionalista ormai fuori dalla realtà del mondo globalizzato.

Quello di Teilhard non è una dottrina ma un metodo che ha avuto il merito di aver condotto l'evoluzione nell'ambito della fede cattolica, prorprio per l'interpretazione altamente spirituale che di essa egli ha  potuto e saputo dare. E' una verità indiscutibile che soltanto chiudendo gli occhi non è possibile vedere.

C'è una pagina, nel Prologo de "Il Fenomeno Umano" che Teilhard considera importantissima e dove ci spiega il corretto posizionamento dei nostri occhi interiori: Teilhard cita alcuni sensi non abituali che devono essere attivati per meglio poter cogliere quelle dimensioni che altrimenti sfuggono alla nostra vista fisica, ma tuttavia assolutamente reali: l'immensità spaziale delle grandezze macro e micro; la profondità delle distanze temporali, la moltitudine degli elementi coinvolti in tutte le cose esistenti,il moto senza fine sotto l'immobilità apparente; i legami strutturali degll'insieme e tra gli insiemi.

In Teilhard si trova un vero messaggio spirituale per il cammino del cristiano moderno e per un orientamento di tutta l'Umanità verso le fantastiche dimensioni spazio-temporali dell'Universo che ci circonda.

 
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Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 20 Giugno 2008 da bioantroponoosfera

Tanto per introdurre il discorso

Padre Pierre Teilhard de Chardin è nato in Francia nel 1881.

Nella sua vita ha sintetizzato una doppia vocazione: qualla di scienziato e quella di religioso e una realtà di questo grande pensatore è stata quella che malgrado le  disgraziate vicende vissute, e non per sua colpa, ha mantenuto una profonda unità psicologica.

Il suo campo scientifico spaziava tra la Geologia, la Paleontologia e infine la Preistoria. Acquisì in questo vasto settore una competenza e una fama internazionale. La sua competenza è ancora oggi, dopo più di cinquanta anni dalla sua morte, riconosciuta nei tanti consessi internazionali che si tengono in questo campo in tutto il mondo.  Basti pensare che nel 2004, al Simposio internazionale di New York per i cinquantìanni della scomparsa del Padre Teilhard, più di 800 scienziati si sono riuniti per discutere ancora sulla validità del pensiero teilhardiano e per andare oltre il sua pensiero così come lo stesso Teilhard si auspicava: Mi capiranno quando sarò superato.

Nel campo della scienza è senz'altro tra i più grandi della prima metà del novecento.

Dal punto di vista religioso l'esame dei suoi scritti e della sua stessa vita religiosa (obbediente fino al proprio sacrificio) rivelano in lui un grande mistico che nella tradizione dei Padri della Chiesa finisce col vivere nella costante presenza di Dio.

Diceva Padre Dall'Olio s.j. che Teilhard non è solo uno scienziato e un credente, ma è soprattutto un grande pensatore sapienziale.

Molti scienziati credenti non cercano di mettere d'accordo la loro scienza con la loro fede: Teilhard appartiene a quella esigua schiera di coloro che  hanno tentato (e hanno avuto la capacità) di ripensare l'Universo intero alla luce sia della scienza che della fede. Ed ha realizzato una sintesi espressa essenzialmete, ma non unicamente, nelle due opere più famose: Il Fenomeno Umano e L'Ambiente Divino.

Il settore scientifico che gli fà da base è il suo: la Geologia e la Paleontologia. Ma ha anche insegnato Fisica e Chimica tanto da scrivere: " di sentirsi a casa sua nel mondo degli atomi e delle molecole". Si teneva sempre informato sull'astronomia, sulla biologia e sulla genetica:

Nel suo animo è intensissimo "il senso della Storia".

Pur non avendo spinto gli studi filosofici, oltre quelli compiuti nella Compagnia di Gesù, dimostra, nei suoi scritti di conoscere esattamente l'essenzialità delle teorie filosofiche dei grandi pensatori del passato e del presente e sa benissimo situare il proprio pensiero rispetto a quello degli altri.  Anche la teologia, a dispetto di tantio detrattori del pensiero di Teilhard, era ben presente nei suoi studi e nella sua valutazione delle realà umane e spirituali.

La grandezza di quest'uomo, in campo filosofico-scientifico, sta nell'aver sottolineato una veduta prospettica della storia dell'intero Univeraso, veduta fondata essenzialmente su dati scientifici che ben conosceva, e su una intensa vita religiosa che si nutriva, in particolare, del pensiero di S.Paolo e di S.Giovanni.

Una veduta, quella del Gesuita francese, che finalmennte ingloba tutto, che ci costringe a ripensare tutto, anche i dati della teologia cristiana e cattolica, non già per distruggere, come tanti pseudo teologi scrissero dopo la sua morte, ma per chiarire, valorizzare, potenziate quanto gli uomini hanno saputo scoprire con le indagini della scienza, o potuto ricevere per rivelazione divina.

Oggi molti teoligi e uomini di chiesa parlano del messaggio cristiano senza rendersi conto del mondo e della realtà che li circonda (ed è forse anche per questo che Benedetto XVI è preoccupato per l'allontanamento di tanti cristiani dalla Chiesa).

Teilhard aveva una vasta intelligenza fatta apposta per la sintesi, aveva un temperamento orientato verso il pensiero e verso l'azione ed era un mistico arso dall'amore per Cristo e per la Chiesa.

Un essere in cui si è compiuta forse, come scriveva il suo biografo ufficiale C.Cuènot, una mutazione dell'Homo Sapiens.

