Messaggi del 14/09/2008

Post N° 79

Post n°79 pubblicato il 14 Settembre 2008 da bioantroponoosfera

O DIO AL CENTRO DI TUTTO L'UNIVERSO

Dio nostro, tu sei il centro di tutto e tutto circondi.

Tutto si curva al tuo passaggio,   

gioie, progressi, dolori, fallimenti, errori, opere, preghiere. bellezze, potenze del cielo, della terra e degli inferi.

E tutto mette la propria energia a servizio del tuo spazio divino e da esso tutta la potenza.

Tu non distruggi le cose e neppure le forzi; le liberi, le orienti, le trasfiguri, le animi.

Non le abbandoni, ma ti appoggi  su di loro e avanzi trascinando con te ciò che in loro è santo.

Donaci la purezza di cuore, la fede, la fedeltà

perchè con questi doni si costruisce la nuova terra, e si vince il mondo in Gesù Cristo, nostro Signore.

Pierre Teilhard de Chardin s.j.                                                                                   

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

CHE PENSO DI LUI...

Post n°80 pubblicato il 14 Settembre 2008 da bioantroponoosfera

A.A.Zukov, Professore di etnografia all'Accademia delle Scienze dell'URSS

Per una sola immagine del mondo  (relazione UNESCO 16 sett. 1981)

"Teilhard ha anticipato la ricerca della scienza che tenta di unificare in un tutto unico le leggi dell'infinitamente grande e dell'infinitamente piccolo.

Secondo le sue idee, un'immagine del mondo intero potrebbe essere fornita da un sistema completo di conoscenze, con l'Uomo al posto principale. " La vera fisica - ha scritto - è quella che un giorno perverrà ad includere l'uomo, nella sua totalità in quanto coerente del mondo".  La nostra epoca è quella delle grandi analisi delle conoscenze e dei dibattiti filosofici sulla "antropologizzazione" delle scienze ed in tale momento una tale strada sembra particolarmente necessaria e preziosa".

KARANG SINGH, alto funzionario del Ministero della Cultura e dell'Educazione dell'India

Un nuovo fattore di universalizzazione  (relazione UNESCO 16 sett.1981)

"...Teilhard de Chardin fu uno dei primi pensatori dell'Occidente ad accorgersi che la scienza e la tecnologia moderne non sono soltanto un prolungamento dell'antica tradizione, ma costituiscono un fattore assolutamente nuovo dell'universalizzazione del genere umano, che nessun teologo attento può permettersi di ignorare..."

EWERTH. COUSINS, Filosofo dell'Università Fordham di New York

Il risceglio di una coscienza planetaria (relazione NESCO 16 sett. 1981)

"...Secondo Teilhard de Chardin la comunità umana si accinge a vivere una trasformazione radicale della coscienza.  Passiamo da una coscienza tribale o nazionale a una coscienza universale.  Per un processo chiamato "pianetizzazione", le forze dell'evoluzione cessano di divergere per convergere.  Dopo la comparsa dell'uomo sulla terra, i gruppi umani divergevano per formare tribù diverse.  Però, la forma sferica del globo, l'aumento della popolazione del pianeta e lo sviluppo rapido delle comunicazioni provocano in un secondo tempo una convergenza ed una concentrazione delle coscienze.  Da qui l'emergere di una coscienza universale...

...Il pensiero religioso di Teilhard ci aiuta a comprendere il fenomeno religioso della nostra epoca, nel suo aspetto ecumenico e laicizzante.  I suoi concetti di convergenza e di complessità-coscienza illuminano l'incontro delle religioni.  La sua comprensione del potere spirituale della materia permette di porre il processo di laicizzazione in una prospettiva spirituale.  Ma il  suo pensiero non può ridursi a una sintesi armoniosa offerta al nostro sguardo ammirato: è l'appello di un profeta che guarda all'avvenire che esorta  le religioni a orientare attivamente le energie degli uomini, che si avvicinano a un momento critico della loro storia.  Il profano avrà così delle ricadute fruttuose nello spirituale, e lo spirituale racchiuderà ed animerà le energie profane.  In questo senso, il pensiero di Teilhard continuerà a caratterizzare la coscienza religiosa del prossimo secolo..."

