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Il segreto per vivere in Australia

Post n°42 pubblicato il 11 Settembre 2009 da garfield007

Tre milioni e mezzo di abitanti. A Melbourne. Tre milioni e mezzo di abitanti e non solo trovo sempre gli stessi mendicanti e pazzoidi. Non solo incontro sempre sull'autobus una signora di origini lettoni (o lituane, faccio sempre confusione) che mi dice che gli australiani difficilmente danno confidenza e con la quale parlo di politica internazionale. Ma qualche settimana fa uscivo dal centro italiano di cultura, stavo attraversando la strada, e dall'altra parte chi vedo? Tre milioni e mezzo di abitanti e una vastità di sobborghi. Vedo la ragazza cinese con cui ero uscito qualche mese fa. "You said you called me to go to a jazz concert. You never called". La serata fallimentare dell'hot pot. Le avevo davvero detto che l'avrei chiamata per andare a un concerto jazz? Le ho detto di nuovo che l'avrei chiamata e ovviamente non l'ho fatto.

Tre milioni e mezzo di abitanti. Oggi, uscito dal lavoro, vado a tagliarmi i capelli. Decido di cambiare barbiere. Non più i cinesi. Vado da un occidentale a Box Hill. Tre milioni e mezzo di abitanti. Entro e chiedo se ha tempo per un taglio. Il tizio è alto, coi capelli bianchi raccolti in una coda di cavallo, la camicia bianca fuori dai jeans, stivali, occhiali da sole in testa, alto come un lampione. Sembra uscito da un film di Tarantino. E' un salone misto. Nel senso che taglia i capelli sia a uomini che donne. Ha altri collaboratori. Una ragazza attraente seduta mentre le fanno la piega, mi guarda e sorride. Io la fisso. Il tizio mi dice di tornare dopo dieci minuti per il taglio. Io ringrazio. Guardo di nuovo la tipa. Molto carina. Mi sorride di nuovo. Abbozzo un sorriso da malato di diarrea. Poi esco. Quando succede così, che una mi sorrida, intendo, immagino due opzioni: a, sono diventato improvissamente fighissimo; b, è una psicopatica. Solitamente è la seconda.

Tre milioni e mezzo di abitanti. Torno dopo dieci minuti. La tipa è ancora lì. La ragazzina che lavora come shampista mi lava i capelli. E all'improvviso ho una folgorazione: quella che mi sorride è la ragazza che qualche mese fa ho abordato alla fermata dell'autobus e che non mi ha mai richiamato. Il caso vuole che mi facciano sedere vicino a lei. Arriva il tizio - quello uscito dal film di Tarantino - per tagliarmi i capelli, e lei dice: "Do you remember me?". Io, senza occhiali, faccio ancora più fatica a parlare e sentire - ogni miope potrà confermarvelo. "Yes, now I do". Dico io. Così il barbiere - che si rivela simpatico - scopre come ci siamo conosciuti e ci prende in giro dicendo che deve cominciare a frequentare anche lui le fermate dell'autobus. Per fare conversazione - per questo preferisco i barbieri cinesi, quelli non dicono una parola, solo per chiedere i soldi alla fine - mi chiede se seguo il football. "No, I find it quite boring". Il tizio smette di tagliare i capelli e mi fissa costernato nello specchio. "Boring?!". "Yes. Could you please cut my hair anyway?".

Perché dunque ho cambiato barbiere? Perché mi è stato suggerito da Miroslav. Il ragazzo slovacco che vive con me. Al quale da tempo volevo dedicare un post.
Miro - lo dico senza offesa - è il perfetto esempio di come si possa vivere di piccole truffe insignificanti e pigri sotterfugi. Mi spiego meglio. Partito a trent'anni da un villaggio alle porte di Bratislava, è giunto prima a Perth dove ha fatto diversi lavori, come lavapiatti, ad esempio, litigando col ristoratore e rimendiando pasti gratis, e piccole riparazioni domestiche approfittando dell'incompetenza edilizia australiana, litigando con chi gli commissionava il lavoro. Viveva in un appartamento da cui colava l'acqua da soffitto. Con una valigia e una serie di borse, si è spostato qui a Melbourne trovando lavoro in un ospizio da cui, per sua incuria, due donne anziane sono appena fuggite passando un'intera notte all'adiaccio. Rigirando la frittata ha evitato il licenziamento. Per sua stessa ammissione non ha mai letto un libro. Sta scrivendo la sua tesi di laurea inventando i riferimenti bibliografici. La tesi è su un modello etico/economico che qualunque azienda dovrà seguire per avere successo in qualsiasi settore. Si vede con due ragazze contemporaneamente mentendo ad entrambe. Riesce a fare sesso virtuale in chat, anche con sadomasochiste. Ha perso un sacco di soldi in borsa, e ora è in debito con le banche che si prendono gran parte del suo stipendio (che altrimenti sarebbe ottimo). Camera sua è tappezzata di post-it con l'andamento delle sue azioni. Per risparmiare, prende il cibo che avanza dalla mensa dell'ospizio, lo congela e lo mangia a casa. Porta via anche la carta igienica dall'istituto. Se non mangia gli avanzi, si nutre di zuppe in scatola, o latte e cereali. E' un maestro del vivere senza spendere soldi. Prende il treno a una fermata incustodita così può scavalcare le barriere. Stessa cosa quando scende. Non prende l'autobus, ma cammina o va in bicicletta con il sole a picco o la pioggia. Se è costretto a comprare un biglietto dei mezzi pubblici e non lo utilizza per tutta la durata, lo regala a qualcuno o lo lascia in un posto visibile perché qualcuno lo prenda. Questo, secondo la sua filosofia, dovrebbe incoraggiare anche gli altri a fare lo stesso affinché un giorno si possano trovare biglietti ancora validi da utilizzare ovunque. Un mondo perfetto. Indossa vestiti lacerati per stare in casa. Quando qualcuno va via, gli lascia qualche cianfrusaglia che lui riutilizza, come un ombrello per i campi da golf. Fa lavori domestici anche qui per risparmiare sull'affitto, come un giorno in cui con trenta e oltre gradi stava martellando il selciato. Si taglia i capelli due volte l'anno.

Il barbiere di Tarantino mi pettina come fossi il fratello sfigato di Two and a half man. Io, per far colpo sulla tipa carina, gli chiedo per favore di spettinarli un po'. Ed esco come fossi Johnny Rotten travestito da Enzo Jannacci. Prima di andarmene saluto la tipa. "I'll see you at the bus stop", dico. "Which one?" dice il barbiere, che ci ha preso gusto a scherzarci sopra. "Which one?" le chiedo io. "I don't live there anymore". Proprio non ne vuole sapere. Pazienza. Poco prima, il barbiere mi rivela la sola regola da sapere per vivere in Australia. "People just talk about football here. Man and women. On Monday morning, on the weekend, during the week. You have to follow football. As soon as you arrive you have to pick up a team, otherwise you can't make any friends, mate". Ora lo so. Ora che parto fra un mese e il campionato sta per finire. Poco male, vedrò chi vince e salirò all'italiana sul carro dei vincitori.

Cheers, mate.

 
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