(Sintesi realizzata da un documento della Professoressa Annette Daverio)

 
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Informazioni sulla nascita del Centro di Documentazione

Post n°3 pubblicato il 21 Giugno 2008 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

NASCITA DEL CENTRO DI DOCUMENTAZIONE TEILHARD DE CHARDIN

1)      L’incontro con il pensiero di Teilhard de Chardin

 

All’inizio degli anni Sessanta incontrai per la prima volta il pensiero di Pierre Teilhard de Chardin per merito di uno scritto del filosofo Felice Balbo.

 

A quell’epoca mi stavo interessando della storia della Sinistra Cristiana di cui Balbo era uno degli ispiratori e mi imbattei in una breve nota da lui scritta intitolata: Mie opinioni  sul modo di comprendere Teilhard.

Un breve scritto, critico, ma denso di ammirazione per questo gesuita il cui pensiero poteva rilanciare il messaggio cristiano non solo tra i credenti ma anche tra i non credenti.

Uno scritto che sollecitò la mia curiosità  e mi spinse ad avvicinarmi al  pensiero del gesuita Teilhard.Scritto che pubblicherò su questo blog.

Trovai in libreria i primi volumi dell’opera teilhardiana in francese e  in questa mia ricerca mi imbattei, non volendo,  nella prima opera  di Teilhard tradotta in italiano: L’avventura dell’uomo , pubblicata dalla Editrice Partenia di Roma nel 1947.  La pubblicazione era stata tradotta e curata da A.C.Blanc, paleontologo e amico di Teilhard.

Rimasi  affascinato dal pensiero  teilhardiano e nel corso dei successivi anni  iniziai  a raccogliere articoli e libri soprattutto in italiano.

 

 Negli anni ‘60 le Autorità Ecclesiastiche non vedevano di buon occhio l’affacciarsi del pensiero di Teilhard in ambito cattolico ; ne fanno stato gli attacchi sferrati dalla Civiltà Cattolica e dall’Osservatore Romano dopo la pubblicazione curata da Blanc, fino alla  prima dichiarazione , è il 1957 due anni dopo la morte di Teilhard, di carattere riservata e “interna” contro il gesuita in cui “ si ordinava di bandire le opere di Teilhard dalle biblioteche e dai seminari e ne vietava la vendita nelle librerie cattoliche” e alla pubblicazione ufficiale , del 1962 del famoso Monitum   ( pubblicato sull’Osservatore Romano seguito da un articolo non firmato, durissimo contro il pensiero del gesuita francese,  ma ispirato dal Card. Ottaviani) in cui  si correggeva di poco  la sostanza del primo monito ma  egualmente  metteva in guardia i fedeli contro le “ambiguità e i gravi errori presenti nell’opera del Padre Teilhard de Chardin”.

Secondo la Curia Romana i cattolici italiani (ahimè ! ) non erano preparati alla lettura e alla riflessione del pensiero del gesuita francese, ma i duri attacchi della Curia e dei suoi sostenitori altro non fecero che stimolare l’attenzione del cattolicesimo più maturo verso Teilhard e così anche sulla stampa specializzata cattolica cominciarono ad apparire studi e riflessioni, anche di una certa importanza su Teilhard de Chardin e il suo pensiero. Case editrice cattoliche pubblicarono sia libri tradotti dal francese che contributi originali di pensatori italiani.

Nelle Università vennero assegnate tesi sui vari aspetti del pensiero teilhardiano (scientifico, filosofico, teologico, ascetico e mistico) e interessantissimi studi apparvero sulle riviste e sugli annali universitari.

 

In quegli anni si dimostrò, in modo sorprendente, come i cattolici italiani dimostrassero più maturità dei vecchi e incartapecoriti soloni del Sant’Uffizio.

Due sono secondo Danilo Zolo, che pubblicò un breve nota sul Monitum del 1962 nella rivista fiorentina Testimonianze, “ le grandi intuizioni di Padre Teilhard de Chardin che fanno di lui un autore al quale il pensiero cristiano non può rinunciare: la prima è quella di aver compreso che non esiste alcuna incompatibilità fra le dottrine scientifiche moderne e la prospettiva della fede…La seconda intuizione, di natura spirituale, sta nell’avere tentato di restituire la sua grandezza e il su significato spirituale al dovere di stato”..

Intuizioni che vennero condivise dal popolo cattolico che, davanti all’Autorità ecclesiastica dimostrò  la sua maturità e la consapevolezza di aver compreso  il messaggio del Concilio Vaticano II che tanto aveva preso dal pensiero di Teilhard. 

 

Stare appresso all’uscita di tanto materiale era una fatica non indifferente e  con il passare del tempo la consistenza cartacea su Teilhard  e sul suo pensiero diventava sempre più imponente.

 

2)     Il primo Centro di Documentazione

 

Fu a  metà degli anni ’60 che  realizzai ad Ostia il primo abbozzo del  Centro di Documentazione di tutto quanto, nel frattempo,  era uscito in Italia e in italiano su Teilhard ( libri, articoli di quotidiani e settimanali, articoli  di riviste laiche e cattoliche, relazioni congressuali, tesi di laurea ecc…).  Tutto il materiale venne messo a disposizione di quanti volevano studiare questo pensiero. Venne promosso ad Ostia  un Gruppo di lavoro a cui partecipavano all’epoca anche il Prof. Ferdinando Ormea e la Professoressa Daverio e successivamente padre Alessandro Dall’Olio, cattolici che tanta parte ebbero nello sviluppo del pensiero del gesuita in Italia.

La Professoressa Daverio presentava  ogni volta al Gruppo di lavoro testi che spiegavano le varie opere di Teilhard che venivano pubblicate in Francia e che per la loro validità di spiegazione verranno ripubblicati in questo sito insieme a due  lavori realizzati dalla Daverio sui rapporti tra Roma e Teilhard.

