Messaggi del 12/10/2008

Post N° 103

Post n°103 pubblicato il 12 Ottobre 2008 da bioantroponoosfera

Filosofo, paleontologo, teologo

TEILHARD DE CHARDIN

Audacia di un non conformista

“Pierre Teilhard de Chardin, filosofo, teologo, scienziato, la cui speculazione e le cui opere hanno considerevolmente arricchito il pensiero religioso, filosofico e scientifico proponendo gli elementi di una civiltà dell0Universo…”  In questi termini si esprimeva a Belgrado, nel 1980, la Conferenza Generale dell’Unesco quando ha deciso all’unanimità che l’Unesco celebrasse nel 1981 il centenario della nascita di Teilhard.

Un colloquio internazionale si è quindi riunito a Parigi, nel settembre del 1981, con la partecipazione di non meno di quaranta personalità: specialisti di paleontologia, preistoria, etnologia insieme a famosi teologi provenienti da diciotto paesi di tutti i continenti.  Il Direttore generale dell’Unesco, Amadou-Mahatar M’Bow e il Presidente della Repubblica francese Francois Mitterand hanno preso la parola alla seduta di chiusura di questo colloquio.

Un omaggio così solenne ha potuto essere motivo di sorpresa per qualcuno.  Certamente l’opera scientifica è ben conosciuta e altamente apprezzata tra gli studiosi di paleontologia e di preistoria, ma molto meno da gran parte del pubblico.  Quanto al suo pensiero filosofico e religioso, sembrava un poco dimenticato, dopo aver suscitato un grande entusiasmo negli anni successivi dalla sua morte: si sa che, mentre era vivo, le autorità cattoliche romane non autorizzarono la pubblicazione degli scritti in questo campo.

Il colloquio dell’Unesco  ha potuto dimostrare che la personalità di Teilhard ed i diversi aspetti del suo pensiero richiamavano al massimo l’attenzione degli specialisti, anche se alcuni di essi non condividono le sue convinzioni religiose.

Pierre Teilhard de Chardin nacque in Francia, in Alvernia, da una famiglia appartenente alla borghesia agiata e di tradizione cristiana.  Niente nella sua infanzia, se non un interesse preciso per le pietre e i minerali, facevano prevedere l’uomo dalle grandi vedute e l’esploratore infaticabile, appassionato dell’avvenire oltre che del passato del mondo e dell’uomo.

Nel 1899 entra nell’ordine dei Gesuiti.  Gli anni della sua formazione iniziatasi in Francia lo conducono nell’isola britannica di Jersey, dove,pur proseguendo i suoi studi di filosofica, si interessa già alla mineralogia ed alla geologia; e poi  in Egitto, al Cairo (dal 1901 al 1905) dove insegna fisica al Collegio dalla Sacra Famiglia e consolida il suo interesse per le scienze della terra; infine in Inghilterra, ad Hastings, presso Londra, dove dedica il suo tempo libero lasciatogli dalla teologia a lavori di paleontologia.

Tuttavia è soltanto nel 1912 che si impegna veramente nella carriera scientifica: viene accolto a Parigi al Museo di Storia Naturale diretto da Marcellin Boule, celebre per i suoi lavori sull’uomo fossile de “La Chapelle aux Saints”.  Sopraggiunge la guerra nel corso della quale, dal 1914 al 1919, presta servizio come infermiere portantino.  A quell’epoca risalgono i suoi scritti di grande intensità riuniti sotto il titolo “Scritti del tempo di guerra”.

Ritornata la pace, riprende il suo lavoro a Parigi al Museo di Storia Naturale, specialmente con un giovane studente, Jean Piveteau, oggi membro dell’Accademia Francese delle Scienze ed anche all’Istituto di Paleontologia umana, dove conosce l’abate Henri Breuil, le cui scoperte, soprattutto sull’arte preistorica, conosceranno una grande notorietà.