ZHU MING ZHON - LI YAN XHAN , Professori paleontologi dell'Istituto di Paleontologia vertebrata e di Paleoantropologia di Pechino

"Sotto il martello del geologo la storia della Terra edell'Uomo (relazione UNESCO del 16 sett. 1981)

"...Molto presto Teilhard comprese che per indagare sulle origini dell'Uomo era indispensabile uno studio geologico assai approfondito.  Non si muoveva più senza il suo martello di geologo a portata di mano.  Consulente del servizio geologico nazionale cinese Teilhard prende una parte molto attiva, per molti anni, agli scavi di Chukutien, vicino a Pechino, che portarono alla memorabile scoperta del Sinantropo.

Dicevano i suoi colleghi di ricerca;"Tutte le volte che ci rechiamo nei posti dova ha lavorato Teilhard de Cghardin, ci riferiamo ai suoi studi e non possiamo fare a meno di inchinarci davanti al suo spirito di abnegazione, al suo senso di antiveggenza ed alla qualità del suo contributo alla scienza cinese...."

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Post N° 81

Post n°81 pubblicato il 14 Settembre 2008 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

  LA RICERCA, VITALE FUNZIONE UMANA

“…Non molto tempo addietro, i ricercatori erano ancora  degli uomini curiosi e sognatori, poco numerosi, insomma, e generalmente considerati come persone diverse dal normale, come degli “originali”.

Oggi, sono milioni  gli uomini che si dedicano alla ricerca, in tutti i campi, e sono milioni “organizzati”.  Per numero di persone impegnate, per entità di denaro assorbita, per quantità di energie impiegatevi, la ricerca tende a diventare sempre più il grande impegno del mondo.  Dalla fase di lusso e di distrazione, essa è già passata a quella nobile di funzione umana vitale, altrettanto vitale della nutrizione e della riproduzione!  La nostra epoca è spesso definita per la salita sociale delle masse.,  Altrettanto bene (ed alla base i due avvenimenti sono collegati…) si potrebbe caratterizzarla con l’incremento della ricerca (…)

Se la ricerca impegna sempre più l’attività umana, non si tratta di fantasia, né di moda, né di rischio; si tratta semplicemente del fatto che l’uomo, diventando adulto, si trova irresistibilmente indotto a farsi carico dell’evoluzione della vita sulla terra e del fatto che la ricerca è l’espressione stessa (allo stato riflesso) di questo sforzo evolutivo non soltanto per sussistere, ma per essere di più, non soltanto per sopravvivere, ma per vivere al di sopra irreversibilmente…”

PIERRE TEILHARD DE CHARDIN s.j.

(in: Sur la valeur religieuse de la Recherche in Ouvres vol IX, Science et Christ, pag.253 (la traduzione del breve brano è stata fatta da me, Giovanni)

 

 

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Post N° 82

Post n°82 pubblicato il 14 Settembre 2008 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Una doppia esperienza spirituale e scientifica

 

Sono passati dieci anni da quando la sera di Pasqua 1955, Padre teilhard de Chardin è stato colto dalla morte.  Dieci anni di diffusione, diventata ormai internazionale, di un pensiero che, prima non aveva raggiunto se non una cerchia ristretta.  Ma anche dieci anni di controversie, spesso aspre e appassionate.

Teilhard irrita molti spiriti: perché gli interrogativi che pone, quantunque così attuali e fondamentali, non dicono loro niente, e perché le soluzioni che apporta a questi interrogativi sono per essi insopportabili:  Tuttavia se alcune posizioni restano tenaci, l’apporto positivo di Teilhard è oggi largamente riconosciuto  e tutti convengono sempre più facilmente nel vedere in lui uno dei grandi spiriti e una delle figure più nobili e più attraenti del nostro tempo.  Se, perciò, l’opera di Teilhard è soggetta alle interpretazioni più diverse, se appare suscettibile di essere esaminata su vari piani: spirituale,  in senso ampio, teologico, filosofico, cosmologico, tuttavia  non è meno inquadrata in alcun disegno che le conferisce una consistenza e una unità singolari.

Questo disegno non è decisamente intellettuale:  Teilhard è certo un pensatore di gran classe e allo stesso tempo un cosmologo le cui intenzioni sono degne della più grande attenzione:  Ma per comprenderlo e giudicarlo con esattezza bisogna vedere in lui un prete, un religioso, fedele fino in fondo alla sua vocazione, alla Chiesa, nonostante le numerose prove, e che ha voluto rispondere ai bisogni più fondamentali dell’uomo d’oggi, portando al cuore del mondo la fede più ardente.