 

Il  Centro pubblicò in quegli anni anche un Bollettino di informazioni teilhardiane, ciclostilato ,utile strumento di collegamento tra tutti i partecipanti del gruppo di Ostia.

Nel  Centro erano presenti lavori, articoli e studi apparsi su giornali e riviste che intanto avevano cessato le pubblicazioni e pertanto il materiale emerografico  diventava prezioso.

Il  Centro di Documentazione, iniziato qualche anno  prima, si rivelò   uno strumento utile per chi aspirava a conoscere in un modo giusto e moderatamente critico il pensiero di Teilhard.

Uno strumento che intendeva aiutare ogni tentativo di autoinformazione intellettuale alla scoperta di un pensiero unico e profondo per  rendere  possibile la comprensione, l’unione e la comunione individuale e collettiva con il Cristo Alfa e Omega.

 

La stagione del pensiero teilhardiano era sull’onda  del successo, si parlava ovunque di questo “gentiluomo di Dio”:  le sue idee venivano pubblicate ovunque e ovunque studiate, interpretate, dibattute e  anche criticate.. con rispetto e moderazione anche se all’epoca molti teologi cattolici andarono oltre gli aspetti civili di un dibattito necessario nell’ambito ecclesiale.

 

Ma nuvole nere si addensavano ancora all’ orizzonte.  La Curia Romana non aveva perso il mordente e non poteva permettere ancora una volta che questo gesuita venisse a scardinare  la statica realta’ della Chiesa di Roma.

 

Come ho già accennato ,era  il 1962,  come un fulmine a ciel sereno ( ma forse era prevedibile visti gli attacchi della rivista  DIVINITAS e dei teologi o pseudo-teologi più retrivi, gia’ da qualche tempo prima) l’Osservatore Romano  pubblicava  il  Monitum contro Teilhard e,  accanto,  un articolo  di inaudita violenza, non firmato, contro il pensiero di Teilhard.

Nel frattempo una conferenza stampa di padre Arrupe, allora  Generale dei gesuiti, metteva in luce pregi e utilità del pensiero del Nostro.

Fu quella una porticina aperta verso la liberta’ di parlare  nuovamente di Teilhard e fino agli anni ’70 la pubblicistica cattolica si impegnò molto per la diffusione del pensiero di Teilhard de Chardin mettendo a disposizione studi originali italiani di approfondimento con aspetti e valutazioni del pensiero teilhardiano ancora oggi degni di essere letti e valorizzati.

 

Molte riviste dedicarono numeri speciali alla vita e alle opere di Pierre Teilhard de Chardin.

 

Una bibliografia ragionata  della  sua presenza  in Italia non appare facile soprattutto quando si vogliono scoprire certe posizioni polemiche e certe reticenze che hanno prodotto guasti non indifferenti nel dibattito serio e  pacato sul pensiero teilhardiano avvenuto in quegli anni ’60.

 

La situazione politica dell’Italia di quegli anni non contributi  alla chiarezza. Teilhard era considerato l’anticipatore del dialogo con i comunisti favorendo una opposizione clericale e politica che ha rasentato a volte il disprezzo e il dileggio.

 

Molti intellettuali e teologi  cattolici contribuirono alla guerra della Curia contro il gesuita  utilizzando solo alcune opere di Teilhard.  Ricordiamo che soltanto alcuni anni fa le opere sonio state tutte pubblicate in Francia, mentre in Italia mancano ancora alcuni testi: Anche l’epistolario non è completo e mancano ancora pagine del suo diario e tanto altro materiale. Per inciso,  come si poteva, negli anni '60,  giudicare un pensiero così vasto e profondo senza  aver letto tutte le opere? Oggi è possibile e da molte parti ci si auspica una riflessione totale  ma anche critica del metodo e del sistema teilhardiano. A questo scopo il libro del Prof. Fabiio Mantovani: Dizionario delle Opere di Teilhard de Chardin, Gabrielli Editore 2006,risulterà un utilissimo strumento di consultazione e di analisi.

 

Si veda poi anche il sito www.biosferanoosfera.it che unico in Italia e in Europa tratta della situazione dell’Uomo e dell’Umanità partendo dalla visione olistica di Padre Teilhard. Il sito è un’utili strumento per andare oltre il pensiero di Teilhard come lui stesso aveva auspicato: Mi capiranno soltanto quando sarò superato.

 

In quegli anni ’60  anche  molti intellettuali cattolici  guardavano al suo pensiero per ritrovare una visione totalizzante da sostituire a quella del cattolicesimo tradizionale e ormai vecchio e  una ispirazione che facesse lievitare in senso progressista l’ideologia cattolica.

 

Il  mimetismo e il sotterfugio di molti  sacerdoti e cattolici laici  italiani,  triste eredità delle repressioni antimoderniste , abituato a dire e non dire secondo ordini superiori, ha dimostrato nell’incontro  con Teilhard di non aver appreso fino in fondo quella lezione di libertà impartita dal Concilio né il significato della silenziosa denuncia di un regime di sopruso contenuto nella leale obbedienza dello stesso Teilhard.

La reticenza e la strumentalizzazione del  suo pensiero stanno a significare la paura dello scandalo e il desiderio di consolidare un  atteggiamento che ancora oggi domina nella  prassi di buona parte della cattolicità italiana, preoccupata di salvare quella Chiesa che, come dice il Papa, non sa più parlare al mondo e con la quale Chiesa Teilhard è vissuto in  obbediente conflitto fino alla sua morte avvenuta a New York, lontano da casa e in esilio per colpa della Chiesa, nel 1955, giorno di Pasqua come lui voleva ed aveva chiesto a Dio.