Teilhard sostiene nel 1922 la sua tesi di laurea sul tema dei mammiferi dell’Oceano meridionale francese.  Nel 1923 la sua carriera scientifica conosce un momento decisivo: la sua partenza per la Cina (non voluta ma obbligata dalle autorità religiose romane n.d.r.) dove rimarrà, salvo alcuni ritorni in Francia per brevi soggiorni, sino al 1946.  In questo luogo svolge tuttavia numerose missioni: nel 1928-29 in Etiopia e in Somalia e più tardi in India, Birmania, Indonesia.

Ritornato in Francia nel 1946 gli offrono nel 1947 una cattedra al College de France.  Ma i suoi superiori religiosi, preoccupati per l’audacia delle sue vedute, non gli permetteranno di accettarla.   Per le stesse ragioni, gli si chiede, nel 1951, di allontanarsi da Parigi.  Si stabilisce  allora a New York dove viene accolto alla Fondazione Werner Gren che lo incarica di due brevi ma importanti missioni nell’Africa australe, nel 1951 e nel 1953.  Teilhard muore a New York il 10 aprile 1955, giorno di Pasqua.

L’opera scientifica  di Teilhard de Chardin pubblicata in undici volumi si compone di oltre 4000 pagine.  L’unità del suo pensiero, esposta nelle sue opere scientifiche, anche se ha nutrito le sue convinzioni filosofiche e religiose, non appare per nulla “alterata” da queste.  Si rivela nettamente autonoma in tutto l’insieme dei suoi scritti.

Anche se il principale interesse scientifico di Teilhard  riguardava le origini dell’uomo, questo argomento non occupa che una piccola parte della sua produzione scientifica per la maggior parte consacrata alla geologia della Cina e anche, sia pure in minima misura, di altre parti dell’Asia.  E questo per due ragioni.  Da una parte Teilhard ha ben presto compreso che per essere convenientemente spiegate le origini dell’uomo presuppongono delle investigazioni geologiche molto approfondite.  D’altra parte nominato nel 1929 membro del servizio geologico della Cina, Teiklhard, insieme con il suo compatriota Padre Emile Licent, ma anche con geologi cinesi e con altri scienziati europei e americani fu spinto a compiere numerose missioni geologiche in quasi tutte le regioni della Cina.  In particolare, fu uno dei membri del gruppo cinese della spedizione francese Haardt-Citroen nel 1931-1932 (chi volesse vedere alcuni filmati della famosa Crociera Gialla può visitare il sito ufficilale della Citroen e aprire il link: Crociera Gialla n.d.r.)

Inoltre Teilhard doveva svolgere un ruolo importante negli scavi della famosa località di Chu-ku-tien, vicino a Pechino.  Non è certo a lui che si deve la scoperta, avvenuta nel 1929 in Cina, del primo cranio dell’Homo erectus, che fu chiamato “sinantropo” e che nell’evoluzione dell’uomo rappresenta lo stadio precedente a quello dell’Homo sapiens.  Ma Teilhard fu uno dei principali animatori del gruppo che per più di dieci anni esplorò la località e contributi specialmente a dimostrare che il “sinantropo” conosceva il fuoco e fabbricava degli utensili.

Anche se meno estesi, meritano anche attenzione i lavori di Teilhard sulla paleontologia del sud e dell’est dell’Africa.  Egli ebbe la premonizione che bisognava rivolgere molto più interesse di quanto non si era fatto a queste regioni, dal punto di vista delle origini dell’uomo.  Si conoscono le importanti scoperte che sono state fatte dopo l’inizio degli anni sessanta per quanto riguarda i primi ominidi, gli australopitechi e l’Homo abilis, che sarebbe l’antenato dell’Homo  erectus.

Quello che distingueva Teilhard  dalla maggior parte dei grandi scienziati della nostra epoca  era che, senza pregiudizio per la sua opera scientifica, egli ha voluto essere qualcosa di più che uno studioso in senso stretto.  Non che egli abbia sottovalutato le scienze, al contrario, nessuno più di lui ne ha espresso tutta la portata e tutto il significato.  Ma aveva la certezza che quello che doveva dire andava al di là della scienza.  Era qualcosa di più che egli intendeva trattare, cioè una concezione evolutiva e dinamica di tutto l’universo, dell’uomo e dell’umanità.  E ciò non solo nel loro passato, ma, alla luce di esso, nel suo avvenire.  Un messaggio caratterizzato da una viva preoccupazione di sintesi, di unità, così come ha detto Amadou-Mahtar M’Bow, al colloquio dell’Unesco: “ il suo pensiero come uno spartito musicale, non può comprendersi per brani separati”.  Per esporlo dobbiamo però dividerlo in alcune grandi tesi distinte, ma strettamente legate fra loro.