 E’ essenzialmente un’intenzione religiosa che sostiene e orienta la sua vita, che giustifica e spiega la sua opera.

L’impresa teilhardiana si muove da una penetrante presa di coscienza del Cristianesimo del XX secolo, in faccia a una umanità che a causa soprattutto delle conquiste della scienza,  gusta di impegnarsi sulla terra.  Teilhard nota, forse con una certa  severità che i “cristiani da un secolo non hanno saputo comprendere le inquietudini della terra, mentre la passione dell’universo  anima ormai l’umanità laica  e mentre le aspirazioni autenticamente religiose, fanno potentemente sentire agli uomini di oggi l’immensità del mondo, la grandezza dello spirito, il valore sacro di ogni verità nuova”.

Il mondo va convertendosi a “una specie di religione naturale dell’universo che la devia ingiustamente dal Dio del Vangelo”.  Dobbiamo fare nostro l’ideale degli uomini del nostro tempo e “ cercare con essi il Dio che già possediamo, che è ancora in mezzo a noi, ma come se noi non lo conoscessimo”.

Teilhard  denuncia la debolezza di vista di troppi cristiani che rifiutano di interessarsi alle realtà terrestri, non volendo loro riconoscere un significato religioso.  “Noi  abbiamo il diritto e il dovere, proclama Egli, di appassionarci per le cose della terra”.  L’EN-HAULT e l’EN-AVANT non dovrebbero opporsi.  “Il progresso dell’universo, specialmente dell’universo umano non è una concorrenza fatta a Dio”.  Bisogna presentare agli uomini Gesù Cristo “ con il termine dello sviluppo universale da essi intravisto, perché essi non possano essere consumati che nella sua unità, poiché Egli ha bisogno, per raggiungere la  Sua pienezza, di radicarsi nella totalità di ciascuno di essi”.

I cristiani dovrebbero dare l’esempio “di ciò che può fare nell’uomo la passione per il mondo, trasformata  “dall’amore di Gesù Cristo”.

Per questo Teilhard si è impegnato a diffondere lo spirito più che delle idee: fiducia nell’uomo, senso della convergenza dell’universo e dell’umanità, valore della scienza che, al di là della curiosità e dell’utilità, ci apporta un accrescimento di essere, la possibilità per l’uomo di “divinizzare” tutte le sue attività.  E’ anzitutto attraverso q1uesta “veduta infuocata” attraverso la convinzione che le sostiene, La “violenza” delle sue esortazioni di stile paolino che Teilhard ha raggiunto tanti uomini fino nella loro coscienza più intima.  Ma Teilhard ci dona altresì un pensiero di rara qualità.  Si fatica a comprendere come alcuni non vi abbiano visto che poesia, un sognare inconsistente, mentre questo pensiero viene da una potente e penetrante intuizione, audace, certo, ma radicata nel profondo di una duplice esperienza spirituale e scientifica e si svolge in un percorso così lucido e sicuro.

Il metodo di Teilhard è stato contestato e accusato di confusione di generi.  Forse è vero, ma ebbe una sufficiente preoccupazione di giustificare il suo metodo e forse non ha  intravisto abbastanza le esigenze della riflessione strettamente filosofica.  Ma ha avuto il grande merito di avere denunciato le rigide e sterili separazioni stabilite fra la scienza e la filosofia.  La sua “terminologia” che lo porta al di là dei limiti classici della scienza, si rivela come un contributo maggiore al progresso della metodologia del pensiero cosmologico.  Ma, avido di sintesi – ed è una caratteristica del suo pensiero – Teilhard ha creduto poter rendere conto della totalità del destino del mondo, presentandola  come una cosmo genesi, processo di complessificazione crescente e di progresso parallelo della scienz che conduce dalla materia alla vita, dalla vita all’uomo, da un’umanità dispersa a un’umanità unificata e unanime, che si completa nel Cristo.