 

3)     L’attuale Centro di Documentazione

 

La prima fase del Centro finisce nel 1973.

La ricerca del materiale emerografico era diventata più difficile in quanto  gli studi  e le  riflessione sul pensiero teilhardiano avevano lasciato la stampa, chiamiamola di consumo, e si erano trasferiti  nelle riviste altamente specializzate di teologia e di filosofia  legate alle   Università cattoliche e non cattoliche.

In questo lavoro , ovviamente, la  rete informatica mi è stata molto utile  e con la pazienza di un frate certosino sono riuscito ancora una volta a recuperare materiale ormai  quasi perduto.

 

Oggi nel Centro sono presenti all'incirca  trecento libri in italiano e in francese e oltre  7000 articolidi giornali e di riviste, di relazioni congressuali, tesi di laurea, materiale web, supporti audio/video, fotografie e varia altra  documentazione.

Ecco allora nascere l’idea di realizzare uno strumento  informatico utile a riproporre all’attenzione dell’opinione pubblica , cattolica e non,  Teilhard de Chardin

 

 

 

 

 

 

La lettura del programma  non sarà un mero elenco di titoli e di nomi ma potrà  e devrà  essere utilizzato come uno strumento vivo per una ricerca studiata di tutto quel materiale che oggi potrebbe essere utile per riscoprire un pensiero che abbraccia non solo “il fenomeno ma tutto il Fenomeno”.

 

In più la pubblicazione di questo blog  mi darà la possibilità di inserire in rete materiale non altrimenti rintracciabile.

In conclusione vorrei dire  che nel crollo dell'idea illuministica di progresso il pensiero di Teilhard  non è  stato travolto, come dicono ancora oggi molti detrattori, soprattutto cattolici.  Mentre quest’ ultima ha condotto l’attività umana ad una operatività senza fini,  il movimento della storia di Teilhard sfocia nell’unita’ degli uomini, in una fusione d’amore e di fraternità rappresentata dal Cristo Cosmico. " Tutto ciò che sale converge" amava di Teilhard.

 

E’ per questo che il pensiero di Teilhard de Chardin è una fiamma mai del tutto spenta. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovanni Fois

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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La vita come avventura

Post n°4 pubblicato il 21 Giugno 2008 da bioantroponoosfera


NEL 50° DELLA MORTE DI TEILHARD DE CHARDIN

Sono iniziate nelle città di Washington e New York le celebrazioni in onore di Pierre Teilhard de Chardin nel cinquantenario della sua morte avvenuta il giorno di pasqua nell’aprile 1955, a New York. Il colloquio americano (aprile 2005) ha come tema: “L’Avvenire dell’Umanità. La nuova attualità di Teilhard de Chardin, sotto l’alto patronaggio del presidente Chirac e del direttore generale dell’UNESCO Matsuura.
L’editrice Queriniana ripropone per l’occasione la quarta edizione aggiornata del libro di Rosino Gibellini,
Teilhard de Chardin. L’opera e le interpretazioni (20054).

 
Pubblichiamo un breve profilo del gesuita francese.