Queste tesi possono essere raggruppate in due categorie, anche  se lo stesso Teilhard non le ha presentate così.  La prima riguarda delle vedute che discendono direttamente dalla scienza, più precisamente dalla paleontologia e dalla teoria dell’evoluzione.  La seconda è costituita da opinioni più lontane dalla scienza, che derivano soprattutto dalla sua filosofia e dalla sua fede cristiana.

Fra le tesi della prima categoria, segnaliamo in primo luogo la legge di complessità-coscienza, intravista prima di lui, ma che egli per primo enunciò esplicitamente in tutta la sua portata.  Si tratta della constatazione che il corso dell’evoluzione si presenta a noi come due crescite parallele, intimamente associate;  da una parte la complessità, principalmente quella del sistema nervoso e del cervello, e dall’altra lo psichismo e la coscienza.

Questa legge, che per Teilhard era fondamentale, supera non poco la scienza, intesa in senso stretto.  Ma è notevole, come è stato fatto notare chiaramente nel corso del colloquio dell’Unesco, che oggi essa è quasi unanimemente riconosciuta da tutti coloro che cercano di comprendere il processo dell’evoluzione, quali che siano le loro convinzioni filosofiche e religiose.

Più personale, ma comunemente accettata , anche se appare come una diretta derivazione della legge della complessità-coscienza, è l’altra grande opinione di Teilhard secondo cui l’apparizione della vita non è accidentale, non un fatto anomalo, ma un processo inevitabile, sostanzialmente un balzo dello Spirito coronato dall’apparizione dell’uomo;  l’evoluzione, divergente sino a quel momento, diviene convergente per concludersi nell’uomo, rigoglio finale del suo divenire. E’ quello che Teilhard ha sintetizzato nel suo “credo”, la sua opera Le Phenomene humain: “Centro di osservazione, l’uomo e al tempo stesso centro di costruzione dell’Universo”.

Sempre assai vicina alla scienza, anche se la supera, è  quest’altra opinione di Teilhard che precisa il processo dell’evoluzione.  Questo processo segue una progressione costante, ma comporta dei momenti critici, delle soglie: il  passaggio dalla materia alla vita, riflessione nel momento dell’umanizzazione.  Su quest’ultimo punto, Teilhard concorda con l’eminente biologo inglese Julian Huxley, che fu il primo Direttore Generale dell’Unesco, quando afferma;”L’apparizione dell’uomo è l’evoluzione divenuta cosciente di se stessa”.

Un’altra soglia dobbiamo varcare per arrivare alla seconda categoria delle grandi idee di Teilhard; quelle che sono fondate su di una base scientifica o che non lo sono affatto.  Si tratta della “planetizzazione” dell’umanità che è certamente uno dei fatti da cui Teilhard trarrà  delle  conseguenze riguardanti l’avvenire del genere umano e che superano largamente questo semplice atto.

Teilhard viene perciò indotto a sviluppare delle grandi idee su questa presa in massa dell’umanità per quanto riguarda il suo avvenire.  Non ci dice quello che avverrà necessariamente, ma a quali condizioni essa può essere salvata.  L’umanità è libera di accettarle, ma non può garantire che essa eviterà la catastrofe: “Non ci sono delle sommità senza abissi”, egli scrive.

