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Considerazioni da working holiday maker a beneficio di amici e conoscenti vicini e lontani

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Pieni di acqua

Post n°31 pubblicato il 26 Aprile 2009 da garfield007

Prologo
Venerdì mattina. Esco dal bagno e torno in magazzino. Darren, detto Squiky (non so se sia scritto correttamente), mi chiede che progetti ho per il weekend:
- Credo che sabato sera uscirò a cena con un paio di amici - rispondo. 
- Prevedono brutto tempo per il weekend - dice lui.
- Sì, lo so, dovrebbe piovere.
- Ma fa bene un po' di pioggia - (a Melbourne l'acqua scarseggia) - In Italia avete restrizioni per l'uso di acqua?
- No, non abbiamo restrizioni per l'uso dell'acqua.
- Siete pieni di acqua in Italia, vero?

 

Parte 1
Ho cambiato l'aspetto del blog su richiesta, in quanto mi è stato segnalato che la nuova grafica rendeva la lettura difficile. Mi è stato inoltre fatto presente che i due propositi di non criticare l'Australia e di tenermi in tasca le opinioni sull'Italia fanno perdere l'identità del blog e, come propositi, non dureranno molto. Infatti verrò meno a entrambi immediatamente. Per il resto, per quel che riguarda l'autentica esperienza di una working holiday, vi rimando di nuovo a blog più attendibili di spiagge, barbecue, belle ragazze e divertimento. Qui troverete sobborghi, zuppa in scatola, solitudine e noia dovuti esclusivamente all'inettitudine sociale dello scrivente. Infine, tenterò di essere didascalico.

 

Parte 2
Il signor Fulgenzio da Brescia, per l'angolo delle domande dei lettori, mi chiede un po' di numeri, che elenco di seguito: 984 328 443, il numero del mio tax file number; 87456833 il numero dell'assicurazione sanitaria privata; 2178 44325 8 quello della Medicare, servizio pubblico; ***** il numero del mio conto in banca; 147734 il mio numero di tessera della libreria Reader's feast; 28521 il numero della tessera del cinema Palace; 36654 quello della tessera della farmacia Pharmamore. Se intendete avventurarvi in qualche frode non disturbatevi: tutti i numeri sono finti. Ma esiste una tessera per ogni cosa. Fa sentire associati, affiliati, registrati, parte del gruppo, consente di rispondere alla domanda: "Ha la tessera?"

 

Parte 3
Ho completato questa settimana il corso di cinema all'istituto di cultura. L'ho completato all'italiana. Mi spiego. Il centro ha la lista dei film da proiettare da cinque mesi. Uno dell'istituto è stato in Italia, ne ha approfittato per acquistare i film, ma non ha trovato un titolo. Non sono stato avvisato per tempo, avrei potuto suggerire di ordinarlo su internet dall'Italia con spese di spedizione minime. Invece l'ho saputo solo qualche settimana fa. Ho suggerito di comprarlo su internet comunque, ma le spese per farlo arrivare qui erano considerate troppo alte (parliamo di circa trenta euro in totale). Hanno provato a scaricare il film da internet una settimana prima della fine del corso (sic). Mi hanno chiamato il giorno prima: non siamo capaci di fare un dvd, compriamo un film di riserva. Trovano il film di riserva a Carlton. Mi chiamano quattro ore prima che cominci la lezione: puoi andare tu a prendere il film a Carlton? Vado a Carlton, nel negozio vendono anche poster di Del Piero e scudetti del Napoli, ritiro il film (fortunatamente già pagato) e completo il corso. Stile italiano di gestione. Non ho neanche voglia di arrabbiarmi. Prevedevo tutto.

 

Parte 4
Mercoledì sera, circa dieci giorni fa. Mi trovo in città, piccolo uomo in mezzo a grandi palazzi. Esco dalla scuola dove ho tenuto lezione. Mi imbatto in due giovani skaters. Melbourne non è pericolosa. Infatti i ragazzini sono innocui. Ma mi fanno incazzare. Hanno una videocamera e fanno riprese che considerano acrobatiche. Nouvelle vague. Passo loro in mezzo. La videocamera la riconoscerei ovunque: Sony, 3 ccd. Non conosco il resto delle caratteristiche tecniche, ma io e il mio vecchio amico anni fa avremmo fatto di tutto per poterci permettere una videocamera come quella per i nostri corti. Invece niente. Mi dico, è andato tutto storto. Non era questo che volevo. Volevo solo due cose dalla vita e non ne ho ottenuta nessuna. Cosa ci sono venuto a fare qui? Momento di lucida autocritica. Uno dei ragazzini, quello con la videocamera, sembra seccato dal fatto che gli sono passato davanti. Ti ho rovinato la ripresa, imbecille? Non dico niente. Mi ripassa davanti con aria di sfida, facendo ghirigori col suo skateboard e la "mia" (la nostra) videocamera. Dimmi qualcosa. Per la prima volta sento che potrei alzare le mani a costo di finire male. Ti faccio mangiare il cappello di lana, lo skateboard, la camicia a quadrettoni e la videocam... no, quella me la prendo io.