Il 1° maggio 1881 nasceva nella località di Sarcenat a pochi chilometri da Clermont-Ferrand, nell’Alvernia (Francia) – anche un altro genio religioso, Pascal, è alverniate – quarto di undici figli, Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), il cui nome era destinato a riempire le cronache filosofiche e teologiche del nostro secolo.
Profondamente religioso, entra nella Compagnia di Gesù («il desiderio della più elevata perfezione ha determinato la mia vocazione di gesuita»), è sacerdote nel 1911 e, dopo la prima guerra mondiale, alla quale partecipa sulla linea del fronte franco-tedesco in qualità di coraggiosissimo portaferiti sprezzante di ogni pericolo, e durante la quale è da collocare la ‘Genesi’ del suo pensiero (come suona il titolo del volume postumo che raccoglie gli scritti del tempo della guerra, redatti in trincea), si laurea in scienze naturali alla Sorbona di Parigi.
È di questo tempo il singolare Inno alla Materia, di cui canta la potenza spirituale:
«Benedetta sii Tu, universale Materia,
Durata senza fine, Etere senza sponde,
triplice abisso delle stelle, degli atomi e delle generazioni,
Tu che eccedendo e dissolvendo le nostre anguste misure ci riveli le dimensioni di Dio».
Era destinato all’insegnamento e, difatti, aveva già ricevuto l’incarico di professore aggiunto di paleontologia all’Institut Catholique di Parigi. Ma alcune note teologiche, redatte in forma confidenziale e nelle quali tentava una conciliazione tra la concezione evoluzionista e la dottrina del peccato originale, determinano il suo allontanamento, che risulterà definitivo, dall’insegnamento accademico. La sua vita si svolgerà per circa un ventennio dal 1926 al 1946 in Cina (a Tiensin e a Pechino) come direttore di musei geologici e paleontologici e impegnato pure in missioni e spedizioni scientifiche, come la celebre crociera gialla e il rinvenimento dei reperti paoleontologici del sinatropo.
Dopo la seconda guerra mondiale è di nuovo in Europa e infine dal 1951 al 1955 a New York, dove la morte lo coglie improvvisamente a 74 anni di età nel pomeriggio del giorno di pasqua, il 10 aprile del 1955. Così l’amico p. Pierre Leroy, il primo dei suoi confratelli ad accorrere, ricorda quel giorno: «È morto all’improvviso come aveva chiesto, ‘in piena euforia’, nella città più cosmopolita del globo, lui ‘l’amico di ogni uomo al mondo’. È morto in piena primavera, il giorno di pasqua, mentre il sole riversava con liberalità sulla città gigantesca ai bordi dell’Hudson, fiotti di luce. In questa gioia della risurrezione, padre Teilhard ha raggiunto il suo Cristo, dopo aver sospirato per tutta la vita alla beatitudine di possederlo nella illuminazione della vittoria».
Autore di numerosi scritti scientifici, durante la sua vita gli fu pressoché impossibile ricevere dalle competenti autorità religiose l’autorizzazione a pubblicare i suoi scritti nei quali andava delineando la sua visione filosofico-religiosa. La pubblicazione postuma delle sue opere – che in un ventennio ha allineato 13 volumi tra il 1955 e il 1976 – ha dato origine ad un grande dibattito, che ha appassionato molti spiriti. Tra i testi postumi più significativi: Il Fenomeno umano (scritto nel 1938-1939, ripreso e completato nel 1948-1949, ma edito solo nel 1955), dove Teilhard svolge la sua visione scientifica; L’Ambiente divino (scritto nel 1926-1927, ma edito solo nel 1957), dove sono tracciate le linee di una spiritualità per il cristiano della terra moderna; oltre a circa duecento saggi di varia lunghezza (raccolti in più volumi), tra cui spiccano, sotto il profilo religioso: La Messa sul Mondo del 1924, un testo di rara bellezza e intensità spirituale; La mia fede (Comment je crois) del 1934, in cui Teilhard espone le ragioni e le modalità della sua fede; Il Cuore della Materia del 1950, che rappresenta una sorta di autobiografia intellettuale e spirituale, in cui Teilhard evidenzia le radici della sua visione e della sua opera: il senso cosmico, il senso umano e il senso cristico; e Il Cristico, scritto nel marzo del 1955 poco prima della sua morte, che contiene il suo messaggio essenziale.
Teilhard de Chardin era uno scienziato, che non si accontentava di una visione analitica e settoriale della realtà, ma era alla ricerca, con tutta la sua passione di uomo e di credente, di una visione capace di abbracciare l’intera storia del cosmo e dell’umanità. Il suo principio: tutto ciò che sale converge, lo ha portato ad una grandiosa sintesi (l’ultima che sia stata elaborata), che ha tre dimensioni: scientifica, filosofica e religiosa, in cui trovano conciliazione la fede nel progresso, nell’In-Avanti, e la fede in Dio, nell’In-Alto, com’egli si esprimeva negli ultimi anni. La lettura di Teilhard è shoccante, la sua prospettiva universale: il paleontologo si china sugli abissi del passato per decifrare da futurologo le direttrici di marcia dell’avvenire di quello che egli chiama il fenomeno umano.
L’universo di Teilhard è un cosmo in divenire (cosmogenesi), un universo in evoluzione secondo la legge di complessità-coscienza, che implica una struttura convergente del mondo. Nel processo di cosmogenesi la stoffa del mondo si fa sempre più complessa, e insieme sempre più centrata e cosciente. Con l’apparizione dell’homo sapiens l’evoluzione non si arresta, ma per scorgerla bisogna trasferirsi dalla biosfera alla noosfera. L’evoluzione continua, secondo la legge di complessità-coscienza, nello strato pensante del pianeta, e ciò che ora è in formazione è lo spirito della terra: «La terra che non solo si ricopre di grani di pensiero a miriadi, ma si avvolge in un solo involucro pensante, sino a costituire, funzionalmente, un unico e vasto grano di pensiero, su scala siderale» (Il Fenomeno umano). Il geologo e paleontologo, sollecitato dalla stessa legge di complessità-coscienza, che gli ha permesso di decifrare gli archivi del passato, si volge alla decifrazione delle direttrici di marcia dell’umanità fino a intravedere il punto teminale di approdo del processo evolutivo: il Punto Omega, visto, ad un tempo, come punto di maturazione planetaria; come Omega divino, personale e trascendente, motore in avanti del processo evolutivo; e finalmente come il Cristo Omega della rivelazione, principio di consistenza di tutte le cose (in quo omnia constant), punto personale terminale cui tendono tutte le cose e che a tutte le cose darà compimento e ricapitolazione (ad quem omnia tendunt), principio energetico-amorizzante che anima il processo del mondo e il divenire del fenomeno umano.
Scrive Teilhard nella pagina conclusiva del saggio Il mio Universo del 1924: «Allora, probabilmente, su una creazione portata al parossismo delle sue attitudini all’unione, si eserciterà la Parusia. L’unico processo di assimilazione e di sintesi che si svolgeva dall’origine dei tempi si rivelerà infine. Il Cristo universale scaturirà come un lampo in seno alle nubi del mondo lentamente consacrato. […] In quel momento, dice san Paolo […] egli consumerà l’unificazione universale […]. Così si troverà costituito il complesso organico: Dio e mondo, il Pléroma, realtà misteriosa che non possiamo ritenere più bella di Dio (poiché Dio poteva fare a meno del mondo), ma che non possiamo neppure immaginare come assolutamente gratuita, assolutamente accessoria, se non vogliamo rendere incomprensibile la creazione, assurda la passione del Cristo e privo d’interesse il nostro sforzo».
L’uomo è, dunque, imbarcato, quasi portato dall’avventura del mondo, di un mondo che sale verso più complessità e più coscienza fino alla finale ricapitolazione in Dio tramite il Cristo universale. L’atteggiamento più umano risulta pertanto non la resa di fronte alle difficoltà, né la dispersione nelle dilettazioni del presente, ma la responsabile fedeltà alla terra. La felicità è incorporarsi nella totalità del processo in corso; inserire l’avventura della vita nella più vasta avventura del mondo; vivere in salita secondo il ritmo di tre momenti: essere se stessi (incentrazione), aprirsi agli altri (decentrazione), nello slancio, umano e cristiano, in avanti verso Dio che chiama e attira (supercentrazione); e nella coniugazione di tre atteggiamenti fondamentali: creatività, amore e adorazione.