Queste condizioni che egli ritiene dovrebbero essere condivise da tutti quelli che siano  le loro opinioni, sono l’unica strada perché l’umanità raggiunga il suo vero scopo, che risiede essenzialmente in una convergenza.  L’umanità si unifica non nel senso della creazione di un termitaio, ma di una unione in cui le persone non sono uniformizzate, meno ancora schiacciate, ma conseguono il loro pieno sviluppo ciascuna secondo i propri caratteri originali con una vocazione propria.  E’ quello che Teilhard riassume nella famosa formula: “L’unione differenziata”.  Questa idea presuppone che superando gli orizzonti secondo lui troppo angusti delle religioni, non si debba operare per l’avvento  di un amore universale: amore della Terra, delle grandi imprese umane – ciò che egli definisce “fede nell’uomo” – amore che dovrebbe unire tutti gli uomini orientandoli verso un “supremo Qualcuno”.

Tra queste imprese umane , Teilhard mette in primo piano il progresso del sapere, le scienze.  Più che la maggior parte degli studiosi contemporanei, egli ha saputo riconoscere tutta l’importanza, tutto il valore della ricerca:  Il perseguimento del sapere è più di una passione, più dell’aspettativa di realizzazioni utili.  Dedicandosi alla scienza, l’uomo deve  tendere “ a sapere per essere di più”.

E poiché spesso ancora oggi le religioni, persino il cristianesimo che era la sua fede, mostrano scarso interesse per la scienza, perché non le attribuiscono il giusto peso, quand’anche non temono di esserne distrutte, Teilhard ritiene che le religioni debbano collaborare con la scienza e che soltanto così l’umanità troverà la sua vera unità.

Se, ad un certo momento della sua vita, Teilhard ha potuto ritenere che le grandi religioni del mondo non accordano a questa ricerca tutta l’importanza che egli avrebbe desiderato, doveva indicare negli ultimi scritti quello che ciascuno potrebbe apportare alla convergenza, all’unione, alla spiritualizzazione dell’umanità.  Più audacemente, ma assai naturalmente, avendo invocato la convergenza dell’umanità auspicando che essa si raccolga in se stessa.  Teilhard ha concepito quello che chiamato “punto Omega”, ossia  il punto di ultima convergenza che deve segnare il raggiungimento dell’obiettivo finale dell’umanità.

Questo “punto Omega” egli lo pone in un primo tempo come una nozione  derivante da una pura  deduzione filosofica.  E’ solo in un secondo tempo che, accettando di non essere seguito che dai cristiani, Teilhard penserà a congiungere, ma senza confonderli, il “punto Omega” con il Cristo, il Cristo universale che abbraccia tutte le cose, dando ad esse la consistenza piena, con la capacità soltanto sua di riunire in un amore del quale Egli è la vera sorgente.

Si comprenderà facilmente come le idee di questa seconda categoria, per grandiose che siano, non avrebbero ricevuto l’unanime consenso.  Soprattutto le idee propriamente religiose che abbiamo esposto.

D’altra parte, ci si potrebbe stupire che Teilhard affrontando il tema dell’avvenire dell’umanità abbia dato così poco spazio all’arte, alla cultura ed anche alle realtà politiche – Stato, nazione – e,  cosa ancor più grave, nella malvagità dell’uomo e degli uomini, al problema del male di cui ha minimizzato l’importanza e non abbastanza scrutato l’origine.  Ma quale grande pensatore non ha avuto le sue deficienze?  Basta pensare a Cartesio, a Leibniz, per non citare che due nomi.

Per quanto lirici siano spesso i discorsi scientifici ,filosofici e religiosi di Teilhard, non per questo sono privi, salvo qualche eccezione, di un’alta qualità intellettuale.  Ma egli non  fu in  nessun modo un puro tecnico del pensiero.  Per quanto valida la sua speculazione, egli l’ha sviluppato per metterlo al servizio di un’azione, il primo e vero raggiungimento dei fini dell’uomo.

Di qui il calore, talvolta la veemenza che caratterizza i suoi proponimenti.  Egli ha voluto certamente elaborare una sintesi, ma direi anche  e soprattutto quello che egli aveva “visto” e secondo i suoi termini, “esprimere delle vedute ardenti2.  Delle vedute che tanto hanno saputo sollecitare l’essenza di tante culture e tante diverse condizioni.

FRANCOIS RUSSO s.j.

(in Corriere Unisco …….1981

 

 

 

 

 

 

 
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Post N° 104

Post n°104 pubblicato il 12 Ottobre 2008 da bioantroponoosfera

         Pierre Teilhard de Chardin s.j.

