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Melbourne

Post n°3 pubblicato il 04 Novembre 2008 da garfield007

Dunque, da dove cominciare? Da questo costoso internet caffe' dove con un'ora di internet hai anche un hot-dog in offerta? Da questa tastiera la cui barra spaziatrice non funziona? Da tutte le tastiere che ovviamente (e giustamente) sono senza vocali accentate? Magari dal fatto che oggi c'e' la Melbourne Cup, un evento che blocca la nazione: e' festa in tutto lo stato del Victoria. Quando l'ho saputo qualche settimana fa temevo avrei fatto meglio a posticipare l'arrivo a Melbourne di qualche giorno, per evitare la bolgia, ma tutto sommato mi pare sotto controllo. Lo spazio in Australia e' una cosa che non manca. Scarseggia l'acqua, ma per il resto possono correre coi loro cavalli e giocare a cricket in ogni dove. Oggi, uomini eleganti (per quanto un australiano riesca ad essere elegante) in completi scuri con cappello, donne in abiti sgargianti e col pennacchio in testa, un look che ricorda gli anni trenta, ma almeno per un giorno abbandonano le orrende infradito, sale scommesse piene di gente, e tutto questo solo per una corsa di cavalli. Questo buffo paese di senza dio (scherzo, chiaramente) chiude negozi e uffici solo per una corsa di cavalli. Ma forse e' piu' logico questo, piuttosto che festeggiare qualcosa che dovrebbe avere un valore spirituale o civile ma non ce l'ha piu' (vedi festivita' italiane), ed e' solo un'occasione per non lavorare. Meglio cosi', quindi, dire: facciamo una carnevalata per una settimana in occasione di una corsa di cavalli, beviamo e ci ubriachiamo per quello. Tutti d'accordo?

Sono arrivato a Melbourne ieri dopo un volo interno da Sydney con la Virgin Blue (avevo la tariffa dei business man perche' ho prenotato il biglietto col massimo carico di bagaglio, e quindi avevo accesso alla Virgin Lounge dell'aeroporto in mezzo a signori in giacca e cravatta) e sto in un orribile ostello, pero'. Ci sono arrivato in taxi sempre per il problema di peso, anche se andare in ostello in taxi e' un po' come presentarsi in bicicletta a una serata di gala. Avevo prenotato una singola, il tizio mi consegna la chiave, io salgo le scale con il mio trolley enorme che pesa la meta' di me, arrivo alla stanza, apro la porta, vedo delle scarpe per terra, dei vestiti, e sul letto due danesi (un ragazzo e una ragazza), fortunatamente vestiti. Immagino di aver sbagliato stanza, mi scuso, e confronto la chiave con i due scandinavi, ma il numero e' giusto, ed e' lo stesso. Il tizio dell'ostello ha sbagliato. Quindi io e il marcantonio biondo scendiamo e chiariamo la cosa con l'impiegato. I due danesi comunque erano gentilissimi, molto tranquilli, non se la sono presa per niente. Stanno girando il mondo, erano stati in America e stavano per ripartire per la Cina. Mi scuso nuovamente e prendo la mia nuova chiave. Questa volta niente sorprese se non un'orribile stanza da romanzaccio hard-boyled, e dei bagni in comune incrostati, con piastrelle rosa degli anni cinquanta.

Okay, e' definitivo: le citta' australiane sono anonimi conglomerati di palazzi alti, vetri, cemento e acciaio, con ai piedi parallelepipedi colorati piu' piccoli di due o tre piani al massimo. Sydney appare piu' formale, elegante, borghese e sobria, mentre Melbourne sembra piu' freakettona, anche se sofisticata, vitale e alla mano. Fa piu' freschetto qui, soprattutto di sera. L'unico ristorante aperto vicino all'ostello era un indiano, ho mangiato pollo agli spinaci e riso, sottolineando "No coriandle, please".

L'inglese parlato qui e' difficile da definire. Nelle mie due settimane di corso a Londra, ospitato in una famiglia di West Hampstead, mi ero abituato a sentire altri suoni. Qui la pronuncia e' parecchio diversa, sembrerebbe piu' rozza. In bocca a qualche emigrato poi, diventa quasi incomprensibile, quindi a volte storpio anche io le parole pur di farmi capire. Rimpiango la mia hosting family e i loro ospiti posh dalla pronuncia formale ed erudita che una sera si sono complimentati con me.

Che altro? Questa mattina ho visto un appartamento. Mi pare una buona soluzione. Prezzo conveniente, una mezz'ora dal centro coi mezzi pubblici (che non e' male considerata la topografia locale, dove, usciti dal CBD ci si trova in quartieri coi palazzi bassi, molto spazio, strade enormi, come a dire, ehi, abbiamo tutto lo spazio che vogliamo, stiamo larghi, aria), accesso a internet, stanza singola e arredata, casa nuova e pulita. Vedro' se riesco a contattare qualcun'altro, ma ho fretta di andarmene dall'ostello e sistemarmi per un po' in un posto tranquillo per cominciare la ricerca di lavoro.

Bene, direi che per ora e' tutto. Ad ogni buon conto, comprate Duemiladuecentodiciotto, il romanzo del mio conoscente Davide De Lucca, Giraldi Editore. 

 
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