Rosino Gibellini







 
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Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 22 Giugno 2008 da bioantroponoosfera

FeliceBalbo

ESSERE E PROGRESSO

In OPERE 1945-1964

Editrice Boringhieri 1966

 

Qui è pubblicato il brevissimo  lavoro che Felice Balbo  aveva scritto su Teilhard de Chardin.

Lo scritto fa  parte di tutto il materiale organizzato dall’autore in vista della pubblicazione  del nuovo libro: Essere e progresso, mai uscito per la morte del filosofo.

I curatori dell’opera postuma  lo hanno posto come  Frammento M nella parte Va, Capitolo terzo con il titolo: Mie opinioni sul modo di comprendere Teilhard.

Non ci è dato di sapere la data in cui Balbo scrisse il testo riportato né quali opere avesse letto il filosofo italiano

Il lavoro di Balbo è lo stesso che lessi, su fogli dattiloscritti  negli anni ’60  e dopo quella lettura mi è nata la curiosità di ricercare tutto quanto veniva pubblicato su questo gesuita  e di raccogliere tutto quanto veniva pubblicato su di Lui e sul suo pensiero.

 

ESSERE E PROGRESSO.

Capitolo Terzo

Frammento M

Mie opinioni sul modo di comprendere Teilhard

Tener presente la sua biografia e lo scopo preciso dato alla sua vita.

Suo scopo è stato, volendolo riassumere in una sola definizione – ridare, in modo moderno,un senso pieno e tangibile della vita   stabilendo pertanto un ponte tra la Chiesa e la scienza, la tecnica e la civiltà. Senza voler trarre illazioni, mi ha molto colpito il fatto che Teilhard sia morto il giorno di Pasqua.

Non si pone mai in modo esplicito, e  lo sa, dei problemi filosofici o teologici, ma solo problemi che nascono dalla sua esperienza di paleontologo e di antropologo e di sacerdote che vive la liturgia. Natura e liturgia sono i poli della sua vita.

Il suo linguaggio è spesso immaginoso e poetizzante,, ma, se ben si osserva, è rigoroso: nasce sempre dall’osservazione,  dalla generalizzazione e infine dal tentativo i fissare la generalizzazione con il termine. Non sono mai termini vaghi e allusivi. Compresi i termini come anima, spirito, coscienza, ecc. che non sono mai pensati in termini filosofici ma in termini rigorosamente fenomenici.  Naturalmente ciò è tanto più chiaro nei termini creati ad hoc da lui, come il dedans e il delors, come la noosphere, ecc. Pertanto il suo sistema può ben dirsi un’ipotesi di lavoro scientifico.  E così egli l’ha sempre intesa.  Malgrado l’ampiezza e la totalità dello sguardo sul cosmo, si mostra molto avvertito sui limiti del suo punto di vista di naturalista e si mostra spesso consapevole dei vari postulati della civiltà moderna, da quelli del pensiero filosofico a quelli sociali.

 

Intende parlare a credenti , come a non credenti.  Anche questo è un criterio dell’autore che spiega molte cose, a mio avviso.  Tanto più se a quello si aggiunge che si tratta pur sempre di un gesuita.

In genere le critiche più gravi a Teilhard sono state  male fondate e le critiche di eresia o paraeresia non hanno fondamento.

Il punto che a me pare più dubitabile ma anche questo lo dico con molta riserva, riguarda il problema del male.  Anche  a tale proposito, in ogni caso,io noterei che l’ipotesi cosmologica di Teilhard potrebbe essere rettificata o modificata, senza però mutare la sua fisionomia d’insieme.  Non credo, in altri termini che le critiche che si possono fare a Teilhard, siano in grado di distruggere alla radice la sua ipotesi.

Volendo accennare brevemente ai punti che riconsidererei, indicherei i seguenti:

1        Considerare se è stata buona la sua scelta della tradizione francescana invece di quella tomista sul motivo dell’Incarnazione; nel senso che quella tomista avrebbe orientato diversamente la sua osservazione dei fatti.

2        2  Se l’Incarnazione è motivata dal peccato dell’uomo, tutta la visione dell’evoluzione ne può essere tragicizzata.

3        3  Peraltro, per la sua concezione del punto Omega,non potrebbe essere sufficiente pensare al Verbo, anche senza Incarnazione? Dando pieno sviluppo alla funzione dello Spirito nel creato?

4        In questa diversa ipotesi, sarebbe accentuato l’aspetto di Redenzione e di Recupero del Cristo.

5        In questo quadro la riuscita dell’evoluzione diverrebbe frutto di opera e di preghiera, di natura e grazia e sarebbe certamente meno ottimistica di quella che sembra risultare dall’impostazione teilhardiana.  Infine risulterebbe diversamente interpretabile il male connesso con la stessa finitezza e molteplicità, in quanto il male sarebbe di un mondo abbandonato alla sua finitezza e sotto il dominio di un principio attivo del male

Che il pensiero di Teilhard si presti a molti equivoci è cosa che  può ormai essere considerata pacifica.  E’ un fatto.  Un fatto dimostrato sia dai teilhardiani, sia dai contestatori di Teilhard.  E’ ormai ampiamente avviato lo studio storico-critico interpretativo per accertare quale fu veramente il pensiero di Teilhard e se e come Teilhard mantenga in sé gli equivoci cui ha dato origine di fatto.

E’ però anche un fatto che Teilhard è entrato a far parte della discussione filosofica-scientifica del nostro tempo.  Pertanto può sembrare utile, accanto agli altri, anche lo studio che cerchi di porre a fuoco i problemi che Teilhard ha contribuito in modo decisivo a imporre all’attenzione dell’uomo di oggi e quale sia pertanto il contributo positivo del suo pensiero su tale problemi.