 

         Un sommario della mia prospettiva

                       fenomenologica

 

“ Esiste, e si propaga contro corrente attraverso l’’Entropia , una deriva cosmica della materia verso strati di asservimento sempre più complicati (in direzione – o all’interno – di un “terzo infinito”, l’”infinito di Complessità”, tanto reale quanto l’Infinito e l’Immenso)  E la coscienza si presenta sperimentalmente come l’effetto, o proprietà specifica, di questa Complessità spinta a valori estremi”.

Se si applica alla storia del Mondo questa legge di ricorrenza (detta di “complessità-coscienza”), si vede delinearsi una serie ascendente di punti critici e di sviluppi singolari.  Eccoli.

1) Punto critico di vitalizzazione

In qualche parte, a livello delle Proteine, si produce in seno al Previdente (almeno a nostra esperienza) un’emersione iniziale della Coscienza.  Grazie al meccanismo concomitante di “riproduzione”, l’aumento di Complessità si accelera sulla Terra per “via filetica” (genesi della specie o speciazione).

A partire da questo stadio (e nel caso dei viventi superiori) diventa possibile “misurare” l’avanzata della Complessificazione organica attraverso il progresso della celebrazione.  In virtù di questo artifico, si stacca, in seno alla biosfera, un asse privilegiato di Complessità-Coscienza: quello dei Primati.

2) Punto critico di riflessione (o di Ominizzazione)

In seguito a qualche mutamento cerebrale “ominizzante”, che si produce negli Antropodi verso la fine del terziario, fa irruzione nel mondo, e apre un campo del tutto nuovo in Evoluzione, la Riflessione psichica, che non solo è “sapere ma sapere di sapere”. Nell’uomo, sotto le apparenze di una semplice “famiglia” zoologica nuova, in realtà, una “seconda specie di vita” comincia, con un nuovo ciclo di possibili adattamenti e uno speciale involucro planetario (la noosfera).

3) Sviluppo della Co-riflessione ( o comparsa di un ultraumano)

Applicato al grande fenomeno della Socializzazione umana, il criterio di Complessità-Coscienza offre talune indicazioni decisive.  Da una parte, nella società umana, un irresistibile adattamento tecnico-culturale, di dimensioni noosferiche, chiaramente in progresso.   D’altra parte, per effetto della Co-riflessione, lo spirito umano non cessa di elevarsi collettivamente (grazie ai legami tessuti dalla tecnica) alla percezione di dimensioni nuove: per esempio, organicità evolutiva e struttura corpuscolare dell’Universo.  La coppia  organizzazione –interiorizzazione” riappare qui con evidenza.  Ciò significa che, sotto i nostri occhi il processo fondamentale di cosmogenesi continua come prima ( oppure ricomincia di bel nuovo (Con la sola differenza, che a partire dall’uomo, con assoluta evidenza, la complessificazione cosmica prende la forma non più soltanto di un adattamento fortuitamente trovato,, per effetto di grandi numeria ultimo nelle sue porzioni più vive, di un auto-assestamento pianificato).

Considerata nella sua  totalità zoologica, l’Umanità offre lo spettacolo unico di un “phylum” che si sintetizza organico-psichicamente su se stesso.  Veramente una corpuscolizzazione e una “contrazione” (o centrage) su se stessa della Noosfera “as a whole”.

4) Probabilità di un punto critico di Ultra-riflessione in avanti

Estrapolata nel futuro la la convergenza tecnico-socio-mentale dell’umanità su se stessa, impone la previsione di un parossismo di Co-riflessione, a una qualche distanza finita, davanti a noi, nel tempo: parossismo che non può definirsi meglio ( e neppure in altro modo) che come punto critico di Ultra-riflessione.  Non sapremmo naturalmente immaginare nel descrivere un tale fenomeno (che implica apparentemente un’evasione al di fuori dello Spazio e del Tempo).   Tuttavia certe condizioni energetiche precise, alle quali l’avvenimento previsto deve soddisfare (attivazione crescente nell’uomo, al suo approssimarsi, del “usto di evolvere” e della “volontà di vita”), ci costringono a pensare che esso coincida con un definitivo accesso all’irreversibile (poiché la prospettiva di una Morte totale arresterebbe di colpo, per scoraggiamento, il regresso dell’Ominizzazione).