 

Parte 5
25 aprile. Ieri. Anzac day. Commemorazione di tutti i morti australiani e neozelandesi di tutte le guerre. Data scelta in memoria della battaglia del 1915 di Gallipoli (Turchia), completamente ininfluente ai fini della politica estera aussie, che si rivelò un vero massacro. Non vedevo un dispiegamento e una partecipazione di persone simili dalla Melbourne Cup, la corsa di cavalli. Pare che le due cose risveglino l'identità nazionale. I vestiti scollati a fiori e i completi eleganti lasciano spazio a divise di ogni tipo, dai poliziotti alle guardie forestali. La commemorazione comincia all'alba. Poi strade chiuse per tutta la mattina. Jeep. Poliziotte attraenti. Fantasie da porno di bassa lega. Mi rendo conto che paragonato al nostro 25 aprile, per quanto il valore storico di quello italiano secondo me sia sono molto più alto, è vissuto con maggiore partecipazione e sincero interesse. Fosse per il premier italiano, invece, la data sarebbe da cancellare dal calendario, e i morti per la democrazia conto i regimi tutti da dimenticare. C'è una divertente gag di Paolo Rossi che racconta del primo ministro italiano che, pur di partecipare a una giornata della Liberazione, dice (pare sia vero): "Mi ricordo quando mio papà è tornato partigiano dalla Svizzera".

 

Parte 6
Venerdì mattina. Durante la mia pausa bevo il caffè e sfoglio "The australian". Una foto alla pagina estera attira la mia attenzione. Riconosco l'uomo che sta in mezzo a tre ragazze e leggo l'articolo. Il primo ministro italiano starebbe candidando al parlamento europeo tre showgirl. Lo vediamo nella foto circondato dalle ragazze nella sua villa in Sardegna. Ha dichiarato di volere volti nuovi e giovani per il suo partito. Le ragazze - "inviate" per risollevare l'umore del premier - stanno ora venendo istruite sulla politica estera. Per poco non svengo. Impallidisco. Finisco l'articolo, la banana, la brioche e il caffè, e torno a contare chiavi in magazzino. Ma qualcosa non va. Sento che respiro come da bambino dopo aver pianto tanto. A singhiozzi. Sento le lacrime - davvero - agli occhi. Non ce la faccio. Sento che sto per piangere di rabbia e frustrazione. Devo andare in bagno. Colpisco il muro con un pugno. Non capisco. Dov'è la dignità delle persone? Dov'è un minimo di onestà? Perché sono dall'altra parte del mondo a contare chiavi e lucchetti e svegliarmi alle cinque del mattino quando posso semplicemente aprire le gambe ed essere candidato al parlamento europeo? Non stiamo parlando di una parte in tv, ma di politica. Cos'è che non va? Dove sono le persone oneste che lavorano, studiano e non dicono niente? Perché? Se avessi una domanda da fare a quelle tre non sarebbe se si vergognano o no, ma cosa passa per la testa quando è "lì", in quel posto, e sai che lo stai facendo per avere in cambio qualcosa.

 

Epilogo
Venerdì mattina. Esco dal bagno e torno in magazzino. Darren, detto Squiky (non so se sia scritto correttamente), mi chiede che progetti ho per il weekend:
- Credo che sabato sera uscirò a cena con un paio di amici - rispondo.
- Prevedono brutto tempo per il weekend - dice lui.
- Sì, lo so, dovrebbe piovere.
- Ma fa bene un po' di pioggia - (a Melbourne l'acqua scarseggia) - In Italia avete restrizioni per l'uso di acqua?
- No, non abbiamo restrizioni per l'uso dell'acqua.
- Siete pieni di acqua in Italia, vero?
- No. Non siamo pieni di acqua in Italia - la riposta che avrei dovuto dare - siamo pieni di m...a.

 

 
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