In Teilhard si trova un’ispirazione mistica, profetica, apologetica. IL che non vuol dire che ciò caratterizzi in modo dominante la sua opera, ma solo la sua persona, il suo stile, il suo comunicativo entusiasmo.

In Teilhard si trova una tendenza poetica e scenografica.

In Teilhard si trova costantemente la distinzione di ciò che pensa e scrive dalla teologia e dalla filosofia. L’una e l’altra vengono considerate come dimensioni conoscitive essenziali e non perseguite come tali dalla sua ricerca.

In Teilhard si trova l’affermazione di porsi  da un preciso punto di vista, quello di tutto il fenomeno, e di inaugurare pertanto un tipo di conoscere chiamato iperfisica o ultrafisica.  Differenziando questo procedimento conoscitivo da quello propriamente scientifico.

I critici, come anche  i sostenitori di Teilhard , non tengono conto a sufficienza della carenza obiettiva del pensiero filosofico cattolico e non cattolico.

Se Teilhard si è giovato, e magistralmente, dell’immaginazione, non è per disprezzo della filosofia e della teologia, o per fare poesia,o non rendendosi conto dell’estremo rischio di estrapolazioni ardite come le sue.  E non è nemmeno che non si rendesse conto chela sua ricerca, la sua avventura, avrebbe comportato imprecisioni, sproporzioni e anche errori.

Sta il fatto che le intenzioni a cui lo conducevano i suoi studi di scienziato e la sua anima sacerdotale trovavano il pensiero filosofico in genere e quello tomista in particolare completamente impreparato a fornire un quadro metafisico proprio e pertinente per accogliere intuizioni e controllare il significato nell’ordine  dell’essere orientandone la concettualizzazione e quindi la sistemazione. I vari sistemi filosofici non tomisti, salvo, forse,il pensiero di Bergson 

il quale però non è un sistema e quindi manca intrinsecamente di una funzione essenziale della filosofia erano deficienti perché idealisti, ossia incapaci di contatto autentico con l’essere; il pensiero tomista, perché rimasto nel quadro di un assetto sistematico statistico e intellettualistico.

L’evoluzionismo di Teilhard è assoluto nel senso che non accetta alcuna realtà materiale come fissa. Non di più. Non è vero che tale evoluzionismo continua a non ammettere più nulla che venga dall’alto.  Semplicemente, mettendosi dal punto di vista iperfisico di Teilhard, l’alto diventa infimo, l’eterno nel tempo, l’increato nel creato, ecc. Ma tutto ciò non solo non è in contrasto con la metafisica tomistica: ne è invece la più precisa tradizione fisica.

Innanzi tutto, che nessuna realtà materiale debba essere fissa si trae dal concetto stesso di materia nel senso che sussiste e consiste per sé in qualche modo, ma Dio è in esso più autenticamente del suo stesso essere.  Dio non è in esso più autenticamente del suo stesso essere.  Dio non è altro se non in una immaginazione infantile. In realtà è in ogni cosa perché e.  Ora, guardando dall’interno del fenomeno, come Teilhard, guardando cioè iperfisicamente, Dio non si vede se non indirettamente, se non nel dedans

 

 
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Post N° 6

Post n°6 pubblicato il 22 Giugno 2008 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Teilhard de Chardin.
Profeta di una coscienza planetaria

di Serge Lafitte

Avevo guardato con simpatia quel lungo volto energico e fine, i cui tratti accentuati da rughe precoci sembravano scolpiti nel legno duro. L'occhio scintillante e vivace aveva qualche cosa di ridente senza essere ironico. Parlava con la vivacità e l'animazione propria di coloro che si appassionano. La sua parola era avvincente, arrivava fino all'anima, con quella potenza persuasiva che è propria degli apostoli. L'autore di questo incisivo ritratto di Pierre Teilhard de Chardin è Henri de Monfreid. Siamo nell'aprile 1926, il Pirata del mar Rosso ha incontrato il gesuita paleontologo sulla nave che porta quest'ultimo in Cina. Personaggio alla Joseph Kessel, trafficante di armi e di hascish, avventuriero e presto scrittore, Monfried ha riconosciuto, al di là di tutto quel che li separa, un uomo della sua tempra. Anche il reciproco è vero. E sigilla un'amicizia che non verrà più meno.

Abbiamo capito: incrociare la strada di Teilhard, come lo chiameranno gli amici, non può suscitare l'indifferenza! Nato il 1° maggio 1881, è il quarto degli undici figli di una famiglia molto cattolica, il cui motto gli si adatta come un guanto: “Dal fuoco è la loro forza, dal cielo è la loro nascita”. Per desiderio del più perfetto ha scelto, a diciassette anni, la Compagnia di Gesù, la cui formazione gli ha dato un gusto profondo per la filosofia e la teologia. Ma è la scienza che attira soprattutto questo appassionato di geologia. Dopo la sua ordinazione al sacerdozio, raggiunge, nel 1912, il laboratorio di paleontologia del Museo di storia naturale di Parigi. Mobilitato come barelliere nel 1914, il giovane sacerdote ritorna dall'inferno delle trincee bardato di decorazioni e definitivamente segnato da quel “battesimo nella realtà” che lo ha fatto avvicinare all'umanità in quel che ha di peggio e di meglio.