A questo termine  superiore della Co-riflessione umana (cioè, in realtà, dell’ominizzazione) ho dato  il nome di “punto Omega”: centro cosmico personalizzante di unificazione e di unione.

5)Verosimiglianza di una reazione (o riflessione) di Omega sull’Umano in via diCo-riflessione ( Rivelazione e fenomeno cristiano)

Più si riflette alla necessità di un Omega per sostenere ed animare la continuazione dell’Evoluzione ominizzata, più ci si accorge di due cose:

la prima è che Omega puramente congetturato (puramente “calcolato”) sarebbe troppo debole per mantenere nel cuore dell’Uomo una passione sufficiente a farlo ominizzare fino in fondo;

la seconda è che,  se  Omega esiste ralmente, è difficile concepire che il suo supremo “Ego” non si faccia direttamente sentire come tale, in qualche maniera, a tutti gli “Ego” incoativi (cioè a tutti gli elementi riflessi dell’Universo.

Da questo punto di vista, la vecchia e tradizionale idea di “Rivelazione” riappare, e torna a introdursi (e questa volta attraverso la biologia e l’energetica evolutiva) come cosmogenesi.E, sempre da questo punto di vista, la Corrente Mistica Cristiana prende un significato e un’attualità straordinari.

Perché se è vero che, per assoluta necessità, il processo di complessità-coscienza esige in maniera assoluta, per compiersi, il calore di qualche fede intensa, è ugualmente vero (la cosa saltas agli occi, perché ci si dia la pena di guardarsi intorno) che non si vede nessuna fede attualmente capace di assumere pienamente (amorizzandola) una Cosmogenesi di convergenza, eccetto quella di un Cristo “pleromizzante” e “parusiaco”, “in quo omnia constant” (S.Paolo, Col.,  I. 17)

 

Teilhard de Chardin, Pierre s.j.

New York 14 gennaio 1954

Pubblicato sulla Rivista “Les Etudes philosophiques nel numero di ottobre-dicembre 1955

 

 

 

 

 
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Post N° 105

Post n°105 pubblicato il 12 Ottobre 2008 da bioantroponoosfera

Il “gesuita proibito” maestro del pensiero d’oggi

 

Teilhard supera le vecchie barriere tra scienza e religione, materia e spirito

      Di  Guido Piovene

 

Tutta la storia naturale è storia sacra:  evoluzione biologica e progresso  morale sono un processo unico, nel quale si realizza il Cristo. Immorale è ciò che si oppone al cammino della natura, resiste al progresso.  Il mondo contemporaneo vive una fase di intense trasformazioni: l’uomo acquista una coscienza più forte della sua individualità e sente di più il dovere della solidarietà.  I marxisti insistono su questo secondo aspetto, ma sono destinati ad incontrarsi con i cristiani.

 

Un bellissimo libro è “Il Gesuita proibito- Vita e opere di padre  Teilhard de Chardin “ edito da Il Saggiatore.  La filosofia di P. Teilhard,che scaturiva dalla sua opera di scienziato, vi è esposta con rigore, grande chiarezza e capacità di sintesi: lasciando quasi sempre parlare l’autore stesso, in una serie di citazioni tratte da scritti quasi tutti inediti in Italia (oggi, per merito de Il saggiatore, Queriniana, SEI e Il segno dei Gabrielli, tutte le opere di Teilhard sono state pubblicate in Italia n.d.r.), molti poco noti anche all’estero o addirittura inediti in assoluto.  Ci si accosta così al movimento vivo di uno dei pensieri più interessanti di oggi.