Questo affresco grandioso suscita, allo stesso tempo, ammirazione e riserve: dà un significato a molti fatti, accertati fin qui come semplici dati, facendoci raggiungere, al di là delle speranze, un dinamismo  evolutivo dominato  dal progresso dello spirito. Ma, nella misura in cui si presenta come spiegazione totale, e benché Teilhard lo escluda, lo è tuttavia in larga misura,  questa sintesi non potrebbe essere accertata come tale.  Mette d’accordo un po’ troppo strettamente le vedute scientifiche con quelle religiose, valevole per l’evoluzione biologica lo è in misura minore per il mondo inanimato e per la società; insistendo sul valore della comunità umana,  essa non fa posto sufficiente all’arte e alla matematica.  Insistendo sul valore di comunità umana questa sintesi senza dubbio sa mostrare come la persona vi trovi il suo fiorire ma  l’intensità e le solitudini di cui il Padre aveva pure una esperienza così profonda non trova in questa dottrina una espressione veramente soddisfacente; infine spontaneamente ottimistica la sintesi teilhardiana minimizza il mistero del male e del peccato.

Il meglio di Teilhard non si trova in questa sintesi, per quanto sia ricco e valido il molte delle sue parti.  Si trova piuttosto nella sua intenzioni che l’hanno dettato e sul  modo di affrontare i problemi.  D’altronde Teilhard non ha voluto dirci delle verità definitive, ciò che facilmente dimenticano coloro che tendono a “recitare” Teilhard come una lezione imparata alla perfezione.  “Ho potuto sbagliare su molti punti – ci confessa egli – altri cerchino di fare meglio. Solo vorrei essere riuscito a far sentire le difficoltà e l’urgenza del problema”.  Tale problema riguarda le preoccupazioni cui abbiamo sopra accennato, e il desiderio di vedere intimamente associati l’amore di Dio  e la fiducia nella terra.

Sentiamolo ripeterci, al termine della sua vita, la sua fedeltà a questo impegno essenziale:” E’ già molto tempo che in “La messa sul mondo” e “Le Milieu Divin”, ho cercato di fronte a questa prospettiva ancora appena in me abbozzate, di fissare la mia ammirazione e il mio stupore.  Oggi dopo quarant’anni di assidua riflessione, è ancora la stessa visione fondamentale che sento il bisogno un’ultima volta di presentare e di farne parte agli altri sotto la sua forma più matura e ciò con meno freschezza ed esuberanza d’espressione in confronto del momento del primo incontro, ma sempre con lo stesso fascino e la stessa passione”

 

FRANCOISE RUSSO s.j.

in Le Monde, 11-12 aprile 1965

(n.d.r.  traduzione fatta da Giovanni Fois – Centro di Documentazione Teilhard de Chardin  Roma)

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Post N° 83

Post n°83 pubblicato il 14 Settembre 2008 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

PIERRE TEILHARD DE CHARDIN s.j.

 

Alcune riflessioni sui diritti dell’uomo

 

 

 

Nella loro prima espressione del 1789, i Diritti dell’Uomo sono stati  principalmente la manifestazione di una volontà di autonomia individuale: “Tutto per l’individuo nel seno della società”: il che coinvolgeva l0idea che la specie umana fosse fatta per fiorire e culminare in una pluralità di elementi raggiungenti ciascuno separatamente, ognuno per sé, il sommo grado di sviluppo.  Tali  sembrano essere state la preoccupazione e la visione dominanti degli “umanitari” del secolo XVIII.

Ora, da quell’epoca, a causa dell’importanza assunta dai fenomeni collettivi nel mondo, i dati del problema sono profondamente mutati.  Ormai noi non possiamo piu’ dubitare che, per innumerevoli motivi convergenti (accrescimento rapido dei legami etnici, economici, politici e psichici), l’elemento umano si trova definitivamente impegnato in un processo irresistibile, tendente allo stabilimento di un sistema organo-psichico solidale su tutta la Terra:  Volente o nolente, l’umanità si collettivizza, si totalizza sotto l’influsso di forze fisiche e spirituali di ordine planetario.  Ne consegue, nel cuore stesso dell’uomo, il conflitto attuale tra l’elemento, sempre piu’ cosciente del proprio valore individuale, e i legami sociali sempre piu’ esigenti.