Uno spirito libero

Ma il cattolico idealista guarda ormai con occhio critico una Chiesa che giudica troppo lontana dalle realtà umane. Divenuto professore all'Institut catholique di Parigi, ha ottenuto con successo il dottorato in geologia nel 1921 e continua delle ricerche che gli valgono, nel 1923, il premio della Société géologique de France. Valutazione della commissione: “Osservazione penetrante, associazione preziosa quanto rara del gusto della fine analisi con quello dalla potenza di sintesi, grande indipendenza di spirito.” Ma al contrario, nella gerarchia cattolica tali qualità intellettuali susciteranno meno entusiasmo… Come scienziato convinto che l'umanità è il prodotto del lungo processo dell'evoluzione, il religioso ritiene che la teologia cattolica dovrebbe, in conseguenza, rivedere la sua interpretazione della Creazione divina e del peccato originale commesso da Adamo ed Eva.

Nell'epoca in cui la Chiesa romana considera ancora la teoria dell'evoluzione come una delle più pericolose fra le teorie materialiste, la sua intrusione proprio nel seno dell'istituzione fa presto a spaventare i custodi dell'ortodossia. Effettivamente, è un “esiliato” che nel 1926 prende la via della Cina per continuarvi delle ricerche avviate in occasione di una missione scientifica nel 1924. Un soggiorno durante il quale ha scritto uno dei suoi testi più mistici, la Messe sur le Monde. L'esilio è il risultato delle pressioni del Vaticano per allontanare da Parigi un conferenziere le cui idee suscitano già troppa eco nei circoli cattolici soffocati da una teologia che, per l'essenziale della sua concezione del mondo, non ha quasi avuto alcuna evoluzione dal Medioevo e Tommaso d'Aquino. Il cristianesimo, ritiene invece Teilhard de Chardin, “mi appare ora molto meno come un insieme chiuso e costituito che come un asse di progresso e di assimilazione. Fuori di questo asse non vedo al mondo alcuna garanzia, alcuna via di uscita. Ma intorno a quest'asse intravedo una quantità immensa di verità e di atteggiamenti ai quali l'ortodossia non ha ancora fatto posto”.

Disciplinato, lui che si rivendica come un super cattolico, ha obbedito agli ordini dei superiori gesuiti. Teilhard de Chardin passerà così una ventina d'anni in Cina, intervallati da brevi ritorni in Francia e vi acquisterà un riconoscimento scientifico internazionale. Partecipa in particolare alle ricerche che scoprono il sinantropo, uno degli antenati asiatici dell'uomo. Egli che non vuole“lasciar perdere alcuna occasione di sperimentare e di ricercare” fa parte anche della “Crociera gialla”, una spedizione sulla Via della seta organizzata con l'appoggio del costruttore di automobili André Citroën. Tutto questo non gli impedisce di approfondire una riflessione che unisce scienza, teologia e voli mistici centrati sulla figura di Cristo. Così ha riassunto il suo Credo: “Io credo che l'Universo è una Evoluzione. Io credo che l'Evoluzione va verso lo Spirito. Io credo che lo Spirito nell'Uomo si completa nel Personale. Io credo che il Personale è il Cristo-universale”.

Frutti di questa ricerca appassionata, vari dei suoi testi più ambiziosi, come le Milieu divin o le Phénomène Humain sono stati elaborati durante l'esilio cinese. Ma, in
conseguenza dell'interdetto romano, e della sua obbedienza di gesuita
straziato, non saranno pubblicati, come tutti gli altri suoi scritti,
che dopo la sua morte, avvenuta il 10 aprile 1955 a New York, il giorno
di Pasqua… Nel frattempo, dopo il ritorno dalla Cina nel 1946 e un
primo allarme cardiaco, il paleontologo ha potuto effettuare due
soggiorni scientifici nel Sudafrica. Si è meravigliato che “l'Africa non sia stata identificata fin dal primo momento come la sola regione del mondo dove ricercare, con qualche possibilità di successo, le prime tracce della specie umana…” Una ipotesi promessa a un bell'avvenire scientifico.

L'idea di noosfera

Sul versante religioso, il tentativo di sintesi tra scienza e fede cristiana di Teillhard è indubbiamente collegato con il rinnovamento intellettuale che ha consentito al concilio Vaticano II, negli anni '60, di aprire finalmente la Chiesa cattolica alle realtà del mondo moderno. Ma, sovrabbondanti e spesso ardue come sono, le sue riflessioni non sempre hanno potuto raggiungere il loro obbiettivo teologico. Troppo mistico, forse, o troppo sconcertante nelle sue audacie concettuali dagli accenti profetici. Dopo essere caduto in una relativa dimenticanza, Pierre Teilhard de Chardin, paradossalmente, è risorto al di fuori della sfera cattolica alla fine del secolo scorso con la sua idea di noosfera. Questa si origina nella concezione teilhardiana del fenomeno umano che è, secondo lui, il risultato di una evoluzione guidata, un processo orientato dal progetto divino. In questo quadro, Teilhard presente che l'umanità debba ormai sviluppare una sorta di coscienza planetaria. Questo nuovo stadio evolutivo, che chiama “noosfera”, consiste in una mutazione spirituale che consentirà agli umani di raggiungere la tappa ultima della loro evoluzione, il punto Omega, stadio supremo di una fusione con la figura del Cristo, incarnazione di una umanità pienamente realizzata…

Al cuore dell'attuale processo di mondializzazione, alcuni guru della cibernetica hanno voluto vedere nell'esplosione del fenomeno Internet l'irruzione della coscienza planetaria attesa da Teilhard de Chardin. Certamente l'idea non gli sarebbe spiaciuta. Ma la sua visione della noosfera, “involucro pensante della terra” rimane di ben altra dimensione etica e spirituale…

(da Le monde des religions, 11, p. 50-54
L'indirizzo di questo articolo è: http://www.dimensionesperanza.it/modules/xfsection/article.php?articleid=2735

 

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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