Padre Teilhard, come dice il titolo, fu lungamente combattuto dalle autorità ecclesiastiche, privato della cattedra e tenuto in esilio in Cina, in Africa, negli Stati Uniti, dove morì nel 1955.  I suoi libri fondamentali faticarono anni per venire alla  luce, perché le autorità a cui doveva obbedienza negavano “l’imprimatur”.  Vigorelli e altri ritengono che il presente Concilio abbia invertito la corrente e che anzi l’influenza teilhardiana vi sia vivace.  Padre Teilhard, anche proibito, resta sempre obbediente  e legato alla Chiesa. La eresia dichiarata, la rottura di tipo modernista, per lui erano reazioni tipiche del mondo liberale-individualista dell’Ottocento, in contrasto con la sua dottrina.  Ma rimase sempre fedele a se stesso  e al suo insegnamento, che ribadì anche in punto di morte.

Di Padre Teilhard parlai già su questo giornale, due volte, dalla Francia, nel 1958.  Benché il libro di Vigorelli abbia molto arricchito la mia conoscenza di  lui, qui posso darne soltanto  pochissimi cenni.  Come scienziato ( biologo, geologo, paleontologo) vedeva nella teoria dell’evoluzione una base ormai indiscutibile di ogni pensiero scientifico nel senso giusto: bisognava dunque legarla alla sua fede religiosa.

Il fine dell’evoluzione biologica è per lui l’apparizione della coscienza,  è quindi l’apparizione dell’uomo, è un accrescimento di coscienza nell’uomo, il progressivo “ominizzarsi” della creazione intera: cosicché, nella sfera della coscienza, l’evoluzione,  oggi appena agli inizi, prosegue il proprio corso.  L’incarnazione di Cristo perciò è avvenuta dall’inizio dei tempi; la Redenzione cominciata dal fondo degli abissi della materia che preparava la coscienza, non è compiuta ma si compie, inesorabile e infallibile, avanzante e ascendente, dentro la storia naturale del mondo con cui fa tutt’uno; essendo appunto il mondo, materia e spirito, il tramite attraverso il quale Cristo si compie.

Gli scritti di Padre Teilhard si prestano così ad una lettura  doppia.  Si può leggerli conservando,  come in lui, l’unità del sacro e del profano, per cui la storia naturale del mondo è anche una storia di Cristo; ed è la via scelta da Vigorelli, che li espone non separando mai una faccia dall’altra.  Si può leggerli anche in modo dissacrato, come se la parte cristica fosse soltanto un’inserzione del sacerdote e del credente. I nuclei principali del suo pensiero non variano. 

Morale è chi collabora a quella incessante creazione, l’uomo che dedica la vita “ad essere di più” e “aumentare la coscienza”, lo sforzo, la tensione, la scoperta, il rischio, qualunque forma assumano: nello scienziato che ricerca, nell’aviatore, nell’esploratore, nello scalatore.  Immorale è invece l’inerzia, il costituire se stesso in forza antievolutiva.  L’umanità non si divide tanto in cristiani e non cristiani, materialisti e spiritualisti, bensi, da una parte e dall’altra, in individui “agenti”, che sono sempre portatori di Cristo, e in individui renitenti, che sono i cascami e i rifiuti e ne restano estranei: in uomini che hanno speranza e in uomini che ne sono privi.

La fede nel progresso si rivaluta e si rilancia gettando lo sguardo, al di là della cronaca di oggi, nella profondità e nelle lente gestazioni del cosmo.    Così il benessere da solo, per esempio,  non fa che accrescere la noia, e la vittoria sul bisogno deve preparare un mondo unanimemente teso in uno sforzo per sapere e per essere e non più per avere. 

Altri punti essenziali sono l’amore per le cose e per il mondo fisico, veicoli dell’evoluzione; il rifiuto  dell’ascetismo e del “culto perverso” della sofferenza e della diminuzione; il rifiuto del pessimismo.  Se l’umanità continua a inventare e creare, ciò significa che profetizza un alto futuro a se stessa; senza di che, perso il gusto di vivere, cesserebbe di farlo.   Oggi essa è in uno stato di passaggio e di trasformazione, come non conobbe mai, il che le costa fatiche, dolori e sangue e persino, lasciando l’uomo vecchio per l’uomo nuovo, una disumanizzazione apparente.