A pensarci bene, tale conflitto è solo apparente.  Biologicamente, noi lo vediamo ora, l’elemento umano non e’ autosufficiente.  In altri termini, non e’ isolandosi (come potrebbe credere) ma associandosi in modo conveniente con tutti gli altri, che l’individuo puo’ sperare di giungere alla pienezza della sua persona,- pienezza di energia e di movimento, e principalmente pienezza di coscienza, poiche’ noi non diventiamo completamente “riflessi” (cioe’ “uomini”) che riflettendoci reciprocamente gli uni agli altri. Collettivizzazione e individualizzazione (non di autonomia ma di persona) non rappresentano pertanto due movimenti contraddittori.  Tutta la difficoltà sta soltanto nel regolare il fenomeno affinche’ la totalizzazione umana si attui, non sotto una pressione esterna meccanizzante ma per effetto interno di armonizzazione e di simpatia.

Da questo nuovo punto di vista, appare immediatamente chiaro che l’obiettivo di una nuova definizione dei Diritti dell’Uomo non potrebbe piu’ essere, come una volta, quello di assicurare la massima indipendenza possibile all’elemento nella societa’, ma quello di precisare a quali condizioni l’inevitabile totalizzazione umana potra’ realizzarsi, non solo senza distruggere ma in modo da esaltare in ciascuno di noi, non dico l’autonomia ma (cosa assai diversa) la singolarità incomunicabile dell’essere che noi possediamo.

Non si tratta piu’ di organizzare il mondo a favore e alla misura dell’individuo isolato ma di combinare tutto per il compimento (la “personalizzazione”) dell’individuo, mediante l’integrazione ben condotta di questi al gruppo unificato in cui l’umanita’ deve un giorno culminare organicamente e psichicamente: ecco il problema.

Cosi’ ricollocata nel quadro di un’operazione a due variabili (aggiustamento progressivo interdipendente dei due processi di collettivizzazione e di personalizzazione, la questione dei Diritti dell’Uomo non ammette una risposta semplice e generica.  Come minimo, si puo’ dire che ogni soluzione proposta deve soddisfare alle tre condizioni seguenti:

1.          In seno a un’umanita’ in corso di organizzazione collettiva l’individuo non ha piu’ il diritto di rimanere inattivo, cioe’ di non tentare di svilupparsi sino all’estremo di se stesso, poiche’ dal suo perfezionamento di tutti gli altri attorno a lui.

2.        Attorno agli individui che essa raggruppa, la societa’ deve, nel proprio interesse tendere a creare l’ambiente piu’ favorevole al pieno sviluppo  (fisico e psichico) di cio’ che vi e’di piu’ originale in ciascuno di loro.  Proposizione banale, in verita’, ma le cui modalita’ di applicazione sono impossibili da stabilire per ogni singolo caso, perche’ cambiano secondo il livello di educazione e il valore progressivo dei vari elementi da organizzare.

3.        Quali che siano in questo senso le misure adottate,un punto capitale deve essere affermato e sempre mantenuto; ed e’ che, in nessun caso, ne’ per un fine qualsiasi, le forze collettive possono costringere l’individuo a deformarsi, o ad alterarsi (come sarebbe riconoscere per vero cio’ che egli ritiene falso, cioe’ mentire a se stesso).  Per essere legittima, ogni limitazione che la forza del gruppo impone all’autonomia dell’elemento deve esercitarsi solo conformemente alla struttura interna e libera di tale elemento.  Altrimenti una disarmonia fondamentale verrebbe introdotta nel cuore stesso dell’organismo collettivo umano.

Dovere assoluto per l’elemento di lavorare alla propria personalizzazione.

Diritto correlativo dell’elemento a essere posto nelle migliori condizioni possibili per personalizzarsi.

Diritto assoluto dell’elemento, in seno all’organismo sociale, a non essere deformato per coercizione esterna ma super organizzato interiormente per persuasione, cioe’ conformemente alkle sue evidenze e alle sue aspirazioni personali.

tre punti da esplicitare e da garantire in ogni nuova Carta dell’umanità.

 

Parigi, 31 marzo 1947

( Questo testo è stato redatto da Padre Teilhard de Chardin in risposta ad un questionario dell’UNESCO).

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

Archivio messaggi

 
 << Settembre 2008 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

Ultime visite al Blog

nosdgl10pinmurafilippotassiamelita3bmgiulia46argentoRmdglOzmago01gerusdueporcellinevitocapanoenzozinifiltrostophermesvskipper470vaccarosambuca
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963