Seguendo una legge biologica che si ripete dagli albori, ma adesso trasportata nella coscienza , gli individui convergono in organismi sempre più complessi e unitari;   verso una “personalizzazione” , in quanto  essi diventano sempre più “mente” e  “coscienza” , e verso una “collettivizzazione” e “socializzazione” crescenti, che è nostro obbligo realizzare “volontariamente e ardentemente” in obbedienza all’impulso dell’evoluzione.  Si disegna un’umanità in cui,  la coscienza imperando, ogni cervello sarà come “una cellula di un cervello solo”. 

Se questo avviene attraverso la coercizione, è irreale, non effettivo, o almeno transitorio; reale diverrà raggiungendo “ l’unanimità biologica”, una specie d’uomo unico di cui saremo tutti le coscienti molecole, in quella che Padre Teilhard chiama la “planetizzazione” della coscienza umana.

L’accentuarsi dei contrasti di cui soffrì, negli ultimi anni della sua vita, si deve probabilmente alla previsione che, tra materialisti e spiritualisti,  si sta preparando una sintesi; e al dialogo che egli aprì con il pensiero marxista.  I marxisti e i veri cattolici per lui salgono alla stessa cima, dove si incontreranno, da versanti opposti,  entrambi credenti nell’evoluzione e agenti nel suo senso; anche se,come religioso,  ritiene che i secondi raccoglieranno i primi.  Per lui il neo-umanesimo marxista non è veramente ateo, in quanto, puntando al futuro “implica un elemento di adorazione”;  e dall’altra parte sono invece essenzialmente atei quei cristiani che, separandosi dal movimento del mondo, pensando  a Dio  come estrinseco al mondo, tradiscono e ritardano questo processo di trasformazione totale in coscienza e unità.

Sono due o tre indicazioni su un pensiero complesso, ricco di sfumature, la cui conoscenza e influenza sono oggi in rapida crescita anche tra i laici.  Rimando al libro chi vuole saperne di più.  Sempre presente in Padre Teilhard è l’esperienza che,  sotto ogni progresso politico, sociale, economico vi è un’evoluzione biologica che lo convalida; così che l’azione politica vi si inserisce,  lo trasforma in attività volontaria, ma non potrebbe farne a meno.

Per mostrarlo si vale anche dell’esperienza interna.  L’uomo di oggi con il suo senso congenito di vivere in una immensità temporale e spaziale  dentro “sviluppi irresistibili nascosti nelle più grandi lentezze”, non è lo stesso e non si sente lo stesso dell’uomo del passato.  Quando dice “io”,  anche senza pensarci, non dice più la stessa cosa di un’uomo del passato; è un “io” più aperto e ampio, più indeterminato e indefinito, “inglobato in prolungamenti immensi”.  Un certo attaccamento accanito alla proprietà è in declino anche biologico, a qualunque tendenza politica si appartenga.

Nella sua polemica contro il pessimismo e l’antifede nel progresso umano, tutto fisso nelle sue speranze  forse padre Teilhard raggiunge i suoi vertici anche poetici nel cantare quelle speranze più che nel dire quanto esse ci costano.  Un certo panorama d’oggi,  il raffreddarsi  e indurirsi degli animi,  il delirio delle ambizioni antagoniste, prive di convinzione interna, l’illividirsi della vita, l’indifferenza, la tristezza, il rarefarsi della gioia, sono presenti nelle pagine di Padre Teilhard, sempre però come rovescio della sua fede, come uno scotto da pagare ai grandi distacchi, in un periodo doloroso ma con esito certo della nostra trasformazione da uomini “neolitici”  e individualisti in uomini partecipanti alla “morale  cosmogenica”.

La sua fede travolge i mali di una visione, alla quale concorrono la lucidità del pensiero, ma anche lo sforzo costante della volontà che esige da se<stessa di essere dalla parte buona.  Il suo insegnamento maggiore (come emerge dal lbro, bello  e utile, di Giancarlo Vigorelli, al quale mi sono tenuto nella mia esposizione) è che  primo dovere per un uomo moderno, è la tensione, è la spinta dell’intelligenza , che è sempre buona per sé.

 

GUIDO PIOVENE

(da La Stampa, 6 marzo 1963)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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